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Home Blog Page 314

Open the door

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Il progetto Open the Door consiste nell’apprendimento delle lingue attraverso lo scambio di conoscenze ed esperienze tra scuole, università, PMI ed istituzioni. Finanziato dal programma Leonardo da Vinci Educazione e Cultura dall’Unione Europea, coordinato dall’Università di Gazi (Turchia), ha come partner la società CORE Sp. z o.o. (Polonia) e altri 8 partner in tutta Europa.

Secondo il “quadro strategico europeo per l’istruzione e la formazione” le competenze linguistiche sono uno dei parametri più importanti al fine di avere una buona carriera. Studenti e dipendenti dovrebbero comprendere tutta la terminologia utilizzata nei documenti tecnici nel loro campo di lavoro. Con questo progetto si vuole sviluppare la capacità linguistica dei partecipanti con il lavoro di squadra tra colleghi di diversa nazionalità e scambiando esperienze ed idee.

Chiunque può partecipare al progetto attraverso le informazioni pubblicate sul sito web, seminari internazionali, workshop, pubblicazioni e attività in loco.

 

Il ruolo di Palermo nella nascita della letteratura italiana

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Nei numeri precedenti abbiamo parlato della storia millenaria della città di Palermo e delle squisitezze gastronomiche per cui è famosa in Italia e nel mondo. Oltre ad essere una città moderna e quindi perfetta per fare shopping o per divertirsi, il capoluogo siciliano è ricchissimo anche di monumenti storici e luoghi di interesse artistico e culturale; passeggiando per le vie del centro storico si deve stare continuamente con il naso all’insù per contemplare le numerosissime chiese e le antiche facciate dei palazzi costruiti lungo le strette vie della città. Nella verde e soleggiata Piazza Indipendenza, poco distante dalla splendida Cattedrale, si trova il Palazzo Reale, oggi sede dell’assemblea regionale e per secoli dimora dei vari sovrani della città. All’interno di questa reggia fortificata è presente un osservatorio astronomico e soprattutto l’incredibile Cappella Palatina, una basilica del XII secolo interamente decorata in oro e mosaici bizantini; assieme al Duomo di Monreale, una visita alla Cappella Palatina è assolutamente d’obbligo se si visita questa città.

Vale la pena ricordare che il Palazzo Reale nasconde un segreto che solo i più attenti osservatori sapranno cogliere: in pochi infatti sanno che l’ingresso di Piazza Indipendenza non è la facciata principale del Palazzo Reale, ma è in realtà il retro della reggia. L’ingresso principale si trova in Piazza del Parlamento, in una zona solitamente poco frequentata dai turisti e riservata al transito degli addetti ai lavori dell’Assemblea regionale. Proprio su questa facciata si trova un piccolo bassorilievo quasi invisibile ad un primo momento alla vista. Eppure questo bassorilievo, poco notato e poco osservato, ricorda uno dei momenti più significativi della storia e della cultura della Sicilia, in quanto fa riferimento alla “Scuola Poetica Siciliana” sorta alla corte di Federico II di Svevia, intorno alla metà del XIII secolo. Su di esso è raffigurato il grande imperatore circondato da quanti contribuirono alla nascita della prima espressione di poesia in volgare che avrebbe costituito le fondamenta della letteratura italiana che oggi conosciamo. Il bassorilievo, opera dello scultore Silvestre Cuffaro, riproduce un passo del De vulgari eloquentia (il paragrafo 12 del libro primo), nel quale Dante riconosce i meriti storici e culturali di questa scuola, nata e fiorita grazie a Federico II proprio nelle stanze del Palazzo Reale. Il passo dice: “Poiché è manifesto che il volgare di Sicilia si attribuisce rinomanza al di sopra degli altri, per il fatto che tutto ciò che gli Italiani poeticamente compongono si chiama siciliano, e per il fatto che parecchi maestri, di quel paese nativi, troviamo aver cantato con gravità”.

