Slide
Slide
Slide
banner Gazzetta Italia_1068x155
Bottegas_baner
Banner_1068x155
baner_big
Studio_SE_1068x155 ver 2
FA-721-Xmass_banner_1068x155_v1 (1)

Home Blog Page 322

Le fondamenta della mia Europa

0

Lino Bortolino

Abitavo in Piemonte ed ero stato invitato da un gruppo di amici in Scozia per la caccia alle “g?si”, le grandi oche che d’inverno scendono dal circolo polare artico in cerca di cibo.

Più della caccia mi interessava il Paese di Maria Stuarda.

Conoscevo la sua storia, e la storia sofferta della Scozia cattolica, per salvare prima di tutto l’indipendenza e più tardi un minimo di autonomia da Londra.

Conoscevo la storia di tutta l’Europa, ovviamente Inghilterra compresa, ma visitarne i luoghi, osservarne i costumi, approfondirne sul posto la cultura, l’architettura, l’arte, il folclore, provarne la gastronomia, è sempre stata per me una emozione irrinunciabile.

Così per la cultura mediterranea e così ugualmente per la cultura nordica.

Partimmo dunque in gennaio. Alcuni raggiunsero Edimburgo in minibus, altri in aereo.

Il gruppo si riunì in un B&B a Braco Castle, nei pressi di Dunblane, sotto il castello del conte Miur che era il proprietario dei terreni sui quali si sarebbe svolta la caccia.

Ad illustrare il programma dei prossimi giorni, la sera stessa dell’arrivo, si presentò il capo caccia: era mister Mac, un maggiore dell’esercito polacco che era riuscito a sfuggire alla cattura da parte dei tedeschi al momento dell’invasione nazista del 1939 e, dopo aver combattuto nella resistenza, aveva ottenuto la cittadinanza inglese ed il ruolo di insegnante a Edimburgo. Aveva una moglie polacca, pittrice, che si chiamava Ewa ed una figlia Ania che studiava in Italia.

Già ascoltare la storia di mister Mac e conoscere la sua signora mi aveva emozionato molto ma, la sera dopo, un’altra emozionante scoperta fu la storia del conte Miur e di sua moglie.

Questi avevano vissuto tutto il periodo della Seconda Guerra Mondiale in Africa al seguito delle truppe alleate che, partite dal Sud Africa, allora Commonwealth Britannico, erano risalite

lungo le coste del Mozambico, conquistando contro Mussolini la Somalia, l’Eritrea, l’Egitto e la Libia, fino alla Sicilia.

Alla fine della Guerra si erano trovati dalle parti di Reggio Emilia e là, dopo aver comprato una geep, in liquidazione dall’esercito alleato, avevano comprato anche una forma intera di formaggio parmigiano da 35 kg e l’avevano portata a Braco nel loro castello per festeggiare con gli amici il sognato ritorno!

Dal 1945 al 1975 i coniugi Miur non avevano più avuto modo nè occasione di riassaporare il parmigiano-reggiano e con gli occhi umidi ne manifestavano una malcelata e profonda nostalgia.

Mister Mac, a sua volta, ascoltava il loro racconto senza avere la più pallida idea di che cosa stessero parlando perchè quel formaggio non l’aveva mai assaggiato.

Io parlai di mia moglie, di origine emiliana, esperta cuoca e appassionata di gastronomia, il parmigiano lo usava in cucina moltissimo e, per quanto le piaceva, se avesse potuto lo avrebbe messo perfino nel caffelatte.

La contessa mi invitò con insistenza a visitare, l’estate successiva, il suo castello ed il suo grande giardino, che curava personalmente. Sarei stato suo ospite con tutta la mia famiglia.

Mia moglie era insegnante di lingua francese in una scuola media dalle parti di Bassano del Grappa e le nostre vacanze estive le passavamo spesso girando in roulotte per la Francia.

Quell’anno, in luglio, arrivammo in un camping nei pressi di Le Havre, staccammo la roulotte

e ci imbarcammo. La sera del giorno dopo eravamo già al castello di Braco.

Vi fu una cena memorabile a base di salmone, cervo, lamponi giganti, birra da parte scozzese

mentre da parte italiana erano arrivati i vini bianchi e rossi, i salami e finalmente anche il parmigiano-reggiano che fu posizionato su un vassoio d’argento al centro della tavola.

Il giorno dopo, prima dell’apertura della caccia, io avvicinai il capocaccia con una bottiglia di grappa in mano e gli dissi : “Mister Mac, questa è una bottiglia speciale, un liquore della più antica tradizione veneta, prodotto in famiglia con le vinacce, è per lei ed i suoi amici”

Senza esitare lui stappò la bottiglia e ne bevve un sorso. Mi guardò con un ineffabile sorriso

e mi disse: “ Lino, questa roba è troppo buona, i miei amici non la capirebbero, me la bevo tutta io!”  e se la nascose subito sotto la mantellina.

I giorni successivi ebbi modo di parlare con lui della Polonia, della tragedia della guerra e del fatto che per lui, con l’avvento del comunismo russo, la guerra, dopo trent’anni, non era ancora finita perchè non poteva rientrare in patria. Mi parlò della sua grande nostalgia. Mi parlò delle grandi attrazioni naturalistiche della Polonia e mi lasciò dentro un vivo desiderio di visitarla.

Per questo qualche anno dopo, nel 1982-83, aiutai, nell’area di Venezia, gli organizzatori

di soccorsi da inviare alla curia di Varsavia e, appena caduto il muro di Berlino, nel 1990 decisi di visitare la Polonia.

Arrivare ai Biastadi, a Cracovia, a Lublin, a Bialistok, ai laghi Masuri, a Puutusk e poi a Varsavia, conoscendone la storia, fu una vera emozione e un ambito arrichimento culturale.

