Poesja

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Ho chiamato il mio progetto Poesja per unire la parola italiana “poesia” con il suo equivalente polacco “poezja”. Il pronome polacco “ja” significa “io” e, secondo me, l’io è la base di qualsiasi progetto letterario.

Sono una giovane scrittrice e traduttrice polacca che vuole incoraggiare altri giovani a scrivere e a condividere i loro testi. Ho cominciato a pubblicare le mie poesie in Polonia dieci anni fa e ricordo bene quanto sia stato difficile fare i primi passi. Conosco molte persone che scrivono sia in italiano che in polacco. Per questo motivo ho creato una piccola raccolta di testi e l’ho resa bilingue.

Poesja è una fusione letteraria e linguistica di qualcosa che non può essere facilmente definito. è una raccolta di testi che supera i limiti linguistici. Si tratta di un progetto che unisce i giovani scrittori e scrittrici in uno spazio sperimentale dedicato agli incontri letterari internazionali. Sono sicura che Poesja ci permetterà di toccare gli strati più sottili del linguaggio poetico.

Karolina Romano, traduzione: Lena Dominiczak
Un’opera d’arte
Ti ho scritto una poesia,
in realtà più di una,
forse troppe,
forse non avrei dovuto,
forse bastava limitarsi a un sorriso.
Eppure, ogni goccia d’inchiostro
che silenziosa si posava sul mio foglio
mi parlava di te,
e mi sembrava inevitabile disegnarti con le parole
fino ad ottenere un quadro completo
di tutto quello che sei.
E non ci si chiede mai
se l’opera vera e propria sia
frutto dell’artista o dell’ispirazione
che travolgente lo spinge a creare.
E in realtà, nemmeno importa
se a persistere nel tempo
è il connubio di due anime
che unite hanno creato Arte.

Wiktoria Gawlik, traduzione: Lena Dominiczak
l’assurdità
nell’inquietudine trovo la pace
guarda com’è bella questa assurdità
che non esiste nella tua presenza
e tu rendi tutto così normale
sai riempire il mio vuoto
oppure il deserto della mia anima
ma a volte sparisci pure tu
ed io
rimango vuota senza di te

Lena Dominiczak
passeggera
passo la notte in bianco,
ma passo dopo passo,
camminando verso

Mariusz S. Kusion, traduzione: Krzysztof Jeleń
Una notte di luglio
tra di noi c’è Italodisco che risuona. è successo così
affondati nella poltrona finché un sole migliore non riscaldi
le nostre parole di frasi complete. capirai
questi punti interrogativi così improvvisamente
come lo voglio io quando il nome ritrova il corpo
biondo. l’acquerello rivive davanti ai miei occhi
nei tuoi un verde velenoso divora le ultime occasioni
per la seconda incaranzione dell’amicizia

Patrycja Krakowińska, traduzione: Lena Dominiczak
Sala
alghe rosse
si muovono al vento a tempera
i capelli nascondono dalla folla
il grembo della vergognosa

mi sono persa qualche volta
tra le mani di marmo
groppe di cavalli teste
di Oloferne che cadono

gli zefiri soffiano sui fiori
i turisti inalano l’Arno
lo vedo sugli schermi dei telefoni
fotocamere digitali
proprio come a casa

non sento il rumore di una frattura
al collo lungo di una spalla slogata
mi alzo in punta di piedi e non capisco
quando la gente del posto mi parla troppo velocemente

nelle vicinanze qualcuno ha fatto esplodere
un’auto, qualcun altro ha scritto una poesia al riguardo
colpita al cuore, strappata, non uccisa
gli affreschi della stanza di Niobe staccati dal muro

Wiktoria Skrzypczak, traduzione della poesia di Jan Brzechwa „Kaczka Dziwaczka”
Paperella Bizzarella
Vicino al ruscello Fella
Viveva una bizzarella,
Ma anziché starci vicino,
Gironzolava un pochino.
Si recò dal parrucchiere:
“Avrebbe un chilo di mele?”
Più tardi andò dal dottore:
“Dei Cornetti, per favore”.
E poi corse dall’architetto:
“Del pollo, me ne dia un etto”.
E le papere a beccarsi:
“Magari un’oca la calci!”
Faceva tante uova sode,
E anche ai capelli le code.
E con lo stuzzicadenti
Ornava abiti aderenti.
Poi comprò del papavero
Per farne un altro papero.
Mangiando vecchie codette
Diceva: “sono trenette”.
E quando un soldo mangiò
Si trasformò tutta in bordeaux.
E disse un papero scaltro
“Si impapererà senz’altro!”
Alla fine fu comprata:
“Ne faccio una paperata”
Il cuoco la fece cotta.
Aggiunse anche la ricotta,
Ma servendola si stupì
Perché la papera sparì!
Restò solo papavero.
Mi sembrò strana, davvero.