Sono stati davvero tanti i “maestri” che pur vivendo in una reggia, tra lusso e ricchezza, non trascorsero la loro esistenza in modo pigro; personaggi come Guido e Oddo Delle Colonne, Jacopo e Rinaldo D’Aquino, Jacopo da Lentini, Pier Delle Vigne, Stefano Protonotaro e tanti altri che, pur essendo funzionari o notai di corte, frequentarono le stanze del Palazzo Reale stringendosi attorno a un imperatore che volle e seppe creare la prima scuola poetica in volgare italiano. Pur essendo stata definita “siciliana” perché prodotta in Sicilia, quanto fatto da questa scuola ebbe una portata culturale straordinaria che travalicò i confini geografici dell’isola. Basta solo pensare che la scuola poetica siciliana ha creato il sonetto che è diventato il componimento lirico breve per eccellenza della poesia italiana. Leggendo le incisioni sul bassorilievo troviamo ancora una frase che racchiude l’importanza della città di Palermo nella storia della lingua dello stivale: ”Da questa antica reggia grazie all’illuminato genio di Federico II volarono i primi canti in volgare italiano”.

Il bassorilievo è stato scolpito nel 1950, a settecento anni dalla nascita della scuola poetica siciliana;  a questo proposito, lo scultore ha scolpito anche due piccoli cerchi all’interno dei quali rispettivamente si legge «Ai poeti del 1250» «I poeti del 1950». Quello era il periodo in cui il parlamento regionale siciliano veniva costituito (1946) e iniziava i lavori (1948); eppure i padri della Regione siciliana quando si decise di scolpire una targa non pensarono di promuovere le imprese di qualche personaggio appartenente alla storia politica dell’isola, ma scelsero di celebrare un evento culturale che sta a fondamento non solo della storia della Sicilia, ma di tutta quanta la storia dell’Italia.

Oltre i fornelli e le scrivanie

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Lo scorso 10 giugno abbiamo partecipato all’inaugurazione della mostra “Oltre i fornelli e le scrivanie” presso l’Istituto Italiano di Cultura. Evento organizzato grazie alla disponibilità di un gruppo di italiani che si ritrova unito sotto la stessa musa, esplorando diverse tecniche di realizzazione delle opere ed esprimendo in modo creativo la loro voglia di andare oltre il quotidiano e la routine.

 

Adriana Calovini, pittura

Andrea Rassler, ceramica

Anna Maria Sacchini, ricamo

Anna Maria Schifano, pittura

Antonio Saccone, pittura

Elisabetta d’Ettorre, ceramica

Stefania Paglia, ricamo

Patrizia Pezzolato, pittura e patchwork

Eleonora Saccone, disegno e ceramica

Tymon Nowosielski, fotografia

Giulio Melone, poesia

Patrizia Fagiani, fotografia

FOTO!

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Niko il bambino moldavo

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Inizio a preoccuparmi avvicinandomi alla mezz’età del fatto che sento di dare un senso alla mia vita nel momento in cui intraprendo la decisione di compiere un viaggio. Chi ha avuto la pazienza di leggere i miei precedenti articoli , saprà che mi riferisco a questa sfida con me stesso dove mi sono prefisso di visitare almeno 100 stati sovrani prima di passare a migliore vita. Organizzare la logistica di un viaggio è diventato per me una vera e propria passione e affino le mie tecniche di volta in volta.

Un viaggio in moto esige un’ulteriore cura al dettaglio e alla prevenzione degli imprevisti. La decisione di visitare la Moldavia e parte dell’Ucraina presentava già dall’inizio un problema non da poco. La mia assicurazione casco, copre tutti i paesi dell’Europa tranne la Moldavia e l’Ucraina! Ho deciso di rischiare lo stesso integrando la  mia polizza con una polizza della Europe Assistance (usando quella italiana). É bene prevedere lo scenario più nero; si sa… prevenire è meglio che curare!

La  Moldavia è uno dei paesi più poveri del vecchio continente. Una ex repubblica sovietica senza sbocchi sul Mar Nero, con una popolazione emigrata in gran parte in Italia e in Germania. Già le prime ricerche sul web, rivelavano dati poco confortanti su questo paese. La mia proverbiale testardaggine fa si che, presa la decisione, non si torna indietro.