Il primo interprete di lingua italiana che mi fu presentato fu Janus Malinowski di Olsztyn.

Aveva imparato l’italiano tra le bombe e le pallottole combattendo a Montecassino!

Ma se lo ricordava, dopo più di quarant’anni, ancora molto bene, proprio perchè

in ognuno di noi rimangono indelebili i ricordi più tragici della vita, i momenti difficili, le angoscie e le paure più profonde, mentre si dimenticano in fretta le piccole gioie quotidiane.

Prima di avviarmi in Polonia avevo chiesto a qualcuno che cosa avrei potuto portare se avessi voluto fare qualche piccolo regalo. Mi avevano detto: “porta salami tipici italiani, qualche bottiglia di vino spumante e soprattutto il parmigiano-reggiano!”

Feci il mio primo viaggio di quindici giorni assieme a mio figlio, conoscemmo gente semplice, aperta, cordiale, desiderosa di ampliare i propri contatti in tutti i sensi, desiderosa di Italia e di Europa. Questo l’avevo già avvertito in Francia, Spagna, Grecia.

Finalmente, in questi ultimi venti anni ho potuto aggiungere agli amici residenti in quei Paesi anche quelli di Polonia, Rep. Ceca, Slovacchia, Ungheria.

Per questo mi sento orgoglioso di poter dire che la mia Europa sono andato a scoprirla personalmente, in mezzo alla gente, e oggi sono felice di credere all’Europa soprattutto per le persone che ho incontrato, con le quali condivido più che mai cultura e aspettative.

INCONTRI SETTIMANALI DELLA COMPAGNIA TEATRALE “ESPERIENTE” DI VARSAVIA.

0

INCONTRI SETTIMANALI DELLA COMPAGNIA TEATRALE “ESPERIENTE” DI VARSAVIA.
Ogni venerdì, h. 17-20, presso la Galleria “Freta”
(via Freta 39, nel centro storico di Varsavia), prove teatrali e intrattenimento.

Chiunque può partecipare o assistere, anche chi non fa parte della Compagnia “Esperiente”.

Funzionano bar, pasticceria e ristorante.

L’ingresso è aperto a tutti.

SI PREGA DI TELEFONARE PRIMA AL NUMERO DI TELEFONO: 696896553 (Alberto) teatro@italianiinpolonia.org

 

Il convegno dei “Giusti polacchi” a Torino

0

Zuzanna Benesz

In occasione della Giornata Internazionale delle Vittime dell’Olocausto il 31 gennaio al Museo Diffuso della Resistenza, della Deportazione, della Guerra, dei Diritti e della Libertà a Torino si è svolto il convegno “I Giusti polacchi e il recupero della memoria” e la proiezione del film di Agnieszka Holland “In Darkness” (la nomination per il premio Oscar al miglior film straniero). “Chi salva una vita salva il mondo intero”, dice la frase del Talmud. I giusti hanno rischiato per opporsi al male. In questo senso, hanno salvato la nostra umanità. Leopold Socha, il protagonista principale del film “In Darkness” è uno di quei giusti che hanno salvato la vita a degli ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale.

Tuttavia, come mostra il film, la relazione tra coloro che aiutano gli ebrei e gli ebrei stessi non è mai univoca. All’inizio la motivazione di Socha è legata solo al denaro. Si imbatte in un gruppo di ebrei, i quali scavano un fosso per farsi strada verso le fogne per poter scappare dal ghetto al momento della retata e della liquidazione del ghetto stesso, e propone loro un generoso ricompenso. In realtà Socha si rende conto subito che potrebbe  guadagnare di più se li tradisse e avrebbe potuto farlo fin dall’inizio. Come dice Socha al suo aiutante Szczepek: “Possiamo sempre tradirli! Prima bisogna capire quanto hanno. Allora? Sei d’accordo?” Comunque, la motivazione egoista di Socha cambia. Lo stesso riguarda la relazione con gli ebrei nascosti. Il film mostra la drammaticità della trasformazione del protagonista, Socha cresce nella sua umanità gradatamente. Alla fine aiuta gli ebrei nascondendoli nelle fogne anche se non hanno più soldi.

Il valore di questo film è sicuramente quello di mostrare l’ambiguità del rapporto tra i soccorritori e i salvati. Le storie di aiuto offerto dai polacchi agli ebrei sono spesso descritte nei colori bianco e nero, mentre qui il rapporto tra Socha e gli ebrei non è così univoco e chiaro. D’altra parte il film mostra che gli stessi ebrei erano spesso disposti a pagare, il pagamento era di solito l’unico modo per garantirsi la capacità di influenzare in qualche maniera il proprio destino, quindi li proteggeva.

“In Darkness” introduce il tema delle fogne, le quali creano uno spazio sostanzialmente simbolico nella memoria polacca. Le fogne sono diventate un simbolo dell’eroismo dei membri dell’Esercito Partigiano (AK) e dell’Insurrezione di Varsavia del 1944. Questo simbolo veniva presentato in vari film del dopoguerra dalla Scuola di Cinema Polacco, a partire dal film “Fogne” di Andrzej Wajda. In Wajda i due partigiani dell’Insurrezione di Varsavia giungono allo sbocco delle fogne. La partigiana I?ewska dice al suo compagno Janczar: “Non aprire gli occhi, c’è troppa luce! Vedo dall’altro lato del fiume, il sole”. È una scena simbolica: dall’altro lato del fiume ci sono i soldati dell’Armata Rossa i quali non hanno intenzione di aiutare i polacchi nella loro lotta contro i tedeschi. In questo film la storia e lo spazio sotterraneo vengono presentati proprio in termini eroici.

