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Il Metano ti dà una mano? La svista del Protocollo di Tokio che pesa milioni di tonnellate di CO2

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Edoardo Zarghetta

Parafrasando la nota pubblicità di Italgas degli anni Novanta, sembrerebbe di no, il metano non aiuta l’ambiente; almeno secondo i pareri del UNEP (UN Environment Program) e IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), le due agenzie delle Nazioni Unite in materia ambientale. Il dibattito riguarda gli accordi di Kioto e Doha sulle emissioni, basati su una proiezione di incremento delle particelle di CO2 nell’atmosfera che non prende in considerazione il rilascio di gas metano che avviene dal disgelo delle calotte polari dovuto al riscaldamento del pianeta. Tutto nasce con l’inquinamento atmosferico: quando bruciamo combustibili fossili produciamo CO2 che a sua volta, grazie all’effetto serra, riscalda l’atmosfera e gli oceani, attivando lo scioglimento dei ghiacciai perenni dei poli. Oggi scopriamo che il problema del metano contenuto nel ghiaccio polare non è da meno. I poli funzionano come un freezer: nel periodo in cui il ghiaccio si è formato (durante l’ultima era glaciale) ha incamerato il gas metano allora presente nell’atmosfera, occupandosi di trattenerlo fino al proprio disgelo, è utile ricordare che questo gas è venti volte più efficace del CO2 nel trattenere il calore nell’atmosfera quindi è altrettante volte più dannoso per l’ambiente, a causa dell’effetto serra che provoca. Per tanti anni, lo studio del fenomeno del rilascio di metano dal ghiaccio dei poli non è stato affrontato in modo serio, per via dei costi e della complessità dei monitoraggi necessari a livello inter-governativo. Tra i paesi che condividono territori polari alcuni sono economie emergenti (Russia e Cina), notoriamente poco sensibili al problema del riscaldamento del pianeta. Ora grazie allo studio delle due agenzie sopra menzionate, si inizia a comprendere che le emissioni di metano indotte dal fenomeno del riscaldamento del pianeta potranno essere equivalenti a 135 Gt di CO2 nel 2100 (1 Giga tonnellata è pari a 1 miliardo di chilogrammi), o anche il 39% di tutte le emissioni. Inoltre, l’arrivo di queste inaspettate emissioni coincide con il nuovo record storico di 390.9 (ppm) di CO2, registrato nel 2011 dall’Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO). Nonostante ciò gli scienziati consigliano di non perdere fiducia nel Protocollo di Kioto. Val bene ricordare quanto detto da Andrea Correa do Lago, capo della delegazione brasiliana per le negoziazioni sul CO2: “Se i paesi ricchi, che hanno i mezzi finanziari, la tecnologia, una popolazione stabile, un buon ceto medio, non pensano di riuscire a contenere le emissioni per ridurre il riscaldamento globale, come possono essi pensare che i paesi emergenti arrivino a farlo?” Questo è il motivo per cui il Protocollo di Kioto deve essere tenuto valido altrimenti si finirebbe in un “far west” senza riduzioni di emissioni da parte di nessuno. Speriamo pertanto che i prossimi accordi globali non contengano vistose “omissioni di emissioni” come in precedenza, grazie ai nuovi dati che la scienza sta fornendo ai leader delle Nazioni Unite.

 

Gli USA come la carrozza di Cenerentola?

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Matteo Massardi, CFA

Il ruolo dello Stato nelle economie di mercato è da sempre un argomento di accanita discussione. Democrazie compiute e consolidate sono riuscite a concretizzare situazioni estreme: da un lato il modello scandinavo con uno Stato pesante e deputato a compiti numerosi, dall’altro il modello americano dove allo Stato si chiede di fare poco, il meno possibile.

Questo almeno fino al 2008, fino allo scoppiare della crisi quando, di fronte al ritracciamento di indicatori critici per la classe politica (numero di occupati e ricchezza prodotta in un anno), lo Stato viene chiamato a fare di più. Molto di più di quanto si era mai immaginato: salvare interi settori industriali (il comparto degli automakers negli Stati Uniti), garantire interi comparti finanziari (intermediari bancari e sistemi di pagamento), aumentare la protezione offerta dagli ammortizzatori sociali (sussidi e sgravi fiscali).

Qualunque sia il giudizio sul risultato di questo esperimento di politica economica espansiva – le opinioni lasciano il tempo che trovano non essendo possibile in economia ripetere una prova di laboratorio – l’unica cosa certa è che il costo sostenuto dalla macchina pubblica, sotto forma di accresciuto deficit da finanziare, rimane. E, di solito, va pagato.

L’accresciuto deficit americano si è tradotto in una violenta accellerazione dello stock di debito che si è già avvicinato rapidamente al precedente limite nominale consentito dalla legge (ceteris paribus, il nuovo tetto sarà raggiunto grosso modo nella primavera prossima).

Consapevoli di questa dinamica, e sulla scorta di uno sgradevole downgrade, lo Stato americano aveva predisposto dei meccanismi di aggiustamento automatici che – in assenza di diversa indicazione dal legislatore – subentreranno automaticamente alla fine del 2012.

Questa sorta di rientro forzato dall’emergenza di spesa si può per comodità suddividere come:  1) riduzioni automatiche nella spesa pubblica per la Difesa; 2) riduzioni automatiche nella spesa pubblica per settori diversi dalla Difesa e riduzioni nella remunerazione di alcuni settori del comparto Sanità; 3) eliminazione di numerosi (piu di 80) sgravi fiscali di varia foggia e genere; 4) eliminazione del sussidio di disoccupazione di emergenza e di alcuni sgravi sul reddito da lavoro dipendente (la tassazione a carico del dipendente in busta paga era stata ridotta dal 6.2% al 4.2% per gli anni 2011 e 2012).

