Nel tradizionale frizzante settembre veneziano, strabordante di inaugurazioni ed eventi, sottolineiamo le interessanti presenze femminili polacche. Sul red carpet della più antica Mostra del Cinema del mondo, quella di Venezia, ha sfilato elegante e sicura nel ruolo di madrina Kasia Smutniak. La radiosa attrice polacca dal 1998 vive in Italia dove dal 2000 ha visto crescere la sua carriera tra spot televisivi, film e serie tv. Vedova di Pietro Taricone, scomparso in un incidente aereo, la bella Smutniak, figlia di un aeronauta militare polacco è ora la compagna del produttore cinematografico Domenico Procacci. Sul tappeto rosso della Mostra la sexy Smutniak è transitata fasciata da un abito Armani, rubando la scena alle altrettanto belle Violante Placido e Laetitia Casta, prima di salire sul palco della cerimonia d’apertura della 69 Mostra del Cinema di Venezia.
A distanza di qualche migliaio di metri dal Palazzo del Cinema, negli splendidi Giardini della Biennale, si inaugurava intanto la 13^ Mostra Internazionale di Architettura (che resterà aperta fino al 25 novembre), edizione intitolata “Common Ground” e curata dall’architetto inglese David Chipperfield con l’obiettivo di mostrare – e magari proporre rimedi – l’evidente contemporaneo scollamento tra architettura e società civile. In quest’ottica il padiglione polacco ha presentato il lavoro di Katarzyna Krakowiak, organizzato dalla Zacheta International Gallery di Varsavia, dal titolo “Making the walls quake as if they were dilating with the secret knowledge of greats powers”. Il visitatore entra nel padiglione vuoto per ascoltare l’architettura. Secondo Krakowiak “l’architettura è fatta di suoni, l’architettura è quello che rende possibile la diffusione del suono, assorbendo, filtrando, trasferendo, amplificando alcune sonorità rispetto ad altre.” Una visita quindi che illumina sull’importanza dell’architettura nella nostra dimensione sensoriale.