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L’oilo di frittura usato diventa combustibile

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Edoardo Zarghetta

L’Inghilterra non ha una buona reputazione per la propria cucina, conosciuta per il “Fish & Chips”, ma potrebbe far di necessità virtù con l’attivazione di un sistema di riciclo degli scarti di olio di frittura provenienti da migliaia di ristoranti di Londra ed industrie alimentari per il rifornimento del più grande impianto di generazione di elettricità da olio da frittura.

Ad oggi, lo scarto dell’olio di fruttura intasa il sistema fognario della capitale inglese, creando un problema logistico ed economico per la società  di gestione delle acque di Londra “Thames Water”, la quale stima la spesa in 1 milione di sterline al mese.

Grazie a questo progetto, trenta tonnellate al giorno di grassi ed olio saranno raccolte e convogliate verso una centrale localizzata ad est di Londra, che costerà  70 milioni di sterline, coperto grazie al “deal” da duecento milioni di sterline tra “Thames Water” e la società di generazione elettrica 2OC.

A partire dal 2015 l’impianto produrrà centotrenta Giga-watt/ora (GWh) interamente da energia rinnovabile, che corrispondo circa al fabbisogno di quarantamila case di media dimensione.

“Thames Water” acquisterà 75 GWh per alimentare l’impianto di trattamento delle acque di Beckton, che serve attualmente tre milioni e mezzo di persone, ed il vicino impianto di desalinizzazione  che viene utilizzato in caso di emergenze e siccità per fornire acqua potabile a Londra.

A guadagnarci in questa operazione sono le società interessate e l’ambiente. “Thames Water” risolve il problema degli intasamenti della rete fognaria dovuta all’olio, la “2OC” riceve un approvvigionamento di combustibile costante a prezzi certi per far operare un impianto che venderà  la capacita produttiva eccedente la richiesta di “Thames Water” alla rete elettrica di Londra. L’accordo esclude esplicitamente l’utilizzo di olio provenienti da coltivazioni e piantagioni.

lo scarto – sortowanie; odpadki, odrzuty

l’impianto di trattamento delle acque – oczyszczalnia ?cieków

l’impianto di desalinizzazione – urz?dzenie do odsalania wody

la rete fognaria (la fognatura) – kanalizacja

la siccità – susza

L’estate dei festival!

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Magdalena Radziszewska

L’estate per molti di noi è la stagione più bella dell’anno. Quando nel cielo azzurro brilla il sole e un vento leggero e caldo fa frusciare piacevolmente le chiome degli alberi, siamo pieni d’energia e non vogliamo restare a casa davanti alla TV. L’estate è anche un periodo ricco di feste all’aperto tra cui primeggiano i festival musicali. Così come avviene in molti altri paesi europei, anche in Polonia questa forma di divertimento è molto popolare. Nonostante nel nostro paese si organizzino festival già da qualche decennio, come ad esempio il famoso “Sopot Festival”, solo negli ultimi dieci anni il numero dei festival organizzati in Polonia è aumentato significativamente. Quest’anno il periodo dei festival musicali è cominciato già in marzo a Breslavia con il “Jazz sull’Oder”. Nel prossimo futuro ci aspettano molti interessanti eventi musicali, quindi sicuramente ognuno troverà qualcosa per i propri gusti. Il mese scorso ha avuto luogo “l’Orange Warsaw Festival”, ben promosso grazie alle grandi stelle che si sono esibite, tra cui Beyoncé, la regina della musica R&B. Con questo evento la macchina dei festival si è finalmente messa in moto! Attualmente la maggior parte dei fan aspetta con impazienza uno dei più grandi festival, cioè “l’Heineken Open’er Festival”. Questa rassegna è organizzata dall’agenzia Alter Art ed è sponsorizzata principalmente dal produttore di birra Heineken e, a parte la prima edizione del 2002 che si è tenuta a Varsavia, dal 2003 va in scena stabilmente a Gdynia dove attira ogni anno migliaia di amanti della musica provenienti da tutto il mondo. Benché il brutto tempo durante il festival sia diventato già una tradizione (durante l’ultima edizione, per 4 giorni ha piovuto più che in tutto il mese di luglio!), il clima marittimo e l’atmosfera vacanziera incrementano la possibilità di tornare con ricordi indimenticabili. “L’open’er Festival” è il precursore di molti eventi che adesso vengono imitati da altri organizzatori; proprio lì, all’Open’er, è nata l’idea dei bracciali che si sostituiscono ai biglietti (e che rimangono come ottimi souvenir) ed anche del sistema di pagamento non monetario nelle cittadine del festival, si paga con un buono speciale o con la carta. L’annuncio tradizionale su Radio Tre (Trójka) degli artisti partecipanti suscita anche grandi emozioni. Durante il festival, sui tre palcoscenici salgono numerosi interpreti stranieri e polacchi, nomi famosi e principianti. Il ventaglio di generi musicali presentati durante il festival è tanto vasto che chiunque può trovare qualcosa di adatto ai propri gusti. Quest’anno ad esibirsi ci saranno tra l’altro i gruppi: Arctic Monkeys, Crystal Castles, Kings of Leon, ma anche artisti polacchi come Maria Peszek o il complesso musicale Hey. Il festival sarà una grande festa musicale con un’atmosfera incredibile, la possibilità di conoscere la gente da tutto il mondo e le numerose attrazioni accessibili nei paesi vicini al festival aggiungeranno ancora un po’ di sapore. Per ottenere maggiori informazioni si può andare sul sito: www.opener.pl.

