Rosso o bianco? Nato nel 1847 a Torino. Non ha bisogno di presentazioni. Martini è uno dei marchi italiani più famosi nel mondo. Un drink dei sogni, ‘gustoso e pieno di vita’ inventato da due sperimentatori, Alessandro Martini, commerciante di vini e Luigi Rossi, un erborista. Martini, un nome che gira il mondo insieme ai suoi indimenticabili spot pubblicitari. Ricordiamone la storia. Negli anni 1847-1912 lancia lo slogan “La fortuna aiuta gli audaci”, nel 1930-1960 “Il Jet Set. Con ghiaccio”, nel 1960-1999 “La dolce vita… Sempre e ovunque” e negli anni 2000 famoso “Luck is an attitude: lo è sempre stato”. Martini, sempre elegante, di classe, per diventare l’icona del mondo viene associato con i volti delle star del cinema mondiale come Charlize Theron, Naomi Campbell, Sharon Stone, George Clooney.
L’ultimo testimonial della campagna publicitaria mondiale è Yurj Buzzi. Chi è Yurj? Nato a Vigevano è un attore di teatroe che dopo aver fatto la sua esperienza in tv e al cinema, “Distretto di polizia”, “Oggi sposi” (2009), e in alcuni spot pubblicitari come quello di Telecom Italia, Tim con i tre baci con Elisabetta Canalis, diventa il testimonial di Martini 2012 (reg. di Peter Thwaites, spot Martini Royale reg. di Jordan Scott). E il 2013 comincia con una sorpresa, Martini lancia una nuova campagna pubblicitaria, che uscirà già a Natale, diretta a conquistare i nuovi mercati mondiali arricchita con un volto femminile di una dolcissima attrice spagnola, Barbara Gonzalez. Di questo e altro, esclusivamente per Gazzetta Italia, parlo con Yurj Buzzi direttamente da Londra.
Rosso o bianco?
“Martini Royale”.
Che tipo di Martini drink berrei al Capodanno 2012?
“Metà parte martini secco, meta parte martini bianco, tanto ghiaccio lime e menta (sorride)”.
Sei attore e poeta… raccontaci i tuoi successi prima di diventare il testimonial mondiale di Martini?
“Prima di realizzare un sogno c’e’ un percorso da gustare, attraverso esperienze e piccoli successi che formano il tuo background. Ho iniziato con il teatro, poi alcune esperienze nel cinema e nella televisione italiana (che decisamente lasciano poco spazio ai talenti esordienti). Attraverso la scrittura (il mio libro di poesie che contiene anche un monologo teatrale ‘La mia vita su di un cactus’) ho trovato/sperimentato una deliziosa terapia, poi la realizzazione di un sogno con il brand Martini (diventare un volto internazionale). Quindi la scelta di trasferirmi a Londra per condividere questo secondo anno con il brand da testimonial, migliorando il mio inglese per “rilanciare i sogni più lontano”.
Come sei stato scelto? “Il concorso era internazionale “Martini kisser casting”, il brand era alla ricerca del nuovo testimonial mondiale che rappresentasse al meglio lo spirito “luck is an attitude”. Il primo step era mostrare un video di sessanta secondi presentandosi (io ho scritto e filmato con un mio amico regista esordiente, la mia presentazione come fosse un piccolo spot in BN); questo biglietto da visita mi ha permesso di arrivare alla fase finale che consisteva in un casting direttamente con il regista dello spot Peter Thwaites e tra i 35 finalisti provenienti da tutte le parti del mondo ho vinto io! Perchè? Semplicemente perchè altre volte ho perso e ho sempre avuto il coraggio di provarci ancora finchè non è arrivato il mio momento!”.
Hai mai conosciuto il tuo predecessore, George Clooney? Sicuramente sei stato paragonato a lui mille volte…
“Sono stati fatti molti paragoni con Clooney, che non ho mai incontrato. Questo spot è diverso ma non perde il gusto della sensualità, anzi, il tutto è amplificato dall’attitudine, che ognuno può riscoprire in se stesso e condividere con gli altri”.
