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REMA DAYS ALIAS ALLA FACCIA DELLA CRISI!

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La buonanima di Steve Jobs diceva … stay hungry…stay foolish (si sempre curioso e un po‘ folle anche in tempi di crisi)

Beh si puo‘ dire che il giovane mercato della pubblicita‘ polacca ha preso in parola gli insegnamenti del guru della Apple. L’occasione per queste considerazioni mi e‘ venuta spontanea dopo aver visitato l’affollatissima fiera a Varsavia Rema Days.

Quando ho deciso di andarla a visitare ero molto scettico sulla riuscita di una fiera della pubblicita‘ in una fase recessiva dell’economia mondiale. Ebbene ho perso un’altra scommessa con me stesso!

Oltre  tre padiglioni gremiti di stand che rappresentavano l’esigenze del cliente a 360 gradi.

Dal famoso POS (point of sale = punto vendita) material  scaffali in cartone plexiglass e quant’altro a stampanti in grado di fornire una dimensione impressionante su grandi formati.

Quando ho visto lo stand della Lecce pen, mi sono commosso. Erano miei clienti 20 anni fa quando lavoravo in Publitalia e fabbricavano penne bio degradabili al mais! Tutto entusiasta mi avvicino e chiedo se il titolare sarebbe venuto ma, ahime, scopro che sono stati ceduti ad un facoltoso russo. Italia, mia amata, ti vuoi svegliare? Siamo un popolo geniale, eclettico, pronti al sacrificio ed elastici  ma qualcuno o qualcosa sta ottenebrando le nostre menti.

In coclusione, mi sento di consigliare agli operatori del settore dei esporre in questa manifestazione di successo.

 

Donne che hanno cambiato il mondo

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Una foltissima matassa di capelli candidi, un volto minuto e magro, due occhi colmi di intelligenza e nobiltà d’animo. Rita Levi-Montalcini ha scelto i colori dell’inverno per abbandonare la scena: lo scorso 30 dicembre la neurologa, senatrice a vita, si è spenta a 103 anni presso la sua abitazione di Roma. L’Italia ha perso indubbiamente uno dei suoi simboli e personaggi più amati; mettendo da parte per un momento ogni frase di circostanza, ritengo che sia opportuno prendere spunto dalla sua esistenza per riflettere in modo più ampio e profondo sul senso della vita e sull’intelligenza di alcuni individui eccezionali, le cui azioni si trasformano in memoria collettiva o addirittura in un messaggio universale. La Montalcini è stata una delle più illustri scienziate italiane ed ha dedicato la sua intera esistenza alla scienza, alla cultura e all’impegno civile, fino al giorno della sua scomparsa. Visto il suo enorme impegno in questi campi, scelse di non sposarsi e di non avere mai una famiglia. Negli anni Cinquanta le sue ricerche la portarono alla scoperta e all’identificazione del fattore di accrescimento della fibra nervosa; grazie a questi studi è stata insignita nel 1986 del premio Nobel per la medicina ed è stata la prima donna ammessa alla Pontificia Accademia delle Scienze nel 1974. Il 1º agosto 2001 è stata nominata senatrice a vita per i suoi meriti scientifici e sociali.  La Montalcini ha sempre combattuto per la parità di trattamento delle donne all’interno della società moderna; a più riprese ha dichiarato di essere una donna libera. Cresciuta in un ambiente ancora fortemente influenzato dagli echi della cultura vittoriana, nel quale dominava la figura maschile e le donne avevano poche possibilità per esprimere se stesse, la Montalcini ha detto “d’averne risentito, poiché sapevo che le nostre capacità mentali – dell’uomo e della donna – son le stesse: abbiamo uguali possibilità e differente approccio”. Intorno alla metà degli anni Settanta ha partecipato alle attività del Movimento di Liberazione Femminile per la regolamentazione dell’aborto.

Aveva una sorella gemella di nome Paola, che però scelse la carriera artistica: era infatti un’apprezzata pittrice, proprio come Adele, la loro madre. Le due sorelle nel 1992 hanno istituito la Fondazione Levi-Montalcini, in memoria del loro padre, che si rivolge alla formazione e all’educazione dei giovani e al conferimento di borse di studio a giovani studentesse africane a livello universitario, per creare una classe di giovani donne che svolgano un ruolo di leadership nella vita scientifica e sociale del loro paese. Era atea e credeva in una visione laica e multiculturale della società. La sua più stretta collaboratrice, Pina Tripodi, tra le cui braccia è spirata la grande scienziata, ha dichiarato poco dopo la sua scomparsa: “la professoressa aveva da sempre un sogno nel cassetto: quello di prendersi cura delle donne africane, un sogno che si è avverato solo a tarda età ma che la riempiva di gioia e soddisfazione. Sperava di poter salvare qualche centinaio di vite, non immaginava di raggiungere i risultati di oggi: 12 mila donne aiutate dalla sua fondazione”.

La Montalcini è stata una donna che con le sue scoperte ha contribuito a cambiare il sapere del mondo, dimostrando agli uomini e alle donne che chiunque può ottenere grandi risultati, a patto però di un sacrificio costante e tenace, e di un ottimismo e una forza di volontà capaci di vincere ogni vittimismo, perfino razziale.

