Julia Szaw?owska
Quest’ anno, ancora una volta ho deciso di fare un periodo di volontariato all’estero. Questa volta il mio obiettivo era farlo in Italia e in un progetto ambientale. Dopo aver sbrigato tutte le formalità necessarie, ero pronta a partire. Dopo essere atterrata a Bergamo e aver attraversato metà Lombardia, alla fine sono riuscita ad arrivare al un piccolo villaggio di Rovato. Tuttavia, Rovato non era la mia destinazione finale. Bastava guardare in alto per vedere quella che sarebbe stata la mia casa per le prossime tre settimane. Si trovava sull’unica montagna della zona che, appunto per questo, si chiama Monte Orfano. L’ascensione alla cima non è stata così facile, è servita una mezz’ora. Quando sono finalmente arrivata, ho conosciuto i residenti permanenti della casa. A poco a poco hanno cominciato ad affluire gli altri volontari. Due persone dalla Corea del Sud, due dalla Republica Ceca, due ucraine, due russe, due portoghesi, una cinese e anche un’altra persona dalla Polonia, in tutto eravamo tredici. Dopo la cena (una pizza, ovviamente) ci hanno spiegato i dettagli del nostro lavoro, che doveva iniziare la mattina seguente. In una tipica giornato di lavoro, le sveglie comiciavano a suonare già prima delle sette del mattino. Alle otto iniziava il lavoro. Il nostro impegno era dedicato alla pulitura dei percorsi e dei sentieri sparsi in tutta la montagna, al taglio degli arbusti e degli alberi troppo cresciuti e la rimozione delle squamose vernici dai tavoli per poi dipingerli di nuovo. Anche alcune bacheche informative richiedevano il restauro. E così sono andati i giorni successivi, spesi tra la dipintura, strappando le erbacce e aiutando nel giardino dei monaci, che vivono nel monastero adiacente alla nostra casa. A volte nel nostro lavoro quotidiano eravamo supportati dai residenti del centro educativo gestito dai monaci, giovani ragazzi con pendenze penali. Finivamo il lavoro alle tredici quando cioè il sole scaldava in modo tale da impedire il lavoro. Nei pomeriggi andavamo ai laghi più vicini per goderci un meritato riposo. Durante le sere parlavamo fino alle 3 di notte, guardando dall’alto le quattro città che ci circondavano: Rovato, Coccaglio, Cologne ed Erbusco. Contemplando il panorama sotto di noi, discutevamo con grande divertimento, nonostante il fatto che solo pochi giorni prima, non sapevamo di noi assolutamente nulla.
L’intero progetto era sponsorizzato dall’organizzazione ‘Legambiente’ in collaborazione con il locale ‘Il dito e la luna’. ‘Legambiente’ è l’associazione ecologica più diffusa e la più grande in Italia, con una ventina di uffici regionali e più di 115 mila di membri. Funziona già da quasi 30 anni e il suo messaggio principale è quello di rendere le persone consapevoli del fatto che attraverso i cambiamenti locali che possono essere fatti facilmente, si può creare un ambiente migliore per tutti su scala globale.
E subito viene in mente la questione se attraverso il nostro lavoro abbiamo portato modifiche locali. Io credo di sì. Monte Orfano brilla di nuovo, questa volta senza erbacce e con nuovi percorsi. E la soddisfazione e l’orgoglio con cui si guarda ai risultati del proprio lavoro è incomparabile a qualsiasi altra cosa.