Łukasz Izert è un co-fondatore dello studio di design interdisciplinare Zespół Wespół e dell’atelier tipografico Pa!Riso. Lavora presso la Facoltà di Gestione della Cultura Visiva dell’Accademia di Belle Arti di Varsavia, dove è uno degli ideatori dello Studio d’autore sulle Strutture Mentali. Artista, designer, co-creatore di metodi partecipativi nelle tecniche di progettazione, paesaggista, rilegatore e tipografo.
Grazie al vostro lavoro siete stati in grado di costruire ”identità visive” di molte istituzioni e marchi. Ma qual è l’idea per la vostra azienda? Per essere riconoscibili nel settore?
Nel nostro lavoro siamo sempre stati guidati dal principio che la forma in sé è portatrice di contenuto. E questo è probabilmente ciò che ci distingue. Non siamo dei designer che creano solo per amore dello stile. La forma viene sempre correlata ad una funzione specifica. Se ci sono ornamenti, non derivano dal processo di progettazione stesso, ma si riferiscono consapevolmente a qualcosa. Il nostro stile collega le diverse personalità presenti nel gruppo (gruppo in polacco Zespół) e si fonda in gran parte sulla nostra preparazione e sulle diverse sensibilità. Lavoriamo costantemente per ampliare gli orizzonti della conoscenza. Il nostro sviluppo – dal punto di vista intellettuale, tecnologico e personale – influisce sullo stile del nostro design, sul modo in cui vediamo le cose. È un processo estremamente organico. Penso che ciò che ci caratterizza di più e sicuramente aiuta a creare il nostro marchio sia il metodo delnostro lavoro, ovvero costruire principalmente relazioni basate sulla cooperazione.
Questo seguendo il vostro emblematico motto: All’inizio c’è l’idea…
In effetti, all’inizio c’è un problema, ma inteso come sfida. Successivamente emerge un’idea che viene costantemente verificata. Capita spesso che la prima idea, la prima intuizione, sia effettivamente la migliore. A volte invece è necessario scomporre la struttura dell’attività del nostro partner in fattori primi per entrare profondamente nella struttura del business del nostro partner e per trovarvi un’ispirazione unica che seguiremo. Ascoltiamo attentamente la storia e la tradizione di un’azienda o istituzione, le sue esperienze e i progetti futuri. Sono storie veramente affascinanti per le quali cerchiamo lamigliore visualizzazione. Conoscersi è in questo caso la chiave del successo. I clienti ci svelano il loro processo mentale e noi mostriamo il nostro modo di guardare la realtà. È un processo a due vie che arricchisce entrambe le parti. Impariamo molto sui nostri clienti e sul loro lavoro e questo ci aiuta a progettare per loro, ma anche i nostri clienti, allo stesso tempo, diventano più consapevoli di come funziona “il messaggio visivo” nella costruzione del marchio. Comprendono anche meglio le esigenze di immagine della loro azienda.
Un elemento importante dell’attività di ”Zespół” è il senso di comunità, la possibilità di un’attiva partecipazione alla creazione del proprio progetto.
Sicuramente è nel DNA del nostro studio fin dall’inizio. Noi siamo nati dalla collaborazione. Anche la nostra vita professionale è organizzata in questo modo: non esiste una rigida gerarchia per i designer senior o junior. Non siamo una grande società e non ci sforziamo di diventarlo. Siamo principalmente un gruppo di amici e sin dall’inizio abbiamo deciso di progettare, lavorare e completarci a vicenda in modo creativo. Questo forte elemento di comunità, in qualche modo alla base della nostra pratica, viene trasmesso al modello della nostra collaborazione con partner e clienti.
Già durante i nostri studi presso la Facoltà di Grafica dell’Accademia di Belle Arti di Varsavia, insieme a Kuba Mazurkiewicz e Michał Drabik, abbiamo appreso gli aspetti positivi del lavoro di squadra. Tale lavoro può essere non solo piacevole, ma consente anche uno sviluppo continuo (già negli studi e successivamente, come laureati, avevamo competenze in vari campi, dal design dei libri all’animazione cinematografica). Poi Łukasz Walendziuk si è unito a noi e si è scoperto che insieme possiamo fare ancora di più: ci completiamo a vicenda nelle nostre attività, ci consultiamo e ci rassicuriamo. Lo spettro delle attività dello studio, grazie alla nostra diversità, è davvero enorme.
Abbastanza rapidamente una delle nostre specialità è diventata progettare utilizzando “metodi partecipativi”, ovvero metodi che coinvolgono gli utenti nel processo di progettazione. Inizialmente, abbiamo utilizzato questo metodo nel lavoro per le istituzioni culturali e le nostre attività sociali, piuttosto che per i clienti commerciali. Abbiamo creato – e stiamo ancora realizzando – progetti che costruiscono l’identità locale, come mappe e guide partecipative. Esempi di tali progetti sono la mappa sociale di Gdynia e “Targówek parla”. All’incrocio di progetti sociali e commerciali, creiamo vari tipi di campagne informative e educative utilizzando metodi partecipativi. In progetti come ŁAD (ORDINE) o il Parco Culturale della Città Vecchia a Poznań, è stato possibile incorporare metodi partecipativi nel classico processo di progettazione grafica della campagna. Trasferiamo queste esperienze anche nell’ambito commerciale: il nostro lavoro con i clienti nella fase iniziale si trasforma spesso in una sorta di workshop. Conoscendoci meglio, possiamo progettare meglio ciò che vuole il nostro partner. E da questo dialogo impariamo anche a conoscere esattamente le sue esigenze. Capita spesso che il cliente viene da noi con il desiderio di creare un volantino ed esce con un video. Ed è così perché siamo arrivati insieme al punto di capire che la natura della sua attività, del suo prodotto e del suo marchio verrà espressa al meglio proprio con questa forma e non qualsiasi altro mezzo. Come ho detto prima e lo ripeto volentieri: conoscersi e capire è l’elemento più importante del design, dà origine a un’idea, e solo dopo entra il lavoro concreto artigianale.
Diamo un accento italiano alla nostra conversazione. Attualmente state preparando un progetto che potrebbe essere interessante per i nostri lettori, ma non potete mostrarlo.
Se non fosse per la situazione pandemica, potremmo vantarci della veste grafica del padiglione polacco per la Biennale di Architettura di quest’anno a Venezia. Purtroppo il virus ha sconvolto i piani di tutti, la Biennale sta per aprirsi e non possiamo ancora mostrare nulla. Tuttavia, inviamo spesso i nostri lavori a mostre e concorsi italiani. Ad esempio, una delle nostre pubblicazioni ha rappresentato il design polacco alla mostra di Milano. L’Italia in qualche modo ci attrae, ci affascina. Kuba Mazurkiewicz ha passato la luna di miele con sua moglie in bici. Io invece provo spesso a ritrovare l’italianità nel paesaggio polacco. Tutti noi amiamo le vecchie biciclette italiane, il caffè, il cinema, la cucina, il modo di trascorrere il tempo libero, quello stile speciale che gli italiani rivelano ad ogni passo. L’Italia ha una storia sorprendente nel campo del design, ma un argomento di tale portata merita un’altra intervista.
Zespół Wespół ha recentemente collaborato con Gazzetta Italia, il risultato è la nuova forma grafica della rubrica “Finchè c’è cinema c’è speranza”.