Cosa ti ha dato quest’ esperienza con Martini? “È stato un anno di viaggi, colori, sapori, emozioni differenti, questa esperienza mi ha fatto crescere a livello professionale (confrontandomi con professionisti internazionali) e anche a livello personale. Poi, certo, anche a livello economico mi sento più sicuro e non angosciato come in passato della rata dell’affitto incombente!”
Il nuovo concorso per il testimonial femminile Martini lo ha vinto Barbara Gonzalez. Cosa ci puoi raccontare di lei?
“Ero nella giuria di questo nuovo concorso Martini Royale casting, e ho avuto modo di conoscere la maggior parte delle ragazze che hanno partecipato al concorso, tra le quali Barbara Gonzalez una ragazza spagnola, ex ginnasta, che a Milano ha vinto il concorso Martini Royale Casting aggiudicandosi il ruolo di testimonial femminile per il brand’’.
Ma ora, Martini a parte, parliamo degli altri tuoi progetti. Ho visto sul tuo sito che stai lavorando ad una piece teatrale intitolata “Da qui non scendo”. Ci racconti di più su quei “attimi del silenzio interiore”?
“Da qui non scendo” è un monologo teatrale che ho scritto nel 2008 e fa parte del mio libro “La mia vita su di un cactus”. Il monologo in questi anni ha subito molte trasformazioni/evoluzioni: partendo dal “bambino che alberga in noi” che spesso si sente trascurato e non riesce più a divertirsi come un tempo, quindi il silenzio che ci rigenera ma nello stesso tempo ci imprigiona, la paura di vivere la felicità, gli amori le delusioni, la ribellione nei confronti di tutto e tutti … poi la rinascita oppure la voglia di farla finita … “buttare fuori” tutto questo, per poi forse vivere o ri/vivere sicuramente non da soli, condividendo il più possibile per sentirsi almeno una volta vicini alla felicità”.
In questo momento vivi a Londra. Come mai questa scelta?
“Londra è la stessa da sempre da quando ci ho messo piede per la prima volta circa 11 anni fa … coinvolgente e nello stesso tempo distaccata, “punzecchia” i tuoi sogni stimolandoli e nello stesso tempo è lì a chiederti sempre il resoconto a fine giornata, non ti lascia in pace questo suo essere impertinente. Tutto questo però ti permette di esprimerti nel miglior modo possibile, poichè tutto si può ottenere, basta rischiare e credere fortemente in te stesso. Ho scelto di trasferirmi a Londra dopo un lungo periodo di riflessione in questo anno, nel quale ho sofferto più del solito ‘la cattiva energia’ che ci contamina in Italia in tutti i campi (teatro, cinema, musica, commercio, ricerca, etc etc etc…). Mi disturba ‘il pressapochismo dei professionisti’ o presunti tali che non concedono opportunità ai giovani lavoratori che desiderano esprimersi, senza questo primo fondamentale step che è la libertà di espressione ed un lavoro quindi che ti permetta di vivere decentemente, tutto il resto è pregiudicato è ‘morte interiore’… ecco non volevo questo e sono partito! Auguro a tutti la miglior strada possibile, alla ricerca della libertà di espressione”.
Quali sono i luoghi londinesi che frequenti di più, posti che ti hanno rubato l’anima?
“Adoro le contaminazioni, nel market di Brixton (south london) puoi trovare ‘alcune radici’ che sembrano appartenere alla tua storia (colori, immagini, suoni, raggae, jazz e jam session); poi i club più esclusivi di Londra dal BromtonClub al Play Boy Club ti ‘ridisegnano’ un’atmosfera da film ‘irreale e magica’ quanto basta. Adoro scegliere un film introvabile presso il BFI (British film Institute) e godermelo in santa pace su un piccolo divanetto, una passeggiata next to the river ‘tube Waterloo’ …! Per quanto riguarda l’anima, (dopo essermi ‘cibato’ di immagini, emozioni ed energia di questi meravigliosi posti), me la ruba sempre la casa nella quale mi trovo (ora in south London) al mio ritorno a scrivere o meditare”. Non ti manca Roma o la Puglia, dove hai studiato e dove vivono i tuoi? E a Londra ci vorresti passare tutta la vita? “Per citare una persona che stimo, Carmelo Bene … ‘Noi siamo in quello che ci manca’ …! In quella malinconia (dell’essere mancato) troviamo la forza di vivere in posti diversi, ora è Londra, per dieci anni è stata Roma, e poi? Poi forse mancheremo ancora … ?”.
