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Anastasi-Polonia, binomio perfetto

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 Marcin Lepa, Polsat Sport

Vi siete divertiti? Spero che vi siano piaciuti i Campionati Europei di calcio che si sono giocati sui campi di Breslavia, Danzica, Pozna? e Varsavia. Specialmente visto che la squadra italiana è partita carica a mille per la finale di Kiev: la semifinale di Varsavia è stata una partita entusiasmante per la squadra azzurra.

Da lunedì 2 luglio i tifosi polacchi erano già concentrati su le nuove emozioni sportive legate alle prestazioni della tennista Agnieszka Radwa?ska in campo a Wimbledon e alla World League di pallavolo. La squadra bianco-rossa è stata condotta in quel torneo ancora una volta dall’allenatore Andrea Anastasi di Poggio Rusco, ex allenatore delle squadre nazionali di Italia e Spagna, campione del mondo e d’Europa. Con la squadra polacca ha vinto tre medaglie nel 2011, in occasione dei Campionati europei (argento), della World League (bronzo) e della Coppa del Mondo (bronzo). Adesso, dopo la recente vittoria della World League, l’obiettivo comune della squadra e del suo allenatore italiano è vincere una medaglia olimpica.

“Sì, il nostro scopo è vincere una medaglia. Dobbiamo essere umili e lavorare sodo; il nostro gioco è in costante miglioramento, le vittorie con il Brasile possono soltanto cementare la forza all’interno del nostro gruppo. La medaglia è a portata di mano. Il torneo olimpico è una competizione difficile, però noi siamo pronti a fare la nostra parte. A volte la sfortuna o un piccolo infortunio possono contrastare i piani di partenza, ma bisogna essere ottimisti” dichiara un convincente Anastasi; in queste sue parole si può ritrovare tutto l’Anastasi che conosciamo: umiltà, lavoro duro e fiducia in se stesso.

Questo suo ritratto caratteriale sarà contenuto nel libro che è stato pubblicato poco prima dell’inizio dell’Olimpiade dalla casa editrice Sine Qua Non. Si tratta del nuovo volume di una serie di biografie di personalità molto conosciute e legate al mondo dello sport. Dopo Zlatan Ibrahimovi? e qualche altra stella del calcio, è il turno dell’allenatore della squadra di pallavolo polacca. I libri che trattano di sport non sono numerosi e la maggior parte è dedicata al mondo del calcio, quindi questo libro rappresenterà una rarità sul mercato.

Anche l’argentino Raul Lozano, allenatore dei polacchi vincitori della medaglia d’argento durante il mondiale in Giappone nel 2006,  ha pubblicato la sua autobiografia. Il libro a cura di Aldo Pistelli che tratta della vita di Anastasi, dal titolo “Anastasi racconta”, è uscito in Italia nel 2010 e ora sarà edito anche in Polonia.

Allora che tipo è Anastasi? È il tipico “family man”, un uomo di famiglia e di cuore che ha trovato velocemente un linguaggio per comunicare con i fortunati pallavolisti. Ha anche una grande esperienza, quindi sa quando alzare la voce e sgridare i suoi giocatori.

“Il nostro allenatore sa sorprenderci: di solito è tranquillo, ma quando si arrabbia trema tutto” scherza ?ukasz ?ygad?o, palleggiatore della nazionale polacca e della Trentino Volley italiana, descrivendo il carattere del suo allenatore.

“La gente nata in quella regione è insolitamente laboriosa. Se gli chiedi il suo programma di allenamento odierno, lui saprà indicarti non soltanto quello, ma anche quello dei prossimi giorni. La sua carriera è caratterizzata dalla sua sistematicità. È stato uno dei primi allenatori italiani che si sono concentrati sulla preparazione mentale della squadra e dei singoli giocatori” racconta Ryszard Bosek, uno dei più grandi pallavolisti nella storia della nostra nazionale e membro del team vincitore della medaglia d’oro alle olimpiadi del 1976 a Montreal.

“Lo conosco da anni. Mi ricordo quando lui stesso era un giocatore; dal momento che era più basso di molti altri, compensava con un’ottima tecnica e con una sorprendente volontà” dice Bosek, ex pallavolista della squadra di Padova, aggiungendo che “era estremamente battagliero per via del suo carattere forte ma tutte le sue azioni erano rivolte al bene della squadra”.

Infatti, anche nella biografia di Pistelli viene disegnata l’immagine di un pallavolista estremamente talentuoso che già in campo manifestava le sue doti di comando. Quindi è diventato in poco tempo un allenatore: prima delle squadre dei club di pallavolo della Serie A, successivamente delle squadre nazionali di Italia e Spagna e adesso della Polonia, mietendo successi ovunque.

Anastasi racconta che adesso per lui sono più importanti i successi dei pallavolisti della Polonia, dicendo che “diventiamo sempre più forti come squadra. Ci hanno raggiunto due grandi giocatori, Micha? Winiarski e Pawe? Zagumny. La loro tecnica ed esperienza influiscono positivamente sul morale della squadra. Credo che questo farà effetto durante l’Olimpiade di Londra”.

La medaglia d’oro olimpica è il sogno di Anastasi ma non soltanto il suo: infatti, nella storia della pallavolo italiana, la nazionale azzurra non è mai riuscita a salire sul gradino più alto del podio. Anastasi fu vicino a centrare questo obiettivo allenando la squadra del suo Paese, ma ha fallito; ora ci riproverà con i polacchi.

La fase finale della World League che si è svolta a Sofia, capitale della Bulgaria, è stata una delle ultime prove prima dell’Olimpiade. È proprio lì che abbiamo parlato con Anastasi. “Siamo venuti qua per vincere. Siamo in buona forma. Quest’anno abbiamo già battuto tre volte il Brasile, e ancora una volta il destino ci ha associato con loro. È un po’ ingiusto, ma cercheremo di batterli di nuovo. Abbiamo affrontato il “diavolo” tante volte, ci proveremo ancora una volta” ha detto sorridendo Anastasi. I polacchi prima di questo successo non avevano mai vinto la World League: l’unica medaglia (di bronzo) vinta in questo torneo dai polacchi è stata conquistata nel 2011, condotti proprio da Anastasi, o meglio da “Antek”: visto che così viene soprannominato l’allenatore in Polonia.

Ce l’abbiamo fatta! I polacchi hanno battuto in bello stile le squadre dei “Canarinhos” brasiliani (3:2 eliminandoli dal torneo), e poi Cuba, Bulgaria e Stati Uniti, vincendo tutti i match 3 a 0. In quest’occasione, i bianco-rossi hanno vinto un premio di un milione di dollari.

