Il 1743 segna profondamente la vita del giovane Giacomo che appena diciottenne si ritrova solo in una Venezia che in quegli anni riafferma il ruolo di capitale libertina d’Europa, tanto da essere definita più tardi da Guillaume Apollinaire “la città umida, sesso femminile d’Europa”, sicuramente una continua fonte di tentazione per il giovane, e poco convinto, abate che ha già deciso che la tonaca non sarà il suo futuro, interrompendo anche l’esperienza con il vescovo di Martorano che l’aveva voluto in Calabria al suo fianco.
L’esperienza del salotto buono di Ca’ Malipiero era stata utile per entrare nelle grazie di alcuni componenti del patriziato veneziano e il giovane Casanova se ne sarebbe servito di lì a breve per dare una svolta alla sua vita e tentare la scalata ad un mondo che lui riteneva più adatto alle sue attitudini.
Giacomo apprende in questo periodo da una lettera da Dresda della madre che la stessa non farà più ritorno a Venezia e che ritiene opportuno liberarsi della costosa casa di calle della Commedia vendendone anche tutto il mobilio.
Parte del mobilio ed alcuni arazzi erano già stati venduti, all’insaputa di tutti, dallo stesso Casanova che motiva il gesto definendo gli oggetti l’eredità di suo padre e di averli venduti per evitare di contrarre debiti, manifestando l’intenzione di vendere per suo conto anche il resto ma quando torna nella casa vi trova apposti i sigilli e di guardia Antonio Razzetta, uomo di fiducia della famiglia Grimani, che con modi molto sbrigativi gli impedisce di entrare.
Michiel Grimani, ipotetico padre biologico di Giacomo, mentre la madre di quest’ultimo è impegnata come attrice di corte presso l’Elettore di Sassonia, è incaricato di prendersi cura del ragazzo e dei fratelli, compito che proverà ad assolvere tra molte difficoltà tanto che, in accordo con la madre, si decide di portare il giovane a Forte Sant’Andrea dove dovrà passare un breve periodo di confino per calmare i bollori giovanili ed addivenire a più miti consigli.
Il soggiorno al forte, dall’aprile al luglio del 1743, fu tutt’altro che tranquillo e fu caratterizzato da una serie di episodi tra i quali la conoscenza del conte Giuseppe Bonafede, avventuriero, scrittore, alchimista, mercante d’armi e poi anche confidente della Repubblica che farà conoscere all’aspirante libertino la giovane figlia la contessina Lorenza Maddalena che, con la scusa di farsi accomodare una scarpa, svelerà a Casanova le sue meraviglie segrete sotto la gonna, tanto da fargli scrivere che dopo quella visione rischiò di “cadere morto”; fu in quel momento che Casanova decise che le gonne femminili saranno un’occupazione a tempo pieno.
Uscito dal forte tenta la carriera militare ma la paga non sembra adatta a finanziare il costoso tenore di vita che si era prefissato di adottare quindi, rientrato a Venezia, ripiega sul più umile mestiere di violinista di fila al teatro di San Samuele ed è questo il periodo del Casanova più dissennato ma anche quello del Casanova forse più autentico, quello che passa le nottate tra Magazini, Bastioni ed Osterie ed una in particolare è citata nelle sue memorie: quella “de le Spade a San Mattio di Rialto”. L’episodio che colloca il libertino in questa osteria avviene durante il carnevale del 1745 ed è narrato con dovizia di particolari ne “l’Histoire de ma vie”, parla di un tiro mancino fatto ad una popolana di San Giobbe che dovette sottostare ai desideri sessuali del Casanova e dell’allegra banda composta da altri sette amici per una notte intera, dopo che il marito ed altri suoi due amici, con un pretesto, vennero portati sull’isola di San Giorgio Maggiore e lasciati lì fino al giorno dopo. Come violinista di fila, mestiere da lui ritenuto umile ma adatto a guadagnarsi la pagnotta, accetta anche ingaggi per feste private e sarà proprio uno di questi incarichi che gli cambierà di colpo la vita. L’incontro con il senatore Matteo Zuanne Bragadin avvenne il 29 aprile 1746 a Ca’ Soranzo a San Polo in circostanze quanto mai particolari.
Giacomo era stato assunto come violinista alla festa di nozze di una delle discendenti Soranzo con Girolamo Corner della casata Corner detta “de la Regina”. La festa dura tre giorni ed il secondo giorno, mentre si appresta a lasciare il palazzo, un’ora prima dell’alba, sulla porta d’acqua nota un senatore in toga rossa che, mentre saliva sulla sua gondola, perde una busta, Casanova la raccoglie e gliela porge, il senatore per ringraziarlo gli offre un passaggio fino a dove al tempo abitava in calle del Carbon nei pressi di Rialto.