In assenza di un diverso accordo politico, questi aggiustamenti automatici, avrebbero dovuto assicurare la salvaguardia del bilancio pubblico mediante risparmi di spesa/maggiori entrate stimate per il 2013 grosso modo in 500 miliardi di dollari.

Tuttavia, ecco che all’avvicinarsi della attivazione automatica di questi meccanismi di salvaguardia di bilancio, ci si accorge che il sottrarre 500 miliardi di dollari dal bilancio pubblico non lascia indifferente il settore privato ed il livello di attività complessiva del Paese.

Nasce il fiscal cliff. Una rupe, un dislivello nel livello dei due indicatori critici per la credibilità della classe politica: livello di occupazione e ricchezza annua prodotta. Molto più importanti ed immediati che la salvaguardia della solvibilità del bilancio pubblico per la quale, pare, c’è sempre tempo. Il burrone fiscale, ci viene detto, si pagherà in termini di minori occupati (circa 3.4 milioni di posti di lavoro) e meno ricchezza prodotta (un calo del 2.9%) alla fine del 2013. La tentazione al rinvio è quasi irresistibile. Se non fosse che, all’interno dei documenti di analisi prodotti dal Congressional Budget Office, si legge che per ognuno dei 500 miliardi di dollari di deficit da finanziare la ricchezza annua del paese crescerà in media di soli 300 miliardi di dollari (il cosidetto moltiplicatore fiscale, stimato a 0.6).

E che ognuno dei posti di lavoro salvaguardati costerà circa 4 milioni di dollari di deficit da finanziare. Non male. Nelle fiabe la mezzanotte è la mezzanotte e la carrozza di Cenerentola ritorna una zucca. Nel caso degli Stati Uniti invece la realtà superera’ la fantasia ed un rinvio verrà concordato. Il ballo continua.

Ref:    Congressional Budge Office – Economic Effects of Policies Contributing to Fiscal Tightening in 2013 – November 2012

 

DMP, vernissage tra arte e legge

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Arte e legge è l’interessante binomio scelto dallo studio legale internazionale Derra, Meiers & Partners (DMP) per inaugurare i nuovi uffici in ulica ?urawia 26, nel cuore di Varsavia. Il vernissage della mostra di John Abbagnale –  allestita nella nuova sede di DMP che offre anche assistenza legale in italiano – è stata l’occasione per l’avvocato Robert Lewandowski per presentare ad un nutrito gruppo di manager, imprenditori e colleghi venuti dalla sede tedesca dello studio DMP le potenzialità dello studio legale Derra, Meiers and Partners che proprio in questi giorni ha ricevuto il riconoscimento “ACQ Law Awards 2012”, ovvero studio legale dell’anno in Polonia. Per il pittore italiano è stata invece l’opportunità di esporre per la prima volta a Varsavia i suoi dipinti che mostrano influenze d’arte moderna che vanno dal surrealismo, al cubismo fino all’astrattismo. Nato a Castellammare di Stabia, dopo un lungo girovagare che ne ha influenzato la cifra artistica John Abbagnale si è fermato, trovando nuovi stimoli e ispirazione, a Varsavia, città che l’ha più volte spinto ad interpretarne il particolare landscape di moderna capitale europea. Un entusiasmo ed una forza espressiva che emergono dalle opere dell’artista italiano tanto quanto dalle sue parole: “La cosa peggiore”, ama ripetere Abbagnale “è un talento sprecato, se una persona ha talento deve spenderlo come un miliardario che vuole andare in bancarotta.’’

“Jak jest zbudowany plemnik”, “Come è fatto lo spermatozoo”,

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“Jak jest zbudowany plemnik”, “Come è fatto  lo spermatozoo”,  è il titolo della conferenza che si è tenuta nella sede dell’Istituto Italiano di Cultura lo scorso 4 dicembre. Relatore d’eccezione il Prof. Massimo Mazzini, Prof Ordinario di Zoologia alla Facoltà di Scienze dell’Università della Tuscia e attualmente esperto scientifico presso  l’Istituto Italiano di Cultura di Varsavia. Il Prof. Mazzini, usando un linguaggio semplice e chiaro, ha guidato il numeroso pubblico presente in sala in un viaggio alla scoperta della cellula germinale maschile partendo dalle osservazioni dello scienziato olandese Antoni  van Leeuwenhoek che nel 1677, osservando ad un rudimentale microscopio un campione di eiaculato di un paziente affetto da sifilide, descrisse  per primo quelli che egli stesso chiamò  “animalculi”. Solo con l’avvento del microscopio elettronico, quasi 300 anni più tardi,  è stato possibile studiare gli spermatozoi, la loro morfologia e la loro funzione in modo più approfondito e dettagliato. A partire dai primi anni Settanta  il Prof  Mazzini, avvalendosi delle nuove tecnologie, si è dedicato allo studio delle cellule germinali del regno  animale. Ci ha presentato quindi, attraverso  il racconto delle sue ricerche iniziate a Siena sotto la guida del Prof. Baccetti  e proseguite in varie università italiane e all’estero, una carrellata di bellissime immagini molte delle quali da lui stesso realizzate. Un’indagine comparativa su numerosi modelli di spermatozoi presenti nel regno animale, partendo dal modello classico di spermatozoo. Il relatore ha illustrato quindi i processi evolutivi che hanno portato lo spermatozoo a divenire aflagellato, biflagellato, immobile ad assumere a volte forme aberranti. Le varie morfologie, la struttura interna, i difetti e le malformazioni di molti spermatozoi rappresentanti tutti i phyla animali. Alla fine della relazione le numerose domande, alcune tecniche e altre di pura curiosità, hanno portato i presenti ad una riflessione sul processo di evoluzione di  questa cellula nel tempo e soprattutto sugli effetti negativi che il cambiamento dell’ambiente, dovuto in particolar modo all’inquinamento da metalli pesanti come il piombo, il mercurio, l’alluminio, produce sulla sua funzionalità tanto da compromettere in modo significativo la fertilità maschile. Una conferenza scientifica quindi ricca e interessante condotta dal relatore in modo stimolante e accattivante che ha permesso ad un pubblico attento e interessato di conoscere più a fondo questa cellula che è alla base della vita sul nostro pianeta.

