Visto l’approssimarsi della stagione motociclistica 2012, mi sembra doveroso dedicare un articolo ad un marchio che segna chiaramente l’eccellenza del made in Italy: Vespa.
Nasce da una azienda, la Piaggio, che dopo il 2° conflitto mondiale, cercava di convertire gli impianti, per produrre qualcosa di nuovo. Prima della guerra, infatti la Piaggio, costruiva arredamenti navali, poi materiale ferroviario, quindi areonautico. L’azienda genovese, costruì un secondo stabilimento a Pisa, dove si producevano esclusivamente aeroplani per uso militare. A seguito degli inevitabili bombardamenti, si cercò di salvare il salvabile, trasferendo quello che rimase degli impianti a Biella. Fu proprio in questa sede che nacque il progetto Vespa, ad opera del progettista Corradino D’ Ascanio, che propose un veicolo a due ruote, economico e popolare, di nuova concezione. Una sorta di automobile a due ruote, facile da guidare, più economica di un’auto e nello stesso tempo, diversa dalla classica moto, se non altro per il tipo di telaio, a carrozzeria, che permetteva la guida senza doversi necessariamente sporcare gli abiti, come sulle tipiche moto di allora. Il prototipo venne chiamato “Paperino”, eravamo nel 1944 e solo dopo due anni di prove, cominciò la produzione ufficiale del nuovo scooter, che prese il nome di Vespa.
Al momento della presentazione ufficiale al pubblico, il prototipo realizzato da D’Ascanio apparì per alcuni un progetto “improponibile”; ma nonostante i commenti poco entusiasmanti di parte degli addetti ai lavori, la Piaggio decise comunque la produzione in serie di circa 2000 esemplari della “Vespa 98” . Questo primo tipo di Vespa non era dotata di cavalletto, si appoggiava lateralmente sulla pedana costituita da due zoccoletti in lega leggera. L’idea dello scooter non era certamente nuova ma questo veicolo era talmente esclusivo e perfetto da distinguersi senza dubbio da ogni precedente realizzazione a due ruote. La Vespa mostrò comunque, fin dall’inizio, un’affidabilità ed un consumo a livelli decisamente competitivi; quanto alla velocità, le prime escursioni fuori dalle mura cittadine misero in evidenza il fatto che la velocità massima di crociera poteva essere mantenuta per lunghissimi tratti, innalzando le medie ottenibili sui percorsi medio-lunghi, alla pari di quelle che le moto leggere e le medie cilindrate potevano ottenere normalmente, pur vantando punte di velocità massime superiori di 40-50 km/h. Anche il vantaggio della ruota di scorta non era da sottovalutare in quel periodo in cui la qualità dei copertoni e delle camere d’aria era piuttosto scadente e le strade asfaltate molto rare. La posizione di guida così riposante e il guidatore protetto, consentivano tirate prolungate anche a chi non aveva allenamento specifico o propensioni ai “tapponi”. I chilometri da percorrere in sicurezza, in scioltezza, velocemente ed in economia erano, dunque, alla portata di tutti. Sebbene i primi mesi di commercializzazione non fossero stati troppo entusiasmanti, alla fine del 1947 la produzione iniziò a decollare. Nei primi mesi del 1948 la Piaggio presentò un nuovo modello, la mitica “Vespa 125”, che si affermò subito e sostituì in breve tempo la Vespa 98.
