Sabrina Allegra
Ore 22 del giovedì sera…ci si guarda in faccia io e la francese con aria confabulatoria e si decide per ilweekend in arrivo di non rimanere a fare la muffa a Rzeszòw, come quello precedente passato a giocare – miseramente – a biliardo (da cui tra l’altro sono seriamente dipendente da qualche mese a questa parte). Anche se in tutta onestà non potrei lamentarmi avendo trascorso gli ultimi mesi più in viaggio che altro!
Fatto sta che il giorno dopo zaino in spalle e scarponi ai piedi si parte per i Monti Tatra – la mia seconda volta da quando sono qui – in modalità „avventura” senza cioè consultare il meteo né tantomeno prenotare ostelli, camere, bus, niente. Si va.
Dopo una breve sosta a Cracovia – giusto il tempo di fare scorta ai chioschi della stazione del tipico Brezel – si riparte. Destinazione Zakopane – a sud della Regione Ma?o Polska (Piccola Polonia) – principale via d’accesso polacca ai Tatra che viene presa d’assalto dai turisti nella stagione invernale ed estiva. E’ una cittadina molto graziosa, famosa per le sue tradizionali e caratteristiche casette in legno – a mo’ di baita – che popolano la città e le vie del centro storico.
I Tatra godono di così tanta popolarità perché lungo gli oltre 1500 km dei Carpazi sono l’unica frazione alpina esistente. I restanti accessi a questa affascinante area naturale (Patrimonio dell’Unesco dal ’93) si trovano sul versante slovacco che può vantare molte più cime rispetto a quelle polacche e più alte. In ogni caso non si superano i 2700 m d’altezza.
Il versante polacco ha dalla sua una presenza maggiore di laghi di cui „I 5 laghi” ne sono un esempio (un trekking che impegna per circa 8 ore). Per ora di questi cinque ne sono riuscita a vedere solo uno l’estate scorsa, il più grande dei Tatra:Morskie Oko (l’occhio del mare). E’ un trekking fattibile per tutti (ma proprio tutti!) tanto che in estate ci si trova quasi a sgomitare per salire. Il cammino – che attraversa una foresta quasi intatta – è per il 90% asfaltato e non si può abbandonare per nessun motivo essendo questa un’area protetta.
Il meglio arriva una volta raggiunto il lago dove ci si può rifocillare in rifugio o proseguire per gli altri quattro laghi. Se volete optare per uno spuntino leggero e gustoso – addentrandovi nel sentiero ad anello del lago –
fitti arbusti di mirtilli crescono copiosi. Ahhhh che bellezza!
Tornando a noi, scendiamo dal pullman e tempo un minuto iniziano le negoziazioni per la notte. Scena tipica è infatti quella di venire fermati direttamente in stazione da gente del posto che fa del business affittando camere della propria abitazione. Il vantaggio è di poter contrattare (ma pur sempre attenti alle fregature) e di stare in un ambiente familiare.
Così eccoci belle contente seguire una signora del posto – che parla contemporaneamente polacco e inglese – in una comoda e accogliente sistemazione a poche centinaia di metri dal centro. Ci stravacchiamo giusto il tempo per la prova materasso e via per le romantiche stradine di Zakopane illuminate dalle lucine natalizie (a cui pur pacchiane che siano non so risparmiare un „ohhhhhhhh”). Lungo il tragitto non si contano i venditori del tipico formaggio di questa regione l’Oscypek, anche in formato passeggio. Un formaggio affumicato di latte di pecora da mangiare freddo o scaldato sulla piastra. In quest’ultima versione il gusto è molto più intenso e spesso servito con della confettura che ne addolcisce un po’ il sapore. O ancora le tradizionali babbucce imbottite di lana che non hanno niente si sexy ma mettono una voglia di cioccolata calda e coperta che non vi dico!
Decidiamo di entrare in un locale che ci ispira particolarmente per via della musica dal vivo suonata in costume da quattro giovanotti un tantino alticci. Nonostante le apparenze ciò che può sembrare kitsch ha in realtà un carattere tipico. Sì perché qui il folklore non è solo un’attrazione turistica messa in piedi per l’occorrenza, ma parte ancora attiva della cultura locale, sorprendentemente anche fra i giovani.