In un ideale Olimpo femminile delle menti più brillanti della storia, viene quasi naturale accostare al nome della neurologa italiana quello di un’altra donna di scienza, Madame Curie, la prima grande scienziata del XX secolo. Maria Sk?odowska, questo era il suo nome di battesimo, nacque a Varsavia ed ottenne la cittadinanza francese dopo il matrimonio con Pierre Curie. È stata l’unica donna, tra i quattro vincitori di più di un premio Nobel, ad aver ottenuto questo riconoscimento in due discipline distinte. Nel 1903 ricevette il Nobel per la fisica e otto anni dopo, nel 1911, i lavori della Curie sul radio le valsero anche il premio per la chimica. Con la speranza di diffondere il più possibile la passione verso la ricerca scientifica, Madame Curie fondò a Parigi “l’Institut du radium”, che oggi porta il nome di Istituto Curie, e un altro simile Istituto a Varsavia. Quella di Maria Sk?odowska è stata una vita dedicata all’impegno scientifico e civile, proprio come quella di Rita Levi-Montalcini. Donne impegnate nel mondo. Donne che hanno cambiato il mondo.

Prossimo Round: inflazione?

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Emiliano Caradonna

Regolarmente da queste pagine ho cercato di mettere in guardia i nostri lettori sul pericolo che certe politiche messe in opera dalle Banche Centrali da un lato, e dai Governi dall’altro, fossero caratterizzate da miopia e azzardo morale, oltre che, a volte, da scarsa sensibilità verso i cittadini.

I dati economici stanno, purtroppo, confortando le mie previsioni. La crescita economica é in alcuni paesi inesistente in altri il frutto di artifici finanziari e sussidi. L’occupazione in calo nella maggior parte dei paesi europei. La Borsa e le obbligazioni alle stelle principalmente per la quantità di liquidità messa a disposizione dalle Banche Centrali e non per miglioramenti reali, strutturali o economici.

In questo quadro piuttosto cupo comincia ad apparire all’orizzonte lo spettro dell’inflazione, e il rischio di una riduzione del potere d’acquisto di ormai magri portafoi.

Recentemente Bill Mott, uno dei più noti gestori di fondi britannici ha delineato sul “The Telegraph” le 5 ragioni per le quali é necessario temere l’inflazione e cominciare a gaurdare agli investimenti anche da questa prospettiva.

(1) Il Quantitative Easing (‘stampa di denaro’ aka) negli Stati Uniti è ormai aperto, in modo potenzialmente illimitato, e apertamente quasi unica risorsa per coprire il deficit di bilancio federale.

(2) La Federal Reserve ha esplicitamente detto che terrà i tassi di interesse vicino allo zero fino a quando la disoccupazione scenderà al 6,5 per cento. Anche se questo è un obiettivo ragionevole, i tassi di interesse sono lo strumento sbagliato per raggiungerlo. Sono necessarie politiche che agiscano sulla offerta di occupazione. Che cosa succede se più del 6,5 per cento della forza lavoro americana è in pratica disoccupato per mancanza di preparazione e istruzione? Questo apre la prospettiva di tassi di interesse che resteranno troppo bassi per troppo tempo.

(3) La maggior parte delle principali valute hanno banche centrali che stanno cercando di stampare denaro per, tra l’altro, ridurre il valore relativo delle loro valute, nel tentativo di promuovere le esportazioni.. Questo approccio (in inglese, beggar-thy-neighbor) può funzionare per un paese, ma se tutti fanno la stessa cosa, è destinato al fallimento, pur riducendo il valore della carta moneta rispetto ai beni fisici e servizi. Questa è l’inflazione.

(4) La Banca d’Inghilterra sembrerebbe decisa a rinunciare a un obiettivo di inflazione. programmata con una struttura che mira a un numero del PIL nominale. In sostanza si crea una cortina di fumo per consentire un aumento dell’inflazione in un mondo a bassa crescita.

(5) I consumatori occidentali (e le Banche Centrali) hanno tratto enormi benefici dallo spostamento della produzione ai mercati emergenti e, in particolare, verso la Cina. L’acquisto di merci prodotte a basso costo ha funzionato da freno sull’inflazione occidentale. I vantaggi di questa strategia sono ormai in gran parte finiti. E ancora più importante, i mercati emergenti stanno vedendo aumenti salariali significativi che si tradurrà in un aumento dei prezzi per i consumatori finali.

L’inflazione erode potere d’acquisto e difficilmente vedremo l’attuazione di politiche simili a quelle degli anni ’70 dove gli stipendi con vari metodi seguivano l’inflazione. Nel contesto attuale di economia debole e welfare non prioritario. Questa sarà un inflazione deflazione.

La ragione di questa strategia é che, un periodo prolungato di inflazione costante è il modo meno doloroso per erodere il debito in sostanza l’onere ricade sui risparmiatori ed è triste dire che vedremo pagare i prudenti per le follie dei temerari; sempre che i prudenti non perdano la pazienza.

Non posso che guardare con scetticismo a un ennesima puntata di «Lascia o raddoppia».