 

Taizé, la comunione dei cuori

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Diana Golec

Migliaia di candele che si illuminano con flebili fiammelle accompagnate da un canto soave: questa è la prima immagine che mi viene in mente quando penso alla Comunità di Taizé. L’Incontro Europeo dei Giovani, un evento unico per via della sua eccezionalità, è il momento giusto per unire elementi diversi come, religione, lingue, cultura e personalità. Quest’evento può essere paragonato alla composizione di un puzzle formato da decine di migliaia di tessere, che alla fine crearanno una bella immagine. Tutti i partecipanti vengono affidati a delle parrocchie in modo tale da mettere in ognuna di esse il maggior numero di persone di varie nazionalità. In questo modo i partecipanti sono invogliati ad aprirsi gli uni agli altri, prima per necessità e poi con il cuore, per conoscere e apprezzare la ricchezza interiore del prossimo.

Poco prima del mio primo viaggio per il “pellegrinaggio di fiducia sulla terra” (come di solito lo chiamano i fratelli della comunità di Taizé) sono venuta a sapere che avrei dovuto animare uno dei gruppi parrocchiali e, a dire il vero, ho esitato un po’. Mi chiedevo come me la sarei cavata con la mia scarsa conoscenza linguistica di allora. Un mio amico mi ha dato un buon consiglio dicendomi di comunicare con gli altri usando il linguaggio del cuore. Questa lezione preziosissima mi ha calmato e mi è servita per gestire il gruppo, una vera e propria torre di Babele. Così sono i gruppi piccoli, all’interno dei quali esiste la possibilità di discutere di argomenti molto personali o semplicemente di condividere le proprie idee con gli altri. Nel mio gruppo c’erano quattro italiane, tre croati e tre polacchi. Ho avuto l’occasione di vedere come coloro che avevano più facilità ad aprirsi fossero quelli che incoraggiavano gli altri che, per timidezza o per paura di mostrare una scarsa conoscenza delle lingue straniere, stavano in silenzio. Questi incontri mi portano tanta allegria, dal momento che si possono sentire moltissime domande importanti e altrettante belle risposte. Ho scoperto che i giovani, anche se spesso vogliono apparire originali, in fondo al cuore desiderano ciò che è più semplice, ovvero una famiglia felice e amici fedeli, scoprendo l’importanza delle relazioni nella loro vita.

La cosa che mi piace di più è quando qualcuno racconta del suo modo di vivere la fede. Tra le molte persone con cui ho parlato, in particolare mi ha colpito un ragazzo punk che ha fondato la prima band rock cattolica del suo Paese; questo era il suo modo di diffondere la Buona Novella, di condividere ciò che ha imparato alla scuola di Gesù. La strada, che ha percorso prima di trovare in sé la fede è stata molto lunga e piena di ribellioni, e grazie a questo ha imparato a non scoraggiarsi per le difficoltà che si presentano anche adesso.

L’Incontro Europeo dei Giovani, esattamente come fa la comunità ecumenica della piccola località francese Taizé, associa protestanti, cattolici e ortodossi, ovvero i giovani cristiani che stanno imparando come cercare un punto di incontro per le nostre differenti religioni, tramite la lettura della Parola di Dio e l’adorazione espressa nel canto. Le riflessioni basate sui frammenti della Bibbia condotte in modo impeccabile dal fratello Aloise riguardano le questioni che i giovani vivono abitualmente: grazie a questo lo ascoltano con un’incredibile attenzione!

La loro calma interna dipende in una certa misura dai canti religiosi le cui armoniose melodie e parole semplici leniscono e rapiscono il cuore. Tali canti mi hanno impressionato tantissimo. Quando per la prima volta mi sono trovata nell’aula, dove doveva svolgersi la preghiera, ho visto una marea di gente: c’era chi urlava, chi usava il telefonino o la macchina fotografica, ho pensato che questo sarebbe stato per tutti soltanto una perdita di tempo. Il chiasso era indescrivibile! Quando si sono potute sentire le prime note della musica, è calato il silenzio… Tante persone poi mi hanno detto che quel momento li ha stupiti: devo ammettere di essermi meravigliata pure io. Ho ricordato un frammento del Vangelo in cui Gesù ha calmato la tempesta sul lago; adesso so come dovevano sentirsi gli apostoli.

Molti bellissimi ricordi vengono anche associati ai momenti passati dalle famiglie che ospitano i membri della Taizé. Questi incontri costituiscono un’occasione perfetta per conoscere la cultura e le tradizioni di ogni singolo Paese. Molto spesso al momento dell’addio scopriamo che non siamo più stranieri, ma fratelli e sorelle, il che in qualche modo allevia la tristezza della separazione. È incredibile quanto spontanee e aperte possano essere le persone in quel momento, quanta voglia abbiano di creare una famiglia.