“È una grande sensazione” ha commentato Anastasi a Sofia dopo aver trionfato per la quinta volta nella World League, infatti ha vinto per due volte come giocatore, due volte come allenatore della squadra italiana e adesso come guida tecnica del team polacco. “Sono commosso. Questo è un gran successo ma non possiamo dimenticare che è solo l’inizio della stagione e che il nostro obiettivo è vincere la medaglia olimpica. La vittoria ottenuta nella capitale bulgara ci darà fiducia in noi stessi e ci permetterà di lavorare con calma lungo le rimanenti settimane” ci ha raccontato Anastasi, durante la premiazione individuale dei suoi giocatori, che subito dopo hanno raggiunto il gradino più alto del podio.

Nel 2008 la squadra nazionale degli Stati Uniti ha vinto la World League in Brasile, per poi bissare il successo vincendo la medaglia d’oro a Pechino. Adesso sono in tanti a prevedere che la Polonia avrà lo stesso destino. “Avete un’ottima squadra all’interno della quale le eccellenti individualità si completano a vicenda” dice Andrea Zorzi, ex giocatore e collega in nazionale di Anastasi, attualmente impegnato come giornalista televisivo ed esperto principale del sito internet della Federazione Mondiale di Pallavolo www.FIVB.org.

Se anche Zorzi che in passato ha criticato costantemente la nostra nazionale, stavolta parla così bene di noi, cosa dovrebbe pensare Anastasi? Anche lui sente la grande chance di scrivere il nome della Polonia nella storia dello sport, ma questo non ci meraviglia… “Antek” è un uomo sicuro di sé, sorridente, con un atteggiamento positivo verso la vita: questi sono i tratti caratteriali dell’allenatore proveniente dalla provincia di Mantova. Desiderate conoscere meglio questo simpatico italiano? Desiderate sapere come ha cominciato la sua carriera? Come dalla piccola Poggi Rusco è arrivato ai tornei italiani e poi a quelli mondiali? Desiderate scoprire perché un pallavolista così basso ha giocato nei più importanti club d’Italia? Allora leggete la sua storia! Quanto vorremmo che la Polonia vincesse per tutti noi tifosi la medaglia d’oro durante queste Olimpiadi… meglio non dir nulla! Per scaramanzia è meglio non dirlo ad alta voce!

Un’altra cosa è invece sicura, se nel prossimo futuro desideraste di nuovo vivere una vera e propria festa tra i tifosi, recatevi ancora alla Fan Zone, per cantare assieme ai tifosi di pallavolo “Polska bia?o-czerwoni”; ricordiamo che nel 2014 a Varsavia arriveranno le migliori squadre del mondo per competere nei campionati mondiali di pallavolo. In quell’occasione, ancora una volta, la squadra polacca sarà allenata da Andrea Anastasi.

Alla faccia del gentil sesso!

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Lo scrittore francese Jacques Lacarriere ha scritto: “… ma cos’è un viaggiatore? È colui che in ogni paese percorso, per il semplice nuovo incontro di altri e attraverso l’essenziale oblio di se stesso, ricomincia la sua nascita… “

La potenza del viaggio in moto a volte , più che  da un luogo turistico preconfezionato  o un monumento, la percepisci  lungo la strada.

Nei racconti dei grandi viaggiatori motociclisti, ho sempre cercato di scovare e di carpire i segreti dei loro straordinari incontri e inevitabili colloqui durante i loro viaggi intorno al mondo.

L’incontro con Anna Jaczkowska, motociclista e viaggiatrice in solitaria, autrice di due libri dal titolo “Donne in moto” e “Solitudine nei Balcani” mi elettrizza per varie ragioni.

Ho rintracciato questa esile bionda dal fisico molto sportivo per puro caso cercando durante le mie notti insonni nuovi itinerari per i miei viaggi avventura.

Oltre ad essere molto carina nei modi di fare, questa ragazza si manifesta subito con una sorprendente umiltà e semplicità nel raccontarmi alcuni dei suoi stupendi viaggi avventura.

Anna sostiene che ogni viaggio fa storia a se e le ha dato differenti emozioni e sensazioni. Per esempio, il viaggio nei Balcani, avvenuto un anno dopo la tragica morte del fratello più giovane, le ha rilevato, nei momenti di solitudine, il fatto che non aveva ancora superato il trauma. Quindi in assenza di interazioni, l’individuo è portato a ritrovare l’essenza di se stesso senza compromessi.

Le chiedo se ha mai incontrato situazioni di pericolo per la sua vita derivanti da pericoli legati alle persone incontrate. Con grande sorpresa mi racconta che l’unica situazione di vero rischio l’ha vissuta in Romania sotto un forte temporale, e percorrendo ad alta velocità una strada secondaria si è trovata dinanzi una massa indefinita nera che poi si è scoperto essere una grossa mucca!

“Il viaggio in Argentina, ha messo a dura prova la mia resistenza alla solitudine percorrendo centinaia di chilometri senza incontrare anima viva! Ho avuto l’impressione di assorbire l’umore a seconda dei paesi che attraversavo. In Argentina triste, negli U.S.A dopo aver ballato la musica country il mio animo era pieno di felicità ma anche energia”.

Anna è una vera sportiva. Oltre al motociclismo coltiva altri interessi per sport estremi tipo il freeclimbing ma anche il ciclismo.

Le chiedo allora come deve essere il suo partner ideale e lei mi spiega che il suo partner è una persona tollerante che riesce  a mediare con il forte carattere di Anna ma anche capisce l’esigenza  di solitudine che caratterizza Anna.

Mi piacerebbe moltissimo provare a fare un viaggio con questa wonder woman della moto. Una ragazza che sotto il casco nasconde una forte femminilità e  umanità.

Sta preparando il terzo libro che racconta il suo viaggio in America e ci garantisce che sarà denso di aneddoti e storie vere e vissute.

Il mio augurio è che le case motociclistiche prestino maggiore attenzione al fenomeno crescente del mototurismo e dedichino risorse anziché investire in pericolose gimkane e altre iniziative futili e antieducative.