Dopo aver appurato nella loro sede consolare di Varsavia semi deserta VOTO 4,  che non servono nè patente internazionale (chi me lo ha fatto fare a perdere tempo e denaro per un documento valido un anno?) nè traduzioni dei documenti della moto, io e Michele Failla, amico fraterno, decidiamo il fatidico giorno della partenza.

La prima tappa da Varsavia a Leopoli presenta come unica incognita la frontiera polacco-ucraina. Il meteo ci sorride e arriviamo al punto x freschi come le rose. Ma come nei film di Fantozzi, la nuvoletta dell’impiegato, ci propina una mostruosa coda di svariati chilometri! Che fare? Uno sguardo di intesa basta per prendere la decisione di sorpassare la coda di oltre 5 km e con le facce di bronzo ci presentiamo in “pole position” e ci ritroviamo con un povero cittadino ucraino che in macchina ci dice di aver fatto oltre 6 ore di coda! VOTO 3

Leopoli, visitata già per Gazzetta Italia prima di euro 2012, è sempre bella, musicale, densa di iniziative culturali, e con una classe derivatagli dai secoli di storia. VOTO 8 con raccomandazione di visitarla.

Le strade che portano da Leopoli a Chisinau, capitale della Moldavia, ricordano vagamente quelle di un rally per auto fuoristrada. Le buche sono spesso voragini, in moto si sa, l’equilibrio può anche essere precario, e trovarsi una buca in uscita da una curva con aggiunta di ghiaia e olio seminato dai camion/carretta che circolano è stata un’emozione che avrei preferito non provare! Voto all’anas locale 1.

Arrivati al fatidico cartello Chisinau urlo con tutta la mia forza dentro il casco per la gioia. Dedico subito questa mini conquista al mio caro zio scomparso in un incidente poco tempo fa e sento la sua presenza che mi dà una pacca sulla spalla! In fondo è stato lui ad insegnarmi a guidare all’età di 12 anni nelle sue terre agricole, fuori dai contesti stradali. R.I.P zio Vincenzo.

A Chisinau iniziamo a girare nelle vie del centro che appaiono molto dignitose e larghe come quelle di Varsavia. Ci imbattiamo anche in una protesta nei confronti del sindaco della città durante un suo comizio. La sera è il momento che rivela in tutto il suo squallore lo stato in cui versa il paese. Le strade principali sono scarsamente illuminate, e si ha una inquietante sensazione di mancanza di sicurezza. Come se non bastasse ad un certo punto da un tombino escono una miriade di scarafaggi proprio sotto i miei piedi! Voto 2 .  Proviamo la mamaliga, corrispettivo della polenta ma il nostro palato non rimane estasiato. Visitiamo la più vasta collezione di vini del di Milesti Mici a pochi passi da Chisinau. I vini sono custoditi in oltre 200 km di gallerie sotterranee scavate nel calcare (parecchio tempo prima vi era il mare). Voto 7

Cerchiamo di capire il loro modo di ragionare ma non sempre si dimostrano aperti e cordiali. In un centro commerciale deserto anche il sabato, parliamo con il cuoco di una pizzeria che ci dice che il paese non dando prospettive per il futuro è rimasto vuoto e privo della forza lavoro. La gente guadagna 150 euro al mese e non riesce a tirare avanti.