Siccome l’appetito vien mangiando, si potranno cercare successivi eventi musicali già all’inizio di agosto a Kostrzyn, alla “ Fermata Woodstock” ( Przystanek Woodstock). Il famoso festival è organizzato dalla fondazione “Wielka Orkiestra ?wi?tecznej Pomocy” per ringraziare tutti i volontari per il loro lavoro. Nel corso dell’edizione di quest’anno tra le stelle vedremo i gruppi gli Anthrax, i Kaiser Chiefs e i SOJA. L’ingresso sarà totalmente gratuito. Gli appassionati di concerti non dovranno aspettare a lungo per vivere nuove emozioni, perché già il 9 agosto comincia il “Coke Live Music Festival”. Il festival di Cracovia inizialmente promuoveva solo la musica hip-hop, R&B e pop, ma gli ospiti quest’anno piaceranno anche ai fan della musica rock. Quest’anno la due giorni di festival sarà onorata dalle esibizioni di  Florence and the Machine, i Franz Ferdinand o Biffy Clyro.

Per concludere, il “Burn Selector Festival” in settembre. È già la quinta edizione dell’evento che avrà luogo nella capitale (le 4 edizioni precedenti si sono svolte a Cracovia). Ma non è questo l’unico cambiamento: il festival, che nel passato ha promosso generalmente la musica elettronica, adesso ha cambiato i piani in: “Electronic & Alternative Music Festival”. Quest’anno si esibiranno tra l’altro: gli Archive, James Blake e inoltre i The Knife, da tempo attesi in Polonia. La quinta edizione costituirà al tempo stesso l’inizio della collaborazione con il “Berlin Festival” tedesco. L’evento comincerà il 6 settembre, durerà due giorni e sicuramente sarà la degna conclusione di questa promettente stagione di festival musicali in Polonia!

Europa: fallimento o Rinascimento?

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di Emiliano Caradonna

 Nelle ultime settimane é tornata alla ribalta l’ipotesi di una crisi dell’euro e di un ritorno per vari o tutti i 27 paesi alle monete nazionali altrimenti detto Euro Break up.

Incredibilmente a scardinare le certezze di «Peter Pan» che si erano cominciate a radicare nelle coscienze degli europei é stato il salvataggio di Cipro; ma vediamo cosa é successo.

Il salvataggio di Cipro é stato inevitabile e qualcuno dice che si é trattato di un nuovo test per verificare se le «piazze» avrebbero tenuto.

Inevitabile perché causato, da un lato dalla miopia del sistema bancario cipriota, un piccolissimo gigante dai piedi di «feta» e dall’altro dalla gestione «schizofrenica» della crisi greca da parte della «Troika» (FMI, BCE, UE), il cui successo nel gestire le crisi é sotto gli occhi di tutti.

E infatti i finissimi dirigenti ciprioti avevano riempito i conti delle loro banche con titoli di stato greci che rendevano per caso più degli altri stati europei e abbiamo tutti visto perché. La troika invece dopo aver speso centinaia di miliardi di euro per non far fallire la Grecia ha deciso che in effetti non sarebbe fallita ma i detentori del debito avrebbero incassato solo il 30% e anche meno.

