Il costruttore polacco Wielton ha presentato al Tribunale di Verona un’offerta (finora l’unica) di affitto di ramo d’azienda per la Compagnia Italiana Rimorchi, attualmente in concordato preventivo.
Quelli che sono considerati tra i migliori marchi della tradizione produttiva dei semirimorchi italiana potrebbero emigrare in Polonia. Stiamo parlando diViberti, Cardi, Piacenza, Daytona e Merker che erano riuniti sotto la Compagnia Italiana Rimorchi, creata dal Gruppo Margaritelli. Quello dei Margaritelli doveva essere il salvataggio dell’industria italiana dei semirimorchi, dopo la disastrosa esperienza della Merker (che ha avuto anche strascichi penali). Ma la crisi economica, con il conseguente crollo del mercato, e la fortissima concorrenza dei tedeschi nel centinato hanno spento le ambizioni della società umbra e così, nel marzo del 2014, la CIR è entrata in concordato preventivo.
Nei mesi successivi, sono emerse alcune ipotesi sull’acquisizione di ciò che rimane del gruppo, tra cui spaccavano quella della turca Tirsan e della polacca Wielton. Ora pare che sia rimasta in gioco solo quest’ultima. Infatti, Luca Piersante, della Uilm di Pescara, spiega a TrasportoEuropa che la Wielton ha presentato al Tribunale di Verona un’offerta per affitto di ramo d’azienda. Per ora, questa è la sola possibilità di rilevare la CIR, perché la procedura di concordato prevede una gara per l’acquisizione completa. Entro breve tempo, precisa la fonte sindacale, il Tribunale prenderà una decisione su tale offerta, poi potrebbe indire la gara per la vendita.
Per i dipendenti rimasti in cassa integrazione straordinaria, che scadrà alla fine di luglio, potrebbe essere una buona notizia, anche se non sono chiari i programmi della Wielton, che finora non conferma né smentisce le notizie che la riguardano. Se il Tribunale di Verona accetterà l’offerta di affitto, probabilmente la comunicazione ufficiale potrebbe apparire al Transpotec, che si svolgerà dal 16 al 19 aprile, dove la Wielton esporrà con un proprio stand. In caso contrario, c’è il serio rischio che questi marchi storici dell’industria italiana spariscano, in un mercato ormai dominato da aziende straniere.
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