La primavera dei popoli, conosciuta anche come rivoluzione del 1848 o moti del 1848, fu un’ondata di moti rivoluzionari avvenuti nella metà del XIX secolo in tutta Europa per abbattere i regimi assolutisti della Restaurazione e sostituirli con governi liberali.
A Roma, sotto la spinta di moti popolari che chiedevano libertà e democrazia, crollò il regime pontificio e il Papa Pio IX fuggì a Gaeta. Il 9 febbraio 1849 un’Assemblea eletta con suffragio universale proclamò la Repubblica guidata da un Triumvirato adottando come bandiera il tricolore. Ma per ripristinare il potere del Papa, Francia, Austria, Spagna e Regno delle Due Sicilie, attaccarono il territorio della Repubblica da più parti. A sua difesa affl uirono a Roma giovani da ogni parte d’Italia e d’Europa. Garibaldi vi portò i suoi volontari, circa 2000 uomini male armati, ma forti nella determinazione di difendere ad ogni costo la democrazia, la libertà, la Repubblica. Proprio a lui fu affi data la difesa del settore più esposto: il Gianicolo. Il 30 aprile i Francesi giungevano alle porte di Roma. Fermati dall’intenso fuoco dei difensori, e respinti da un furioso assalto alla baionetta alla fine della giornata furono costretti a ritirarsi, ma dopo un mese di tregua, con gli effettivi francesi passati a 30.000 uomini, ripresero i combattimenti.
Roma venne stretta d’assedio e bombardata. La Repubblica aveva ormai i giorni contati e il 30 giugno l’Assemblea per non sottoporre la città a inutili distruzioni decretò la fine della resistenza. Garibaldi non accettò la resa e con un contingente di armati iniziò la ritirata verso Venezia. Mazzini riprese la via dell’esilio.
Il 3 luglio, mentre le truppe francesi entravano a Roma, dal balcone del Campidoglio veniva proclamata la Costituzione della Repubblica Romana.
In quei mesi Roma era passata dalla condizione di Stato tra i più arretrati d’Europa a banco di prova di nuove idee democratiche, basate in primis sul suffragio universale maschile (il suffragio femminile in realtà non era vietato dalla Costituzione, ma le donne ne restarono escluse per consuetudine) sull’abolizione della pena di morte e sulla libertà di culto.
Abbiamo detto che alla difesa della Repubblica Romana accorsero tanti patrioti da ogni parte d’Italia, ma all’appello rispose anche un pittoresco esercito internazionale di volontari: sulle barricate in quei giorni a difendere Roma troviamo i nomi di stranieri che combatterono, scrissero versi, dipinsero, alcuni sacrifi cando la loro vita. Il gruppo più omogeneo e organizzato fu la Legione Polacca, cittadini di una nazione cancellata, “pellegrini” che struggendosi di nostalgia accorrevano ovunque si combattesse per la patria e la libertà.
“Da Roma a Roma“ di Alessandro Cartocci è il libro che ricorda le gesta nella Città Eterna di questi cavalieri erranti, è un doveroso omaggio e un riconoscimento al loro coraggio e alla loro lealtà.
L’autore, dopo lunghe e complicate ricerche archivistiche, è riuscito a far conoscere per la prima volta dopo più di 170 anni il nome dei 201 coraggiosi legionari che a Roma combatterono al fianco dei garibaldini e riportare alla luce molti interessanti episodi in cui si comportarono da valorosi guadagnando l’ammirazione degli stessi nemici. Ora la domanda sorge spontanea: perché una legione Polacca a Roma? Come, quando e a che scopo si era formata e combatteva questa compagine straniera a difesa della Città Eterna? Non è mai stata sufficientemente conosciuta la vicenda della Legione Polacca, istituita nel marzo 1848 per volontà del poeta-vate polacco Adam Mickiewicz, che a Roma trovò la sua consacrazione uffi ciale con il decreto del Triumvirato del 29 maggio 1849. Non restava che colmare questa lacuna.