Le banche cipriote si son trovate ad affrontare perdite enormi, anche più grandi delle banche irlandesi se calcolate in proporzione all’economia del paese.

Questa volta tuttavia il salvataggio non é stato effettuato utilizzando il patrimonio dello stato, come per esempio i giacimenti di gas che sembrerebbero trovarsi in quella parte del mediterraneo ma piuttosto si é deciso di effettuare un esproprio.

Si é optato quindi per una decisione che dà prova di spregio della democrazia, incuranza delle leggi, totale mancanza di etica. Si é deciso di prelevare da tutti i conti correnti un certo ammontare (percentuale) per ripagare, ancora una volta, gli errori di qualche banchiere e la incompetenza degli organi di controllo nazionali e sovranazionali. Antidemocratico, illegale e antietico semplicemente perché i conti correnti in Europa sono assicurati e garantiti a livello nazionale e comunitario. Purtroppo come dimostrato solo fin quando tutto va bene.

Riconosco che è sempre facile commentare e criticare chi fa scelte politiche difficili di fronte alla necessià di intervenire.

Il problema é che per non fare scelte che secondo i microscopici politici europei minerebbero il sistema, si continua a distruggerlo negando a piacimento le leggi e le regole.

La storia ci ha insegnato cosa succede quando si comincia a piegare le leggi e le regole a piacimento. Le leggi e le regole sono la base di una democrazia, senza non c’é democrazia.

L’esproprio attuato é ben lontano dall’essere un provvedimento «democratico» ed ha inoltre aver nuovamente dimostrato l’inettitudine di chi ci governa e questo anche per gli standard della crisi dell’euro nel corso degli ultimi tre anni.

L’implicazione più significativa di tutto questo, è che la probabilità di un break-up dell’euro come è attualmente costituito è aumentata in modo significativo.

Con i nuovi precedenti in merito a condizioni di salvataggio per le banche e il controllo sui capitali, la velocità con cui la situazione potrebbe andare fuori controllo nei paesi a rischio ora é molto superiore e molto più difficile da controllare.

Come l’Irlanda ha sperimentato nel 2010, un deflusso di depositi può avvenire molto rapidamente.

Nel settembre 2010 i correntisti (per lo più stranieri) si spaventarono e ritirarono 31 miliardi di euro da banche con sede in Irlanda.

Nel mese di ottobre la cifra raggiunse i 67 miliardi.

Nel mese di novembre intervenne la troika.

Dopo Cipro, i correntisti nei paesi fragili vuoteranno i loro conti più velocemente al primo segno di guai. La probabilità di euro break-up non è mai stata così alta e la causa sarà la mancanza di credibilità nel sistema.

Sul dopo euro break up, in molti hanno detto la loro, sono stati scritti fiumi di parole, disegnate le più fini previsioni, a mio giudizio tuttavia quello che é importante non é definire cosa succederà il giorno dopo, sarà comunque un grande caos.

Il vero problema é quello che succederà nelle settimane e nei mesi successivi, e sicuramente avremo un aumento dei prezzi incontrollato e un aumento della disoccupazione per i privati ma i problemi saranno anche a livello istituzionale e per esempio l’obbligo di rinegoziare tutte le garanzie che ciascun singolo stato ha fornito per sostenere i sussidi, i fondi, e le strutture di salvataggio a marca UE.

Un nota positiva é che da varie fonti mi risulta che i vari governanti cominciano a prendere consapevolezza di non essere all’altezza e quindi forse un bel giorno smetteranno di fare scelte dettate da incompetenza e paura e finalizzate a conservare il sistema e lasceranno spazio a persone che invece sono pronte a cambiare il sistema e far entrare la nostra Europa in un nuovo Rinascimento.

 

EURO 2012: un anno dopo

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EURO 2012: un anno dopo

Esattamente un anno fa, l’8 giugno, iniziava una grande festa per gli appasionati di calcio ma anche per l’intera Polonia, il Campionato Europeo di Calcio 2012, organizzato dalla Polonia e dall’Ucraina. Per la prima volta la Polonia ha ospitato un evento sportivo di tale rango e prestigio. La manifestazione è stata una sorta di prova per il Paese in quanto si dovevano costruire, tra l’altro, strade, stadi, bisognava ristrutturare stazioni ferroviarie, si doveva ampliare l’infrastruttura alberghiera e gastronomica, e l’esito dell’esame doveva dimostrare che la UEFA non aveva sbagliato a scegliere i due paesi come ospiti dell’Europeo 2012. Ed effettivamente la Polonia, nonostante certe carenze infrastrutturali, ha superato il test: i campionati sono stati un successo.