 

,,ITALOMANIA’’ W POLSCE

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Magdalena Radziszewska

Drupi, pizza, spaghetti, luksusowe lamborghini i wiele innych „produktów” made in Italy już od kilkudziesięciu lat cieszą się dużym zainteresowaniem w Polsce. Zjawisko to przybrało na sile w latach ‘70, kiedy to wspomniany już artysta Drupi wystąpił w 1978 roku na festiwalu w Sopocie, podbijając polskie serca przebojem „Sereno è”. Pizza, na którą składało się wówczas grube ciągnące się ciasto, ketchup i ser w niczym nie przypominała tej włoskiej, a mimo to na stałe zagościła w polskim menu. Ponadto status społeczny każdego szczęśliwego posiadacza samochodu marki FIAT wzrastał natychmiastowo.

Choć zainteresowanie Włochami i włoskimi dobrodziejstwami od lat było duże, to dopiero teraz można powiedzieć, że wręcz przybiera ono formę ,,italomanii’’. Każdy kto choć raz był na Półwyspie wie, że na jego magię składa się wiele czynników, a największym z nich jest niesamowite jedzenie. Coraz częstsze wyjazdy do Włoch spowodowały, że z kuchni etnicznych to właśnie włoską Polacy ukochali sobie najbardziej. Liczba włoskich pizzerii i restauracji w Warszawie wciąż rośnie, a samodzielne przygotowanie carpaccio, spaghetti czy tiramisù nie jest już takie trudne, dzięki obecności oryginalnych włoskich produktów na polskich półkach oraz lawinie książek kucharskich dedykowanych zwyczajom kulinarnym w Italii.

Jedną z pierwszych włoskich marek dostępnych w Polsce była Lavazza. Wraz z nią pojawiła się nowa kultura picia kawy i moda na typowe włoskie espresso. Choć wciąż wielu Polaków po sytym obiedzie zamawia w restauracji cappuccino, doprowadzając tym samym każdego Włocha do rozpaczy, powoli zaczynamy rozumieć rytuał związany ze spożywaniem „napoju bogów”. Moda włoska, która od zawsze była uważana za szykowną i luksusową, przyciąga w Polsce niezwykle dużą uwagę. Coraz częściej zakładamy ubrania z włoskimi metkami, a także zaglądamy do sklepów z włoskim obuwiem, którego zakup przyjęty jest jako gwarancja zadowolenia, wygody i elegancji.

Obsesja na punkcie pięknej Italii panuje także wśród młodzieży. Nie wspomnę o studentach filologii włoskiej, którzy w kwestii ,,italomanii’’są reprezentantami zaawansowanego stadium „choroby”. Jednak nawet ci, którzy nie wiążą przyszłości z Włochami, czy językiem włoskim, nie stronią od tamtejszej kuchni, muzyki, czy literatury. Polskie nastolatki z uwielbieniem zaczytują się w miłosnych powieściach włoskiego autora Federico Moccia oraz chętnie oglądają filmy na ich podstawie (każda publikacja doczekała się ekranizacji). Także współczesna włoska muzyka znajduje swoich fanów wśród polskiej młodzieży. Dużą popularnością cieszy się raper Rocco Hunt, a do jego utworów najbardziej rozpoznawanych przez polską widownię należą „ O’ mar’ e o’ sole” i „ Come hanno fatto tutti”. Inny wykonawca, również należący do grupy najpopularniejszych obecnie włoskich raperów, Clementino, nagrał nawet piosenkę we współpracy z polskim przedstawicielem tego gatunku, Peją. Ku uciesze polskich i włoskich zwolenników hip hopu, raperzy prawdopodobnie będą kontynuowali współpracę.

Celem popularnych wśród studentów (i nie tylko) zagranicznych wyjazdów weekendowych coraz częściej są nie tylko Londyn, Praga czy Paryż, ale także Mediolan, Rzym, Wenecja i Florencja. Kto choć raz udał się w podróż do Włoch i mógł podziwiać piękne krajobrazy, zabytki sztuki, skosztował prawdziwej włoskiej pizzy, oliwy z oliwek, dojrzewających w gorącym słońcu pomidorów i jedynej w swoim rodzaju mozzarelli Buffalo, tego z pewnością nie dziwi powszechne zainteresowanie tym krajem w Polsce. Choć jako naród jesteśmy przeciwieństwem mieszkańców Półwyspu Apenińskiego, podoba nam się tamtejszy styl życia i szukamy jego odzwierciedlenia w przeróżnych dziedzinach, także tutaj, w Polsce.

Frecce tricolori, orgoglio italiano

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Rappresentano al meglio l’Italia da cinquantanni ovunque vadano suscitano entusiasmo e ammirazione, quando vanno all’estero il nostro prestigio internazionale aumenta ai massimi livelli; stiamo parlando della “Pattuglia Acrobatica Nazionale (PAN)”: italiano l’aereo Aermacchi MB 339 PAN, italiani i piloti che con tutto lo staff formano il 313mo Gruppo addestramento acrobatico  basata a Rivolto, Udine.

Anche in Polonia la PAN riscuote grande successo e non solo presso gli italiani che qui risiedono ma anche presso il popolo polacco che anche all’ultima manifestazione aerea di Radom, nell’agosto del 2011 ha decretato che fatto salvo l’amore per la propria pattuglia le frecce bianco rosse ISKRY, tutto il loro entusiasmo è stato per le Frecce Tricolori.