Durante la ricerca pre partenza avevo scoperto una storia sconcertante di bambini moldavi abbandonati dalle mamme che andavano a lavorare come badanti in Italia. Contatto subito don Sergio, responsabile della struttura salesiana Mamma Margherita a Chisinau. Arriviamo in taxi in questa zona periferica della città e troviamo i bambini che giocano a pallone nel cortile. Dopo un po’ ci viene incontro don Sergio insieme a don Livio e  un prete salesiano polacco. Don Sergio parla in maniera pacata con un piacevole accento padovano. C’e’ molto da fare lì e qualsiasi iniziativa privata ma anche di donazione di aziende è ben vista. Dentro di me sento una frustrazione che fa apparire tutte le mie priorità banali rispetto al bisogno di affetto e non solo che hanno questi bambini. Visito la struttura con Niko, un bambino stupendo, con degli occhi che sorridono, un sorriso disarmante. Quando mi prende la mano per portarmi in giro mi sciolgo totalmente. Non dormirò le seguenti notti sogni tranquilli pensando a quella  dolce creatura abbandonata da genitori a volte scriteriati a volte mossi dalla disperazione. Penso a quelle centinaia  di coppie italiane che non possono avere figli e che sognano un’adozione. Questo mondo è pieno di contraddizioni ma mi riprometto di organizzare per Natale un’azione umanitaria per portare a questi bambini l’aiuto delle aziende italiane che qui in Polonia producono milioni di euro di profitti.

Il resto del viaggio continua a sud direzione Odessa evitando accuratamente la Transistria teatro di conflitti e problemi burocratici e molto ostile verso gli stranieri.

Odessa è una città che consiglio a tutti! A parte le scalinate di fantozzziana memoria, il posto ricorda un concentrato tra Riccione, Jesolo e all’Ibiza club sembra di scorgere il Briatore con donne da sooognooo. Pieno di giovani , ragazze statuarie e soprattutto il mare, anche se nero.

Ci aspettano oltre 1300km di  strada per fare ritorno a Varsavia. Li dividiamo in 2 tappe e ci fermiamo a Rivne. Poco lontano da lì, visitiamo un famoso tunnel dell’amore che ha ispirato registi asiatici per i loro film. Si tratta di una ferrovia dismessa dove si è creato un arco di vegetazione verde che da appunto l’impressione di un tunnel. Voto 8 anzi 7 perché le zanzare mi hanno letteralmente assaltato.

Nella mia scala di giudizio la Moldavia è al penultimo posto di gradimento davanti solo al Belize e non la consiglio con tutta sincerità.

Continuo ad inseguire i miei sogni di viaggi  e vi racconterò le highlands scozzesi a Settembre….. se Dio vuole.

 

La crisi oscura l’eccellenza italiana nel fotovoltaico

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Edoardo Zarghetta

C’è un paese che fa meglio della Germania in Europa? L’Italia nel settore della generazione fotovoltaica. In Italia più che altrove, l’elettricità generata dalle fonti rinnovabili è realmente competitiva rispetto alle fonti fossili come dimostra il rapporto mensile di Terna, l’operatore della rete elettrica nazionale. Nel mese di aprile 2013 la produzione netta di elettricità da fonti rinnovabili in Italia ha coperto il 35,6% della domanda totale. Nel solare in particolare, a fine 2012 funzionavano in Italia 478.331 impianti fotovoltaici, per una potenza installata di 16.420 MW e 18.862 GWh di energia prodotta nell’anno. Ad aver fatto meglio di noi è solo la Germania, dove con circa 32 GW la potenza installata. Le regioni con maggiore potenza installata in ordine decrescente sono: Puglia, Lombardia, Emilia Romagna, Veneto, Piemonte, Lazio, Sicilia e Marche. Un sito interessante al riguardo è il “contatore fotovoltaico” che misura in tempo reale il numero di installazioni e potenza http://atlasole.gse.it/atlasole/