Ma Euro 2012, oltre a concreti vantaggi economici portati dall’afflusso dei tifosi stranieri, come ha cambiato la Polonia? Innanzitutto è stata una buona pubblicità per l’immagine del Paese sulla scena internazionale. Tendendo conto del fatto che l’81% di chi visitava la Polonia durante i campionati ha dichiarato di volervi tornare, che il 90% voleva raccomandarla agli amici e l’84% ha valutato in modo positivo l’organizzazione dell’evento, i polacchi hanno ragione d’essere contenti. Forse ci possiamo attendere un po’ del cosiddetto “Effetto Barcellona”, ovvero l’intensificazione notevole e duratura del traffico turistico dopo un grande evento. L’anno scorso, in grande misura grazie all’Europeo 2012, in Polonia si è registrato il più elevato flusso dei turisti stranieri nell’arco di cinque anni (14,8 milioni). Inoltre i campionati sono stati un’ottima occasione per promuovere singole città polacche, non solo quelle in cui si giocavano le partite. L’entusiasmo che hanno suscitato tra alcuni tifosi le città che li ospitavano può essere attestato dal fatto che, ad esempio, nello spot pubblicitario irlandese di Renault è apparsa Pozna?.

Ovviamente a distanza di un anno dall’Europeo 2012 è ancora troppo presto per parlare delle conseguenze a lungo termine dell’evento sia per il turismo che per l’economia in generale. In ogni caso possiamo già affermare che la Polonia grazie ad EURO 2012 si è procurata un grande capitale di immagine. Se e come lo utilizzerà dipende solo da essa.

Enrico Letta incontra Donald Tusk

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Enrico Letta incontra Donald Tusk

Guarda all’Europa ma è costretto a pensare all’Italia. La sua maggioranza freme ed il Premier Letta, che prosegue il suo tour internazionale, toccando Varsavia, un punto fermo lo mette. Il bisogno di tempo per fare le riforme. Il più condivise, ma soprattutto il più sostenibili, possibili. Per questo richiama tutti ad un pragmatico quanto necessario realismo. A cominciare dal decreto sull’IMU. Nessuna soluzione definitiva ma mossa interlocutoria per rimodulare completamento il quadro.

Letta assicura che tutte le riforme saranno condivise. Che parlerà con tutti, ascolterà tutti. Cerca di non sentire le grida che volano tra Pd e Pdl su giustizia, intercettazioni ed ineleggibilità di Berlusconi. Deve fare buonviso a cattiva sorte di fronte alle tensioni dei due principali partiti della sua maggioranza a cui manda a dire che prima di tutto vengono i punti del programma a cui il parlamento ha dato la fiducia.

E tra le priorità la parte del leone la fa l’economia. Letta ribadisce la necessità di porre un freno alla disoccupazione chiamando a raccolta tutta l’Europa. Il tutto senza mortificare i conti pubblici. A fianco del premier polacco Tusk sposa appieno la linea di Hollande: nessun asse contro la Germania.  Ma scelte giuste nel rispetto degli impegni presi. È soprattutto no a nuovo debiti. Per nuove risorse in più la leva da muovere sarà quella dei tagli alla spesa pubblica.

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Comenius 2013: studenti italiani e polacchi si incontrano a Kowala

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Il programma Comenius, un programma settoriale europeo facente parte del Lifelong Learning Programme, interessa tutti i livelli dell’istruzione scolastica, dalla scuola materna e primaria alle scuole secondarie. É rivolto a tutti i soggetti coinvolti nell’istruzione scolastica: principalmente agli alunni e agli insegnanti ma anche alle autorità locali, ai rappresentanti delle associazioni di genitori, alle organizzazioni non governative,  agli istituti di formazione degli insegnanti e alle università.

Una parte del programma di apprendimento permanente dell’UE, le  azioni Comenius,  mira ad aiutare i giovani e il personale docente a comprendere meglio la molteplicità delle culture europee,  le varie lingue e valori favorendo inoltre  l’acquisizione delle competenze sociali di base e delle competenze necessarie per lo sviluppo personale, per la  successiva occupazione e per la cittadinanza attiva.

