Negli italici usi l’aperitivo si beve tra amici prima di cena. Si finisce di lavorare e ci si trova al bar a chiacchierare davanti ad un bicchiere prima di sedersi a tavola. Un’abitudine che a Venezia da oltre un secolo si declina con lo spritz. Spritz all’Aperol, il più diffuso, al Bitter, più amaro preferito dagli uomini “veri”, al Select, per veri veneziani, o perfino al Cynar, per chi anche nel momento del piacere pensa alla salute. Ma perché mai un aperitivo veneziano dovrebbe chiamarsi spritz, ovvero con un vocabolo dalle teutoniche sonorità? Dopo la caduta della Serenissima Venezia fu venduta, sì ahinoi proprio venduta, da Napoleone all’Austria. Nonostante questi repentini passaggi di autorità la città non perse affatto la sua vena sociale tant’è che traboccava di caffetterie, malvasie (mescite di vino) più o meno malfamate, e osterie. Era abitudine consolidata dei veneziani trovarsi a bere e giocare in questi locali che per molti avventori erano delle sorte di prolungamento di casa visto il tempo che ci passavano. Locali caldi e accoglienti che col tempo attirarono anche i soldati austriaci che presidiavano la città. Per i nordici invasori “l’ombra de vin” (il bicchiere di vino) che si beveva in quei locali era troppo forte (in quanto abituati al più leggero vino austriaco della regione di Wachau) tant’è che iniziarono a chiedere agli osti che nel bicchiere insieme al forte vino bianco veneto si aggiungesse uno “spritz” (cioè una iniezione) con un po’ di selterswasser (acqua minerale) o meglio ancora una spruzzata (e spruzzare in tedesco si dice appunto “spritzen”) di tecnologico “seltz” (i sifoni per la soda erano disponibili già a partire dal 1830). Anche i veneziani cominciarono col tempo ad affezionarsi allo spritz che però essendo troppo leggero per i palati lagunari venne corretto con altri alcolici, dando origine nel tempo alle attuali varianti. Nel corso dell’occupazione austriaca delle zone del Piave, nel 1917, durante la Prima Guerra Mondiale, poi, pare che sia nata tra le colline di Valdobbiadene e di Conegliano, dove regnava il Prosecco, la variante che prevede l’utilizzo del vino frizzante, in luogo di quello fermo. Due secoli dopo la dominazione austriaca di Venezia e la nascita dello spritz ecco che questo venezianissimo aperitivo approda sulle sponde della Vistola a 1500 km a nord dalla città lagunare, nella capitale di un paese che vanta radicate tradizioni di birra e vodka. Aiutato dalla diffusione “dell’Italian Way of Life” lo spritz, per il momento esclusivamente all’Aperol, si sta ritagliando un suo spazio nelle abitudini polacche tanto che ormai a Varsavia si può ordinare uno spritz in molti bar del centro. Ma il bello è che molti polacchi iniziano a comprare l’Aperol e ad offrire lo spritz agli ospiti di casa, senza contare la rapida diffusione dello spritz tra gli studenti, soprattutto quelli del Politecnico di Varsavia, che organizzano spesso settimane di studio a Venezia e al loro ritorno, per nostalgia delle serate veneziane, cercano lo spritz! Intanto nella città-madre dello spritz questo popolare aperitivo diventa protagonista perfino in una istituzione culturale del livello del Museo Guggenheim che in primavera organizza degli apprezzatissimi incontri serali socio-culturali tra spritz e collezioni d’arte. Ma ecco, per chi volesse preparare per i suoi ospiti l’antico aperitivo veneziano, la semplice composizione dello spritz: 30% di buon vino bianco (o prosecco), 30% di Aperol (oppure Bitter, Select, Cynar), 30% di acqua gassata. Lo spritz va poi servito con una fetta di arancia tagliata e infilata a metà sul bordo del bicchiere e con un lungo stuzzicadente (perché una volta messo dentro il bicchiere deve averne una lunga parte che sporge) con infilate 1-2 olive denocciolate. Alla salute!