“Cose Distanti” di Alessio Longoni. Sinfonia dei suoni, sinfonia dei piaceri

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Cantautore solista di Cagliari quest’anno debutta con il suo nuovo cd molto solare “Cose distanti”. Con le sonorità pop, rock, new wave, elettronica contrastati con la sua voce baritonale e i testi poetici che parlano soprattutto d’amore, l’album incoraggia a ballare ma anche a riflettere. I testi a volte nascondono dei pensieri filosofici: “tutto non ritorna, tutto si trasforma”, massima di Eraclito o “per tutto non c’è un senso” come direbbe Tiziano Terzani… Alessio analizza la nostra realtà e un po’ la nostra morale, piccole metà di tutti noi che come lui “scivogliamo” per la vita. Canta dei nostri sogni, desideri, delussioni, limiti. È un disco molto umano, oltre che meravigliosamente orecchiabile. I suoni variano come il nostro umore, dal pop greco al ritmo classico. Simfonia dei suoni, simfonia dei piacieri.  È un album perfetto per l’estate! Ve lo raccomando e continuo a  cantare: “Vorrei vorrei ritrovare me in queste fragili distanze senza più lealtà, vorrei vorrei ritrovare te in questo stupido istante privo di realtà”…

 

Le Castella. Un eden tutto da scoprire

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Frazione del comune di Isola di Capo Rizzuto, dal quale dista appena 9 km, Le Castella è una delle più rinomate località balneari della costa ionica calabrese. Il borgo occupa il più meridionale dei tre promontori Iapigi che la storia antica attribuisce alle odierne località di Capo Cimiti, Capo Rizzuto e Punta Le Castella. La località è nota per la suggestiva fortezza aragonese che domina la baia da un isolotto prospiciente la terraferma, che restaurata di recente è divenuta una delle maggiori attrazioni di tutta la Costa dei Saraceni, nonchè adottata dalla Regione Calabria quale simbolo del turismo calabrese.? Di certo l’intera area del Marchesato di Crotone era abitata da popolazioni antiche sin dall’epoca del Ferro. Ma furono comunque i greci a dare impulso ai piccoli centri abitati. In epoca arcaica Le Castella era frequentata dai crotoniati che qui estraevano il tufo dalle cave, e forse edificarono le prime mura di cinta, oggi rinvenute in mare sotto la fortezza aragonese. Lo strano toponimo invece deriverebbe dal termine Castra Hannibalis, cioè i Castelli di Annibale, che pare abbia edificato ben sette fortificazioni a difesa del suo esercito durante la ritirata a Cartagine. Nel corso del tempo 2 dei 3 isolotti che circondavano Le Castella sarebbero finiti in mare, portandosi dietro i Castra Hannibalis. Il borgo venne poi occupato dagli arabi nel IX secolo a.C. e ripreso dagli angioini due secoli dopo, i quali edificarono la prima torre di avvistamento, oggi inglobata dalla fortezza aragonese. Al XV secolo risale gran parte del rifacimento della fortezza, voluto dagli aragonesi per difendere il borgo continuamente assalito. Infine gli spagnoli nel XVI secolo dotarono la fortezza di possenti bastioni quadrangolari. Il territorio circostante Le Castella è ricco di storia e di evidenze archeologiche tra le più interessanti della Calabria. Più a nord si trova Capo Colonna, scrigno d’arte e di storia con Parco Archelogico e Museo Archeologico, con la Torre Nao ed il piccolo antiquarium al suo interno. Più a nord di Capo Rizzuto e Capo Colonna si trova Crotone, contenitore di storia e di cultura con i suoi musei archeologici ricchi di reperti antichi di inestimabile valore, con il possente castello spagnolo di Carlo V, una delle più grandi e massicce fortezze militari d’Europa. ?Tra le migliori stazioni balneari della Calabria, cuore pulsante della dirupata Costa dei Saraceni, il piccolo borgo di Le Castella accoglie i suoi molteplici turisti in strutture moderne e variegate, che dal piccolo e confortevole bed & breakfast arrivano fino al grande villaggio all-inclusive. Le Castella è sede della Riserva Marina di Capo Rizzuto.

La gastronomia del Marchesato Crotonese è caratterizzata da una cucina povera ma dai sapori decisi. La spezia per eccellenza è il peperoncino rosso piccante, molto usati sono i prodotti spontanei come: cicoria, asparagi, cipolline selvatiche e finocchio aromatico.

Alcuni piatti tipici della cucina crotonese sono:?Sardella: avanotti di pesce azzurro salati e pepati con polvere di peperoncino rosso piccante, formano una sorta di caviale povero. ?Cavateddri: specie di gnocchetti cavati su di un apposito cesto di vimini.?Maccarruni: Maccheroni corti ricavati sfilando l’impasto con un apposito ferretto.?Sazizze: salsicce fatte con carne di maiale, tagliata con il coltello, semi di finocchio, peperoncino rosso.??Pipi e Patate: contorno a base di peperoni e patate fritti insieme.??Quadaru: Zuppa di pesce tipica del territorio preparata utilizzando pesci di scoglio cotti in un tegame di coccio “quadaru”.?Pitta: dolce delle feste costituito da una pasta sfoglia ripiena di mandorle e uva passa.?Crustuli: grossi gnocchi dolci fritti in olio e poi immersi nel miele, si preparano durante il periodo natalizio.?Il pecorino Crotonese, inoltre, è un formaggio tipico che ha ottenuto il riconoscimento della denominazione di origine protetta (D.O.P.).?Per quanto riguarda i vini, il territorio è ricco di vigneti pregiati nelle terre a nord di Crotone, vini tipici del territorio sono: Cirò Melissa e Val di Neto.

Poco distante, possiamo trovare, poi, nell’area protetta del Parco nazionale della Calabria, la Conca della Fossiata; questo è il più vasto ed interessante complesso forestale della Sila Grande. Si tratta infatti di un anfiteatro di rilievi tipicamente silani, ricoperti da fitti boschi di pino larico, caratterizzata da esemplari a crescita rapida che possono raggiungere dimensioni fino a 40 m. di altezza con tronchi fino a due metri di diametro alla base. Dalla corteccia di questi alberi si estraeva un liquido odorosissimo che veniva usato per preparare essenze profumate; questa resina veniva chiamata “ pece brezia “. Al centro di questo stupendo anfiteatro si estendono ampie ed ariose distese di pascoli.

In altre parole, quello che fa di questa regione un vero paradiso terrestre consiste nel fatto che, nel giro di pochi minuti di percorrenza in auto , si e’ in grado di fruire di una riserva marina con chilometri di spiaggie dorate, di giocare in un campo da golf a diciotto buche ma anche si ha la  possibilità di fare trekking, raccogliere funghi o addirittura sciare sulle cime Silane.