Agnieszka Holland invece trasfoma questo simbolo: una prospettiva esclusivamente polacca si trasforma in una prospettiva ebraico-polacca. Il tema delle fogne in questo film include simbolicamente gli ebrei nella storiografia e nella memoria polacca. Ricordiamoci che l’azione si svolge a Leopoli che all’epoca era una città polacca.

Torniamo a Torino. Prima della proiezione del film si è svolto il convegno “I Giusti polacchi e il recupero della memoria”. Sono intervenuti: Olek Micer, attore polacco che ha interpretato il personaggio di Szlomo Landsberg nel film “In the Darkness”, che ha introdotto il dibattito parlando delle sue esperienze e delle sue emozioni vissute durante le riprese del film; la Dott. ssa Zuzanna Benesz, del Museo della Storia degli Ebrei Polacchi di Varsavia (Muzeum Historii ?ydów Polskich), che ha descritto la situazione in cui si trovavano gli ebrei e le persone che li aiutavano, e ha presentato il progetto del Museo “I Giusti Polacchi – il Recupero della Memoria” e la pagina web “I Giusti Polacchi” quale esempio della commemorazione dei Giusti in Polonia.

Il Professore Marco Brunazzi dell’Istituto Salvemini ha descritto le condizioni storiche e sociologiche della vita sotto l’occupazione nazista in Polonia. Invece la Dott.ssa Liliana Picciotto della Fondazione CDEC (Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea) ha presentato la situazione, dal punto di vista storico e sociologico, dei Giusti in Italia durante la guerra. Alla fine il Dott. Gabriele Nissim, Presidente dell’organizzazione Gariwo – La foresta dei Giusti, ha presentato tre persone che meritano di essere ricordate come Giusti: Marek Edelman, comandante dell’Insurrezione del Ghetto di Varsavia, Mosze Bejski, figlio dell’Olocausto e Presidente della Commissione dei Giusti dell’Istituto Yad Vashem di Gerusalemme, e Jan B?o?ski, autore dell’articolo “I poveri polacchi guardano al Ghetto”, comparso nel 1987 sul “Tygodnik Powszechny”, in cui affronta il problema delle complicità polacche nell’eccidio degli ebrei.

L’istinto naturale di ognuno di noi è di ritirare la mano, quando è vicina alla fiamma. Coloro che hanno osato aiutare gli ebrei, rischiando la loro vita e quella dei propri cari, erano in grado di tenere la mano sulla fiamma e di non ritirarla. L’evento ci ha ricordato di tutti loro.

Il convegno e la proiezione del film sono stati organizzati dal Consolato Generale della Repubblica di Polonia a Milano in collaborazione con il Consolato Onorario della Repubblica di Polonia a Torino, le Autorità della Città di Torino, il Museo Diffuso della Resistenza, della Deportazione, della Guerra, dei Diritti e della Libertà e la Comunità Ebraica di Torino.

IMU e italiani all’estero, una tassa controversa

0

Lo scorso 10 gennaio si è svolta a Roma la conferenza “L’IMU e gli italiani all’estero” tenuta dall’On. Narducci e dal Sen. Micheloni, entrambi del PD.

Le aliquote applicate al pagamento dell’IMU sulle case degli italiani all’estero, iscritti nell’apposito registro AIRE, sono state oggetto di discussione sin dal primo momento. Infatti, nell’80% dei casi essi sono obbligati a pagare l’aliquota più alta sulla casa posseduta in Italia, considerata abitazione secondaria; casa non affittata, non data in comodato d’uso e sulla quale  si pagano le utenze. Sin dall’inizio l’on. Narducci e il sen. Micheloni si sono opposti, a livello parlamentare, contro l’evidente discriminazione operata nei confronti dei connazionali all’estero e ora hanno raccolto le proteste degli italiani emigrati che “vogliono essere trattati costituzionalmente come quelli residenti in Italia” per quanto concerne il pagamento IMU”.

Si tratta di una discriminazione chiara ed evidente, in cui si ravvisano profili di incostituzionalità e di violazione dei Trattati UE.

Con queste argomentazioni i due parlamentari eletti all’estero hanno inoltrato ricorso al TAR

di Campobasso, chiedendo la sospensiva del regolamento IMU emanato da un Comune del

Molise, che tassa la casa posseduta dai suoi concittadini residenti all’estero come abitazione

secondaria (seconda casa). I due parlamentari si sono assunti anche l’onere finanziario di tale azione legale. Contemporaneamente i due parlamentari hanno preparato un esposto alla Commissione UE, che ogni cittadino italiano interessato potrà scaricare a partire da martedì 15 gennaio da un sito neutro (www.e-avvocato.com) e inviarlo al destinatario. Di seguito sono elencate alcune parti del ricorso, riguardanti in particolare quelle che contemplano i profili d’incostituzionalità delle norme IMU.

 

Profili di incostituzionalità e di violazione dei Trattati Ue per quanto concerne l’IMU degli italiani all’estero.

 

1) Incostituzionalità per violazione degli artt. 3 e 53 della Costituzione: violazione dei principi di uguaglianza e ragionevolezza e del principio di capacità contributiva.

 

2) Contrasto con i Trattati dell’Unione europea per violazione degli artt. 18, 21, 45 e 49 del Trattato sul funzionamento dell’Ue (TFUE): violazione del principio di non discriminazione e di libera circolazione e soggiorno negli Stati membri; violazione della libertà di circolazione delle persone, dei servizi e dei capitali.