Qual’è il futuro per il settore fotovoltaico in Italia? Entro il 2016 è attesa in Italia la svolta secondo cui l’energia generata dal fotovoltaico dovrebbe diventare più economica della corrente elettrica distribuita dalla rete. E poi? è possibile prevedere l’ulteriore crescita? Secondo alcuni studi per coprire il consumo energetico elettrico italiano sarebbero necessari 1861 chilometri quadrati di pannelli solari pari allo 0,62% dell’intero territorio nazionale (supponendo un efficienza del 17,1% e 8 metri quadri kWp). Una delle questioni che riguardano un possibile utilizzo su così vasta scala dell’energia fotovoltaica è relativa alla produzione di grandi quantità di moduli fotovoltaici, che comporterebbe la necessità di reperire materiali rari e il dover lavorare, in fase di fabbricazione, anche grossi quantitativi di sostanze tossiche. Ma anche altre tecnologie rinnovabili pongono dei quesiti ambientali quando vengono analizzate nel loro “ciclo vitale completo”. Basti pensare alla critica avanzata da diversi fronti alle turbine eoliche, che sono costruite in acciaio e per quali è necessario realizzare enormi basi in cemento armato per la loro installazione. Vari studi hanno rilevato che sarebbe necessario far operare le turbine per diversi mesi per recuperare le emissioni di CO2 rilasciate nell’atmosfera nelle fasi di costruzione e installazione delle turbine stesse. La verità resta che le fonti rinnovabili offrono tra le più basse emissioni per kWh nel panorama energetico globale; ed in ogni caso il fotovoltaico si dimostra centrale nella politica delle energie rinnovabili in Europa, come dimostrano anche i recenti dazi anti-dumping imposti alla Cina sull’importazione nell’UE di pannelli fotovoltaici, celle fotovoltaiche e wafer di importazione cinesi. E gli Italiani sono all’avanguardia nel settore fotovoltaico per capacità installata. Con il persistere della crisi economico-politica, se da un lato potrebbero venir meno gli incentivi statali alle installazioni, i consumatori saranno sempre più attirati dal risparmio in bolletta poiché un impianto fotovoltaico sfruttato in maniera ottimale riesce a ridurre la bolletta elettrica di circa il 50% sui consumi annuali. Per il fotovoltaico installato in casa (o in azienda) si possono calcolare in maniera precisa la quantità di risparmio giornaliero, mensile o annuale ottenibile grazie all’autoconsumo immediato e grazie alla vendita del surplus alla rete sempre più persone sono in grado di valutare l’investimento per l’installazione prima di procedere. Ciò vuol dire che la contrazione dei consumi di elettricità, la crescita della capacità installata e loro maggiore efficienza, ma soprattutto la discesa dei prezzi dei pannelli, pongono l’Italia in prima fila a livello globale per il raggiungimento dell’obiettivo noto come “grid parity” ossia quando prezzo del kWh prodotto dal sistema FV uguale o inferiore a quello acquistato dalla rete.

L’Aquila ferita torna a volare a Varsavia

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In una serata organizzata dall’Istituto Italiano di Cultura di Varsavia, Città dell’Aquila ed ENIT, presso il prestigioso edificio in ul. Marsza?kowska 72 sede dell’Istituto lo scorso 17 giugno abbiamo assistito all’inaugurazione della mostra fotografica di Luca Del Monaco su L’Aquila e il suo territorio. “Selezionare trenta foto per rappresentare il nostro territorio ci sembrava impossibile ma insieme all’Assessore Lelio De Santis e agli organizzatori dell’evento, siamo riusciti ad esprimere il punto di vista di tutti noi; sia sul profilo del territorio, che in quello artistico-fotografico” dice Del Monaco.

L’Aquila e il suo territorio, Provincia d’Europa, questo il titolo dell’evento. S.E. Riccardo Guariglia, Ambasciatore d’Italia in Polonia e l’Assessore al Turismo Lelio De Santis hanno aperto la presentazione insieme a Paola Ciccolella, Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Varsavia.

“Invitiamo anche i polacchi a visitare il nostro splendido territorio” annuncia l’Assessore De Santis, “vorremmo inoltre promuovere la candidatura di L’Aquila capitale europea 2019. invitando a sostenerci”.

Un fortissimo terremoto ha travolto L’Aquila alle ore 3:32 del 6 aprile 2009.

Palazzi, chiese, opere d’arte, case, posti di lavoro sono andati perduti in una notte sola. Ora L’Aquila è risorta dalle macerie e annuncia di essere pronta a stupire, infatti le fotografie esposte suggestionavano con i paesaggi, l’arte e con le specialità regionali come i confetti di Sulmona, tradizione portata avanti ininterrottamente per generazioni.