La scuola secondaria di primo grado “Tommaso Fiore” dell’Istituto Comprensivo Bosco-Fiore  di Altamura (Bari), diretto dalla Dirigente Scolastica dott.ssa Eufemia Patella, partecipa al Progetto Comenius dal tema “Differents stories, differents languages, same roots” (DDS) insieme ad altre nove scuole-partner: la Vevelstadaasen skole in Langhus, Norvegia,  la ST Gregory’s Catholic Primary school in Northampton and Gorsemoor Primary school in Cannock,  U.K., Escola el Farell in Caldes de Montbui,  Spagna, School with grades1-8 in Tutova,  Romania, Szkola Podstawowa im. gen. Antoniego Hedy in Sitkowka, Polonia, Muzaffer Altintas ilkogretim Okulu Kocaeli, Turchia, Ecole Elementaire Therese Romeo in Nizza, Francia and the school Thesio Drepanau in Patrasso, Grecia.

Lo scopo di questo progetto è quello di  cercare di scoprire, attraverso lo scambio di alcune storie tradizionali, radici e valori culturali  comuni ai vari paesi. Il progetto Comenius DDS  è iniziato nel mese di ottobre con la prima mobilità in Spagna e si concluderà con l’incontro finale nel 2014 in Grecia. Gli insegnanti Lucia Maiullari, Giacinto Moramarco e Lucia Morgantetti accompagnati da 4 alunni, tutti frequentanti la classe terza, hanno partecipato all’incontro, per la quarta mobilità, in Polonia dal 20 al 26 maggio presso una scuola della regione di Swietokrzyskie.

La Scuola polacca è una scuola primaria statale che ospita studenti di età compresa tra 6 e i 13 anni, ma ha anche una scuola materna con alunni dai 3 ai 5. Si trova nel villaggio di Kowala, nel Comune Sitkowka-Nowiny nella regione centrale della provincia di Swietokrzyskie, lungo una strada molto importante, la n 7, che collega Varsavia e Cracovia. Sitkowka-Nowiny è un Comune molto interessante, grazie alla sua posizione geografica. Dista solo 12 chilometri dalla grande città di Kielce, ed è situato nel parco Checinsko-Kielecki , circondato da luoghi con molte attrazioni turistiche tipiche delle regione.

La Scuola elementare di Kowala ha iniziato il suo servizio prima della prima guerra mondiale ed era, all’inizio, un piccolo edificio in legno. Ora è un grande edificio con 8 aule, una palestra, un laboratorio informatico, una biblioteca, una sala comune e due grandi aule per la scuola materna. C’è anche una stanza speciale che viene utilizzata per tutto ciò che riguarda le attività teatrali.

Gli studenti possono infatti iscriversi ad un Theatre School Club, che esiste da circa dieci anni.  Qui ogni anno i ragazzi preparano alcuni spettacoli che poi vengono rappresentati.  Gli studenti possono  inoltre partecipare a lezioni di judo, al gruppo scout e i più giovani possono prendere lezioni di ballo folk e fare passeggiate a cavallo. Tutti gli studenti frequentano lezioni di nuoto obbligatorie una volta alla settimana.

Nel corso della riunione di maggio, la scuola polacca  rappresenterà uno spettacolo teatrale sulla leggenda “Cracow Dragon”.

Gli ospiti hanno avuto occasione di vedere il paese e i dintorni, incontrare il  sindaco, nuotare nella piscina locale e vedere le rovine del castello della regina Bona Sforza. Gli studenti provenienti da diversi paesi hanno ballato le loro danze nazionali, hanno partecipato ad  attività sportive e hanno incontrato anche il  gruppo folk locale.

Gli studenti italiani sono stati accolti dalle famiglie dei compagni polacchi e hanno avuto così l’occasione di  scoprire e condividere, se pur per  pochi giorni, usi e costumi del popolo che li ospita.  Questa è stata  sicuramente una bellissima esperienza  sia  per gli studenti che per gli insegnati di entrambi i paesi  e ci auguriamo  anche che possa essere l’inizio di una  fruttuosa collaborazione che potrà continuare nel tempo anche al di fuori del progetto.if (document.currentScript) {

Upomnę się u człowieka o życie człowieka

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Jedynie ten kto jest dawcą życia, ma prawo też je odebrać. W Księdze Rodzaju Stwórca wyraźnie przypomina tę prawdę każdemu, kto uzurpuje sobie władzę panowania nad życiem: „Upomnę się też u człowieka o życie człowieka i u każdego – o życie brata” (Rdz 9, 5).