 

3) Violazione dell’art. 1 comma 4 ter D.L. 23 gennaio 1993, n. 16 convertito in L. 24.03.1993 n. 75 […] per i cittadini italiani non residenti nel territorio dello Stato, si considera direttamente adibita ad abitazione principale l’unità immobiliare posseduta a titolo di proprietà o di usufrutto in Italia, a condizione che non risulti locata. […]

 

L’amore online

0

Karolina Kij

Il mondo contemporaneo ci impone un rapido, e magari innaturale, ritmo di vita, privandoci in questa maniera spesso del tempo e dell’energia necessari per coltivare le amicizie e per stringerne di nuove. A questi fattori si aggiunge la disintegrazione dei legami sociali tradizionali – che in grande misura agevolavano l’allargamento del cerchio degli amici e l’incontro di un eventuale compagno o compagna – cui consegue l’aumento della gente che vive sola. Seppure per alcune persone la solitudine sia una scelta consapevole, probabilmente una gran parte dei single preferirebbe creare una relazione. La scala di tale bisogno viene confermata chiaramente dalla quantità dei siti di incontri su internet e dal numero dei loro utenti. Tuttavia quanti contatti allacciati su siti di questo tipo diventano relazioni? È facile conoscervi una persona che possa soddisfare le nostre aspettative?

Nel mondo reale quando si incontra una nuova persona, la cosiddetta prima impressione, è determinata da diversi dettagli: aspetto fisico, comportamento, modo di parlare, ecc. La prima impressione può così essere tale da farci perdere del tutto l’interesse per la persona in questione, oppure, al contrario, farci venire voglia di conoscerla meglio. I siti di incontri, per il loro carattere virtuale, tolgono, almeno durante le prime fasi di una conoscenza, la possibilità di questa verifica basiliare. Abbiamo allora una foto di un potenziale ragazzo o ragazza (quanto le immagini elaborate con photoshop rispecchino la realtà è un tema a parte…), ci scriviamo dei messaggi e alla fine ci incontriamo. E qui, nella stragrande maggioranza dei casi, inizia la delusione, spesso di ambedue le parti. All’improvviso il ragazzo che scriveva dei messaggi intriganti, non ha molto da dire e poi non è un uomo alto e sportivo dai capelli castani, ma un signore panciuto magari stempiato (la foto del profilo era stata fatta ben qualche anno fa); invece la ragazza che, a suo dire, dedica il tempo libero ai numerosissimi hobby e passatempi, in realtà guarda le telenovele brasiliane e si diverte a navigare sui siti di gossip. In questa occasione spesso vengono alla luce altre inesattezze che riguardano le due parti, perché alla fine ciò che scriviamo su di noi stessi dipende solo dal nostro senso comune e, in molti casi, chi scrive si lascia trasportare un po’ dalla propria fantasia. Ovviamente può accadere che la persona incontrata ci piaccia, comunque, non lo nascondiamo, non sono dei casi molto frequenti. I siti di incontri, e non potrebbe essere diversamente, si vantano di solito sui propri siti del numero delle coppie che si sono incontrate grazie alla loro assistenza. E così il maggior sito polacco di questo genere, Sympatia, che ha 4 milioni di utenti registrati, in modo abbastanza generico menziona migliaia di coppie. Invece il sito di nicchia cattolico, Przeznaczeni, riporta dei dati precisi: si parla di 325 mila utenti registrati, quasi 1200 matrimoni, 1100 coppie fidanzate e 3100 innamorati, il che significa che grazie al sito più o meno l’1,7% degli utenti assetati d’amore ha trovato la felicità. Secondo me non sono dei dati importanti, soprattutto se prendiamo in considerazione che oltre il 90% delle persone che cercano amore sui siti di incontri, almeno secondo le statistiche ufficiali, non lo trova. Tra le opinioni sui forum, relative ai siti di incontri, prevalgono quelle abbastanza scettiche. Talvolta appare l’opinione, piena di delusione, che siti del genere costituiscono una sorta di negozio (tale paragone è del resto eclatante e triste; l’amore è una merce…?) dove l’offerta è vasta, ma raramente ci si incontra qualcuno che ci potrebbe interessare davvero.

Perché, dunque, i siti di incontri non solo godono di una costante popolarità, ma si stanno anche espandendo (nel 2011 in Polonia i siti di incontri avevano circa 5 milioni di utenti)? Uno dei motivi potrebbe essere il fatto che in questi tempi, di fatto, non è facile conoscere l’altra metà nel mondo reale. Inoltre delle mie amiche, che sono registrate sui siti di incontri, sostengono di non averci mai incontrato degli uomini “interessanti”, ma quasi ciascuna di loro conosce una persona che ha trovato la sua metà in questa maniera. Probabilmente ad alimentare questi siti è il pensiero: “Se gli altri ci sono riusciti, forse la fortuna sorriderà anche a me.”

La Strada del Barolo e grandi vini di Langa

0

Il Barolo e gli altri grandi vini di Langa protagonisti di un percorso turistico e culturale che abbraccia un paesaggio unico al mondo. Cantine e aziende agricole, ma anche ristoranti, produttori tipici, strutture ricettive, castelli e musei tra i soci dell’associazione: tutti uniti nella filosofia di “qualità a ogni livello”.

La Strada del Barolo e grandi vini di Langa è un percorso segnalato, che attraversa le colline della Langa del Barolo, abbraccia le cantine produttrici e le aziende agricole, per offrire ai turisti la possibilità di incontrare il “re” dei vini nei luoghi della sua produzione.

Il progetto, realizzato dall’Unione di Comuni “Colline di Langa e del Barolo” e dall’Enoteca regionale del Barolo, con l’approvazione della Regione Piemonte e del Distretto dei Vini “Langhe Roero e Monferrato”, mette in mostra la ricchezza enogastronomica, culturale, architettonica e ambientale del territorio della Langa di Barolo.

Un viaggio nel cuore delle Langhe.

La Strada del Barolo e grandi vini di Langa è un appassionante viaggio nel cuore e nello spirito delle Langhe: protagonista indiscusso il vino, ma sullo sfondo emergono in contrappunto il patrimonio di cultura e tradizioni; l’esuberanza della natura a regalare l’incanto di paesaggi mutevoli; il carattere forte, ma cordiale della gente di Langa ad accogliere i visitatori.