Il reparto si è formato nel 1961 a Rivolto per volontà dello stato maggiore Aeronautica Militare Italiana di raccogliere in un’unica sede tutte le esperienze acrobatiche per formare una compagine ufficiale che rappresentasse degnamente l’Italia negli eventi ufficiali soprattutto all’estero.

Devono aver preso molto a cuore l’impegno Mario Squarcina e i suoi piloti che con l’F84 prima e con il Fiat G91 poi per passare all’attuale Aermacchi MB 339 modificato dagli esemplari di serie e che prende pertanto la sigla PAN. A Rivolto è stata realizzata la formazione acrobatica più numerosa al mondo, ben dieci velivoli che volano come un sol aereo o meglio come un sol uomo. Da allora a Rivolto si sono succeduti decine di piloti, tecnici e personale che accompagnano la PAN nelle manifestazioni in Italia e all’estero, memorabili rimangono i trasferimenti negli Stati Uniti nel 1986 e nel 1992.

Una squadra di decine di uomini e donne che rendono possibile la realizzazione ovunque di uno spettacolo di 25 minuti che tiene lo spettatore col naso all’insu’ in un misto di stupore e ammirazione, venticinque minuti dove le Frecce Tricolori evoluiscono in figure spettacolari ma al tempo stesso estremamente precise tanto che nel luglio 2005 alle Frecce Tricolori fu consegnata La Spada di Re Hussein di Giordania, il più ambito riconoscimento per la precisione nelle manovre.

Durante l’esibizione che inizia con un grande looping fronte pubblico nella formazione a diamante tutti i dieci velivoli, nove piu il solista, evoluiscono all’unisono per separarsi subito alla seconda figura, detta appunto cardioide dove la formazioni si rompe in due sezioni di 5 + 4, anche il solista lascia la compagine, d’ora in poi il solista si esibirà in proprio in sincronismo con la pattuglia, suo il compito di dimostrare le peculiarità del velivolo capace di andare da +7g (cioè sette volte la forza di gravità che lo fa appesantire, pilota compreso, sette volte nella manovra denominata “schneider” il velivolo disegna un cerchio orizzontale al minor raggio possibile, durante questa manovra il sangue tende a defluire verso i piedi e se non abituati si può avere la “visione nera” dovuta al sangue che non riesce ad irrorare la retina; o i -3,5g nella medesima manovra ma questa volta a testa in giù il pilota si sente proiettato verso l’esterno del velivolo trattenuto solo dalle cinture e aiutato dalla tuta anti-g che si gonfia sull’addome e sui muscoli per impedire al sangue di defluire e comprimersi nella testa, in mancanza di allenamento questa manovra provoca al pilota la “visione rossa” dovuta al sangue che irrora tutta la retina con eccessiva pressione. Ma la manovra che fa si che il 339 sia vanto e orgoglio della nostra industria nazionale è la “scampanata” in questa figura il solista sale in verticale fino a che il motore non riesce più a spingere l’aereo il quale dopo essersi fermato per aria a muso in su, indietreggia, cade in avanti, dondola e riprende la sua caduta verso il basso per riacquistare velocità e controllo ai comandi del pilota. Dov’è la cosa eccezionale direte voi? semplice amici miei, i motori a getto per funzionare hanno bisogno di aspirare aria, tanta aria e quando il velivolo si ferma, indietreggia…i motori a getto si spengono….quello dell’AERMACCHI MB 339 PAN NO!

Intanto la formazione di nove velivoli evoluisce in molte figure acrobatiche che l’hanno resa famosa nel mondo, tonneaux a rombo, si trasforma in calice, arizona, cuore , triplo tonneaux, apertura e incrocio della bomba, nove velivoli salgono a triangolone fino a 1800 metri per aprirsi in nove direzioni diverse e al comando del leader si allontanano, risalgono, scendono, si girano e incrociano davanti allo spettatore tutti e nove contemporaneamente lasciandolo senza fiato, ammirato, stupito.

Il solista chiude la sua esibizione con un’altra spettacolare manovra “il volo folle” che di folle non ha proprio nulla anzi, si tratta di cinque sinusoidi in verticale (raso terra) durante le quali il solista aziona contemporaneamente tutti i comandi, mani e piedi, facendo con la cloche la “polenta” come dicono i suoi colleghi scherzosamente, un’altra indubbia prova delle capacita’ del pilota e delle performance del velivolo.

La formazione termina l’esibizione con un passaggio fronte pubblico di nove velivoli, con carrello estratto, mentre lascia una scia tricolore lunga oltre cinque chilometri che riempie tutto il cielo sopra la manifestazione mentre la voce di Luciano Pavarotti canta all’alba vincero’ dalla Turandot di Puccini.

La formazione 2013 propone Il com.te Jan Slangen come comandante dopo ben 3 anni da leader, il ruolo di capoformazione (Pony 1) è affidato infatti al capitano Mirco Caffelli, già esperto gregario della compagine acrobatica nazionale. Rimangono invariati, invece, il numero 6 (Leader della seconda sezione), Capitano Marco Zoppitelli, e il solista, numero 10, Capitano Fabio Capodanno. Quest’anno entrano a far parte della formazione due nuovi piloti: il capitano Pierangelo Semproniel, pilota di Tornado, proveniente dal 154° gruppo del 6° Stormo di Ghedi (Brescia) e il capitano Stefano Vit, pilota di AMX, proveniente dal 132° gruppo del 51° Stormo di Istrana (Treviso) che voleranno rispettivamente con il numero 7 ed il numero 9 al loro esordio il prossimo mese di maggio. Il capitano Fabio Martin si occuperà, invece, del loro addestramento acrobatico, supervisionando le complesse fasi che porteranno le Frecce Tricolori a essere pronte per l’inizio della loro 53° stagione acrobatica.