Cosa vuol dire per te essere attore?
“Viverlo, senza definire ‘l’essere attore’. Si fa un lavoro da attore e poi si torna a vivere senza la necessità di definirsi sempre”.
Tra i vari tipi di teatro contemporaneo, cosa sceglieresti come attore e come spettatore/lettore: teatro simbolista, teatro dell’avanguardia, teatro epico di Brecht, Cricot 2 di Kantor, teatro dell’assurdo di Becket e Ionesco, teatro di poesia di Annunzio o teatro nel teatro di Pirandello…o altro?
“Non prediligo un genere, e tenendo conto che la parola teatro proviene dal greco théatron che significa spettacolo e dal verbo théaomai che significa vedo … Io adoro osservare dal vivo a prescindere dal testo e dalla forma”.
Prima hai menzionato il tuo primo libro edito nel 2008 da G. Laterza e intitolato “La mia vita su di un cactus” contenente 32 poesie ed un monologo teatrale. Da quanto tempo scrivi poesie?
“Io ho iniziato a scrivere circa 10 anni fa per necessità … Voglia di estrinsecare sensazioni che precedentemente esponevo ad ‘alta voce solo a me stesso’ … È stato risolutivo, scoprire una terapia che risana i miei stati d’animo spesso instabili. Il mio primo libro è una raccolta di pensieri in ‘questa cactus di vita’, nella quale ogni giorno ci conficchiamo e ci estirpiamo spine, oppure ci conficcano e ci estirpano spine … (quelle spine di amori, delusioni, amicizie, rapporto genitori figli, incomprensioni, vittorie o semplicemente ‘scoperte/consigli’, come in questa poesia: ‘Si possono possedere molte chiavi, ma nessuna serratura da aprire, in quel caso gettatele, sono solo un peso’. YB .
La maggior parte dei poeti mondiali parla d’amore. Per Lorca “muoiono d’amore i rami” quando parla di Lolita bagnandosi nel fiume, per Baudelaire “amore è molto simile a una tortura o ad un operazione chirurgica”, invece Neruda muore d’amore per uno suo sorriso, e per te, cosa vuol dire amore?
“Amore è ‘non pensarlo possibile, finire così, intensamente’. YB”.
Hai detto che la scrittura è il tuo hobby terapeutico. Cosa scrivi in questo momento?
“Ho scritto, ma non è stato pubblicato “Il libro che scriverò” … un unico flusso di pensieri senza titolo e senza indice … poichè l’indice è nelle vostre mani come un libro, come la vita!”.
Il tuo nome ha origine russa, tua mamma era innamorata del dott. Zivago, i personaggio creato dal grande scrittore Pasternak?
“No, molto più semplicemente attratta dallo spazio con Yuri Gagarin“.
Sei mai stato in Polonia? Hai mai collaborato con dei attori polacchi tipo Kasia Smutniak? “Purtroppo non sono mai stato in Polonia e mi piacerebbe molto visitarla e collaborare con attori polacchi sarebbe molto interessante”.
Se dovessi ricominciare da capo, che vorresti fare da grande? Ci sveli qualche tuo sogno nel cassetto?
“In questa intervista ho gia ricominciato da capo. Ho ricordato le mie origini e ora rileggendomi, ritrovo ‘l’eterno bimbo’ che non sa cosa realmente vuole fare, ‘forse tutto, quando ride’; ‘forse nulla, quando e’ capriccioso’ … oppure semplicemente sognare ancora un po’, che aprendo quel cassetto ci sia ancora tanto spazio …”.