Quest’anno saranno le famiglie italiane ad ospitare nelle loro case i giovani credenti dal momento che, su invito del Papa Benedetto XVI, l’Incontro Europeo dei Giovani si terrà dal 28 dicembre 2012 al 2 gennaio del 2013 a Roma. I partecipanti arriveranno alle tombe degli Apostoli e alle catacombe in pellegrinaggio per pregare nelle grandi basiliche di Roma e per incontrarsi con il Papa. Anche un gruppo di borsisti della Fondazione “Dzie?o Nowego Tysi?clecia” (il monumento vivente a Giovanni Paolo II) partirà  assieme ad altri giovani. Questi sono bravi giovani ma provengono da famiglie poco agiate e hanno quindi bisogno di supporto nella raccolta dei mezzi per partecipare a questo pellegrinaggio. Tutte le persone di buona volontà che desiderano supportare questa iniziativa sono pregate di versare delle offerte sul seguente conto bancario in z?oty 82 1160 2202 0000 0002 1766 6261 Bank Millenium S.A. oppure in euro: 79 1160 2202 0000 0002 2703 6321. Entrambi i conti appartengono alla banca Millenium S.A.; il versamento deve essere fatto con causale “Taize”.

“PIETRO ANGELERIO – PAPA CELESTINO V”

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“PIETRO ANGELERIO – PAPA CELESTINO V”, Atto Unico Teatrale, Roma 2000.

Scena Settima: Anno 1293. Pietro, accompagnato dalla Colomba Bianca dello Spirito Santo, mentre cammina lungo un sentiero sui Monti della Maiella, si imbatte con una giovane donna.  (Parte 2)

PIETRO: (Si fa il segno della croce)

DEMONIO: (Chiude gli occhi)

PIETRO: Non morirò mai io! Io sono un uomo, consapevole delle proprie scelte, della propria missione e del conseguente prezzo da pagare, ma anche, senza inutile modestia, della notorietà che la mia opera cristiana mi ha procurato e mi procura. Diventerò famoso. Quindi, a differenza di te, sarò immortale.

DEMONIO: Vedo che la tua avidità non ti consente già più di discernere alcune verità. La fama, mio caro, non ha nulla a che vedere con l’immortalità! (Pausa) E poi, certo, per te è stato meglio fare l’eremita piuttosto che lavorare come tutti.

PIETRO: Invece io sono semplicemente realista se ti parlo così. La gente s’è accorta della mia buona fede nell’esplicare la mia opera. Io ho costruito Oratori, Cenobi, Chiese, Abbazie. Esiste un Ordine Monastico tutto mio. Tutti hanno capito le mie sante virtù.

DEMONIO: (Interrompe) Il peggio che possa capitare ad un Santo è quello di essere capito. E tu, poi, ami così tanto ascoltarti che …

PIETRO: Non ti seguo. Non ti capisco.

DEMONIO: Lo sapevo che non avresti capito. Non avevo dubbi.

PIETRO: Se volevi dirmi che non sono un Santo, questo lo so già.

DEMONIO: E se ti dico che presto sarai Papa?

PIETRO: Non voglio più starti ad ascoltare. Mi stai come perforando la testa con degli spilli. Meno male che adesso sento d’avere il cervello altrove altrimenti quei maledetti spilli finirebbero col trafiggermelo!

DEMONIO: Eppure capire è talmente semplice! Basterebbe vedere ciò che è palese. Ascoltare senza filtrar le parole.

PIETRO: Non posso più vivere con te che mi tormenti ormai da troppo tempo. E soprattutto non voglio morire con tale tormento. Per cui vattene, vattene via. E stavolta, una buona volta per tutte. Tu, la tua follia, la tua filosofia!

DEMONIO: Io sarei un folle semplicemente perché ho gettato via la mia maschera, in questo vostro mondo di maschere?

PIETRO: Ti ripeto vattene! Voglio star solo. Adesso in particolar modo, dopo questa disgustosa esperienza con te; ho bisogno di riportare ordine nel mio spirito, per fare da adesso in poi un uso ancora più corretto della mia vita.

DEMONIO: Parli di Vita, tu, agonizzante, che convivi già con la Morte. Certo l’esistenza per voi esseri umani è sofferenza, meglio cominciare a familiarizzare con la Morte, quella Morte alfin liberatoria. E il tuo Dio, se mai lo incontrerai, certo, è nell’aldilà. Quindi per ingraziarselo, sarà bene pregarlo. Invece la Morte, lei è qui. Per esorcizzarla, allora dovete imparare ad accettarla. Però non capisco voi preti che vi atteggiate a detentori della Verità Assoluta, se riconoscete che vivere è soffrire, perché andate predicando il matrimonio con la procreazione? Procreare non significa eternare la sofferenza? (Considera) Tutti sforzi inutili, comunque i vostri …, il mondo è in nostro potere.

PIETRO: Vedo che non c’è chiarezza neanche in voi demoni, che vi atteggiate a detentori del Potere Assoluto.

DEMONIO: Bando alle ciance! Adesso vieni con me!

PIETRO: (Risoluto) Adesso, invece, che hai manifestato la tua vulnerabilità, allora ti dico: “Presto sarò io ad assistere al tuo disfacimento”.