Frecce Tricolori, un volo lungo cinquantanni che ha reso fiero ed orgoglioso ogni italiano di essere tale, dieci velivoli, dieci uomini che rappresentano ovunque nel mondo la capacita’, il cuore e l’anima di tutti noi, la dimostrazione che quando vuole, l’Italia fa squadra….e vince.

Frecce Tricolori, Orgoglio Italiano!

Forum economico Italia-Polonia

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Lo scorso 12 ottobre 2012 al Centro Logistico Sistema Poland Sp. z o.o. in Bieru? si è svolto il Forum Economico Polacco-Italiano. Tra gli ospiti erano presenti tra gli altri Riccardo Guariglia Ambasciatore della Repubblica d’Italia in Polonia, El?bieta Bie?kowska Ministro dello Sviluppo Regionale, Zygmunt ?ukaszczyk, il Voivoda della Silesia, Adam Matusiewicz Presidente del Voivodato della Silesia, Ma?gorzata Sta? Direttore del Reparto dello Sviluppo Regionale presso Ufficio Marsza?kowski del Voivodato della Silesia, Bernard Bednorz Presidente della Regione di Bieru?-L?dziny, Bernard Pustelnik Sindaco della Città di Bieru?.

Hanno partecipato anche Piotr Wojaczek Presidente del Consiglio di Amministrazione della Speciale Area Economica di Katowice, Enrico Bazzi Direttore Generale della Argol Villanova, Enrico Bologna, Direttore Generale della Brembo Sp. z o.o., Giacomo Vessia Presidente della Avio Polska, Luigi Lovaglio Presidente della  Pekao S.A., Marcin Mrowiec Primo Economista della Pekao S.A. Il ruolo del padrone dell’incontro e del moderatore del Forum ha svolto Dino Grasso Presidente  del Consiglio di Amministrazione  Sistema Poland Sp. z o.o.

L’obiettivo del Forum era costruire possibilità di collaborazione tra i rappresentanti delle aziende e le autorità della Regione

Durante l’incontro la parte polacca ha presentato i presupposti del Programma Operativo Regionale per la Slesia per gli anni 2014-2020, le possibilità di investire nell’Area Economica di Katowice, le agevolazioni che offre agli investitori la regione di Bieru?- L?dziny nonché le guide di supporto  per nuovi investimenti a livello locale. “Riusciamo trovare giusto mezzo tra la tradizione e modernità”, ha detto Piotr Spyra, capo del Voivodato della Slesia. Sottolineando i benefici che crea la regione per l’attività economica sono stati indicati tra l’atro: la buona localizzazione geo-politica, la ben sviluppata infrastruttura logistica, il personale con alte qualifiche, i centri di ricerche e sviluppo, il grande potenziale e la capacita del mercato, l’alto livello dell’industrializzazione e  dell’urbanizzazione  nonché altri incentivi agli investimenti. Per i manager alla ricerca di un supporto la Speciale Area Economica di Katowice costituisce una soluzione ideale, ha garantito il suo Presidente Piotr Wojaczek.

Tante volte è stato detto che gli imprenditori italiani sono importanti partner per l’economia della Polonia e della Slesia. Al Forum Economico Polacco-Italiano la parte italiana è stata  rappresentata principalmente dai manager. Dello sviluppo e degli investimenti in Polonia hanno parlato i rappresentanti della Brembo Sp. z o.o., Avio Polska, Argol Villanova i Pekao S.A.

Elencando le possibilità che offre la Polonia alle ditte italiane si faceva notare la localizzazione nel centro dell’Europa, i competitivi costi delle materie prime e delle energie,  il personale specializzato e gli incentivi tipo zone economiche, agevolazioni fiscali, fondi europei.

La partecipazione al Forum ha fornito parecchie stimoli al business e ha dato la possibilità di stipulare e sviluppare varie forme di collaborazione.

CASA ANGELA… SI PUO‘ FARE DI PIU‘…

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Gazzetta Italia in occasione di una iniziativa di beneficenza  per bambini, durante il carnevale, ha scoperto e appoggiato una lodevole iniziativa tenutasi presso la pizzeria Rosso pomodoro a Varsavia.

Con il volontariato dei partecipanti , si sono raccolti fondi per un progetto concreto che cerchiamo qui di descrivervi.

Casa Angela nasce ispirandosi  a Sant’Angela Merici, fondatrice dell’ordine delle Orsoline di Brescia.

L’ordine delle suore di Gandino, gestisce con successo „Casa Betanea“  un complesso situato nurzec Stacja , ai confini con la Bielorussia.

Li‘ vengono ospitate donne maltrattate, ragazze madri bisognose e l’idea sarebbe quella di creare un asilo per i bambini bisognosi della zona.