Il progetto “Le Castella resort e spa” deriva dalla positiva esperienza del villaggio “Il Tucano” che ha dato agli ospiti la possibilità di esplorare e vivere paesaggi e atmosfere inconsuete, regalando vacanze assolutamente uniche, per i servizi offerti e per la bellezza stessa del progetto realizzato.

Spazi flessibili, che stimolano un dialogo tra l’architettura e le persone, tenendo conto delle loro esigenze e dei loro desideri. Strutture che mettono in comunicazione continua l’esterno e l’interno. Ambienti fluidi, senza gerarchie, dove si può entrare in sintonia con i luoghi ed i loro ritmi, che siano lenti e accoglienti o concitati e coinvolgenti.

Chi volesse far parte di questo Paradiso terrestre, ha possibilità di acquistare appartamenti da sogno, in quattro diverse metrature, tutte terrazzate contattando

http://www.lecastellaresort.com

La “Dolce Vita” a Venezia!

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Micha? Rogozi?ski i Waleria P?kalska

Come è la Venezia d’oggi? Che cosa ci attira, ci tenta e ci sorprende? Passando il tempo in questa città incantevole possiamo sentirci come se fossimo in un quadro impressionista di Monet. L’abbondanza dei colori che si diluiscono nell’acqua dei canali, la ricchezza della bellissima architettura e la diversità delle forme ci hanno completamente straovolto e conquistato. A Venezia si mescola ciò che è reale e quotidiano con ciò che è esotico e astratto. Ogni giorno ci ha incantato e sorprende.

Sebbene i veneziani girino per la città a piedi, sono dei veri lupi di mare. Essi, similmente alla loro città, devono affrontare molte difficoltà. I percorsi per le calli strettissime, decine di ponti e i viaggi in vaporetto attraverso le acque ondeggianti della laguna sono un’attività quotidiana. Dopo più di una decina di anni vissuti a Venezia perfino un’escursione a 4 mila metri sulle Ande dell’America Meridionale non sarà più una sfida troppo grande. Non a caso il simbolo della città è il Leone, che simboleggia la forza e l’ardimento. Un polacco medio, dopo una maratona durata 3 giorni, tra i musei e le gallerie d’arte, alle19 è stanco morto sul letto e non ha neppure forza per ingoiare un boccone del buonissimo salamino affumicato magro che ha comprato per strada. Un veneziano torna dal lavoro, prende una bottiglia di vino e va a divertirsi. Per le persone che visitano Venezia, quest’atipico modo di girare per la città può essere un’esperienza nuova e interessante, però col passare del tempo esso diventa faticoso. Per gli abitanti è la routine, è lo stile di vita che li rende sempre più forti. La preoccupazione più grave è l’acqua alta, cioè la marea, che provoca l’allagamento, dovuta al sempre maggiore afflusso delle acque della laguna. Ed in più c’è da contare l’abbassamento delle fondamenta dei palazzi, insomma c’è perfino il rischio della distruzione totale della città. Per prevenire questo, si sta realizzando il sistema MOSE alle bocche di porto, che servirà a mantenere costante il livello delle acque in laguna.

Venezia è un meta ideale per gli amanti della cultura e dell’arte. Oltre ai monumenti famosi come la Piazza di San Marco, il palazzo dei Dogi o il Ponte dei Sospiri, senz’altro bisogna vedere la collezione di Peggy Guggenheim, che si trova nel Palazzo Venier dei Leoni a Dorsoduro vicino al Canal Grande. Peggy fu una collezionista americana, interessata particolarmente all’arte contemporanea, e per questo nelle sue raccolte possiamo vedere le più grandi perle degli artisti del XX secolo.

Durante il soggiorno a Venezia non si possono dimenticare le altre, assai belle, isole della laguna. Una delle più interessanti è la vicina Murano. Anche se l’isola è molto piccola, infatti si estende solo su 5 kmq, le sue fornaci racchiudono in sé un’enorme quantità di miracolosi prodotti di vetro. Ed è possibile seguire la storia della tradizione vetraia nel Museo di Vetro, che è l’unico del genere in tutta l’Italia, e anche uno di pochi nel mondo. Inoltre, nei negozi locali è possibile facilmente trovare prodotti artigianali, oggetti d’arte e gioielli. Basta solo un pomeriggio per poter percorrere l’intera l’isola in tutte le direzioni.

Seguendo la direzione verso sud-ovest da Murano, arriviamo in un altro luogo meraviglioso: il Lido. La migliore soluzione per poter godere appieno i paesaggi è scegliere l’escursione in bicicletta (i posti dove noleggiare le bici si trovano facilmente!). Infatti sulle due ruote raggiungeremo velocemente la vasta “Spiaggia dei Veneziani”. Questa, che d’estate è inondata dalle masse di turisti, di primavera sembra essere tranquilla e spensierata. In riva al mare camminano le coppie, i bambini raccolgono le conchiglie, i più coraggiosi, nonostante le temperature abbastanza basse, si tuffano in acqua. Non c’è da stupirsi quindi, che un posto così idilliaco, da sempre ha attratto scrittori e artisti. Ci abitarono, tra gli altri, Thomas Mann, il vincitore del premio Nobel e ancora George Byron, uno dei più grandi poeti e drammaturghi inglesi. L’apoteosi di quest’idillio marittimo sarà un bicchiere di “spritz”, l’aperitivo locale, e ancora un pezzo dell’ideale pizza italiana.

Visitare Venezia non significa ovviamente solo far “passeggiate domenicali” ai musei, essa racchiude in sé anche le emozioni di una tradizione competitiva. E proprio tali emozioni ci hanno accompagnato durante le regate dell’America’s Cup svoltesi a metà maggio nella Serenissima. Gli staff dei team partecipanti all’evento sono stati salutati in un vero stile italiano. La tavola, in cui si sono seduti insieme velisti di fama mondiale e appassionati, era lunga centinaia di metri e ha ospitato 600 persone! Un incredibile tavolata lungo una delle più ampie vie della città: via Garibaldi. Non sono mancati vino, pietanze tradizionali veneziane come le “sarde in saor” (pesci con la lisca in cipolla che ricorda l’aringa polacca), baccalà mantecato con la polenta, “seppie in nero”. Il menù preparato dall’associazione degli osti veneziani che hanno offerto il pranzo ha veramente incantato tutti. La siesta veneziana è finita con un gruppo di musicisti che si è esibito in canzoni popolari, eseguite con l’accompagnamento della chitarra e di un caffè espresso forte.

