Magdalena Radziszewska
Solamente dopo il mio arrivo a Bologna ho scoperto che gli “Spaghetti alla Bolognese” non esistono. Volendo cominciare bene il periodo del mio scambio studentesco in questa bellissima città, avevo deciso di andare in un ristorante e assaggiare dei veri spaghetti bolognese… La reazione del cameriere, quando ha sentito la mia richiesta, è stata abbastanza violenta. Un po’ innervosito mi ha spiegato (colorando le sue espressioni con un’energica gesticolazione) che “Spaghetti alla Bolognese” sono un’invenzione assurda e che un piatto tipico di Bologna sono semmai le Tagliatelle al Ragù (eccezionalmente squisite, però!). Dopo questo aneddoto avevo già capito come il periodo dei miei studi a Bologna sarebbe stato per me una buona occasione di scoprire sia questa città che tutta l’Italia eliminando alcuni miti o stereotipi sugli Italiani e sulla cultura italiana magari scoprendo tanti nuovi aspetti interessanti. Visto che sono un’amante quasi morbosa della Penisola, ho visitato questo paese diverse volte ed ho visto davvero molti luoghi. Però solamente adesso, che non sono una tipica turista, ma vivo una quotidianità italiana, posso osservare meglio la vera Italia e i suoi abitanti.
Il mito degli Spaghetti alla Bolognese, l’ho abbattuto già durante il mio primo giorno a Bologna. L’occasione di una seconda è capitata in un bar affollato, dove dopo dieci minuti di tentativi mancati di ordinare due caffè, ho chiesto (un po’ disperata) a una signora che mi stava accanto: “Mi scusi, ma dov’è la fila?” Dopo avermi squadrata con lo sguardo da capo ai piedi con diffidenza mi ha detto: “Tesoro, svegliati! Siamo in Italia!!!”. Adesso lo so già che in Italia non si fa la fila. Ho scoperto anche che sulle strade italiane esistono regole del traffico stradale totalmente diverse da quelle in Polonia (sento che il livello d’adrenalina nel mio organismo, dopo la mia prima passeggiata in bici per le strade di Bologna, non calerà per un bel po’).
Un frastuono continuo, il rumore delle moto che corrono per gli stretti vicoli, clacson delle macchine e litigi dei venditori lungo la strada. Questa è Bologna, chiassosa e sempre piena di vita. Proprio qui anche di notte tarda (fino a mattina inoltrata) si possono mangiare i bomboloni al cioccolato caldi. Qui si può camminare durante un temporale senza l’ombrello grazie a portici che contano in totale ben 35 kilometri. Si può anche visitare Bologna in un solo giorno. Però in questo caso l’unica immagine che resta nella testa di un turista frettoloso è il simbolo della città le due torri dette degli Asinelli e Gariselda. Dicono che il panorama che si può ammirare dalla cima delle torri mozza il fiato (io purtroppo devo rinunciare al piacere di ammirarla vista la leggenda secondo cui ogni studente che sale le due torri non si laurea mai…non sono molto superstiziosa, però in questo caso forse è meglio eccedere in prudenza). Tuttavia, per poter sentire pienamente il clima di questa meravigliosa città è meglio dedicare un po’ più di tempo per la visita. Tranquillamente inoltrandosi nell’intrico di vicoli affascinanti e poi in un bar, trovato casualmente, ascoltare dei jazzisti, sorseggiando lentamente un bicchiere di squisito Lambrusco. Bologna è una città di sapori e aromi e, nello stesso tempo, un paradiso per gli studenti. Bologna è “la Dotta”, perché proprio qui si trova l’università più antica nel mondo occidentale, “la Grassa” perché è famosa per la sua cucina eccellente e “la Rossa” visto il colore dei mattoni con cui erano costruiti palazzi e torri. Bologna è anche la città dei segreti. Ne nasconde in sé sette. Oppure cinque. O forse nove…mi pare che ogni bolognese abbia la propria versione. Fin d’ora ne ho scoperti tre. Spero che prima della pubblicazione del prossimo numero di Gazzetta Italia li scoprirò tutti…