…una grigia domenica di fine gennaio, decido di attraversare la strada da dove abito, verso l’obiettivo che da tanto tempo mi ero posto di visitare; mi avvicino e leggo l’orario: aperto dalle 10 fino a quando c’e` luce, sono scritte sia in lingua polacca e sia in lingua italiana.
Bisogna suonare, quando il cancello e` chiuso, per 2 secondi, ecco fatto! Subito dopo aver suonato un abbaiare di cani, arrivano due grossi pastori tedeschi, al di la` della recinzione, subito redarguiti dalla custode:…”dzie? dobry!” e di rimando pure lei e apre meccanicamente un cancello e poi un secondo.
Entro nel Cimitero Militare degli Italiani, costruito nel 1926, stile mussoliniano, situato nel quartiere a nord della capitale polacca, a Bielany, intorno a circondare il luogo un folto bosco, qua riposano soldati, sia della prima guerra mondiale (898 caduti ) e sia della seconda guerra mondiale (1425 caduti, di cui 150 circa, sono ancora senza un nome) provenienti da tutte le regioni italiane, e inoltre sono 5 i generali che vennero trucidati dalle SS tedesche il 25 gennaio del 1945.
Non e` grandissimo, ha una superficie di 0,8 ettari, recintato in muratura bianca, abbastanza ordinato, ma, denota il logorio inevitabile del tempo;
intanto il cielo e`immobile sopra di me, in fondo in una parete in un´apposita lastra di marmo ove sono riportati i nomi di altri soldati italiani, sepolti in terra polacca, ma, dislocate in diverse piccole e medie località, tra queste e` presente anche Lwow (Leopoli) oggi parte dell’Ucraina.
Voluto e costruito dal contributo dello Stato italiano e progettato dall’Ufficio Tecnico Centrale sezione Cimiteri Militari di Roma, ora e` gestito dell’Ambasciata Italiana in Varsavia.
Tre anni fa e` venuto ha rendere omaggio, l´allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, piu` di dieci anni fa l´altro ex presidente Francesco Cossiga, inoltre l’ex sindaco di Milano Gabriele Albertini.
Mi soffermo sui nomi, sulle date di morte, sui gradi, che vanno dal carabiniere alla guardia di finanza, dal maro` al soldato semplice, tanti cognomi e nomi comuni di un passato ormai lontano. Intravedo tra le lapide di un bianco sbiadito altre persone, chi saranno e cosa cercheranno, forse famigliari o reduci, ma, fiori non ne vedo e neppure candele.
Esco dal cancello, solo il rumore della terra sotto i miei piedi richiama la mia attenzione, intanto i pastori tedeschi sono ”rientrati” in casa….