Le regate in mare si sono svolte il 17 maggio. I veneziani, per poter guardare le appassionanti sfide tra i migliori velisti del mondo, si sono imbarcati nelle proprie barche a vela, remi e motore e sono usciti in mare scortati dalle moto d’acqua della Polizia. Le storiche architetture hanno fatto da contrastante sfondo ai modernissimi catamarani che regatavano. Per fortuna, il capitano Pietro Tosi ha accettato di accoglierci nella sua bella barca a vela, grazie a ciò anche noi abbiamo avuto la possibilità di osservare da vicino questa gara emozionante. Le regate dell’America’s Cup sono durate fino al 20 maggio. Una settimana in cui i turisti hanno potuto seguire alcune gare perfino da Piazza di San Marco. Il vincitore di quest’anno è stato Energy Team di Francia. Lo slogan delle regate è “The best sailors. The best boats”. Dopo queste gare si dovrebbe aggiungere anche “The best places”.

Il permesso a costruire non garantisce la qualità dell’opera

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Nell’edizione di Gazzetta Italia dello scorso aprile abbiamo raccontato un caso apparentemente eccezionale. Si trattava di una situazione in cui malgrado l’effettuazione dell’investimento edile come da licenza edilizia, l’investitore è stato obbligato a demolire non solo la soprelevazione da lui secondo il progetto approvato ma anche la preesistente soffitta. In seguito ad una serie di errori degli impiegati statali, che emettevano decisioni non conformi alle domande dell’investitore straniero, e anche a causa del conflitto iniziato da un abitante del palazzo vicino (con cui prima il progetto di investimento era stato discusso) il permesso di costruzione è stato annullato. Tra le obiezioni principali, presentate da parte di uno dei comproprietari del palazzo vicino, c’erano: l’influsso negativo dell’investimento sulla funzionalità dei camini dell’edificio vicino e anche la mancanza della approvazione dell’investimento. Sembra quindi che soprattutto la prima accusa dovrebbe interessare le autorità locali. Comunque nel corso di nove anni, all’investitore è stato chiesto di presentare numerose perizie ma nessun impiegato statale ha verificato le accuse presentate dal vicino. Inoltre per tutto questo periodo non è stato convocato un perito e nessuno ha interrogato gli abitanti del palazzo vicino. I controlli richiesti dall’investitore non sono stati eseguiti perché il vicino in conflitto non ha aperto mai la porta agli impiegati statali ed essi hanno rinunciato ad ulteriori tentativi di indagare sulla causa. In effetti i funzionari pubblici hanno detto che l’elemento cruciale del caso è la mancanza del permesso dei vicini dell’investitore per i lavori. Secondo gli organi dello Stato l’edificio in questione deve essere al livello del palazzo vicino, perché solamente i palazzi con lo stesso numero dei piani garantiscono il funzionamento adeguato dei caminetti. Quando i palazzi sono alti uguali si elimina il rischio del rimbalzo del fumo sull’edificio più alto. Per i funzionari statali non conta il fatto che prima della realizzazione dell’investimento nel palazzo, il cui l’ultimo piano è stato comprato dall’investitore nel 2000 (e che esisteva già da alcune decine di anni), aveva un piano in più rispetto al palazzo vicino e aveva la stessa altezza che gli altri palazzi collocati nella stessa via. Non neppure il fatto che un altro edificio è più alto di un piano rispetto al palazzo in cui abita l’accusatore, e influisce nello stesso modo sulle canne fumarie. In fine non vale più il fatto che neanche il vicino che ha presentato le obiezioni non ha chiesto il “livellamento” dei palazzi (voleva solamente che fosse demolita la soparelevazione realizzata dall’investitore). Non sono state eseguite le indagini indipendenti che avrebbero confermato il rimbalzo del fumo a causa del palazzo vicino. Comunque, come risulta dalle trattative eseguite dai rappresentanti dell’investitore con gli enti locali, le autorità statali non vedono nulla di straordinario nel procedimento e nei loro risultati. Ne scriviamo di nuovo perché anche se sembra che si tratti di un caso isolato, è difficile valutare la frequenza con cui capitano le situazioni simili. Le decisioni, riguardanti i permessi di costruzione sia in Polonia sia in tutto il mondo, sono questioni chiave per le banche e per le varie istituzioni che concedono i cofinanziamenti agli investitori. Il caso della soprelevazione del palazzo in via ?w. Gertrudy 7 a Cracovia mostra che ogni investitore (diretto o finanziario) dovrebbe tener presente che effettuando un qualsiasi investimento, conformemente alle decisioni degli enti locali,si  può perdere in qualsiasi momento non solo i mezzi per l’investimento ma anche lo stesso immobile e perfino cacciarsi in un processo costoso e lungo. Interessante è anche il fatto che, secondo le opinioni degli esperti, la demolizione di due piani del palazzo richiederà l’espulsione temporanea degli abitanti di tutti e due palazzi e l’uso di cariche esplosive.  Secondo gli enti locali è l’unico metodo per prevenire il rischio del rimbalzo del fumo nelle canne fumarie del palazzo vicino. Con la buona volontà di tutti coinvolti nel caso e la voglia di risolvere la questione (se essa esiste veramente) è ovvio che grazie alla moderna tecnologia si può risolvere la questione in vari modi. Da essi il più facile è il montaggio di apparecchi speciali sui comignoli. Questo costerebbe alcune migliaia di euro che è ben poco in confronto ai costi legati alla demolizione (sostenuti non solo dall’investitore) senza contare il poter evitare una vicenda che è diventata una grottesca telenovela molto dolorosa per tutti coinvolti nella questione sia direttamente che indirettamente.

Trattamento con metodo Regenflex

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L’osteoartrosi degli sportivi,  profilassi e trattamento con metodo due fasi Regenflex. La terapia in due fasi è già accessibile in Polonia.

L’osteoartrosi, che cos’è e perché fa male?

L’osteoartrosi risulta dall’infiammazione avvenuta in seguito alle lesioni, alle micro-lesioni meccaniche, oppure al basso livello di liquido sinoviale, il che risulta dallo scricchiolare del ginocchio. L’infiammazione si manifesta con arrossamento, riscaldamento della parte del corpo dove c’è l’infiammazione e gonfiore, oppure con dolore persistente durante il movimento della giuntura del ginocchio perciò meglio non ignorare i sintomi del genere e piuttosto rivolgersi subito al medico.

REGENFLEX – Osteoartrosi 2:0

Regenflex vince con l’osteoartrosi perché l’acido ialuronico due fasi utilizzato nell’iniezione è molto efficace: aumenta la densità del liquido sinoviale e la sua composizione (miglioramento immediato), rigenera il tessuto della cartilagine e ripristina l’equilibrio metabolico e reologico della giuntura.