Responsabile del progetto: Suor Laura Boschi

Se hai a cuore chi sta peggio di te fai una donazione a:

SIOSTR URSZULANEK N.M.P. z GANDINO

BANK PKO SA 07-100 W Wegrovie

PKO PPL PW

Numer: 68124 0273 11111 0010  1011 7809

Tocca a voi….

 

L’Erasmus nel paese di Goethe ovvero la studentessa d’italianistica va in Germania

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L’esperienza in un’università straniera nell’ambito del programma Erasmus lascia, senza dubbio, ricordi indimenticabili, come può assicurare ogni persona che nel corso degli studi universitari ha vissuto l’avventura Erasmus. Tuttavia, al contrario delle opinioni comuni, andare in Erasmusm non significa solo una serie infinita di feste pazzesche ma anche una chance di conoscere, in una certa misura, un altro paese, con la sua lingua (e va bene: a seconda del grado di motivazione degli studenti che spesso si circondano o dei propri connazionali o comunicano in una lingua che meglio conoscono, non necessariamente la lingua del paese in cui fanno l’Erasmus), la cultura, la mentalità e le usanze.

L’Erasmus è, ovviamente, anche un’opportunità di stringere amicizie internazionali, che spesso durano per molti anni, a volte di trovare l’amore oppure, alla fine, un impulso che spinge alla decisione di emigrare in un altro paese. Agli studenti d’Erasmus si apre anche la possibilità di conoscere un sistema di formazione universitaria che gli è nuovo. Il confronto inevitabile, che tale contatto con diverse tradizioni universitarie fa nascere, dà una prospettiva più larga e può cambiare il punto di vista riguardo a molti argomenti come, per esempio, il modo in cui i docenti universitari conducono i corsi, l’insegnamento delle lingue straniere, le organizzazioni studentesche, le attività sportive oppure l’offerta culturale dell’università.

All’ultimo anno dell’università ho deciso, e forse è stata una scelta poco ovvia per una studentessa di italianistica, di andare a Saarbrücken, una città situata al confine occidentale della Germania, vicina al confine con la Francia. I primi giorni di soggiorno in una città sconosciuta, in un paese straniero e in mezzo alla gente estranea non sono mai facili, ed un’ulteriore barriera è la lingua che, nel caso di tedesco, si tratta di una lingua complicata dal punto di vista grammaticale e fonetico come si può facilmente immaginare. E come sono lezioni a italianistica o nelle altre università tedesche? Dunque alle esercitazioni e ai seminari bisogna partecipare in modo abbastanza attivo. Per esempio, uno dei corsi scelti da me, che riguardava gli argomenti posti ai confini tra la scienza della letteratura e la linguistica (il corso era intitolato “Plurilinguismo nella letteratura italiana contemporanea”) esigeva dagli studenti una buona preparazione tramite un’analisi autonoma di determinati testi letterari, sotto l’aspetto linguistico.

Il sistema tedesco ha comunque un’ombra da non trascurare ovvero l’insegnamento stesso della lingua italiana: l’unica possibilità offerta dall’Università del Saarland agli studenti che hanno scelto appunto italianistica erano i corsi accessibili a tutti, condotti dal centro delle lingue straniere, che si svolgevano due volte alla settimana. Devo ammettere di esserne rimasta molto sorpresa; in paragone con il mio proprio ateneo, dove durante i primi quattro semestri l’italiano si studiava in modo molto intensivo, è davvero poco. Queste lacune vengono tuttavia compensate da un’altra soluzione: se lo studente desidera diventare insegnante di una lingua straniera in futuro, cioè, ad esempio, insegnante d’italiano, è tenuto a trascorrere, al minimo, sei mesi nel paese la lingua del quale vuole insegnare. Un esempio che dimostra come tale sistema funzioni bene sono stati i corsi di lingua inglese: le mie insegnanti, tedesche, padroneggiavano la lingua perfettamente, come fossero madrelingua.

Tra gli anni 2011 e 2012 al programma Erasmus hanno partecipato 315 atenei polacchi e su scala europea oltre 4000. Secondo gli ultimi dati disponibili della Commissione europea la Polonia nell’anno accademico 2010/2011 ha mandato, a studiare o a svolgere un tirocinio, 14.234 studenti, piazzandosi dopo l’Italia che ne ha mandati 22.031. Nelle università polacche sono venute 7.583 persone e in quelle italiane, invece, ne sono andate 19.172. La meta più popolare degli studenti polacchi è la Germania dove tra gli anni 1998 e 2011 sono andati 23.409 polacchi. In Italia, rispettivamente, sono andati 8.620 studenti provenienti dalla Polonia. In totale in Polonia in questo periodo sono venuti oltre 36 mila studenti Erasmus, di cui 2.626 sono stati italiani (nell’anno accademico 2010/2011 sono state 455 persone).

EMANUELE CERMAN. „We Włoszech bycie eklektycznym nie jest postrzegane najlepiej”.

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Emanuele Cerquiglini Cerman jest rzymskim autorem, aktorem teatralnym, kinowym i telewizyjnym („Romanzo Criminale 2”, „Don Matteo 8”, „Kronika normalnego absurdu”, „Bad brains”, „The wrath of the crows”), reżyserem („In nomine Satan”, „Decanter”, „Welcome to Italy”, „Tenebrae facte sunt”), zaangażowanym społecznie w tematy związane z niezależnym kinem włoskim oraz założycielem tzw. ‘Kina Indie’. Spotykamy się na kawie w dzielnicy San Pietro, gdzie Cerman opowiada o teatrze, o swoim ostatnim filmie zainspirowanym „bestiami szatana”, o włoskiej rzeczywistości kulturalnej, głόwnie filmowej oraz o swoich projektach „bez granic” z widokiem na Polskę.