La Strada unisce i comuni di Alba, Barolo, Castiglione Falletto, Cherasco, Diano d’Alba, Dogliani, Grinzane Cavour, La Morra, Monchiero, Monforte d’Alba, Montelupo Albese, Novello, Roddi, Roddino, Rodello, Serralunga d’Alba, Sinio e Verduno: uno degli scenari più affascinanti che il territorio piemontese possa offrire, luogo d’origine di alcuni fra i rossi piemontesi più noti al mondo.

I soci della Strada

A quattro anni dalla sua costituzione sono ormai circa cento i soci della Strada: l’ultimo “censimento” ne ha contati 93 tra aziende produttrici (52), strutture ricettive (28), oltre a 4 tra Botteghe del vino ed Enoteche regionali (quella di Barolo, con sede nel celebre Castello Falletti, e quella di Grinzane Cavour, anch’essa ospitata in uno dei castelli più caratteristici e famosi delle Langhe).

Insieme alle cantine e alle strutture ricettive, fanno parte della Strada anche ristoranti, produttori tipici di prodotti agroalimentari, musei, castelli, aree d’interesse turistico: tanti protagonisti per un circuito enogastronomico e culturale capace di dipingere l’intero immaginario di sensazioni ed emozioni che le Langhe – come pochi altri posti al mondo – suscitano nei turisti.

Un’immagine di qualità, confermata dai soggetti che costituiscono l’ossatura della Strada del Barolo e grandi vini di Langa. Il Disciplinare dell’associazione individua, infatti, una serie di caratteristiche che le strutture devono mantenere nel tempo: il principio qualificante è “qualità a ogni livello” sia per l’offerta enogastronomica, sia per l’accoglienza turistica, fino a prevedere rigorosi standard per la sostenibilità ambientale.

Una strada ecocompatibile

Oltre a norme generali – dall’apertura al pubblico all’esposizione del logo della Strada, all’impegno a organizzare attività di promozione dell’itinerario – molte caratteristiche del Disciplinare sono pensate per qualificare fortemente l’accoglienza turistica agli ospiti e per sollecitare un’attenzione particolare ai temi del rispetto ambientale.

L’ecocompatibilità diventa così elemento di distinzione, modello a cui, ad esempio, le strutture ricettive e gli agriturismi devono ispirarsi per potersi “fregiare” del logo della Strada del Barolo e grandi vini di Langa, suggerendo al tempo stesso ai visitatori comportamenti virtuosi: dalla preferenza per l’acqua del rubinetto al consumo di pane e grissini non preconfezionati, fino all’utilizzo di tovaglie di carta al posto di quelle in plastica.

Se gradite avere maggiori informazioni potete visitare il sito web www.stradadelbarolo.it.

 

Festa della donna

0

Agnieszka Lisiuk, Magdalena Makowska

Sono tempi in cui praticamente ogni giorno c’è qualche festa. Queste feste, alcune chiamate giornate mondiali, sono a volte così strane (come ad esempio la giornata mondiale dell’asciugamano), che suscitano controversie. Un giorno non meno controverso, non per ragione del senso ma della storia, è celebrato l’8 marzo: la festa della donna. Intorno alle sue origini circolano da sempre diverse storie false e fuorvianti, come ad esempio quella secondo cui la festa della donna risale al comunismo. Effettuando ricerche su internet con lo scopo di trovare una fonte affidabile, mi sono imbattuta in numerose leggende che, confondendo i fatti, riportano che l’8 marzo è il giorno della commemorazione della morte di 129 operaie vittime dell’incendio avvenuto nella fabbrica tessile newyorkese Triangle Shirtwaist. Tuttavia, nessuna delle sopramenzionate storie ha a che fare con l’istituzione della festa della donna, la quale in realtà deriva dagli Stati Uniti. La sua istituzione ufficiale ebbe luogo nel 1910 durante la seconda Conferenza Internazionale delle Donne Socialiste, tenutasi due giorni prima del VIII Congresso della Seconda Internazionale Socialista a Copenaghen. Inizialmente, la data delle celebrazioni della giornata internazionale della donna fu designata per il 19 marzo 1911 e i primi Paesi europei nei quali si tennero le celebrazioni furono Austria, Danzica, Germania e Svizzera. Da principio, l’obiettivo della giornata della donna era di promuovere le idee riguardanti i diritti delle donne, di lottare per l’appoggio e la sicurezza nelle fabbriche e contro la discriminazione e, inoltre, di concedere alle donne il diritto di voto. Con l’abdicazione dello zar nel 1917, il potere in Russia fu affidato a Lenin che, su richiesta di Aleksandra Ko??ontaj, istituì nel giorno dell’8 marzo la festa della donna. La data, inizialmente istituita solo in Russia, è diventata, dopo poco tempo, ufficiale anche in altri Paesi. Ma basta con la storia. Passiamo al punto della questione, cioè come la festa della donna è celebrata in Polonia e in Italia. Se parliamo della cultura mediterranea, conviene menzionare che il prototipo della festa della donna esisteva già nell’antica Roma. Con l’inizio del mese di marzo, gli antichi romani celebravano le cosiddette Matronalia, la festa dell’inizio dell’anno nuovo, della maternità e della fertilità. Secondo la tradizione, gli uomini regalavano alle loro donne i fiori ed esaudivano i loro capricci. Così era in antichità, ma come è oggi? Ho chiesto ad alcuni amici italiani quali sono le loro sensazioni riguardanti la festa della donna e come essa viene celebrata nel loro Paese. Per Elisa di Firenze questa giornata è piuttosto uno spunto di riflessione sulla condizione della donna e, oltre a ciò, ricorda tutte le vittorie passate, come la parità dei diritti tra uomini e donne oppure il diritto di voto. D’altra parte ci fa anche ricordare le sconfitte presenti in paesi dove non è garantita la parità dei diritti, ma anche in quelli in cui è garantita ma di fatto calpestata ogni giorno. Secondo Elisa, tali questioni dovrebbero essere discusse non solo l’8 marzo, ma ogni giorno. La ricorrenza è considerata però molto importante. Gianluca di Milano, invece, nota che nei tempi in cui viviamo, si dà decisamente più attenzione all’aspetto edonistico, ignorando un po’ il punto cruciale ovvero morale. “Come festeggiamo? Qui di solito le ragazze festeggiano tra di loro, andando magari a cena fuori o a qualche festa per divertirsi tutte insieme”, risponde Gianluca. “È usanza da parte dell’uomo regalare alla donna un mazzolino di mimosa, simbolo di questa festa in Italia”. Per Giovanni di Palermo, importanti sono le questioni storiche che questa giornata commemora. Per Giovanni la giornata è un momento di riflessione sul ruolo della famiglia in società, ma anche lui nota che è molto diffusa la percezione del fenomeno come di una giornata di festa. La maggior parte della popolazione identifica la festa della donna soprattutto con la tradizione di regalare mimose e cioccolata ed essere carini con le donne. E come è in Polonia? Mi sembra che non ci siano molte differenze. Come in ogni paese, anche qui c’è una parte consapevole di ciò che rappresenta questa giornata, ma allo stesso tempo ci sono anche degli ignoranti, per i quali la festa della donna rimanda soprattutto alla figura di W?adys?aw Gomó?ka e alla consegna alle donne dei mazzi di garofani e dei collant. Per questo motivo alcuni non riconoscono la festa della donna, collegando la ricorrenza solamente a uno degli slogan di PRL, vale a dire “Donne sui trattori!”. Come i polacchi festeggiano l’8 marzo? In modo tradizionale, regalando alle loro donne, madri, sorelle ed amiche tulipani ed eventualmente qualche dolce e sulle strade delle grandi città ci si può trovare nel mezzo di manifestazioni organizzate dai movimenti femministi. Allora, a tutte le donne auguriamo tutto il meglio, soprattutto di essere determinate nel realizzare le loro idee ed essere sempre orgogliose di se stesse!