Cartocci ha fatto tornare idealmente in vita quegli uomini coraggiosi, li ha tratteggiati fino a farceli sentire reali, vicini nei loro pensieri e nelle loro azioni, fratelli di ideali in un mondo duro, ostile che nessuno spazio concedeva all’autodeterminazione dei popoli. Un mondo che imponeva scelte coraggiose e rinunce anche estreme in nome di quella libertà indipendenza e unità nazionale che Italiani e Polacchi sentivano intollerabilmente negate. Aspirazioni peraltro condivise negli Inni delle due Nazioni.
Ma non aggiungiamo altro su questa storia avvincente e piena di nessi imprevedibili, per non rovinare il piacere e l’atmosfera della progressiva scoperta dei fatti che la sapiente prosa di Cartocci ci disvela, mettendo in fila gli eventi e ricorrendo con intelligenza alle fonti, ora rievocando le voci dei tanti testimoni oculari che ci hanno lasciato un ricordo vibrante di questo manipolo di combattenti, ora regalandoci un ricco florilegio di documenti d’archivio a completare la piacevolissima carrellata di immagini e notizie di cui si compone il volume…
Tra i nomi degli Eroi che donarono la vita per gli ideali della Repubblica Romana da oggi compaiono a pieno titolo, grazie a questa nuova consapevolezza, anche quelli dei giovani polacchi che combatterono in Italia riconoscendo l’importanza della fratellanza d’armi per il
riscatto della Patria vessata dallo straniero; ricevendo poi a loro volta sostegno e aiuto significativi nella loro ribellione verso la Russia nel 1863, quando un cospicuo gruppo di volontari bergamaschi guidati da Francesco Nullo rispose all’appello di Garibaldi “Non abbandonate la Polonia”.
Forse da oggi a Roma quei nomi sull’antica colonna nei giardini di via Flaminia o al Mausoleo garibaldino al Gianicolo, dalla grafi a tanto complessa per un Italiano, saranno meno estranei. Da Roma a Roma, il viaggio inizia!
Il libro, ottimamente tradotto in polacco da Marta Koral, è stato realizzato grazie al generoso contributo dell’Istituto Internazionale di Studi Giuseppe Garibaldi, impegnato a promuovere e tramandare in Italia e nel mondo lo studio del pensiero e dell’azione di Giuseppe Garibaldi e dell’epopea garibaldina. Il volume ha ottenuto il patrocinio dell’Istituto Polacco di Roma e dell’Accademia Polacca delle Scienze di Roma e i rispettivi Direttori, Łukasz Paprotny e Agnieszka Stefaniak-Hrycko hanno voluto esprimere nelle pagine iniziali il loro personale apprezzamento. La prefazione è della dott.ssa Minasi, responsabile del Museo della Repubblica Romana e della memoria garibaldina.
Alessandro Cartocci, dirigente medico ospedaliero e professore a contratto nei corsi di laurea per professioni sanitarie, per bilanciare la tensione derivante dall’impegno lavorativo, ha coltivato l’hobby della divulgazione storica, trasferendo con successo in quel passatempo l’esperienza e la metodologia della ricerca scientifica. Interessato alla Repubblica Romana del 1849 ha scritto La faccia delle strade, un libro diviso in due parti dedicato alla toponomastica garibaldina del Gianicolo e di Monteverde Vecchio e La vedetta appenninica curiosità, divagazioni e ricordi sulla città eterna. Ha pubblicato per molti anni articoli sulla Strenna dei Romanisti e sulla Rassegna storica dell’Istituto per il Risorgimento e sui Quaderni Storiografici dell’Istituto Internazionale di Studi Giuseppe Garibaldi.
Il ricavato della vendita di questo libro sarà devoluto alla Caritas di DROHOBYCZ per le necessità dell’Ospedale
Chiunque fosse interessato all’acquisto del libro può riceverlo con il 40% di sconto facendo una donazione di 25 euro sul conto bancario di
STOWARZYSZENIE DIAKONIA RUCHU ŚWIATŁO ŻYCIE
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Ul. Ks. Franciszka Blachnickiego, 2
34 – 450 KROŚCIENKO n. Dunajcem
Motivazione: pomoc Ukrainie – Szpital Drohobycz.
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