Nel passato l’osteoartrosi veniva associata con l’invecchiamento del corpo. Tuttavia l’osteoartrosi riguarda anche le persone giovani! Tra i fattori che favoriscono lo sviluppo dell’osteoartrosi ci sono: sovraccarico ricorrente, indebolimento di muscoli, carenze nell’alimentazione, fattori genetici, sovrappeso e obesità, età. REGENFLEX è più di un “grasso” per la giuntura! L’acido ialuronico è uno dei principali componenti del corpo umano. Si trova in tutti i tessuti e svolge un ruolo importante all’interno del cartilagine e soprattutto nel liquido sinoviale. Garantisce le qualità lubrificatorie, ammortizzanti e controinfiammatorie. Le indagini mostrano che l’osteoartrosi risulta dall’infiammazione. I sintomi dell’infiammazione, cioé arrossamento, riscaldamento e gonfiore, si manifestano solamente durante l’acuirsi della malattia. Comunque il minore funzionamento delle giunture è una caratteristica costante dell’osteoartrosi. REGENFLEX è l’unica terapia accessibile in Polonia con l’acido ialuronico in due fasi. Il metodo due fasi è più efficace perché l’acido viene iniettato in due diverse concentrazioni: alta e bassa di adeguata massa molecolare. Nella terapia di una sola fase viene inietto un preparato di alta concentrazione che viene sottoposto alla dissoluzione nella giuntura.

Confronta i dati e scegli Regenflex, imparagonabilmente più efficace:

Terapia di una fase

Terapia di due fasi

L’acido ialuronico non rimane a lungo all’interno della giuntura

L’acido ialuronico rimane più a lungo all’interno della giuntura, il trattamento dura più a lungo

L’effetto antidolorofico è più breve e meno forte

L’effetto antidolorofico e antiinfiammatorio è raddoppiato e dura più a lungo

Richiede iniezioni frequenti, l’acido ialuronico viene subito degradato

L’uso delle iniezioni con l’alta e bassa concentrazione dell’acido prolunga l’effetto medico

Di solito l’acido zoosterico (ad esempio isolato dalla cresta eli gallo) è prodotto fuori dall’UE (Asia)

Sicurezza di alto profilo, l’acido viene prodotto attraverso la fermentazione batterica, possibilità di mutazioni escluse, prodotto nell’UE

Non ricostruisce la cartilagine

Ricostruisce la cartilagine

 

Le indagini svolte nella facoltà di Scienze Motorie dell’Università di Urbino confermano che il trattamento in due fasi, in cui l’acido viene iniettato in due concentrazioni è l’unico trattamento che garantisce il miglioramento sotto l’aspetto di  viscosupplementazione e ricostruzione di cartilagine.

Football non è nordic walking

Se pesi 80 chili, durante un’attività normale la tua giuntura del ginocchio deve sopportare il peso di 400 kg. Durante un’attività sportiva tale peso è maggiore. Correre verso la palla, cambiare la direzione della corsa è uno sforzo estremo per le tuo ginocchia. Se aggiungi ancora un nuovo peso legato ai contrasti sul campo, è facile capire che il tuo ginocchio è vulnerabile alla lesione.

Meglio profilassi che zoppicamento!

  • Prima di ogni maggior sforzo riscalda i muscoli

  • Fai sempre gli esercizi di riscaldamento prima e dopo allenamento

  • Dimagrisci, un chilogrammo di meno sono 5 chilogrammi di meno per le ginocchia

  • Se appare il dolore (oppure inizia a rafforzarsi) interrompi gli esercizi e chiama il medico

Trattamento = Sottovalutazione del problema

  • Fisioterapia

  • Pillole che agiscono nel modo generale

  • Iniezioni di steoridi, che usati a lungo nuociono invece di curare

Chiedi oggi al tuo medico del REGENFLEX due fasi in iniezioni.

Prima che la lesione del ginocchio ti metta a terra. Salva le giunture sane.

Vespa, un mito italiano!

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Visto l’approssimarsi della stagione motociclistica 2012, mi sembra doveroso dedicare un articolo ad un marchio che segna chiaramente l’eccellenza del made in Italy: Vespa.

Nasce da una azienda, la Piaggio, che dopo il 2° conflitto mondiale, cercava di convertire gli impianti, per produrre qualcosa di nuovo. Prima della guerra, infatti la Piaggio, costruiva arredamenti navali, poi materiale ferroviario, quindi areonautico. L’azienda genovese, costruì un secondo stabilimento a Pisa, dove si producevano esclusivamente aeroplani per uso militare. A seguito degli inevitabili bombardamenti, si cercò di salvare il salvabile, trasferendo quello che rimase degli impianti a Biella. Fu proprio in questa sede che nacque il progetto Vespa, ad opera del progettista Corradino D’ Ascanio, che propose un veicolo a due ruote, economico e popolare, di nuova concezione. Una sorta di automobile a due ruote, facile da guidare, più economica di un’auto e nello stesso tempo, diversa dalla classica moto, se non altro per il tipo di telaio, a carrozzeria, che permetteva la guida senza doversi necessariamente sporcare gli abiti, come sulle tipiche moto di allora. Il prototipo venne chiamato “Paperino”, eravamo nel 1944 e solo dopo due anni di prove, cominciò la produzione ufficiale del nuovo scooter, che prese il nome di Vespa.

Al momento della presentazione ufficiale al pubblico, il prototipo realizzato da D’Ascanio apparì per alcuni un progetto “improponibile”; ma nonostante i commenti poco entusiasmanti di parte degli addetti ai lavori, la Piaggio decise comunque la produzione in serie di circa 2000 esemplari della “Vespa 98” . Questo primo tipo di Vespa non era dotata di cavalletto, si appoggiava lateralmente sulla pedana costituita da due zoccoletti in lega leggera. L’idea dello scooter non era certamente nuova ma questo veicolo era talmente esclusivo e perfetto da distinguersi senza dubbio da ogni precedente realizzazione a due ruote. La Vespa mostrò comunque, fin dall’inizio, un’affidabilità ed un consumo a livelli decisamente competitivi; quanto alla velocità, le prime escursioni fuori dalle mura cittadine misero in evidenza il fatto che la velocità massima di crociera poteva essere mantenuta per lunghissimi tratti, innalzando le medie ottenibili sui percorsi medio-lunghi, alla pari di quelle che le moto leggere e le medie cilindrate potevano ottenere normalmente, pur vantando punte di velocità massime superiori di 40-50 km/h. Anche il vantaggio della ruota di scorta non era da sottovalutare in quel periodo in cui la qualità dei copertoni e delle camere d’aria era piuttosto scadente e le strade asfaltate molto rare. La posizione di guida così riposante e il guidatore protetto, consentivano tirate prolungate anche a chi non aveva allenamento specifico o propensioni ai “tapponi”. I chilometri da percorrere in sicurezza, in scioltezza, velocemente ed in economia erano, dunque, alla portata di tutti. Sebbene i primi mesi di commercializzazione non fossero stati troppo entusiasmanti, alla fine del 1947 la produzione iniziò a decollare. Nei primi mesi del 1948 la Piaggio presentò un nuovo modello, la mitica “Vespa 125”, che si affermò subito e sostituì in breve tempo la Vespa 98.