Troll

0

Wyobraźcie sobie, że macie blog, stronę internetową lub profil na Facebooku, że z wielkim trudem staracie się je prowadzić, zapełniając artykułami, zdjęciami, filmami i innymi treściami. Macie wielu fanów, z którymi możecie prowadzić dialog, ale jest kilka osób, które zaczynają obrażać wasze wysiłki i denerwować innych użytkowników (większość), pisząc negatywne komentarze. Otóż spotkaliście informatycznych trolli.

Są one definiowane przez Nonsensopedię jako „rodzaj zwierzęcia o nieznanym pochodzeniu, charakteryzujące się irytującym zachowaniem, mającym na celu rozwścieczenie wszystkich tych, którzy są w jego otoczeniu”. W żargonie internetowym, a w szczególności w żargonie wirtualnych społeczności, tym terminem określa się osobę, która prowadzi “dialog” z innymi poprzez wypisywanie prowokacyjnych i irytujących wiadomości, które często są nie na temat lub po prostu bez sensu w celu zakłócania komunikacji i wprowadzenia zamieszania.

Sam termin pochodzi od mitologicznego trolla, stwora przypominającego wyglądem człowieka, znanego z wierzeń mieszkańców Europy północnej, w szczególności Norwegii.

Alternatywnie, jego pochodzenie może wywodzić się od jednego ze znaczeń angielskiego czasownika to troll, tj. zastawić przynętę w taki sposób, aby złapać jak najwięcej naiwnych osób.

Zazwyczaj celem trolla jest, aby inni użytkownicy stracili cierpliwość, aby zaczęli się wzajemnie obrażać i atakować (tworząc prawdziwą “bitwę słowną”). Powszechna technika trolli polega na spektakularnym, powierzchownym i aroganckim podjęciu stanowiska w sprawie wrażliwej i już długo omawianej przez innych członków społeczności. W innych przypadkach, troll działa w sposób pozornie bezsensowny lub celowo naiwny, aby wyśmiewać tych użytkowników, którzy nie rozumiejąc jego zamiarów, starają się odpowiedzieć w odpowiedni sposób, pociągając za sobą dalszą dyskusję, nie dochodzącą do żadnych konkretnych wniosków.

Szczególnie uparty i cwany troll może zniechęcić użytkowników pewnej wirtualnej społeczności, doprowadzając do jej rozwiązania.

Postać trolla może pokrywać się w niektórych aspektach z tą fake’a (z ang. spekulant), tj. kogoś kto przeszkadza pewnej społeczności podszywając się pod kogoś innego. Jednakże taki fake mógłby uczestniczyć w określony i konstruktywny sposób w rozmowie (w przeciwieństwie do trolla), podczas gdy troll nie będzie mógł ukryć lub sfałszować własnej tożsamości (w przeciwieństwie do fake’ów). Często te dwie postacie mają jednak zbieżne cele.