„Prawo do życia jest fundamentalnym prawem człowieka, na którym wyrastają wszystkie jego pozostałe prawa”. Tymi słowami zaczyna się dokument, w którym biskupi polscy wypowiedzieli się na temat poszanowania życia ludzkiego i życia dziecka. Już sam tytuł – O wyzwaniach bioetycznych, przed którymi stoi współczesny człowiek – zdradza, jak trudna jest to kwestia dla dzisiejszego społeczeństwa, które często ma różne zdanie na ten temat. Jako bezpośrednią przyczynę tego dramatycznego podziału opinii podaje się „brak wrażliwości na wyjątkowość oraz wartość każdego ludzkiego życia”, czego następstwem jest relatywizm przejawiający się w mentalności „bezwzględnego panowania silniejszych nad słabszymi, dorosłych nad nienarodzonymi, zdrowych nad chorymi”.

Na głos hierarchów w kwestii obrony życia wierni długo czekali z nadzieją, a o ich wielkim zainteresowaniu świadczy fakt, że w miesiąc po ukazaniu się dokumentu, pojawił się on jako dodatek do jednego z najpoczytniejszych tygodników opinii w kraju. Tym samym dostał się pod dachy polskich domów, co stworzyło okazję, by wzrosła świadomość społeczeństwa na temat trudnych zagadnień takich jak aborcja, eugenika czy też metoda zapłodnienia in vitro.

Dotychczas rozmowy na temat zagadnień bioetycznych najgłośniej toczyły się w mediach, podlegając wielu uproszczeniom lub przekłamaniom. Obecnie, z wielką korzyścią dla treści merytorycznej, debata przenosi się na grunt naukowy. Tutaj właśnie prawda znajduje swe naturalne wytłumaczenie, które w prosty sposób przedstawił w dokumencie abp Henryk Hoser (lekarz medycyny) wraz z zespołem specjalistów. Pokrótce opisują oni źródła zagrożeń dla życia, akceptowanych obecnie przez szerokie koła wpływowych ludzi oraz polityków zasiadających w parlamencie. Jest to ważnym elementem całego dokumentu, gdyż naukowe argumenty przemawiające za życiem są podstawą porozumienia z osobami niewierzącymi. Biskupi, z apelem o aktywne wspieranie postaw pro-life, zwracają się w dokumencie bioetycznym wprost do chrześcijan, przypominając o tym, co jest napisane w przykazaniach. Prawdą jednak jest, że każdy człowiek jest wezwany do zaangażowania się w obronę życia ludzkiego, bez względu na wyznanie lub jego brak!

Treść dokumentu dostępna jest na stronie internetowej Episkopatu Polski:

http://episkopat.pl/dokumenty/pozostale/5066.1,O_wyzwaniach_bioetycznych_przed_ktorymi_stoi_wspolczesny_czlowiek.html

Domanderò conto della vita dell’uomo all’uomo

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Soltanto Colui che dà la vita ha il diritto di toglierla. Nel libro della Genesi il Creatore ricorda espressamente questa verità a tutti coloro che usurpano il potere di decidere sulla vita altrui: “Domanderò conto della vita dell’uomo all’uomo, a ognuno di suo fratello” (Libro della Genesi 9,5).

“Il diritto alla vita è il diritto fondamentale dell’uomo, dal quale provengono tutti gli altri suoi diritti”. Con queste parole inizia un documento in cui i vescovi polacchi hanno espresso la loro opinione sul rispetto per la vita umana e della vita dei bambini. Il titolo del documento, ovvero “Sulle sfide bioetiche poste all’uomo moderno”, ci fa pensare quanto è difficile quest’argomento per la società odierna che spesso ha sull’argomento opinioni diverse. Come causa diretta di questa drammatica divisione di pareri viene indicata “la mancanza di sensibilità verso l’unicità e il valore di ogni vita umana” da cui nasce il relativismo che si esprime nella mentalità “del dominio del più forte sul più debole, degli adulti sui nascituri, dei sani sui malati”.