Per chi non conosce il confetto, è costituito da un’anima di mandorla intera rivestita da un sottile strato di zucchero. Oppure c’è il tartufo con oltre 30 qualità solo in Abruzzo, tra cui il pregiatissimo bianco. E ancora, lo zafferano dell’Altopiano Navelli, prodotto italiano a denominazione di origine protetta (DOP).

La fontana delle 99 cannelle, uno dei simboli della città, sono uno dei particolari catturati da Luca Del Monaco. La fontana è costituita da 93 diversi mascheroni in pietra e sei cannelle singole. Novantanove, secondo la tradizione, sono i castelli che nel XIII secolo fondarono L’Aquila.

Per non dimenticare, sono state incorniciati alcuni scatti del 2009, a ridosso del terremoto. Calcinacci, macerie, insieme a strutture intere crollate, e’ il triste ricordo di questo tragico evento.

A seguito della presentazione si è svolto il concerto dell’ensemble cameristico i Bricconcello. La soprano Patrizia Cigna, il tenore Leonardo De Lusi, il violoncellista Pierluigi Ruggiero e la pianista Lucrezia Proietti si sono esibiti con melodie di Verdi, Piatti, Liszt e Braga.

Un evento arricchito il giorno seguente con una conferenza sul turismo e l’incontro con gli operatori del settore. Una “due giorni” piena di impegno per la Città dell’Aquila a Varsavia, per rilanciare mete turistiche all’insegna della cultura e della natura, in una della più belle regioni d’Italia: L’Abruzzo.

Emma Bonino a Wroc?aw: la Polonia ha un ruolo importante in Europa

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 Andrea Bandirali

Lo scorso 14 giugno il Ministro degli Esteri italiano, Emma Bonino, ha presenziato al Global Forum di Wroclaw, dove insieme al Ministro degli Esteri polacco Rados?aw Sikorski, all’ex Ministro degli Esteri tedesco Joschka Fischer, e al Presidente della RiceHadleyGates, Stephen Hadley ha partecipato al convegno dedicato a “La Strategia Globale Europea: una Prospettiva Transatlantica”. La sua partecipazione all’incontro è stata molto apprezzata ed inoltre è stata una nuova testimonianza del forte rilancio in atto dei rapporti italo-polacchi.

In poche settimane infatti tra Italia e Polonia ci sono stati due incontri importanti, in Polonia sono arrivati prima il Premier Enrico Letta e poi Lei Ministro, è un segnale di un  rafforzamento delle strategie tra i due paesi?

“Intanto non è una questione “di mille miglia” nel senso che non è che uno debba guadagnare mille miglia in voli aerei. È importante affermarlo perché”, spiega Emma Bonino “questo vuol dire che ci muoviamo per rafforzare in concreto le relazioni. Rapporti che guardano non solo ai partner storici dell’Italia. Nel caso della Polonia si tratta di rafforzare un legame con un partner più recente. Peraltro, mi diceva proprio l’ambasciatore, che è in discussione la data del vertice bilaterale Italia – Polonia, che sarà agli inizi dell’autunno. Quindi questo vuol dire semplicemente che c’è un’attenzione molto forte ed è un bene, perchè l’Europa non è solamente quella dei padri fondatori ma fortunatamente è diventata anche altro e continuerà ad innovarsi sempre di più. La Polonia è un nuovo membro importante con una grande storia alle spalle e con entusiasmi proeuropei che magari noi abbiamo un po’ perso, è un asset assolutamente fondamentale.”

Lei è sempre stata in prima linea sui temi dell’ambiente, purtroppo quando ci sono momenti di crisi viene penalizzata fortemente sempre l’ecologia, ma forse ci sono dei segnali di controtendenza? Noi, per esempio, qui in Polonia aspettiamo un nuovo Conto Energetico che arriverà e potrà anche dare respiro ad aziende italiane che possono investire in questo settore.

