Attualmente sono in corso le consultazioni pubbliche sul disegno di legge sulla trasparenza pubblica da parte del Coordinatore dei servizi speciali, Mariusz Kaminski. Il disegno di legge obbliga tutte le medie e grandi imprese, i.e. tutte le imprese che assumono almeno 50 persone o abbiano un fatturato superiore a 10 milioni di euro, ad introdurre ed attuare procedure interne idonee a combattere la corruzione.
L’entrata in vigore era stata inizialmente prevista per il 1° gennaio 2018.
Dal punto di vista dell’attività posta in essere da un imprenditore, le modifiche previste danno una particolare importanza a:
- l’attuazione o, almeno, l’applicazione delle soluzioni interne anti-corruzione in base alle nuove esigenze, nonché la garanzia di un sistema di controllo che renda possibile la prova della loro reale applicazione ed efficacia;
- l’introduzione di un sistema di seminari regolari per i dipendenti, il quale abbia ad oggetto le condizioni e le procedure anticorruzione;
- la verifica periodica del funzionamento delle soluzioni anticorruzione adottate nella prospettiva della loro efficacia, comprensiva dell’introduzione di un adeguato metodo di documentazione dell’applicazione delle predette soluzioni (adeguati processi di audit e di controllo) – nel caso di accuse della loro inefficacia della loro natura fittizia (e.g. nomina di organi collegiali interni per l’applicazione, come comitati compliance/ comitati);
- l’introduzione di un sistema interno effettivo di whisteblowing;
- l’introduzione di un sistema di verifica dei contraenti in termini di affidabilità e credibilità;
- la verifica dei contratti stipulati nonché dei modelli di contratto nella prospettiva della loro conformità alle nuove esigenze della regolazione (in particolare nell’introduzione di clausole anticorruzione);
- la definizione degli standard appropriati per la comunicazione interna ed esterna;
- la predisposizione dell’organizzazione e della formazione dei dipendenti nel caso di controllo dell’Ufficio Centrale Anticorruzione (CBA) attraverso, ad es. delle simulazioni.
SANZIONI PECUNIARIE PER LA MANCATA APPLICAZIONE DELLA LEGGE
La violazione degli obblighi di introduzione e applicazione di procedure interne anticorruzione comporta il rischio di controlli da parte dell’Ufficio Centrale Anticorruzione e l’applicazione di sanzioni pecuniarie fino a 10 milioni di zloty (circa 2,5 milioni di euro) nonché il divieto quinquennale di partecipare a bandi pubblici. Il pericolo di controlli e di sanzioni previsti dalla nuova legge, inoltre, costituiscono anche un rischio per la reputazione e il buon nome dell’imprenditore.
Le sanzioni verranno applicate attraverso una decisione del Presidente dell’Ufficio per la Protezione della Concorrenza e dei Consumatori (UOKIK) su richiesta del Ufficio Centrale Anticorruzione nel caso in cui dal controllo di quest’ultimo ufficio risulti che non siano state applicate le procedure interne anticorruzione o essi siano inefficaci o solamente fittizie. Nello stesso tempo è importante sottolineare il fatto che è sufficiente un’accusa di commissione di reato di corruzione per avviare un controllo del CDA, indipendentemente dall’esito della procedura così avviata.
L’introduzione di politiche efficaci anticorruzione è particolarmente importante e attivarsi immediatamente per evitare le nuove sanzioni sicuramente proteggerà l’imprenditore dalla responsabilità derivante dalla nuova disciplina. Il disegno di legge prevede che il Capo dell’Ufficio Centrale Anticorruzione (CBA) possa rinunciare alla richiesta di imputazione, nel caso in cui il procedimento avente ad oggetto una determinata condotta di corruzione sia stato già avviato sulla base di una precedente comunicazione notificata all’imprenditore.
PROTEZIONE DELL’AUTORITA’ GIUDIZIARIA PER I WHISTLEBLOWERS
Il disegno di legge prevede una particolare tutela da parte dell’autorità giudiziaria per i cosiddetti segnalatori (whistleblower), cioè quelle persone che comunicano agli organi investigativi le informazioni relative alla commissione di un reato di corruzione da parte del datore di lavoro o di un contraente. Per gli imprenditori ciò costituisce un rischio per la loro reputazione, soprattutto nel caso in cui la segnalazione risulterà non fondata.
Lo status di segnalatore è attribuito dall’autorità giudiziaria ed è necessario il consenso del segnalatore. La condizione di attribuzione della protezione è la comunicazione di informazioni veritiere sulla commissione di un reato, tra cui: concussione, corruzione, abuso di autorità, truffa, falsificazione di fatture per un importo rilevante, riciclaggio e documentazione falsa.
Ottengono lo status di segnalatore, tra gli altri: il dipendente, il collaboratore assunto con contratto a progetto a altri contratti di diritto civile, l’imprenditore avente dei rapporti contrattuali con il soggetto di cui viene denunciata l’attività.
All’attribuzione dello stato di segnalatore deriva l’applicazione di uno speciale regime di protezione comprensivo di:
- divieto di risoluzione del contratto (non riguarda la risoluzione bilaterale tra le parti) o la modifica delle condizioni contrattuali in senso peggiorativo (come diminuzione dello stipendio, del luogo o dell’orario di lavoro)
- per un periodo di un anno dall’archiviazione del procedimento o dalla conclusione del procedimento penale concluso con provvedimento passato in giudicato,
- senza il consenso del pubblico ministero espresso su richiesta del datore di lavoro o del contraente del segnalatore.
Per maggiori informazioni o richiesta di ulteriori chiarimenti, restiamo a completa disposizione.
Contatto:
Alfio Mancani
Avvocato – Italian Desk
M: +48 504 230 461