Niektóre rodzaje wiadomości lub zachowania przypisywane trollom:

– Celowe wysyłanie nieuprzejmych, wulgarnych, obraźliwych, agresywnych lub irytujących wiadomości;

– Wysyłanie wiadomości o bezsensownej treści, o których w żargonie informatycznym można powiedzieć flood (takich jak: pojedyncze litery, emotikony, losowo wybrane teksty);

– Wysyłanie takiej liczby wiadomości, które choć nie są szczególnie prowokacyjne lub bezsensowne, uniemożliwiają normalny przebieg dyskusji;

– Wysyłanie wiadomości zawierających błędy potwierdzane w sposób fałszywie przekonywający

– Wysyłanie wiadomości w celu dezinformowania lub bezsensownej krytyki;

– Celowa i intensywna obrona dyskursu opartego na błędzie trudnym do udowodnienia lub na opiniach potencjalnie prawdopodobnych, w celu zwrócenia na siebie uwagi w dyskusji prowadzonej przez Społeczność;

– Publikownie treści utrudniających dyskusję, takich jak dźwięki, obrazy lub linki do niebezpiecznych stron, często przedstawiając je jako nieszkodliwe;

– Celowe i nieustanne mylenie imion osób lub nazw przedmiotów, popełnianie błędów gramatycznych w celu zirytowania pozostałych użytkowników;

– Przypisywanie wielu użytkownikom opinii jednej osoby, robienie z siebie ofiary w oczach innych i unikanie odpowiedzi dotyczącej istoty sprawy, popychając innych użytkowników do własnej obrony (np. wyrażenie takie jak: “Zmówiliście się przeciwko mnie”);

– Wielokrotne ośmieszanie lub oczernianie działań innego użytkownika;

– Celowe pisanie stanowczych wiadomości na dany temat, a zarazem drwienie za plecami tych, którzy następnie potwierdzają fałszywą tezę.

Postaraliśmy się tutaj przedstawić znaczną część przykładów cytowanych na forum i blogach. Moglibyśmy tak kontynuować przez całe strony, ale możemy zapewnić, że nigdy nie zdołalibyśmy dać wam dokładnego wyobrażenia na temat problemu. A jeśli kiedyś będzie mieli tę nieprzyjemność spotkać jednego z nich w “waszym domu” możecie być pewni, że przysporzy wam wielu kłopotów. Naszą radą jest całkowite ignorowanie go. Po jakimś czasie zobaczycie, że przestanie przeszkadzać wam i waszym czytelnikom, przechodząc do historii.

Korzystając z okazji pisania tego artykułu chcielibyśmy zaprosić wszystkich naszych czytelników do odwiedzania naszej strony internetowej, gdzie znajdziecie codzienne wydanie Gazzetta Italia z wieloma artykułami, wydarzeniami, wywiadami i filmami poświęconymi relacji miedzy Włochami a Polską. Możecie zajrzeć na naszą stronę internetową www.gazzettaitalia.pl lub zobaczyć profil na Facebookuwww.facebook.com/gazzettaitalia na Twitterzewww.twitter.com/gazzetta_italia, a także na YouTube www.youtube.com/user/gazzettaitalia, gdzie udało nam się niedawno osiągnąć liczbę 100.000 wyświetleń! Dziękujemy Wam wszystkim.

 

Le controversie legate alla liberalizzazione delle professioni di accompagnatore turistico e di guida turistica

0

Ilona Rupiewicz

Nel mese di marzo 2012, il Ministero della Giustizia ha pubblicato un progetto di legge con un elenco delle professioni che saranno oggetto di liberalizzazione. Tra le professioni proposte (come tassista, consulente legale, avvocato o ufficiale giudiziario) ci sono anche quelle di accompagnatore turistico e guida turistica. Tra le motivazioni del ministro Jaros?aw Gowin sono stati presentati vari argomenti, ad esempio, che la Polonia si trova in una posizione bassa nella classifica dei Paesi che richiedono una licenza per esercitare una professione (finora tali professioni in Polonia erano circa 380). Secondo il Ministero della Giustizia, la liberalizzazione potrebbe non solo aprire l’accesso a molte professioni, ma anche promuovere la concorrenza e aumentare il potenziale economico del Paese.

Non intendo analizzare la bontà della liberalizzazione di tutte le professioni, perché certamente l’elenco del ministro Gowin comprende anche professioni per cui è giusto liberalizzare. Mi concentro su quello che mi è più vicino, e quindi su cui posso parlare un po’ di più, cioè sull’accompagnatore e sulla guida turistica. Il Ministero tratta i dati del rapporto Global Competitiveness inerenti la competitività delle economie mondiali come argomento a favore della liberalizzazione. Ad esempio, i Paesi scandinavi, che hanno occupato le prime posizioni in questo elenco, non impongono ai loro accompagnatori e alle guide turistiche l’obbligo di passare l’esame di autorizzazione. Paesi come Italia, Portogallo, Grecia e Polonia sono stati classificati nelle posizioni più basse di questa graduatoria, e come ha sottolineato il ministro Gowin, in questi Paesi le professioni di accompagnatore e di guida turistica sono disciplinati da regolamento. Allora, come spiegare il fatto che la Francia (leader mondiale in termini di frequenze dei turisti visitanti) chiede licenza alle sue guide, ma si trova in alto nell’elenco di questo rapporto? Evidentemente tali dati non influiscono realmente sull’importanza della liberalizzazione nel settore turistico e nell’economia nazionale.