“Credo che l’unico modo serio di affrontare le sfide, a cominciare da quelle ambientali, sia guardare a livello globale ovvero alla più seria delle sfide: l’esplosione demografica a nove miliardi di persone. E questo però è un tabù di cui non vuole discutere nessuno. Perché è evidente che noi non possiamo pensare a nove miliardi di persone, o a due miliardi in più di poveri. Come valori umani dovremmo essere interessati al fatto che i bambini che nascono abbiano per lo meno i diritti di base alla sicurezza alimentare, all’istruzione e quindi al consumo energetico. Poi un aiuto importante può venire dalla tecnologia. Sono una grande sostenitrice dell’innovazione tecnologica e ricordo una volta ad un convegno che un collega arabo mi disse: “sa, quando è finita l’età della pietra non è perché erano finite le pietre. È perché qualcuno aveva inventato la ruota”. E penso che sia esattamente così, una tecnologia attenta alle nostre risorse, che sono limitate, può essere di grandissimo aiuto.”

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Federico Palmieri: “Io ho solo seguito il destino”

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Federico Palmieri è un nuovo talento del cinema italiano “cattivo”. Lo incontro in Parco Appia Antica a Roma, arriva direttamente dal cast di un video musicale “La calma” dei Libra. Nel video strilla, si arrabbia, è tutt’altro che calmo, racconta, ma in realtà è molto tranquillo, sorride, sembra quasi timido. Forse soltanto qualche tatuaggio ci potrebbe far pensare che è davvero un tipo duro, ma … non è così, il cattivo lo fa solo nei film, come del resto vedrete presto nel “Multiplex” (dal 27 giugno 2013 al cinema), “Et in nomine satan” (autunno 2013) e in una spettacolare e misteriosa serie basata sull’”Inferno” di Dante, The Sinners (uscita prevista per quest’estate in tv italiana).

Federico, “Multiplex”, il nuovo thriller italiano “all’americana” diretto da Stefano Calvagna, è appena uscito al cinema e tu sei la sua star. Senti i brividi sulla pelle vedendo il tuo volto su tutti i poster di tutti i cinema in Italia?

“Tecnicamente non sono la star ma anzi sono il meno conosciuto del cast! Il mio personaggio di “cattivo”  chiaramente viene messo in rilievo essendo un thriller”.

La trama di “Multiplex” è davvero terrificante. Un gruppo di ragazzi viene intrappolato in un cinema “maledetto” insieme a una guardia notturna, te, che nasconde un macabro segreto. Non è il tuo primo ruolo “da cattivo”. É difficile interpretare personaggi psicologicamente squilibrati?

“Prima mi documento sul tipo di squilibrio e poi vado di fantasia ed istinto, cerco di guardare la realtà con accortezza per poi riprodurla con la mia immaginazione. Per ciascun personaggio c’è un diverso tipo di preparazione ma non sono un fanatico di un solo metodo. Nella recitazione, preferisco la ricerca continua. Presto la mia anima al personaggio e poi il resto viene da sé”.

I lavori su quel film si sono svolti in soli 14 giorni, è una produzione molto veloce e giovane. Il cast com’era?

“Il cast è veramente di qualità, tutti giovani ma con un esperienza ed una maturità di set da veterani. Sul set c’è sempre stato un bel clima, tutti gran lavoratori e professionisti a partire dall’ottima regia di Stefano Calvagna, fino ad arrivare al direttore della fotografia, Dario Di Mella, una persona splendida al livello umano ed un talento che sicuramente troverà grossi riscontri tra i ‘grandi’”.

Come attore sei anche presente in vari video musicali, hai mai pensato di diventare un musicista?

“Tra poco uscirà il video dei Libra un talentuosissimo gruppo, col singolo “La calma”. La musica è sempre stata la mia seconda passione ma non ho mai pensato di fare il musicista perché questo ramo artistico è stato subito preso da mia sorella Shanna che, fin da quando aveva pochi anni, suonava diversi strumenti. Ora con il suo gruppo, i “COICOI”, sono in uscita con un album e un video che sta raccogliendo un numero molto importante di visualizzazioni in rete. Il video è stato girato dal mio amico David Petrucci con cui collaboro da un anno e faccio parte del cast dei suoi ultimi lavori, il film Hellis Silence, prossimamente nelle sale, e la serie Sinners, al debutto tra qualche settimana”.