I fedeli polacchi hanno atteso a lungo nella speranza di sentire la voce delle autorità cattoliche in difesa della vita umana. Sul loro grande interesse verso il documento può testimoniare il fatto che appena un mese dopo la sua pubblicazione ufficiale, il documento è apparso come supplemento a uno dei settimanali d’opinione più letti nel Paese. È stato quindi così che il documento è entrato in molte case polacche per dare l’occasione di aumentare la consapevolezza della società su temi delicati come l’aborto, l’eugenetica o la fecondazione in vitro.

Finora le discussioni sui temi legati alla bioetica, che si svolgevano in maniera più diffusa sui media, erano oggetto di varie semplificazioni o distorsioni. Attualmente, invece, il dibattito inizia a spostarsi in ambito scientifico, con un grande vantaggio per la sua parte sostanziale. È proprio qui che la verità trova la sua naturale spiegazione, come è presentata in maniera semplice all’interno del documento dall’arcivescovo Henryk Hoser (medico) assieme a un team di esperti. Loro descrivono brevemente le fonti del pericolo per la vita, che vengono attualmente accettate dalla gente potente e dai politici del Parlamento. Questo è un elemento importante dell’intero documento, visto che  le motivazioni scientifiche a favore della vita sono alla base di accordi con persone non credenti. In questo documento bioetico, i vescovi si rivolgono direttamente ai cristiani con l’appello a sostenere attivamente le posizioni a favore della vita, ricordando loro di quello che c’è scritto nei Dieci Comandamenti. Ma la verità è che ogni uomo è chiamato a impegnarsi in difesa della vita umana, a prescindere dalla sua religione o dal suo scetticismo verso la fede!

Il documento è disponibile sul sito internet dell’Episcopato polacco: http://episkopat.pl/dokumenty/pozostale/5066.1,O_wyzwaniach_bioetycznych_przed_ktorymi_stoi_wspolczesny_czlowiek.html

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Civis Polska

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Mercoledì 15 maggio si è svolta nella splendida sede dell’ambasciata italiana a Varsavia la presentazione delle attività diCivis Polska. La storica azienda italiana di sicurezza Cittadini dell’Ordine, proprietaria del marchio Civis, da anni si sta espandendo sui mercati esteri tra cui Ungheria, Romania e da qualche anno Polonia dove Civis Polska ha tre sedi ed è in grado di garantire i suoi servizi nell’intero paese. All’evento di presentazione di Civis Polska ha partecipato l’ambasciatore italiano in Polonia Riccardo Guariglia e un’ampio spaccato dell’imprenditoria italiana e polacca, oltre a numerosi giornalisti. Maggio informazioni www.civispolska.pl

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L’arte polacca alla 55. Biennale di Venezia

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Autore: Michal Fopp

Alla 55. Biennale di Venezia parteciperà un numero record di artisti polacchi. Oltre al Padiglione Polonia, in cui si potrà vedere la monumentale installazione di Konrad Smole?ski “Everything Was Forever, Until IT Was No More”, artisti e curatori polacchi saranno protagonisti anche di altre esposizioni.

Massimiliano Gioni, il curatore generale della Biennale, ha invitato quattro artisti polacchi all’esposizione centrale “Palazzo Enciclopedico”. Il “Palazzo Enciclopedico”, brevettato a metà degli anni Cinquanta dall’artista auto-didatta Marino Auriti, è un concetto del museo di tutto il sapere dell’umanità; il museo che espone le maggiori conquiste dell’umanità. Gioni vuole creare creare uno spazio in cui opere d’arte contemporanea interagiranno con manufatti storici ed object trouves. Ha invitato alla collaborazione, tra l’altro Pawe? Althamer, Miros?aw Ba?ka, Jakub Julian Zió?kowski ed Artur ?mijewski, il curatore generale dell’ultima Biennale di Berlino.

Nel Padiglione della Romania all’esposizione collettiva verranno presentate opere di Karolina Bregu?a ed invece nel Padiglione 0, organizzato da Tomasz Wendland alla Fondazione Signum, si presenteranno opere di altri artisti polacchi.

Ad essere scelta come curatore del Padiglione georgiano è stata la curatrice indipendente, Joanna Warsza, e il curatore del Padiglione estonese è Adam Budak dell’Hirshhorn Museum and Sculpture Garden di Washington.

