Polacchi in Italia: Danuta Wojtaszczyk e Anna Malczewska

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NASZ ŚWIAT è un bisettimanale in lingua polacca pubblicato in tutta Italia, sponsorizzato dalla casa editrice Stranieri in Italia. Le tematiche di cui si occupa sono piuttosto ampie, tuttavia si concentra principalmente sulla complessa situazione sociale e legale dei polacchi emigrati all’estero. Le redattrici polacche, Danuta Wojtaszczyk e Anna Malczewska, due donne giovani ed energiche, forniscono consulenza legale ai polacchi, li avvicinano alle nuove leggi italiane riguardanti diversi settori, ai problemi del bilinguismo nei bambini figli di emigrati e raccontano storie di vita vissuta di gente comune. Le redattrici, nonostante l’immensa quantità di lavoro hanno trovato per me qualche minuto del loro tempo, nella loro redazione di Roma, e dopo aver bevuto simbolicamente un espresso, per abbattere ogni formalismo, abbiamo iniziato l’intervista.

Da quanto tempo esiste Nasz ?wiat e qual’è la sua storia?

Danuta: Il primo numero del bisettimanale dedicato ai polacchi in Italia “Nasz ?wiat” è uscito a gennaio del 2004, qualche mese prima dell’entrata del nostro paese nell’Unione Europea. È stato il tredicesimo titolo della casa editrice Stranieri in Italia specializzato in stampa bilingue.

Anna: Io e Danuta abbiamo iniziato la redazione del giornale a gennaio del 2006 e quello che volevamo fare era creare un periodico che potesse offrire un punto di incontro per i polacchi in Italia, sia residenti che lavoratori stagionali. Abbiamo deciso fin dall’inizio che il giornale dovesse essere scritto per e con il contributo dei lettori. Quest’idea è stata accolta positivamente dai lettori, che condividono volentieri le loro esperienze e ci informano degli eventi organizzati dai polacchi all’interno delle regioni italiane in cui vivono. Ad ottobre del 2006 “Nasz ?wiat” da mensile è diventato bisettimanale. Per venire incontro alle attuali esigenze dei polacchi che, per vari motivi, hanno deciso di stabilirsi in Italia, nel 2009 abbiamo lanciato il portale www.naszswiat.net che offre ogni giorno centinaia di articoli di consulenza legale, notizie sulla vita della società polacca in Italia, informazioni aggiornate su importanti eventi che hanno luogo sia in Italia che in Polonia.

Vi siete conosciute dopo essere emigrate, o quando eravate ancora in Polonia?

D: Ci siamo conosciute a Roma nel 2001, ma da quando ci siamo incontrate molte persone hanno avuto l’impressione che fossimo amiche fin dai banchi di scuola.

A: Fin dal mio arrivo in Italia ho sempre desiderato avere contatti con i miei connazionali, sono entrata a far parte della Stowarzyszenie Kulturalne Comunità Polacca, fondata da Teresa D?browa, una polacca che ha fatto molto per i polacchi ai tempi in cui eravamo “extracomunitari”. All’interno della Comunità Polacca insegnavo la lingua italiana in un corso per principianti. Un giorno è arrivata Danuta, voleva occuparsi di un’altro corso ed era interessata al mio metodo d’insegnamento. Ed è così che tutto ha avuto inizio…

Da dove venite, e perchè proprio Roma?

A: Sono nata a Varsavia, mentre Danuta è di Danzica. Perchè Roma? È stato un caso, mi ero semplicemente innamorata di un uomo che abitava a Roma.

Di che cosa i polacchi si lamentano più frequentemente?

I nostri connazionali che vivono in Italia si lamentano soprattutto dello sfruttamento da parte dei datori di lavoro e della burocrazia italiana. Purtroppo la vita da emigrato non è facile ed è per questo motivo che mettiamo grande impegno nel fornire ai nostri lettori risposte esaurienti e consigli legali. Un grosso problema è rappresentato dalla mancanza di conoscenza della lingua italiana da parte dei polacchi. Accade spesso che le persone che si rivolgono a noi in cerca di aiuto non abbiano nemmeno capito di preciso cosa hanno firmato o a che condizioni abbiano acconsentito.

