Dopo un periodo di apertura sperimentale, è stato finalmente inaugurato il nuovo museo ebraico nell’antico ghetto di Varsavia. La struttura si chiama Polin, termine che significa «abita qui» e si riferisce al nome ebraico della Polonia. Vi si trovano mille anni di storia, alloggiati in un edificio minimalista e luminoso progettato dall’architetto finlandese Rainer Mahlamaki.
Si tratta di un rettangolo aperto in pannelli di vetro, che rispetta l’altezza degli immobili del quartiere Muranow, che ospitava gli ebrei perseguitati da Hitler.
L’esposizione permanente, frutto della collaborazione tra stato polacco, città di Varsavia e circa 500 benefattori di tutto il mondo, è stata ideata dall’etnologa americana Barbara Kirshenblatt-Gimblett come un teatro di storia: una lunga passeggiata dinamica per otto gallerie. A differenza del museo dell’ebraismo di Parigi, quello polacco espone pochi elementi originali, mentre abbondano riproduzioni, fotografie, filmati e testi esplicativi. Un pezzo forte è rappresentato dalla spettacolare ricostruzione della cupola policroma della sinagoga in legno di Gwozdziec, distrutta alla vigilia della seconda guerra mondiale e che risale al 1729.
Una delle curiosità in questo museo è che le varie tappe sono ritmate dalle testimonianze di personaggi dell’epoca. Per esempio, il periodo dei massacri attuati nel diciassettesimo secolo dai cosacchi di Bogdan Chmielnicki è scandito da estratti del cronista contemporaneo Nathan Hannover. La galleria dedicata alla Shoah si avvale del contributo dello storico del ghetto Emanuel Ringelblum, ucciso durante l’insurrezione di Varsavia nel 1944.
Ettore Bianchi – www.italiaoggi.it
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