Durante il tragitto in gondola il senatore accusa un forte torpore al braccio e subito dopo viene colto da un malore e sarà proprio Casanova a soccorrerlo e riportarlo a Ca’ Bragadin a Santa Marina, il senatore, grato per avergli salvato la vita, lo adotta come figlio e di fatto sarà per un lungo periodo il suo protettore ma anche il finanziatore delle sue dissennate imprese amorose ed economiche. Con Bragadin come finanziatore i giorni passano tra una puntata al ridotto di Ca’
Dandolo, l’Osteria del Salvadego in bocca di piazza a San Marco, salotto buono del patriziato e cuore politico e religioso della Repubblica di Venezia.
Casanova continua nella sua vita dissennata e sarà proprio il senatore a consigliargli, a fronte di un interessamento da parte dell’inquisitore Nicola Tron, di prendersi un periodo di vacanza all’estero per evitare guai con il Supremo Tribunale e così ritroveremo il giovane Giacomo a zonzo per l’Europa in una sorta di esilio dorato.
Dopo aver lasciato Venezia il primo giugno 1750 per la Francia, dove si affilia alla massoneria e ha una tenera storia d’amore con Henriette, Giacomo Casanova, vi fa rientro nel maggio del 1753, lui dice all’anti vigilia dell’Ascensione.
Arriva a Venezia da Vienna passando per Trieste, durante il suo soggiorno nella capitale austriaca il libertino conobbe Pietro Metastasio, famoso poeta e drammaturgo dell’epoca. Sarà proprio la presenza di Casanova a San Marco nel giorno della Sensa (festa dell’Ascensione ndr) ad innescare una serie di incontri che caratterizzano uno dei capitoli più avvincenti della sua monumentale autobiografia, la prima C.C., al secolo Caterina Capretta, fa innamorare a tal punto il libertino da fargli pronunciare la parola matrimonio! Ma il padre della giovane corre ai ripari mettendola nel convento di Santa Maria degli Angeli a Murano dove la giovane educanda Caterina propizierà, a sua insaputa, l’incontro tra Casanova e la monaca più famosa M.M. al secolo Marina Morosini dei Morosini del ramo del Pestrin.
Murano diventa così una meta fissa per Giacomo che nel casino (erano dei piccoli appartamenti di lusso in cui incontrare amanti e giocare d’azzardo) del residente francese Joaquim De Bernis si apparta spesso con la monaca Morosini descrivendo gli incontri erotici nei minimi particolari ne L’Histoire de ma vie e sdoganando il francese come voyeur mentre Caterina Capretta tristemente esce di scena.
La vita sregolata ed il continuo infrangere le regole della Repubblica Serenissima suggeriscono a Casanova di spostarsi da Ca’ Bragadin in un piccolo appartamento in calle de la Gorna ai Santi Giovanni e Paolo, anche per tutelare il buon nome del suo benefattore che a più riprese gli consiglia di tenere un profilo più basso ed una vita più morigerata, rimanendo però inascoltato.
Da un po’ di tempo il Supremo Tribunale dei tre inquisitori di Stato ha messo alle calcagna del libertino un confidente, tale Gio Batta Manuzzi, un orese (orafo ndr) in disgrazia, che ha il compito di produrre riferte (verbali di sorveglianza ndr) e la produzione sarà copiosa e sufficiente per far decidere l’incarcerazione di Giacomo Casanova ai Piombi.
Il 26 luglio 1755 di prima mattina il Messer Grande Mattio Varutti si presenta nell’abitazione di calle della Gorna e arresta Giacomo Casanova sequestrando anche alcuni libri compromettenti che trattavano di occultismo e magia tra i quali “La clavicola di Salomone” ed il “Picatrix”. I commemoriali di quell’anno, custoditi al Museo Correr, in data 29 luglio infatti ci fanno sapere che: “Giacomo Casanova, figlio di una Comediante fu retento in Prigione Dal Capitan Grande e stava alla Cavallerizza…”.
I motivi dell’arresto sono abbastanza chiari: la frequentazione della monaca M.M. e la condotta dissennata e contraria alle rigide regole di uno Stato oligarchico che in quel secolo vedeva il Doge intento a reprimere i cattivi costumi; meno probabile fu l’arresto a causa della sua appartenenza alla massoneria perché Giacomo Casanova, epicureo per vocazione, non fu mai un massone convinto ma piuttosto uno che dalla massoneria trasse molti vantaggi.
Con l’immagine della porta del camerotto dei Piombi che si chiude pesantemente alle sue spalle ed il carceriere Lorenzo Basadonna che gira la chiave nella serratura finisce anche la gioventù di un impenitente libertino.