Reżyser telewizyjny, kinowy, teatralny, autor tekstόw, scenarzysta, aktor. Ktόra z tych rόl daje ci najwiekszą satysfakcję i dlaczego?

„Bycie eklektycznym we Włoszech nie jest najlepiej postrzegane, szczegόlnie gdy oprόcz rόl przez ciebie wymienionych, dodamy rownież to, iż jestem współproducentem wielu niezależnych produkcji i montażystą rόżnych filmόw krόtkometrażowych, jednego programu telewizyjnego i dopiero potem mojego ostatniego filmu. Przede wszystkim jestem autorem. Piszę od zawsze i to własnie moim zdaniem pomogło rozwinąć się mojej karierze reżysersko-aktorskiej”.

W jaki sposόb twoje wykształcenie aktora teatralnego bazujące na metodzie Stanislavsky-Strasberg wpłynęło na ciebie jako artystę? Na czym ta metoda polegała?

„Nigdy nie miałem nauczycieli, ktόrych mόgłbym uważać za swoich absolutnych mistrzόw, byli to po prostu dobrzy nauczyciele. Metoda Stanislavsky-Strasberg pomogła mi wykształcić moją wewnętrzną konstrukcję bohaterόw i z niej, jak z każdej innej techniki, wziąłem to, co mnie interesowało i to coś uczyniłem swoim, odrzucając fałszywe dogmaty. Jedynym prawdziwym mistrzem stała się dla mnie praca. Miałem szczęście, iż już w młodym wieku przeszedłem szkołę aktorskiego życia w ‘Kinie Indie’. Na tego typu planach nie ma żartόw, aktor na pewno nie może mieć charakteru ‘gwiazdorczyny’ rozpieszczonego przez mały ekran. Pamiętam, iż kiedy była taka potrzeba sam pomagałem kamerzystom, zaraz przed zagraniem mojej sceny; te wszystkie wysiłki umysłowe związane z zapamiętywaniem tekstόw i koncentracją, jak i te fizyczne wykształciły moją zdolność szybkiego odnajdywania się w moim bohaterze. Jako młody chłopak pracowałem też często w teatrze z grupami znanych komikόw, zmieniałem więc często style z komediowego na eksperymentalny, wspόłczesny, zadeptując całe pokłady kurzu na deskach teatrόw off w Rzymie. Wrodzona zdolność zabawy z moim wewnętrznym demonem pozwoliła mi na przechodzenie z łatwością z komedii w dramat. Jako aktor wolałem słyszeć śmiech publiczności, a jako reżyser i autor skłaniam się ku dziełom z mocnym impaktem emotywnym, tworząc sytuacje wywołujące wśrόd widzόw ciszę lub zawieszenie. To, co pcha mnie nadal do tworzenia kina to moje doświadczenie. Unikam filmόw, ktόre jak tylko się kończą, odchodzą w zapomnienie. Społeczeństwo, według mnie, narzuca nam brak tego doświadczenia, brak tej wiedzy. Wydaje nam się, że robimy wiele rzeczy, wszystkie razem, a w rzeczywistości nie robimy nic, co mogłoby wpłynąć na nasz rozwόj, naszą ewolucję. Bycie “multi-tasking” oznacza niedostrzeganie rόżnic między uwagą a koncentracją, słuchaniem a słyszeniem, czy patrzeniem a obserwowaniem. Chciałbym mόc ulepszyć się do tego stopnia, by stworzyć kiedyś taki rodzaj kina, ktόry będzie w stanie stworzyć na nowo to doświadczenie, a ktόre tylko z czasem zostanie przyjęte”.

Rok 2012 jak i ten nowy są dla ciebie tzw. latami Szatana. Oczywiście mam na myśli twόj film „W imię Szatana”, wyprodukowany przez PokerEntertainment i Timeline, zainspirowany prawdziwą historią według tekstu Stefano Calvagna początkowo napisanego dla tv, a potem zaadoptowanego przez ciebie na potrzeby kina. Film ten, po tym jak został zauważony na Festiwalu Riff 2012, przygotowuje się do wejścia na ekrany włoskich kin. Kiedy to nastąpi? Jak wyglądały prace nad nim?