DEMONIO: Piano, piano, profeta da strapazzo! Quelli come te, mancano di immaginazione, per cui nel confrontarvi con me siete voi che nella distanza perdete. Non dimenticare che ciò che tu sei ora, io già fui, e quello che io sono, soltanto un giorno lontano tu potresti essere! Per ora non ho più tempo da concederti, ma stai pur certo, ci rivedremo presto! (Ride sguaiato mentre l’immagine del demonio si dissolve lasciando riapparire quella della donna, questa volta con il volto particolarmente dolce e sorridente. Ricompare in cielo anche la Colomba Bianca)

PIETRO: (Sorpreso) Voi?

DONNA: (Mentre si ricompone l’abito coprendo per bene le gambe che aveva pocanzi scoperto) Io volevo soltanto scherzare, Frà Pietro. Si, è il mio temperamento quello di fare scherzi. Tutti mi conoscono giù in paese per le mie burle. In verità ho bisogno di voi, della vostra parola santa. Voi che siete così caritatevole e che guarite il corpo e lo spirito, spero possiate ascoltare le preghiere di una povera donna peccatrice, di origini contadine come voi, che vi supplica. Sono tre giorni che vado vagando per queste aspre montagne nella speranza d’incontrarvi. Sapevo che il solo vedervi sarebbe stata già una Benedizione. Che vi possa parlare adesso mi sembra un miracolo, una Grazia del Cielo. Allora mi scusate per il comportamento irriverente di prima?

PIETRO: Ma certo, figliola! Sono io semmai che sono stato irriverente e cieco. Qualcuno, poco fa, dentro questa  testa, (Si tocca il capo) m’ha appena detto: “Capire è talmente semplice. Basta “vedere” ciò che è palese!” E io, a voi, non v’ho “vista”! Sopraffatto dalla paura, vi ho immaginata …

DONNA: Posso esprimere una mia considerazione?

PIETRO: Ma certo!

DONNA: “Con la paura non si va in Paradiso!”

PIETRO: (Stupefatto, con l’espressione di chi s’è illuminato) I messaggi di Dio, mi sto accorgendo,  possono arrivare perfino attraverso i nostri nemici. E per nemici intendo quelli che noi crediamo di dover combattere e che quindi evitiamo. Per un cristiano il demonio è un nemico da combattere. Per un monaco, una donna è qualcuno da evitare. Sì, il vostro messaggio è stato chiarissimo. Grazie! (La bacia su una guancia) Allora ditemi, che problema vi assilla, figliola?

DONNA: Vi sembrerà paradossale, Padre, ma io sono qui per un problema di gelosia, della mia gelosia nei confronti del mio amante. Sapete lui è un uomo molto più grande di me. E’ stato sposato con una donna pazza, come posseduta dal Demonio, aggressiva, contro tutto e tutti e che non ha voluto più saperne di lui. Ella, ormai da molti anni, è assistita dai benefattori di un’Arciconfraternita. Io tempo fa incontrai questo poveruomo in serie difficoltà; bello come il sole e galante come un nobile. Ebbene, da allora me ne sono innamorata perdutamente. Oggi viviamo insieme e tutti sanno del nostro rapporto. Adesso, a parte gli inconvenienti per la scomunica della Chiesa che giustamente colpisce sia me che lui, il problema per cui sono qui, è la mia gelosia da sempre immotivata, che va a cozzare contro la sua estrema serenità che egli ha di fondo. Però va considerato che lui è un uomo forte, sicuro di se, mentre io sono una povera ragazza che da quest’amore non sa trarre che paure e sofferenza.

PIETRO: L’Amore è il mistero più grande del mondo, più grande ancora del mistero della morte. La si confonde con la pietà, col bisogno della carne, con l’intrigo, con la paura della solitudine, coll’esigenza della maternità, col giuoco della seduzione, con la sopraffazione, col senso di protezione, con il desiderio del possesso. E, a volte, anche con la stima e con l’amicizia.

DONNA: Invece che cos’è?

PIETRO: Vedete figliola, “Amore” innanzitutto è amare noi stessi, che poi altro non è che l’amore per Dio che ci ha creati. È la capacità d’amare il mondo intero. È quello che voi, mia cara, avete dimostrato per me quando, malgrado io vi avessi considerata un demonio, mi avete fatto osservare che “Con la paura non si va in Paradiso”. “Amore” è la fiducia che mi avete accordato quando siete venuta a cercarmi per parlarmi, “Amore” è quello che avete dimostrato d’avere verso Dio quando riconoscete la Sua autorità accettando umilmente la Sua scomunica data l’indissolubilità del matrimonio. “Amore” è stato quel momento in cui avete provato tenerezza nei confronti di quell’uomo che stava soffrendo perché rifiutato dalla sua sposa impazzita. “Amore” è poi questo vostro legittimo desiderio d’amare che ora qui davanti a me state manifestando.

DONNA: E’ vero io amo profondamente quell’uomo. Non lo lascerò mai, per nessuna cosa al mondo!

PIETRO: Mah …

DONNA: E invece cosa “non è” “Amore”?

PIETRO: La scelta d’avere rapporti con quell’uomo, malgrado gli impedimenti della Chiesa e forse anche della sua coscienza. La vostra gelosia. Il vostro accanimento quando dite che non lascerete quell’uomo per nessuna cosa al mondo …. Ma ora dobbiamo lasciarci. Per me s’è fatto tardi. Perdonatemi se vi lascio così!

DONNA: La colomba viene con voi Padre Pietro?

PIETRO: Che Dio vi benedica e vi conservi  sempre così scherzosa, figliola!

DONNA: Ma, un’ultima cosa: Non potreste benedirmi? Non è stata forse una confessione la mia? … Ah, ho capito volete sapere se continuerò con quell’uomo. Se sono pentita. Va bene, rifletterò su quanto m’avete detto e poi farò sapere qualcosa al Padre Eterno. Fa lo stesso per voi?