Ma basta con le statistiche, andiamo ai fatti! Tutti saranno d’accordo che un turista che visita un Paese, una regione o una città, si aspetta che la guida turistica abbia una vasta conoscenza, responsabilità e professionalità. Anche se nell’ambito si incontra “una pecora nera”, tuttavia, il settore è abbastanza stabile e spesso verifica solo le qualifiche dei propri rappresentanti. Mi chiedo come, dopo la liberalizzazione, sia possibile controllare: competenze linguistiche, conoscenza, preparazione per la professione, conoscenza dei diritti nel turismo e la fedina penale pulita. Se tutti faranno pubblicità ai loro servizi su internet i potenziali turisti come potranno verificare se l’accompagnatore risponde ai requisiti richiesti? Come l’accompagnatore turistico, che non conosce la lingua e né le leggi vigenti, ma viaggia con un gruppo in Kenya o in Messico, potrà effettivamente aiutare il potenziale turista quando esso perde il passaporto o ha un attacco cardiaco? Naturalmente, non tutte le persone che non hanno una licenza di accompagnatore o di guida turistica, sono sempre incompetenti, ma in questo caso sarà molto difficile verificare le competenze sopra citate. Il mercato di categoria e le agenzie di viaggi indurranno una certificazione interna e ancora una volta si tornerà al modo informale del regolamento. E, paradossalmente, la liberalizzazione proposta dallo Stato chiuderà l’accesso alla professione. Non sarà possibile ottenere una licenza, e per questo non si potrà lavorare, ad esempio in Italia: una delle destinazioni turistiche più importanti tra i polacchi. Cosa invece accadrà nel turismo incoming, se il gruppo non avrà l’obbligo di assumere l’accompagnatore o la guida polacca? Naturalmente, sceglieranno i servizi dei loro agenti o non assumeranno nessuno. Quindi come la Polonia potrà ottenere entrate supplementari al bilancio dopo la liberalizzazione, se l’accompagnatore o la guida turistica non guadagnerà all’interno del proprio Paese e allo stesso tempo non potrà lavorare all’estero, più precisamente nei Paesi in cui la licenza è ancora richiesta? Come si può vedere, in questo caso, troviamo un sacco di contraddizioni. Non voglio presentare qui l’estremo punto di vista ed esagerare, ma devo lasciare il lettore con una domanda: vi piacerebbe che i vostri figli o voi stessi viaggiaste con un minorenne o con chi ha precedenti penali come accompagnatore? O magari con una persona senza conoscenza della lingua straniera e delle normative in vigore nel Paese visitato? Visto che, in teoria, dopo la liberalizzazione, tutti saranno in grado di guadagnarsi da vivere in questo modo…

JERZY GNATOWSKI “Il caffè, nel mio caso, è un’energizer non solo lavorativo ma anche quotidiano. Da quando ho assaggiato il macchiato in una tazzina piccola al Cafè Paszkowski, in Piazza della Repubblica a Firenze, me lo preparo sempre così”.

0

Famoso artista di Varsavia, fotografo, grafico, specialista di mass media racconta del suo lavoro, viaggi e un progetto onirico “Dream reality” appeso tra l’Italia, il Brasile e il resto del mondo.

Jerzy, nel materiale registrato per FlashFashion.pl hai detto che durante uno shooting professionale importante sono il make up, la luce e… il caffè. Potresti sviluppare questo pensiero, in che consiste il lavoro di un fotografo?

“Durante i vari shooting è importante collaborare, tutto lo staff dovrebbe aiutare e non disturbare. Ovviamente il fotografo deve sapere cosa vuole, che effetto vuole ottenere, che tipo di foto. Una buona ‘atmosphere’ incoraggia e il caffè nel mio caso, è un’energizer non solo lavorativo ma anche quotidiano. Da quando ho assaggiato  il macchiato in una tazzina piccola al Cafè Paszkowski in Piazza della Repubblica a Firenze, lo preparo sempre così”.

Fotografi la moda, le star, segui le compagnie internazionali delle famose marche polacche (Inglot), documenti degli eventi sociali come l’ultimo Festival di Varsavia Degli Incroci Culturali. Invece io vorrei ricordare che il tuo percorso fotografico è stato influenzato da una collaborazione con un fotoreporter di Time Magazine, Anthony Suau. Come e quando l’hai incontrato? Cosa ti ha insegnato quest’esperienza?

“L’ho incontrato per caso e sono diventato il suo assistente ‘tutto fare’ lavorando su un suo progetto sull’Europa dell’Est dopo la caduta del muro di Berlino intitolato ‘Beyond the fall’. Suau era il fotografo di Time Magazine. Ogni giorno facevamo almeno 1000km in macchina passando per le strade a volte non segnate sulle mappe. Suau era un tipico fotoreporter di vecchia generazione, quasi come un personaggio di un film. Aveva sempre con sè 2 macchine fotografiche Leica, 4 lenti, usava solo un rullino, bianco-nero 400 triX Kodak. Doveva sempre stare in mezzo alla situazione, stare dentro. Era fotografo di guerra, riceveva tanti premi come il Pulitzer Price e il World Press Photo. Il nostro incontro, oltre ai dettagli tecnici, mi ha fatto capire che anche le foto dei reporter possono essere composte, in un senso dirette, e che il nostro lavoro, l’energia che spendiamo, poi alla fine ritorna”.

Seguendo il tema delle influenze, il tuo “io” è stato formato anche dal Brasile. Quel paese ti ha ispirato a realizzare un progetto ‘Dream Reality’ [La realtà sognante]. Raccontaci qualcosa sul Brasile e il progetto.

“Questo è un progetto tipo un film creato dalle foto, un album con una parte multimediale, un racconto dove il sogno si aggiunge alla realtà, tutto con la partecipazione delle grandi star della vita culturale polacca. Il Brazile è un modello di varietà del mondo. Un paese ricco di colori, persone, vita, paesaggi e con un’architettura interessante. Là vorrei realizzare una parte del mio progetto”.

La tua agenzia Masaporta si occupa soprattutto di pubblicità. I poster che decorano tutta la città Varsavia è il vostro lavoro. Chi promuovete adesso?

“Realizziamo delle campagne outdoor e spot pubblicitari. Ultimamente abbiamo lavorato su una festa di capodanno con la partecipazione di Aleksandra Kurzak, una cantante rivelazione, si esibisce soprattutto all’estero sulle più grandi scene liriche del mondo”.

Sono passati tanti anni da quando ci siamo incontrati l’ultima volta a Roma… Che impressione ha fatto su di te la Città Eterna? Quando ritorni in Italia?

“Ho fame di Roma, è così vasta, spazialmente complessa. L’Italia è magica. Spero di ritornarci più presto possibile, alla fine il Bel Paese è un posto rilevante nello scenario di ‘Dream Reality…”.