Tusk, un presidente pragmatico per l’Unione Europea

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Fra molti sorrisi e un pizzico di ironia, si è svolto ieri il passaggio di consegne fra Herman Van Rompuy e Donald Tusk, nuovo Presidente del Consiglio Europeo. L’ex premier polacco succede a un Van Rompuy che ha traghettato l’UE in questi anni di crisi economica e cambiamenti istituzionali, essendo stato il primo nella storia a ricoprire questa carica. La palla passa ora a Tusk, una personalità più politica, ma che allo stesso tempo dovrà dimostrare di saper negoziare e favorire gli accordi fra gli Stati membri.

Tusk è nato a Gdansk, nella Polonia settentrionale, nel 1957 ed ha alle spalle una lunga esperienza nei movimenti di opposizione al regime comunista di Varsavia. Durante i suoi studi universitari, si è impegnato attivamente nelle forze studentesche di opposizione democratica e nel 1980 è stato fra i fondatori di NZS, un movimento di opposizione affiliato a Solidarno??. Dopo che il Generale Jaruzelski impose la Legge Marziale nel 1981, il futuro Primo Ministro fu costretto a entrare in clandestinità, prima di essere arrestato nel 1983. Dopo poco tempo, fu rilasciato, grazie a un’amnistia per i prigionieri politici.

Dopo alcuni anni trascorsi lavorando sulle ciminiere, Tusk fu uno dei protagonisti della fase politica successiva alla caduta del regime comunista. Fu tra i fondatori del primo partito polacco a favore del libero mercato e dell’integrazione europea, il Congresso Liberale Democratico: lo slogan con cui si presentò alle elezioni del 1991 dice molto della sua carriera politica e del suo approccio al dibattito pubblico europeo: “né la destra, né la sinistra, ma diritti verso l’Europa”. Nella sua prima esperienza parlamentare, Tusk si occupò di privatizzazioni e smantellamento dei monopoli industriali di Stato.

All’inizio del nuovo millennio, Tusk ha fondato Piattaforma Civica, con cui ha vinto le elezioni nel 2007, diventando Primo Ministro della Polonia. Con orgoglio, Tusk rivendica di essere stato il premier che più a lungo ha ricoperto la carica nella storia democratica polacca e di essere stato l’unico a venire rieletto. Sotto il suo governo, mentre l’Europa affondava nella crisi, la Polonia, dopo essere entrata nell’UE nel 2004, ha conosciuto una crescita sostenuta, un miracolo economico quantificato dallo stesso Tusk in una crescita del PIL di circa il 20% in pochi anni.

Conservatore e pragmatico, affiliato al PPE, Tusk dice di non amare le “strategie ventennali” e le “ideologie”: il suo primo obiettivo come Presidente del Consiglio Europeo è riportare in Europa “energia, ottimismo, impegno e fede: la mia specialità”. Il suo compito principale sarà quello di favorire accordi spesso difficoltosi fra i Paesi dell’UE su materie delicate come la governance economica, le strategie di politica economica, i rapporti con il vicinato in fiamme, la Russia e gli Stati Uniti.

Sono infatti queste le priorità elencate dal nuove Presidente nel suo discorso di insediamento: innanzitutto, difendere i valori fondamentali europei, come “solidarietà, libertà, unità”, sia dalle forze interne euroscettiche, sia dai “nemici” esterni. Sì, perché “la storia è tornata”: Tusk non cita mai la Russia, ma è evidente che, da ex premier polacco, è ben consapevole di come si siano deteriorate le relazioni con Mosca.

I governi Tusk in realtà si sono caratterizzati per una politica pragmatica verso il grande vicino orientale, concentrandosi sulle forniture energetiche e i legami economici. Ma dall’invasione russa della Crimea e l’escalation della crisi in Ucraina, la Polonia è diventata uno dei più accesi sostenitori della linea dura con Mosca. La crisi ucraina è ben lungi dall’essere risolta e Tusk dovrà conciliare sensibilità fra loro molto diverse per plasmare un approccio europeo unitario.

Le altre priorità devono essere invece l’uscita dalla crisi economica, l’approfondimento dell’Unione economica e monetaria (che richiederà prima o poi l’ingresso del suo Paese natale nell’eurozona) e la relazione con gli Stati Uniti, “la spina dorsale della comunità delle democrazie”. I negoziati per l’accordo di libero scambio, il TTIP, saranno dunque al centro dei pensieri del Consiglio Europeo.

Con una battuta sulla propria conoscenza del francese, Tusk ha concluso il proprio breve discorso, presentandosi all’Europa come un leader più politico rispetto a Van Rompuy, da cui dovrà però imparare l’arte della “creazione di fiducia”. L’UE ha oggi un Presidente più forte: convincere gli europei spetterà proprio a Tusk e alla sua capacità di indirizzare gli altri leader.

Luca Barana – rivistaeuropae.eu

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