„Film powinien wyjść jesienią, jest to film ‘Indie’ kręcony w ekstremalnych warunkach: 10 dni zdjęciowych, budżet dziesięciokrotnie mniejszy od jakiegokolwiek filmu krόtkometrażowego francuskiego. Film ten był wyzwaniem pod każdym względem. To nie ja wybrałem argument, zostałem wezwany do tego filmu jako aktor, całość miał reżyserować Stefano Calvagna, ja w tym samym okresie pisałem inny film. Po zaledwie pięciu dniach zdjęć Stefano zaniemόgł, problemy zdrowotne nie pozwoliły mu kontrolować planu, w ten sposόb na jednym z zebrań zostałem wybrany na jego zastępcę. Wyszło to wszystkim na dobre, przede wszystkim głόwnemu sponsorowi filmu Mattia Mor. Miałem przed sobą przyjaciela, ktόry prosił bym go zastąpił, ryzykowałem. Gdybym powiedział ‘nie’, wszystkie osoby wezwane do filmu zostałyby odesłane z kwitkiem, więc zaakceptowałem propozycję ze świadomością, iż mogę się wpakować w kłopoty, ale też że dam z siebie wszystko. Poprosiłem tylko o wolna rękę przy scenariuszu, zmieniłem kilka drobiazgόw jak dla mnie za bardzo telewizyjnych, lecz w pięć dni nie można było uczynić cudu. Chciałem narzucić historii i sprawie mόj punkt widzenia, używając własnej symboliki i wprowadzając niektόre sytuacje i bohaterόw spoza przewidzianego castu. W ciągu tych pięciu dni spałem tylko 3 godziny dziennie, poprawiałem scenariusz, poznawałem obsadę, zapewniałem dobrych aktorόw o pewnych bardzo trudnych scenach i wchodziłem w kontakt z całą ekipą i produkcją w celu poznania planu i zrozumienia, jak należy kręcić. Teraz, jak o tym pomyślę, uważam, iż było to szaleństwem. Nie wiem, jak udało mi się wytrzymać to całe napięcie fizyczne, ale jestem pewny, iż chęć nas wszystkich do uczestniczenia w tym cudzie dała mi ten potrzebny napęd. Znalazłem wspaniałą ekipę od zdjęć, ktόra mimo trudności technicznych zaangażowała się w eksperymentalną pracę nad tą improwizacją artystyczną na bazie posiadanych zasobόw ludzkich. W tym klimacie moja wcześniejsza praca z aktorami takimi jak Francesca Viscardi w roli coacha, przydało się teraz w roli reżysera. Udało mi się połączyć aktorόw z rόl strategicznych z innymi, mało mi znanymi, ale dobrze przygotowanymi i gotowymi do wymagających emotywnie rόl oraz zapobiec plotkom niewiarygodności, szerzonym przez niektόrych niedojrzałych aktorόw wybranych zanim ja zostałem reżyserem. Mogę rzec zatem, iż moje metody zadziałały, zostałem wysłuchany”.

Spoglądasz na swoją pracę z perspektywy globalnej. Pracowałeś już na angielskim planie z reżyserami z innych krajόw, zdobywając liczne nagrody. Opowiedz nam o tych doświadczeniach i wyjaw, jaki jest twόj najbliższy filmowy międzynarodowy projekt. Gdzie chciałbyś go nakręcić i z kim?

„Moje wszystkie międzynarodowe doświadczenia dotyczą roli aktora. Ostatni film nakręcony z Ivanem Zuccon zostanie przedstawiony za kilka miesięcy w Los Angeles, a zatytułowany jest ’The wrath of the crows’, to horror wychodzący poza kanony gatunku. Na tym planie miałem przyjemność pracować z wieloma zdolnymi aktorami rόżnej narodowości i z dwoma krόlowymi ekranu Debbie Rochon i Tiffany Shepis. Chciałbym, by moje następne tego typu doświadczenie było w roli reżysera. Chciałbym przedstawić producentom zagranicznym napisany przeze mnie przerażający i groteskowy serial. W szufladzie trzymam ‘So that tomorrow no one will remember’ powieść Alberto Manca, ktόrą właśnie chciałbym nakręcić za granicą. To historia w stylu Kafki czy Orwella i z chęcią nakręciłbym ją w Europie, np. w Warszawie”.

Naprawdę w Warszawie? Co za zaszczyt! Dlaczego właśnie w Polsce?

„Warszawa tak jak Krakόw jest wspaniałym miastem, o ciekawej architekturze. W takim tle mόgłbym opowiedzieć wiele historii. Poza tym Polska ma wielką tradycję teatralną, jednym z jej wspaniałych przedstawicieli jest Jerzy Grotowski. Ludzi, ktόrych spotkałem tam na ulicy odebrałem bardzo pozytywnie. Na pewno pracowałoby mi się dobrze z polskimi technikami, musiałby się tylko znaleźć producent zainteresowany zainwestowaniem w mόj film!”.

Giornata della Memoria ad Auschwitz – Birkenau

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Il 27 gennaio 2013, 68° anniversario della liberazione del Campo di concentramento di Auschwitz – Birkenau, si è tenuta in quella località una cerimonia solenne, alla quale è intervenuto anche l’Ambasciatore d’Italia Riccardo Guariglia. Dapprima si è svolta una fase commemorativa nel Campo di Auschwitz, al termine della quale – in presenza del Presidente della Duma, Sergey Naryshkin – è stato inaugurato il nuovo padiglione espositivo della Federazione Russa. Quindi, a Birkenau, si è svolta una cerimonia ecumenica, alla quale hanno presenziato, fra gli altri, diversi sopravvissuti. L’Italia è stato il Paese più rappresentato nell’occasione, con una delegazione di ben 390 studenti provenienti prevalentemente da licei della Provincia di Latina, accompagnati da Professori e da diversi Sindaci. L’Ambasciatore Guariglia ha potuto avere un cordiale e simpatico incontro con tutti loro.