Di cilindrata superiore, la Vespa 125 presentava degli accorgimenti tecnici nuovi, quali le sospensioni anteriori e posteriori e del cavalletto, ed un estetica leggermente modificata con il parafango anteriore che era anche la sede del faro e piccole sostanziali modifiche alla carrozzeria collegate anche a diverse migliorie tecniche. Dal primo modello del 1946 di 98 cc. agli ultimissimi del 1992 sono stati prodotti 89 differenti modelli Vespa nelle varie motorizzazioni e recentissimi Quartz, Sfera e Zip, per un totale di circa 100 modelli. I mercati esteri risposero assai positivamente alla diffusione del piccolo scooter italiano, che suscitò curiosità e ammirazione nei commenti del pubblico e della stampa specializzata. Il “Times”, in particolare, parlò di un prodotto interamente italiano “come non si è mai visto da secoli” e raffrontò la Vespa alla biga romana per sottolinearne l’analogia estetica e la completa impersonificazione dello spirito creativo italiano. Non a caso, comunque, la diffusione della Vespa sul mercato italiano ed estero fu tenacemente sviluppata dalla Piaggio fin dall’inizio, promuovendo l’organizzazione di una fitta rete di assistenza meccanica a livello mondiale e proponendo, tra l’altro, anche forme di vendita più convincenti e utili, tra cui le vendite rateali. A conferma di ciò, si ricorda che la Vespa fino ai giorni d’oggi è stata prodotta in circa 14 milioni di esemplari ed esportata in quasi tutte le parti del globo.

È certo, comunque, che l’immagine del piccolo scooter italiano si diffuse grazie anche alle iniziative dei suoi innumerevoli fans e cultori di questo “mito a due ruote” come ricorda il giornalista sportivo Renato Tassinari, senza dubbio uno dei più conosciuti promotori ed organizzatori di convegni e raduni vespistici. Attorno alla Vespa si creò quindi un’atmosfera d’interesse crescente. Per non parlare dei Vespa Club, organizzazioni amatoriali di appassionati della Vespa che hanno contribuito in maniera prepotente a diffondere in tutto il mondo, grazie ad una serie di innumerevoli iniziative, non solo un semplice prodotto industriale ma addirittura un vero e proprio stile e modo di vivere. Andare in Vespa diventò per i suoi appassionati sinonimo di libertà, di fruibilità degli spazi, di più facili rapporti sociali; un fenomeno, insomma, di costume che caratterizzò un’epoca e che trovò infiniti sviluppi e testimonianze anche nel mondo della letteratura, del cinema e della pubblicità. Il Vespa Club d’Italia fu fondato nel 1949 ed iniziò subito una fervente attività soprattutto a carattere turistico. Promosse la partecipazione dei vespisti ai raduni organizzati dai vari moto club e allestì contemporaneamente un calendario proprio, che prevedeva numerosissimi appuntamenti a carattere regionale e nazionale riservati ai soli possessori di Vespa. Difficile rendere l’idea dell’enorme successo dei grandi appuntamenti turistici organizzati dal Vespa Club d’Italia, divenuto poi, nel 1953, Vespa Club d’Europa, e nel 1965, Vespa Club Mondiale. Difficile in fondo a parole ma non con i numeri, che riportano cifre impressionanti sia come percorrenze chilometriche, che come numero di adesioni degli appassionati. Si ricordino solo alcuni eventi: nel 1948 in occasione della Fiera di Milano il rally “Sciame d’argento”, così denominato per il caratteristico colore verde argentato della Vespa, oppure il 22 maggio 1950 a Bologna in uno dei primi raduni del Vespa Club d’Italia, dove si radunarono oltre 5000 vespisti provenienti da tutta l’Emilia Romagna. Per non parlare della mitica “1000 km” del 1951, ideata da Renzo Castagneto, già promotore della gloriosa “Mille miglia” automobilistica, alla quale parteciparono 273 concorrenti ed il cui successo andò a Bruno Romano che coprì la distanza ad oltre 65 km/h di media. È sempre dello stesso anno, infine ma solo per citarne alcune, la “Giornata della Vespa”, organizzata nelle principali città italiane, alla quale parteciparono complessivamente oltre 20.000 vespisti. Si stimò che alla fine del 1951 i soci del Vespa Club d’Italia avevano percorso globalmente 2.568.880 chilometri per le sole attività turistiche; ciò favorì, senza dubbio, il sorgere delle scambievoli iniziative associative fra vespisti di tutta Europa e a far guadagnare alla Vespa le simpatie di tutti quei motociclisti che amanti del viaggiare, delle belle compagnie e delle vacanze non ortodosse, cercavano da tempo un veicolo capace di essere brillante ed affidabile nell’uso quotidiano così come sulle impervie strade dei paesi più lontani.

Bertolin, la migliore tradizione dei salumi italiani della Valle d’Aosta

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La società

La Bertolin, ubicata in località Arnad, nella pittoresca Valle d’Aosta, con la sua sede costruita in pietra e legno secondo lo stile costruttivo locale, si confonde nel paesaggio montano coltivando le tradizioni gastronomiche della regione.

Le sue origini risalgono al 1957, quando Guido Bertolin aprì ad Arnad la sua prima macelleria. Attualmente questa società unisce la conoscenza delle tecniche originali della lavorazione della carne, basate sui metodi naturali della produzione dei salumi, alla tecnologia moderna e al controllo accurato della qualità.