Ordiniamo due grzane wino (vin brulè) per scaldarci un po’ e due zuppe ai funghi di cui ricordo ancora il ricco sapore…….le zuppe sono uno dei piatti forti qui in Polonia. Ce n’è per tutti i gusti ed è ciò che spesso mi salva non mangiando carne. C’è la ogòrkowa fatta con i cetrioli, la barszczerwona di barbabietola, la ?urek leggermente acidula per via della fermentazione della farina di segale e la pomidorowa, qui la traduzione è superflua.
Giorno secondo: ci alziamo infischiandocene della tabella di marcia concordata la sera prima e ci dirigiamo verso la stazione principale dei pullman, dove vanno in scena altre gag. La sensazione – un po’ quella di quando siamo arrivate – è quella di stare al mercato del pesce. Gli autisti delle navette – che fanno avanti e indietro dalle principali partenze per il trekking – vendono le proprie destinazioni ai turisti facendo a gara a chi se li accaparra per primo. Quest’estate mi è capitato ad esempio di venire „caricata” da una navetta nel bel mezzo di una strada anonima. L’autista abbassa il finestrino e chiede „Morskie Oko?” „Tak” e voilà. Ovviamente non esistono degli orari prestabiliti per la partenza: si parte quando si sono racimolati più passeggeri possibili!
Arriviamo a
Ku?nice uno dei punti chiave per iniziare sentieri o in alternativa prendere la cabinovia fino alla vetta del
Kasprowy Wierch (1986 m) e da lì proseguire per diversi percorsi.
Dalla cima il panorama ha del surreale: davanti e intorno a noi solo neve e neve, mentre alle nostre spalle la valle è coperta da nuvole soffici che creano quasi un muro che ci separa dalla civilizzazione, eccetto tutta quella che ci siamo portate dietro in cabinovia!
Proseguiamo sulla cresta della montagna che separa il confine polacco a sinistra da quello slovacco alla nostra destra. Arriviamo sul punto più alto scivolando più volte per lo strato di ghiaccio accumulatosi e respiro a pieni polmoni tutto il respirabile..ahhhhh come mi mancava quell’aria!
Ci incamminiamo scendendo verso est in un sentiero zeppo di neve dove le cadute si sprecano, specie le mie. Da cane e gatto quali siamo, io e la francese, incominciamo a fare la lotta di palle di ghiaccio più che di neve i cui residui ce li portiamo nella schiena fino in rifugio (
Schronisko Murowaniec).
Posiamo tutto in camerata, il tempo di un tè caldo e via di nuovo verso il lago Czarny Staw G?sienicowy (1620 m) a mezz’ora di cammino. Il tragitto fatto di massi si fa scivoloso e in alcuni punti diventa davvero difficile arrampicarsi senza andare giù. Nel silenzio del sentiero i pensieri vanno alla non remota possibilità di incontrare degli orsi che vivono beatamente in queste zone insieme ad altre specie protette, quali il camoscio, la marmotta e l’aquila. Per smorzare la tensione iniziano i racconti di una serie di aneddoti del tipo „l’amico del mio amico” che si sarebbe trovato davanti ad un orso con in mano una telecamera. L’orso gli sarebbe andato vicino scrutandolo e annusandolo. Lui fermo – si fa per dire – con la telecamera a riprendere con un leggero tremolio e l’orso che soddisfatto se ne torna da dov’è venuto. Come farsi coraggio da sole! Cerchiamo allora di ripassare la lezione giusto in caso: regola n. 1 non morire d’infarto; regola n. 2 se il tuo cuore batte ancora non muoverti per nessun motivo!
Fortunatamente arriviamo al lago senza nessuna sorpresa e davanti a noi si mostra in tutto il suo splendore qualcosa di unico, complice la superficie dell’acqua ormai ghiacciata e le montagne che circondano il bacino. Rimaniamo per un po’ a contemplarne la bellezza sedute su una roccia, ma non abbastanza per timore di ritrovarci in breve al buio.
La serata in rifugio scorre piacevolmente intorno a noi: c’è chi gioca a carte, chi legge, chi ride e…. c’è chi beve l’ennesimo vin brulè e va ko! Ci intratteniamo ancora un po’ a chiacchierare con un gruppo di ragazzi, un ultimo tè caldo e poi a nanna.
Ci svegliamo l’indomani con tutta calma e una nebbia che avvolge tutto intorno a noi. In meno di due ore siamo al punto di partenza e riprendiamo la nostra navetta ferma ad aspettare chi ha passato la nottata in rifugio.
Ce ne andiamo a malincuore da un posto fantastico, ricco di natura e di quel silenzio che rigenera lo spirito affaticato dal rumore e dall’eccesso di parole…..