Caso LIDL? Ma diamo un nome alle cose!

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Avete presente come si sente il poliziotto operativo quando viene mandato a dirigere il traffico? Ebbene, così mi sento io a dover trattare un polverone sollevato da una sparuta minoranza di connazionali annoiati dall’apparente calma che si vive in Polonia o desiderosi di salire alla ribalta cavalcando…un dondolo!

I fatti.

La nota catena di supermercati Lidl, fidandosi dei creativi della loro agenzia pubblicitaria, mette in onda uno spot per la promozione della settimana della cucina italiana, nel quale due noti cuochi della Tv polacca utilizzano una scena del Padrino ovviamente in modo parodico, per pubblicizzare un tipo di pasta. Ma il Padrino non era una saga americana? Sui social network, un numero di persone che non superano le dita delle mani, è riuscito a montare una polemica che riassunta in modo molto stringato puo’ essere così riassunta: Noi da italiani, ci indignamo nell’essere associati all’immagine trucida ed infamante del mafioso! Clap! clap! clap! In fondo, lo stereotipo pizza e pasta calza (o a qualcuno di noi non piace?) ma il mafioso no! E poi… in questo modo si scoraggia il turismo polacco diretto in Sicilia perché avrà paura di avere incontri ravvicinati del terzo tipo con personaggi vestiti di bianco e il sigaro in una mano e la lupara nell’altra? Ma quelli che scrivono codeste panzanate, sono mai stati in Sicilia? A quel punto mi sono ricordato che mi chiamo Buscema e che sono Siciliano (nun me ne futti nenti ca sa scriviri ca lettera minuscula!) e che ogni anno passo almeno un mese nella mia terra e che al liceo a Catania avevo i nipoti di Nitto Santapaola nella classe a fianco. Ed è allora che mi son ricordato di tutti i negozi di souvenirs a Taormina a Catania ma anche a Siracusa che vendevano parecchie delle loro magliette con frasi tipo “I love Mafia” e via discorrendo. Tutti i polacchi che ho ospitato in Sicilia, a partire dalla mia compagna, mi hanno letteralmente obbligato ad un pellegrinaggio per visitare Corleone convinti di annusare o percepire le fascinose (per loro, si intende) trame della mafia. Beh lasciamoglielo credere! A Los Angels paghiamo cari biglietti per visitare gli Studios? e allora creiamo anche un filone turistico legato a questa parte triste della storia siciliana e non solo. Facciamo entrare un po’ di piccioli nelle tasche prosciugate del turismo siciliano. Ma non eravamo un popolo anche autoironico? Accettiamo anche in maniera obiettiva, con lo stesso metro di giudizio, la gag di Zelig che ironizza sul cinema polacco e su una presunta inespressività dei polacchi? Vi risulta che la comunità polacca abbia scomodato l’Ambasciata Polacca a Roma? Il sopracitato sparuto gruppo invece lo ha fatto, obbligando, con un certo imbarazzo, la nostra sede diplomatica ad una cortese risposta che pubblichiamo:

“La ringraziamo molto per averci segnalato la campagna pubblicitaria della LIDL, che utilizza un luogo comune discutibile e, in termini di marketing pubblicitario, fin troppo sfruttato. Mettere in relazione il nostro Paese, o quanto meno la nostra cucina, con il fenomeno criminale mafioso è sicuramente cosa inappropriata e disdicevole.

L’Ambasciata d’Italia insieme alle altre istituzioni italiane presenti in Polonia si impegna quotidianamente per scardinare e smentire luoghi comuni e associazioni semplicistiche che non rispecchiano la complessità della storia e della realtà del nostro Paese.”

 

Per completezza dell’informazione, Gazzetta Italia ha cercato di capire attraverso un sondaggio con un campione di cento persone quale fosse la reale reazione di cittadini polacchi e italiani misti. Il 75% delle persone interpellate ha ritenuto lo spot in questione non lesivo della reputazione degli italiani, un 20% lo riteneva lesivo ed un 5% era incerto. Pertanto, ricollegandomi al titolo nella parte “diamo un nome alle cose” allora.. più che “il caso Lidl” … “la voglia di fare casino col pretesto di Lidl”.

Alla prossima, se Dio vuole.

Ps: ecco il link dello spot