Avete intenzione di restare per sempre a Roma, oppure sognate di tornare in Polonia, o forse di partire per un’altra nazione?

A: Io ho sempre pensato di ritornare in patria, ma so che se decidessi di farlo, avrei nostalgia dell’Italia appena qualche settimana dopo il trasferimento. Nonostante i molti aspetti negativi, l’Italia è bellissima, il clima è meraviglioso, e il cibo… Non credo che potrei trasferirmi in un’altra nazione. Ricominciare tutto da capo è una vera sfida. Sarebbe già difficile ritornare in patria, figuriamoci in un altro paese.

D: Io e mio marito ci facciamo sempre più spesso questa domanda da quando è nato nostro figlio, Ja?, che adesso ha tre anni e mezzo. Ci dispiace che veda così raramente i nonni che vivono in Polonia, che non possiamo essere presenti in molte occasioni familiari come battesimi, compleanni, o ai matrimoni dei nostri parenti. La famiglia, comprese lontane zie, zii e cugini, è sempre stata molto importante per noi. Le vacanze più belle durante la mia infanzia erano quelle passate a casa di mia nonna, in una piccola cittadina nella zona del Pojezierze Dobrzy?skie. Nei fine settimana estivi durante i picnic in famiglia in riva al lago a volte c’erano decine di persone. Era proprio divertente! Ci dispiace che il nostro Ja? non possa frequentare regolarmente i suoi cugini e le sue cugine, a maggior ragione dato che è figlio unico.

Purtroppo anche tornando in Polonia non cambierebbe molto, dato che la maggior parte dei giovani della nostra famiglia è emigrata per lavorare all’estero. Il lato positivo sarebbe certamente quello di essere più vicini ai nostri genitori, anche se il problema sarebbe che per la maggior parte della nostra vita adulta abbiamo lavorato in Italia, e che ormai abbiamo quasi quarant’anni. Un altro motivo per cui il ritorno in Polonia è rimandato ad un tempo imprecisato è il fatto che io “figlia del mare” non sarei molto felice di abitare dalle parti di mio marito (sotto Breslavia), mentre lui, al contrario, ad abitare sulla costa si sentirebbe “come un pesce fuor d’acqua”.

Cosa ne pensate della questione del bilinguismo dei bambini figli di emigrati?

D: penso che il bilinguismo dei nostri figli sia il vantaggio più grande dell’emigrazione. Si tratta di un tesoro lasciato in dono ai nostri bambini polacchi cresciuti all’estero. Senza parlare del fatto che il bilinguismo gli aprirà molte porte nel mercato del lavoro quando saranno adulti. Crescere un bambino bilingue richiede uno sforzo in più, soprattutto nel caso di matrimoni misti, in cui soltanto un genitore conosce la lingua polacca. Succede spesso che in casa “per comodità” si parli soltanto in italiano.

Lavorate insieme a molti redattori stranieri, che valore date alle vostre relazioni internazionali?

D: La nostra casa editrice è una vera e propria torre di babele (sorride). Abbiamo alcune decine di dipendenti fissi e praticamente ognuno di noi proviene da un paese diverso. Organizzare un pranzo o una cena insieme è sempre una sfida per il proprietario del ristorante che deve comporre il menu in maniera tale da rispettare tutti i vincoli imposti dalle diverse credenze religiose.

Abbiamo tutti un’età compresa tra i 33 e i 40 anni e abbiamo un’istruzione molto simile. Anche le nostre carriere hanno seguito direzioni analoghe, indipendentemente dall’angolo del mondo in cui siamo nati. Siamo tutti arrivati in Italia quando avevamo poco più di vent’anni, molto spesso per amore di una persona che abitava in Italia (non sempre un italiano), oppure per proseguire gli studi. Più tardi abbiamo trovato un lavoro, l’amore, abbiamo avuto dei figli… Lavoriamo insieme da tanti anni e perciò siamo un gruppo molto compatto. La somiglianza delle nostre biografie ci ha sempre unito, e mai diviso.

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