PIETRO: (Sorridendo) Naturalmente! (Sta per allontanarsi di qualche passo)

DONNA: (Balza davanti a Pietro, lo abbraccia corrisposta e lo bacia sul viso. Poi s’incammina nella direzione opposta a quella di Pietro. Si ferma un attimo ancora, si volta a guardare Pietro che s’allontana)

PIETRO: (Vedendo che da basso sta per sopraggiungere con passo spedito, Angelo, il suo fedele seguace, con l’affanno per la salita, allora s’arresta di colpo) Cosa c’è che vieni così di fretta?

ANGELO: Sono preoccupato, è da tempo che ti sto cercando. E’ arrivato all’Abbazia di  Santo  Spirito, Rinaldo di Gentile. Ed è lì che aspetta; deve consegnare nelle tue mani un messaggio importante. Sembra voglia venire a farti visita il Sovrano in persona, Carlo II. Vieni, scendiamo subito, insieme!

PIETRO: (Non risponde, ma s’incammina verso la valle dov’è la Badia di Santo Spirito)

ANGELO: Anche il Cardinal Latino ha chiesto di te.

PIETRO: Ti ringrazio Angelo. Grazie per essere venuto a cercarmi.

ANGELO: (All’improvviso s’arresta) Mio Dio, prima ti ho visto con quella donna, abbracciato, che ti baciava. Possibile?

PIETRO: Possibile!

ANGELO: (Mentre segue Pietro) Questi pellegrini ti rintracciano dappertutto, perfino quassù. E adesso accogli anche le donne?

PIETRO: (Continuando a camminare avanti ad Angelo) E’ stato un incontro importante. Direi illuminante. Un duplice incontro, a dir il vero. Chissà, forse voluto dal Signore.

ANGELO: (Mentre segue Pietro) Ma la nostra Regola Monastica, da te stesso creata, adesso ci consente d’avere contatti con le donne? Non è stato sempre assolutamente proibito?

PIETRO: (Non risponde)

ANGELO: (Fa qualche passo in silenzio) Tu sei il nostro Maestro e quindi io non dovrei denunciare l’accaduto alla nostra Comunità.

PIETRO: (Non risponde)

ANGELO: (Fa qualche altro passo in silenzio) Così però, non denunciandolo, mi renderei complice d’una trasgressione grave alla Regola. Come potrei vivere poi con questo segreto?

PIETRO: (Non risponde)

ANGELO: Capisci Pietro, tu non puoi chiedermi questo!

PIETRO: Ho incontrato quella donna. Lei era venuta a cercarmi perché aveva un disperato bisogno di conforto. Io sono stato ad ascoltarla e spero d’averla rassicurata almeno un po’. Allora, per ringraziarmi, quella donna m’ha dato un innocente bacio qui sulla gota mentre io la tenevo fra le braccia. E poi l’ho lasciata andare. Ma tu, piuttosto, adesso, perché ancora la tieni? (Fa qualche passo in silenzio) Sappi fratello: “Dio ci ha dotati della ragione per poter discernere” e soprattutto sappi: “Con la paura non si va in Paradiso”!

Przypadek Lidla? Nazwijmy rzeczy po imieniu!

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Czy wiecie, jak czuje się policjant przydzielony do kierowania ruchem? Cóż, tak samo czuję się ja, gdy mam do czynienia z kurzem podniesionym przez niewielką grupę moich rodaków znudzonych pozornym spokojem, w którym żyje się w Polsce, czy też pragnących na siłę mieć swoje pięć minut.

Fakty.

Znana sieć supermarketów Lidl, wierząc w kreatywność swojej agencji reklamowej, umieściła na antenie reklamę, w której promuje tydzień kuchni włoskiej. W spocie dwóch znanych kucharzy z polskiej telewizji, wykorzystując scenę z ,,Ojca chrzestnego”, oczywiście w formie parodii, reklamuje pewien rodzaj makaronu. Ale czy ,,Ojciec chrzestny” to nie przypadkiem amerykańska saga? Na portalach społecznościowych, pewna grupa osób, które można policzyć na palcach ręki, rozpoczęła dyskusję, którą można podsumować w następujący sposób: My, Włosi, jesteśmy oburzeni tym, że kojarzy się nas z okrutnym i cieszącym się zła sławą wizerunkiem mafii! Bla, bla, bla! W gruncie rzeczy, zgadzamy się ze stereotypem pizzy i makaronów (czy ktokolwiek z nas ich nie lubi?), ale nie ze stereotypem mafii! Bo… w ten sposób zniechęca się polskiego turystę do spędzenia wakacji na Sycylii, ponieważ przestraszy się, że będzie mieć bliskie spotkania trzeciego stopnia z postaciami ubranymi na biało z cygarem w jednej ręce i z Luparą w drugiej? Ale czy ci, którzy wymyślają niestworzone historie, byli kiedykolwiek na Sycylii? I wtedy przypomniałem sobie, że nazywam się Buscema i jestem Sycylijczykiem (nie obchodzi mnie, czy piszesz to małą literą), i że każdego roku co najmniej jeden miesiąc spędzam w moim kraju, a w liceum w Katanii chodziłem do klasy razem z wnukami Nitto Santapaola. I wtedy przypomniałem sobie te wszystkie sklepy z pamiątkami w Taorminie i w Katanii, a także w Syrakuzach, gdzie można było kupić koszulki z napisem ,,I love Mafia” i inne tego typu. Wszyscy Polacy, których gościłem na Sycylii, począwszy od mojej partnerki, dosłownie zmuszali mnie, aby udać się z nimi na pielgrzymkę do Corleone, tkwiąc w przekonaniu o fascynującej (oczywiście w ich ocenie) atmosferze mafijnej. Ale pozwólmy im w to wierzyć. Czy w Los Angeles nie płacimy dużo za bilety, aby zwiedzić studia filmowe? A zatem stwórzmy także taki kierunek turystyczny, związany z tą częścią smutnej historii Sycylii i nie tylko. Dajmy zarobić również ludziom, którzy działają w tej turystyce sycylijskiej. Ale czy nie byliśmy narodem także autoironicznym? Przyjmujemy w sposób obiektywny, według tej samej miary, gag Zeliga, który drwi z polskiego kina i rzekomego braku ekspresji Polaków? Uważacie, że polska społeczność z tego powodu zakłóciła spokój Polskiej Ambasadzie w Rzymie? Natomiast mała grupa Włochów zrobiła to, zmuszając naszą ambasadę do udzielenia, z pewnym zażenowaniem, uprzejmej odpowiedzi, którą przedstawiamy poniżej:

,,Dziękujemy bardzo za poinformowanie nas o kampanii Lidla, która używa dyskusyjnych i zbyt często wykorzystywanych stereotypów do celów marketingowych. Powiązywanie naszego kraju, a przynajmniej naszej kuchni, ze zjawiskiem przestepczości mafijnej jest zdecydowanie niewłaściwe i godne ubolewania.

Ambasada Włoch wraz z innymi włoskimi instytucjami obecnymi w Polsce zobowiązuje się stale podważać i zaprzeczać stereotypom i uproszczonym skojarzeniom, które nie odzwierciedlają złożoność historii i rzeczywistości naszego kraju”.

Aby uzyskać pełne informacje, Gazzetta Italia starała się dowiedzieć, poprzez sondaż przeprowadzony na stu osobach, jaka jest naprawdę reakcja obywateli zarówno polskich, jak i włoskich. 75% respondentów uznało, że spot nie przynosi żadnej szkody dla wizerunku Włochów, 20% uznało, że spot jest jednak szkodliwy, a 5% nie miało na ten temat zdania. A zatem, nawiązując do tytułu ,,Nazwijmy rzeczy po imieniu”, to bardziej niż ,,przypadek Lidla” jest to ,,chęć narobienia hałasu, pod pretekstem Lidla”.

Do następnego, jeśli Bóg pozwoli.

Ps: oto link do spotu: http://www.youtube.com/watch?v=e6tgmZFzaic

Falcone, secondo Wojtyla una martire del nostro secolo

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Con questi articolo vogliamo dare risalto ad una nobile iniziativa, partita dal Prof. Losito, di commemorare la morte di Giovanni Falcone, divenuto uomo simbolo nella lotta alla mafia.

Con il patrocinio dell’Ambasciata Italiana a Varsavia (addiritura con un messaggio del Presidente Napolitano) e il supporto dell’Università di Varsavia e di quella dell’Aquila, lo scorso 8 novembre a Varsavia si svolto un interessantissimo convegno sulla lotta alla mafia. Partecipavano, oltre all’Ambasciatore Guariglia, personaggi del calibro di Grasso, Sidoti, il procuratore Prestipino e anche l’avvocato Falcone, sorella dello scomparso Giovanni.

Per me personalmente, in quanto siciliano, è stata una importantissima testimonianza del fatto che quei terribili anni della nostra storia hanno rappresentato una svolta nella lotta alla mafia e alle eventuali presenze della stessa in apparati statali. L’aula dell’Università era gremita di studenti polacchi che, interpellati, sfoderano un italiano molto forbito e corretto.

Il momento a mio avviso più toccante è stato l’intervento del Procuratore antimafia Grasso, il quale, eludendo la retorica, ha illustrato con lucidità e molta empatia i lati anche più umani di un giudice come Falcone, che viveva questo pericoloso mestiere esorcizzandolo a volte con battute infantili atte appunto ad alleggerire la costante minaccia alla quale erano sottoposti magistrati come appunto Falcone e Borsellino e le loro scorte.

Alla fine dell’intervento di Grasso (invito ad ascoltarlo sulla nostra pagina web) è scattato un lungo, commosso e sincero applauso di tutta la sala che si è spontaneamente alzata in piedi (il Rettore ha detto che è stata la prima volta che è accaduto) quasi a volere indicare che anche se molti di loro non erano neanche nati al tempo di quegli orrori ne hanno capito e apprezzato il sacrificio per un futuro migliore.

Gazzetta Italia era presente anche con le proprie telecamere e ha dato un esaustivo resoconto dell’evento anche in diretta sul web. Chi volesse riascoltare per intero l’evento, può farlo tramite il sito www.gazzettaitalia.pl

Ai nostri microfoni, il Professor Losito ha così risposto alla domanda su quale sia la valenza del ricordo di Giovanni Falcone.

“Giovanni Falcone e Paolo Borsellino ci hanno consegnato col loro sacrificio una fiaccola di Libertà la cui fiamma è nostro dovere continuare a tenere accesa ed alimentare. Che è poi quel che fa egregiamente e senza sosta la Fondazione Giovanni e Francesca Falcone di cui la Prof. Maria Falcone è Presidente.”

