Presentazione del volume Mario Lattes, Il ghetto di Varsavia

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L’Istituto Italiano di Cultura di Varsavia e l’Ambasciata di Svizzera in Polonia hanno il piacere di invitare in occasione della Giornata della Memoria alla presentazione del volume Mario Lattes, Il ghetto di Varsavia, a cura di Giacomo Jori, Lugano, Edizioni Cenobio, 2015

27 gennaio 2015, ore 18.00

Istituto Italiano di Cultura

Ulica Marsza?kowska 72, Varsavia

 

Intervengono:

Caterina Bottari Lattes (Fondazione Bottari Lattes)

Dario Disegni (Fondazione Beni Culturali Ebraici e Fondazione Bottari Lattes)

Giacomo Jori (Università della Svizzera Italiana, Istituto di Studi Italiani)

Pietro Montorfani (Edizioni Cenobio e Archivio Storico della Città di Lugano)

Traduzione simultanea

 

Mario Lattes (Torino 1923-2001), pittore, scrittore ed editore, sfuggito alle leggi razziali, nel 1960 si laurea in Filosofia a Torino, con una tesi in storia contemporanea sul ghetto di Varsavia. Per una serie di motivi la tesi, anche se destinata alla pubblicazione, rimarrà inedita fino ad oggi. La prima presentazione del libro avrà luogo a Varsavia presso l’Istituto Italiano di Cultura.

 

Mario LATTES, Il Ghetto di Varsavia [1960], a cura di Giacomo Jori, Lugano, Cenobio, 2015.

Questo libro non è il recupero dell’‘incunabolo’ inedito di un autore illustre, ma – come mostra l’introduzione del curatore – la restituzione di un libro mancato. Misurarsi con il Ghetto di Varsavia per la tesi di laurea, nel Sessanta, per Mario Lattes è dovere di testimone della condizione ebraica e ambizione di scrittore: «Ho lavorato al mio libro. Così: ho passato la mattina nel ghetto di Varsavia, fra i cinquecentomila che lo abitavano nel ’41… » (Il muro, 1958). Ma quel lavoro è ancor più – come per Primo Levi, come per Paul Celan – la traccia dei muri che attraversano, dentro e fuori di noi, il nostro tempo: «“Tutto cominciò con la costruzione del muro”. Era proprio un bell’attacco per il mio racconto: peccato, in fondo, non averlo scritto […]. “Tutto cominciò con la costruzione del muro”. Addio, Cora. Il mio, oramai, è quasi terminato. Di certo nella mia vita non c’è altro: l’ho costruito pazientemente, ostinatamente, e senza saperlo: come tutti. Tutta la vita, c’è voluta: ma adesso tu non potresti sgraffiarvi neppure il tuo nome» (ivi). Presentare questo libro a Varsavia, nel Giorno della memoria, significa offrirlo, nella città stessa della tragedia e del trauma storico che esso testimonia, in omaggio alle ragioni della libertà e della vita.