Di cilindrata superiore, la Vespa 125 presentava degli accorgimenti tecnici nuovi, quali le sospensioni anteriori e posteriori e del cavalletto, ed un estetica leggermente modificata con il parafango anteriore che era anche la sede del faro e piccole sostanziali modifiche alla carrozzeria collegate anche a diverse migliorie tecniche. Dal primo modello del 1946 di 98 cc. agli ultimissimi del 1992 sono stati prodotti 89 differenti modelli Vespa nelle varie motorizzazioni e recentissimi Quartz, Sfera e Zip, per un totale di circa 100 modelli. I mercati esteri risposero assai positivamente alla diffusione del piccolo scooter italiano, che suscitò curiosità e ammirazione nei commenti del pubblico e della stampa specializzata. Il “Times”, in particolare, parlò di un prodotto interamente italiano “come non si è mai visto da secoli” e raffrontò la Vespa alla biga romana per sottolinearne l’analogia estetica e la completa impersonificazione dello spirito creativo italiano. Non a caso, comunque, la diffusione della Vespa sul mercato italiano ed estero fu tenacemente sviluppata dalla Piaggio fin dall’inizio, promuovendo l’organizzazione di una fitta rete di assistenza meccanica a livello mondiale e proponendo, tra l’altro, anche forme di vendita più convincenti e utili, tra cui le vendite rateali. A conferma di ciò, si ricorda che la Vespa fino ai giorni d’oggi è stata prodotta in circa 14 milioni di esemplari ed esportata in quasi tutte le parti del globo.
È certo, comunque, che l’immagine del piccolo scooter italiano si diffuse grazie anche alle iniziative dei suoi innumerevoli fans e cultori di questo “mito a due ruote” come ricorda il giornalista sportivo Renato Tassinari, senza dubbio uno dei più conosciuti promotori ed organizzatori di convegni e raduni vespistici. Attorno alla Vespa si creò quindi un’atmosfera d’interesse crescente. Per non parlare dei Vespa Club, organizzazioni amatoriali di appassionati della Vespa che hanno contribuito in maniera prepotente a diffondere in tutto il mondo, grazie ad una serie di innumerevoli iniziative, non solo un semplice prodotto industriale ma addirittura un vero e proprio stile e modo di vivere. Andare in Vespa diventò per i suoi appassionati sinonimo di libertà, di fruibilità degli spazi, di più facili rapporti sociali; un fenomeno, insomma, di costume che caratterizzò un’epoca e che trovò infiniti sviluppi e testimonianze anche nel mondo della letteratura, del cinema e della pubblicità. Il Vespa Club d’Italia fu fondato nel 1949 ed iniziò subito una fervente attività soprattutto a carattere turistico. Promosse la partecipazione dei vespisti ai raduni organizzati dai vari moto club e allestì contemporaneamente un calendario proprio, che prevedeva numerosissimi appuntamenti a carattere regionale e nazionale riservati ai soli possessori di Vespa. Difficile rendere l’idea dell’enorme successo dei grandi appuntamenti turistici organizzati dal Vespa Club d’Italia, divenuto poi, nel 1953, Vespa Club d’Europa, e nel 1965, Vespa Club Mondiale. Difficile in fondo a parole ma non con i numeri, che riportano cifre impressionanti sia come percorrenze chilometriche, che come numero di adesioni degli appassionati. Si ricordino solo alcuni eventi: nel 1948 in occasione della Fiera di Milano il rally “Sciame d’argento”, così denominato per il caratteristico colore verde argentato della Vespa, oppure il 22 maggio 1950 a Bologna in uno dei primi raduni del Vespa Club d’Italia, dove si radunarono oltre 5000 vespisti provenienti da tutta l’Emilia Romagna. Per non parlare della mitica “1000 km” del 1951, ideata da Renzo Castagneto, già promotore della gloriosa “Mille miglia” automobilistica, alla quale parteciparono 273 concorrenti ed il cui successo andò a Bruno Romano che coprì la distanza ad oltre 65 km/h di media. È sempre dello stesso anno, infine ma solo per citarne alcune, la “Giornata della Vespa”, organizzata nelle principali città italiane, alla quale parteciparono complessivamente oltre 20.000 vespisti. Si stimò che alla fine del 1951 i soci del Vespa Club d’Italia avevano percorso globalmente 2.568.880 chilometri per le sole attività turistiche; ciò favorì, senza dubbio, il sorgere delle scambievoli iniziative associative fra vespisti di tutta Europa e a far guadagnare alla Vespa le simpatie di tutti quei motociclisti che amanti del viaggiare, delle belle compagnie e delle vacanze non ortodosse, cercavano da tempo un veicolo capace di essere brillante ed affidabile nell’uso quotidiano così come sulle impervie strade dei paesi più lontani.