Con Giovanni Falcone, come sappiamo, morirono per mano assassina e stragista in circostanze ancora non tutte chiarite (anche sul piano giudiziario: l’inchiesta è stata infatti recentemente riaperta) la moglie Francesca e tre agenti della scorta. Poco dopo, la stessa sorte toccò a Paolo Borsellino. Papa Wojtyla li ha iscritti entrambi nella lista dei Martiri del secolo. È questo un dettaglio importantissimo e non a tutti noto e ce lo ha ricordato a Cracovia proprio S.E. il Cardinale Stanislao Dziwisz, durante un incontro svoltosi il 7 novembre in Arcivescovado con il PNA Pietro Grasso e sua moglie Maria Fedele, reso possibile dal Console Onorario Italiano in Polonia Anna Boczar Trzeciak.

Un altro elemento su cui non ci stancheremo mai di insistere è la dimensione internazionale della lotta contro la criminalità di stampo mafioso, che proprio Falcone concretizzò con gli Stati Uniti d’America, collaborando con l’FBI e con la magistratura americana per l’estradizione in Italia di don Masino, alias Tommaso Buscetta: il primo pentito collaboratore di Giustizia, che poi testimoniò contro Cosa Nostra al maxiprocesso celebrato a Palermo con Pietro Grasso come giudice a latere. A Varsavia questo aspetto di rilevanza ancora insuperata lo ha sottolineato Richard Martin, il pubblico accusatore del celebre caso di traffico internazionale di droga noto come pizza connection: fu lui che con Louis Freeh e Rudolph Giuliani costituì un formidabile team investigativo e giudiziario di storica crucialità. E per concludere con le parole del criminologo Sidoti: “Nell’incontro di Varsavia è stato osservato che ci sono diversi modi di rappresentare l’antimafia. In Italia è molto visibile l’antimafia di Antonio Ingroia, di Marco Travaglio, di Michele Santoro, di Antonio Di Pietro, che conducono da anni un’intensa campagna di indagini, di sensibilizzazione, di denuncia. Ma non sono i soli: in infinite versioni l’antimafia è un patrimonio ideale di tantissimi italiani e italoamericani. L’allineamento nella stessa giornata di Pietro Grasso, di Maria Falcone, di Michele Prestipino, indica che c’è anche questa antimafia, non a caso preceduta da un messaggio augurale del Presidente della Repubblica. L’incontro di Varsavia non è stato l’ennesimo incontro sulla mafia. Ma sulla grandezza internazionale della nostra italianità, spesso misconosciuta o sottovalutata. Dicono che l’Italia è anche il paese della mafia, ma a Varsavia abbiamo visto la più gloriosa Italia dell’Antimafia.”

I nostri complimenti vanno a tutti coloro i quali hanno permesso che questo convegno avvenisse proprio a Varsavia.

 

Nuova sede a Wroc?aw per la Camera di Commercio

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Il 2012 è stato un anno pieno di successi per la Camera di Commercio e dell’Industria Italiana in Polonia. Dopo l’apertura della sede di Cracovia è stata inaugurata, lo scorso 22 novembre, una nuova sede a Wroclaw.

Il Consiglio Direttivo ha affidato al dott. Andrea Bandirali, rappresentante della Italdesk, l’incarico di svolgere la gestione della sede locale a Breslavia, a seguito della deliberazione del Consiglio Amministrativo della Camera del 31 Maggio 2012.

Il dott. Bandirali svolge l’attività per conto della Camera sul territorio dei Voivodati della Bassa Slesia – Dolnoslaskie, Opolskie, Wielkopolska, Lubuskie – già dallo scorso 1 luglio. Per contatti: ul. Piłsudskiego 49/57 50-032 Wrocław, tel. segretaria 0048 506 921 729.

Stagione Teatrale 2012-2013

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STAGIONE TEATRALE 2012-2013

Amici, cari lettori,

anche questa nuova stagione, come nel passato, sarà colma di proposte. Con gli attori della Compagnia teatrale “Esperiente” infatti ho iniziato le prove per nuovi spettacoli di autori diversi, quali Georges Courteline, Georges Feydeau, Achille Campanile.

Riproporrò, in una veste rinnovata, anche la commedia “Cecè” di Luigi Pirandello che tanto successo di pubblico e di stampa ha già riscosso a Varsavia e a Roma.

Presso il Liceum Batorego di Varsavia, inoltre, dove ho in piedi con alcuni studenti un laboratorio teatrale per l’anno accademico 2012-2013, ho in programma d’allestire la versione polacca de “L’Uomo Caravaggio”, spettacolo che ha debuttato a Roma nel 1992 e che ha replicato in Europa, fino a Varsavia lo scorso anno con la Compagnia teatrale “Esperiente”.

Le università e le varie scuole di Varsavia interessate ai nostri spettacoli, in particolar modo quelle che contemplano l’insegnamento della lingua italiana, possono contattare, per informazioni e prenotazioni, il numero telefonico 696896553 oppure scrivere all’indirizzo e-mail: teatro@italianiinpolonia.org.

Invece voi, già nostri affezionati lettori e spettatori, come sempre, accorrete in massa ad assistere a tutte le nostre rappresentazioni. Vi aspettiamo!

Chiunque, poi, volesse partecipare all’attività della nostra Compagnia teatrale o ricevere per posta elettronica, i nostri programmi e aggiornamenti, può scriverci sempre a: teatro@italianiinpolonia.org.

Questa stagione porteremo i nostri spettacoli in spazi diversi della capitale, anche non convenzionali e, se ci esibiremo all’interno d’un ristorante, adotteremo la formula “cena inclusa nel prezzo del biglietto”.

Adriana Calovini e Elena Castaldi durante le prove di “Dolori grossi” di Georges Courteline