Prossimo Round: inflazione?

0
1701

Emiliano Caradonna

Regolarmente da queste pagine ho cercato di mettere in guardia i nostri lettori sul pericolo che certe politiche messe in opera dalle Banche Centrali da un lato, e dai Governi dall’altro, fossero caratterizzate da miopia e azzardo morale, oltre che, a volte, da scarsa sensibilità verso i cittadini.

I dati economici stanno, purtroppo, confortando le mie previsioni. La crescita economica é in alcuni paesi inesistente in altri il frutto di artifici finanziari e sussidi. L’occupazione in calo nella maggior parte dei paesi europei. La Borsa e le obbligazioni alle stelle principalmente per la quantità di liquidità messa a disposizione dalle Banche Centrali e non per miglioramenti reali, strutturali o economici.

In questo quadro piuttosto cupo comincia ad apparire all’orizzonte lo spettro dell’inflazione, e il rischio di una riduzione del potere d’acquisto di ormai magri portafoi.

Recentemente Bill Mott, uno dei più noti gestori di fondi britannici ha delineato sul “The Telegraph” le 5 ragioni per le quali é necessario temere l’inflazione e cominciare a gaurdare agli investimenti anche da questa prospettiva.

(1) Il Quantitative Easing (‘stampa di denaro’ aka) negli Stati Uniti è ormai aperto, in modo potenzialmente illimitato, e apertamente quasi unica risorsa per coprire il deficit di bilancio federale.

(2) La Federal Reserve ha esplicitamente detto che terrà i tassi di interesse vicino allo zero fino a quando la disoccupazione scenderà al 6,5 per cento. Anche se questo è un obiettivo ragionevole, i tassi di interesse sono lo strumento sbagliato per raggiungerlo. Sono necessarie politiche che agiscano sulla offerta di occupazione. Che cosa succede se più del 6,5 per cento della forza lavoro americana è in pratica disoccupato per mancanza di preparazione e istruzione? Questo apre la prospettiva di tassi di interesse che resteranno troppo bassi per troppo tempo.

(3) La maggior parte delle principali valute hanno banche centrali che stanno cercando di stampare denaro per, tra l’altro, ridurre il valore relativo delle loro valute, nel tentativo di promuovere le esportazioni.. Questo approccio (in inglese, beggar-thy-neighbor) può funzionare per un paese, ma se tutti fanno la stessa cosa, è destinato al fallimento, pur riducendo il valore della carta moneta rispetto ai beni fisici e servizi. Questa è l’inflazione.

(4) La Banca d’Inghilterra sembrerebbe decisa a rinunciare a un obiettivo di inflazione. programmata con una struttura che mira a un numero del PIL nominale. In sostanza si crea una cortina di fumo per consentire un aumento dell’inflazione in un mondo a bassa crescita.

(5) I consumatori occidentali (e le Banche Centrali) hanno tratto enormi benefici dallo spostamento della produzione ai mercati emergenti e, in particolare, verso la Cina. L’acquisto di merci prodotte a basso costo ha funzionato da freno sull’inflazione occidentale. I vantaggi di questa strategia sono ormai in gran parte finiti. E ancora più importante, i mercati emergenti stanno vedendo aumenti salariali significativi che si tradurrà in un aumento dei prezzi per i consumatori finali.

L’inflazione erode potere d’acquisto e difficilmente vedremo l’attuazione di politiche simili a quelle degli anni ’70 dove gli stipendi con vari metodi seguivano l’inflazione. Nel contesto attuale di economia debole e welfare non prioritario. Questa sarà un inflazione deflazione.

La ragione di questa strategia é che, un periodo prolungato di inflazione costante è il modo meno doloroso per erodere il debito in sostanza l’onere ricade sui risparmiatori ed è triste dire che vedremo pagare i prudenti per le follie dei temerari; sempre che i prudenti non perdano la pazienza.

Non posso che guardare con scetticismo a un ennesima puntata di «Lascia o raddoppia».