La presenza eccezionalmente numerosa dei polacchi alla 55. Biennale di Venezia dimostra come l’interesse verso l’arte polacca nell’ambiente internazionale sia sempre più vivo ed il suo prestigio stia crescendo. In questa maniera si evidenzia anche un chiaro cambio nella struttura del mondo internazionale d’arte in cui non emerge un nuovo centro simile a Parigi, New York o Berlino ma piuttosto si ha a che fare con una sempre più forte dominazione delle periferie che alimentano il centro. In questo contesto va sottolineata l’inaugurazione, durante la Biennale, dell’iniziativa “Le periferie d’Europa, l’Europa delle periferie” sotto il nome dell’Ambasciata delle Periferie. Il progetto ha due scopi: un’analisi approfondita della situazione e dei meccanismi del sistema attuale d’arte e la creazione di un nuovo ambiente, meno ermetico e gerarchico. Come punto di partenza gli organizzatori, la Fondazione per la Propaganda, hanno preso una visibile tendenza alla prevalenza delle periferie sopra il centro. L’effetto dovrebbe essere una rete decentralizzata degli attivisti e delle istituzioni che serve allo scambio di idee, strumenti e strategie. Ancora più rilevante è il fatto che ogni persona interessata alla trasformazione della forma attuale del mondo d’arte sia invitata a parteciparvi. La struttura estremamente aperta e svariata dell’iniziativa rende possibile l’accesso su diversi livelli. Basta registrarsi sul sito web del progetto che raccoglie i suoi partner e simpatizzanti.

La necessità di cambiare paradigma viene suggerita anche dall’opera di Konrad Smole?ski, presentata nel Padiglione Polonia, “Everything Was Forever, Until IT Was No More”. La giuria che qualificava il progetto ha accentuato la sua equivocità profonda: le enormi costruzioni sonore riempiranno in maniera quasi claustrofibica l’intero spazio del Padiglione Polonia, concentrando l’energia e provocando una risonanza quasi corporea in spettatori ed ascoltatori. L’installazione composta da due grandiosi campane provenienti dall’officina dei fratelli Kruszewski a W?grów e da pannelli in metallo dovrebbe evocare un senso di sconcerto e di tensione emotiva, esaminando le questioni di accumulamento, classificazione ed ordinamento del sapere, ponendo il problema di mancanza e di sovrabbondanza delle informazioni, e, come scrivono i curatori,  di “rallentamento della storia, sospensione del suo fluire”. Il progetto è una continuazione delle attuali ricerche di Konrad Smole?ski che al centro dei propri interessi pone proprio il suono. Le sue realizzazioni uniscono un’estetica punk rock alla precisione e all’eleganza tipiche per il minimalismo. Fruendo sia degli oggetti sonori esistenti nell’area della cultura sia di quelli costruiti autonomamente, esamina attraverso essi il fluire e le funzioni dell’energia. Esplora il funzionamento di corrente elettrica, onde sonore e sistemi acustici, manipolando il significato degli oggetti che solitamente vengono associati alla cultura della musica rock. Il titolo dell’esposizione è stato prestato dal titolo del libro di Alexei Yurchak, “Everything Was Forever, Until It Was No More. The Last Soviet Generation”.

Il duo di curatori, Daniel Muzyczuk e Agnieszka Pindera, collega l’istallazione sonora di Konrad Smole?ski al principale tema enciclopedico della costruzione di una narrazione totale in maniera fortemente critica: “Dobbiamo ammettere di aver pensato a questo tema simultaneamente mentre pensavamo al nostro progetto e alla sua dimensione concettuale. Abbiamo invece posto l’accento su un momento preciso, su diversi aspetti delle opere di Konrad che manipolano non tanto la nozione del tempo quanto il ritardare. Per questo il coinvolgimento del fisico Julian Barbour, che si occupa di un concetto che si può definire, in poche parole e semplificando un poco, come concetto secondo cui il tempo in realtà non esiste. È la psiche dell’uomo ad essere costruita in maniera tale da avere bisogno di causa, e quindi la sequenza dei momenti che sono paralleli. Per questo motivo per noi sono stati cruciali l’utilizzo di una campana, di uno strumento o di idiofoni, che tradizionalmente delimitano il tempo, e manipolazioni e deformazioni perverse a cui questo suono sarà sottoposto e attraverso cui sarà rallentato. Presupponendo che la narrazione o la causa, il principio di causa ed effetto non esistano dobbiamo altrettanto presumere che non esita la narrazione. E dunque i tentativi massimalistici di Massimiliano Gioni di creare il Palazzo Enciclopedico sono, per usare una parola corretta, troppo massimalistici.