«È più facile produrre in Polonia che in Italia». Il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, coglie l’occasione del Forum bilaterale con l’associazione delle imprese polacche per puntare il dito contro la burocrazia italiana, senza risparmiare, ancora una volta, un attacco ai sindacati. «In Italia il problema non è il sindacato», afferma Squinzi in prima battuta, «ma la complicazione normativa-burocratica». Poi però puntualizza che anche «il sindacato ci mette del suo perché è un sindacato un po’ di altri tempi». Non si fa attendere la replica di una delle tre principali sigle nazionali: «Magari!», sostiene il leader della Uil, Carmelo Barbagallo. «Vorrebbe dire avere ancora le società di mutuo soccorso che aiutavano i più deboli rispetto ai più ricchi: oggi, invece, sono le imprese a ricevere il soccorso del Governo». Su questo fronte, l’Inps segnala un nuovo calo della cassa integrazione a giugno, con una flessione del 10,2% sul mese e del 3,3% sull’anno. Il ribasso dura ormai da mesi, complice il crollo costante della cassa in deroga, portando un calo delle ore autorizzate nella prima metà dell’anno del 30,37%. Quanto alle difficoltà di produrre in Italia, le affermazioni di Squinzi confermano che «il problema non era il Jobs Act», osserva Barbagallo. «Il punto è che in Italia fare impresa è un’impresa. Un patto tra Confindustria e parti sociali per contrastare questo andazzo farebbe davvero cambiare verso al nostro Paese». Per quanto riguarda l’avvio in salita della stagione dei rinnovi contrattuali, il leader degli industriali, rimarca che la «sua» Confindustria è «democratica, non abbiamo mai fatto imposizioni». Nei prossimi giorni ci saranno degli incontri con le associazioni di categoria «per definire indicazioni di comportamento con l’obiettivo di arrivare a una visione comune». Squinzi poi avalla la posizione di Federmeccanica, che vuole un rinnovo del contratto nazionale delle tute blu senza un aumento di costi. «Rappresenta la fotografia della situazione. Lo stesso vale per altre categorie». Una presa di posizione che non sorprende la Uilm, determinata a sedersi al tavolo delle trattative con la richiesta di «un aumento medio salariale di 105 euro lordi in tre anni». Il bilaterale con la Polonia, dove l’Italia è il sesto investitore straniero con 9 miliardi di euro, è stato l’occasione per tornare anche su Fiat, presente a Varsavia in uno dei settori di punta per l’Italia. Per il Lingotto, uscito nel 2011 da viale dell’Astronomia, «le porte sono sempre aperte», rimarca Squinzi.
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