L’azienda è una vera e propria perla nel panorama gastronomico della Valle d’Aosta. Come spesso accade in Italia, l’attività prosperosa di una società è frutto del lavoro di tutta la famiglia, oggi condotta dal figlio di Guido, Rinaldo Bertolino, e da sua moglie Marlena. A partire dal 2006, l’anno della morte di Rinaldo, la società si è sviluppata grazie al lavoro della signora Marlena e Guido Bertolin junior.

Un posto bello e accogliente

Chiunque volesse conoscere la tradizione della Valle d’Aosta sarà sempre un gradito ospite alla Bertolin. La sede della società, della superficie di 2500 m2, comprende edifici caratteristici dello stile locale, un giardino e un piccolo stagno con i pesci, elementi che rendono l’ambiente davvero particolare. Il tutto sullo sfondo di un paesaggio irripetibile, costituito dalle più alte montagne d’Europa, con vista sul Forte di Bard, costruito sulla roccia nel XIX secolo.

La Bertolin organizza dei tour per veri intenditori del gusto, che avranno la possibilità di osservare da vicino la produzione dei salumi passeggiando per i corridoi vetrati della società. Dopo una passeggiata piacevole, gli ospiti potranno recarsi alla boutique gastronomica “Lo scrigno dei sapori” per acquistare i salumi Bertolin e altre specialità regionali. Le degustazioni nelle cantine dell’azienda sono sicuramente la più grande attrazione del tour, dal momento che oltre ai salumi si potranno assaggiare anche altri prodotti e vini tipici della regione Valle d’Aosta.

Gusti Bertolin

I salumi Bertolin vengono prodotti da carne suina, bovina e selvaggina (camosci, cinghiali, caprioli e capre) di ottima qualità, che è lavorata secondo gli usi della tradizione locale per poi passare attraverso un processo di asciugatura speciale, stagionatura e affumicatura. Il gusto unico viene sottolineato dalle erbe locali e dalle spezie naturali.

Il più importante prodotto è il Lard D’Arnad DOP, lardo Arnad prodotto dalla spalla di maiale. La carne stagiona per almeno tre mesi negli appositi barattoli di legno di castagno o quercia, dove viene anche posto il lardo con una mistura formata da acqua, sale marino, rosmarino, salvia e foglie di alloro. Durante il processo di asciugatura il gusto della carne si concretizza e prende il sapore delle erbe. Una volta maturato, il lardo Arnad DOP ha una struttura solida e ancora morbida. Il sapore leggermente dolce si sposa perfettamente con il pane integrale locale di segale e si esalta con una goccia di miele. Il lardo può essere servito come antipasto (si consiglia di preparare le bruschette con una fetta di Lardo d’Arnad), così come è un componente che sottolineerà il sapore della polenta o di varie zuppe. Si abbina alla perfezione con la carne arrostita.

Nel 1996 il lardo Arnad ha ricevuto la denominazione di origine protetta, meglio nota con l’acronimo DOP, e nel mese di agosto ad Arnad si svolge la “festa del lardo”, ricca di squisite specialità e di buongustai provenienti da tutto il mondo.

Assieme al lardo, Bertolin offre una vasta gamma di salumi: il salame di maiale, di manzo o di selvaggina; il lombo secco di camoscio, caprioli, carne bovina e la motzetta; vari tipi di pancetta, il prosciutto affumicato speck e molti altri prodotti ricchi del sapore delle erbe montane e delle spezie naturali.

Un altro prodotto della Bertolin è il famoso ”Dinus Donavit”, un olio di noci con spremitura a freddo, ricco di acidi Omega 3 e Omega 6 con un modesto livello dell’acidità, che è un condimento gustoso e sano per le insalate, la carne e i pesci.

Il Gruppo Alitalia aumenta i ricavi malgrado la crisi del settore

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Iwona Pruszkowska

 Il 14 maggio 2012 il Consiglio d’Amministrazione del Gruppo Alitalia si è riunito per esaminare l’andamento gestionale del primo trimestre dell’anno corrente. I dirigenti della società hanno sottolineato il fatto che l’inizio dell’anno non è stato favorevole per il settore del trasporto aereo. La crisi finanziaria dei paesi della zona euro ha influito negativamente sul PIL dei mercati di riferimento, quello italiano incluso, facendo calare la domanda. Secondo i dati dell’Assoaeroporti nel corso dei primi tre mesi dell’anno corrente gli aeroporti in Italia hanno servito 21,4 milioni di passeggeri. Il loro numero è stato minore di 300 mila in riferimento allo stesso periodo del 2011. Inoltre nel corso del primo trimestre dell’anno corrente sono aumentati i costi di approvvigionamento del carburante. Rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente il prezzo è cresciuto del 15%. Dal primo gennaio al 31 marzo il Gruppo Alitalia ha servito 4,8 milioni di passeggeri. Il numero dei clienti è rimasto invariato rispetto al primo trimestre del 2011. Vista la riduzione del numero totale dei passeggeri serviti negli aeroporti italiani, la partecipazione dell’Alitalia nel mercato è aumentata dal 22,9% al 23,5%. Nel primo trimestre del 2012 il load factor dell’azienda è risultato in crescita (dal 64% al 69%). I ricavi totali del Gruppo Alitalia sono cresciuti del 13%, raggiungendo il livello di 776 milioni di euro. Dall’indice Ebit (andamento economico) e dall’ammontare del risultato netto risulta che il Gruppo Alitalia è un giocatore forte sul mercato europeo. I dirigenti di Alitalia comunicano che l’Ebit dell’Alitalia è stato pari a 109 milioni di euro, mentre il risultato netto è stato al livello di 131 milioni di euro. Al termine del primo trimestre l’indebitamento finanziario netto ammontava a 962 milioni di euro, e la disponibilità liquida totale a 318 milioni di euro. Dal punto di vista della qualità di servizi il primo trimestre dell’anno è stato favorevole all’Alitalia, con la regolarità di voli al livello del 99% e la loro puntualità all’88,3%. Nel corso dei primi tre mesi dell’anno il Gruppo Alitalia ha acquistato 3 nuovi E-Jet Embraer. Entro la fine dell’anno la società avrà venti aerei nuovi (Airbus A330, Airbus A319, Embraer E-Jets). Il Presidente del Gruppo Alitalia Roberto Colaninno ha dichiarato: “Nonostante stiamo affrontando una fase di difficoltà straordinarie, per l’economia del Paese e per il settore, Alitalia continua ad investire. Il rinnovo della flotta, l’ampliamento del network e lo sviluppo di nuovi accordi industriali e commerciali, testimoniano la nostra volontà e il nostro impegno a crescere nel nostro ruolo di infrastruttura strategica per il Paese”.