Federico, se mi permetti, facciamo ora una piccola retrospezione. Non tutti lo sanno ma a fare l’attore sei tornato dopo tanti anni di pausa, perchè?

“Per dieci anni ho lavorato nell’abbigliamento, ho mosso i primi passi come commesso per poi diventare rappresentante di un importante brand di jeans e per appagare il mio bisogno di espressione artistica mi sono diplomato all’Accademia del Lusso come Fashion designer e cool hunter. Successivamente il caso ha voluto che si ripresentasse la recitazione nella mia vita, ho solo seguito il destino”.

Studi all’Accademia di Lusso, viaggi per New York o Londra, buoni guadagni… Valeva la pena lasciare tutto per far di nuovo l’attore?

“Tre anni fa durante l’estate mi arriva un messaggio della mia prima insegnante di recitazione, che non sentivo da dieci anni, con cui mi invitava a partecipare al laboratorio di recitazione tenuto da Joseph Ragno, uno dei veterani e fondatori dell’Actors Studio. Ero libero dagli impegni e pensai che non sarebbe stata una cattiva idea partecipare. Dal momento che nei laboratori degli americani si praticano diverse forme di rilassamento e di lavoro sensoriale, il mio scopo era rilassarmi per 10 giorni. Durante i giorni di laboratorio si stabilì subito un’intesa particolare con Joseph che oltre a riaccendere la mia voglia di recitare mi disse che sarebbe stata una follia non continuare a farlo… Così una volta finito il mio studio su Mare Dentro per il personaggio interpretato da Bardem, Joseph mi mise a lavorare in coppia con una ragazza su un testo molto particolare; non so dire bene cosa capitò ma mi innamorai follemente di quella ragazza, e perciò decisi di ricominciare a fare l’attore per conquistarla! Questa persona oltre a diventare l’amore della mia vita, mi ha insegnato moltissimo. Con lei in questi ultimi tre anni ho scritto uno spettacolo teatrale Luna Elettrica, che portiamo in scena ogni anno, ho anche girato tre film, fatto pubblicità, serie tv e corti ed ora ad un passo dall’ uscita nelle sale, momento di svolta per un attore, mi sento di doverle tutto. Non so ancora dirti se effettivamente ne vale la pena aver lasciato una carriera avviata per un mare di incertezze, ma più vado avanti e più mi incuriosisce vedere come andrà a finire questa storia…”.

Quello che non abbiamo ancora detto è la genetica… Per fare l’attore sei geneticamente programmato, nolens volens, da tuo padre, Gaetano Palmieri. Suppongo che non è mai stato facile essere il figlio d’arte…

“Mio padre era un regista di cinema, aveva una radio ed è morto come scultore a Los Angeles, sono un figlio d’arte mancato diciamo, perché non è mai stato con me, quindi non ho avuto pressioni ma solo mancanze…”.

E’ vero che per anni soffrivi di balbuzie?

“Sì, per venti anni ho sofferto di questo problema, col tempo ho imparato a vivere di escamotage nel parlare, ma la vera soluzione è avvenuta frequentando un laboratorio di ‘psicodizione’ creato da Chiara Comastri, la quale mi ha fornito gli strumenti per risolvere questo problema. Il mio sogno sarebbe creare una compagnia di attori balbuzienti e farli andare in scena senza più nessun problema!”

Lo scorso mese di giugno è stato un momento importante e fortunato nella tua vita. Dove possiamo vederti prossimamente?

“La seconda settimana di giugno è uscito Multiplex, nel frattempo è in uscita una serie, The Sinners di David Petrucci che mi vede tra i protagonisti ed in autunno uscirà nelle sale In nomine satan, film girato sulla storia delle bestie di satana, la famigerata setta di Somma Lombardo. Io interpreto Andrea Volpe, l’esecutore dei tremendi omicidi legati alla setta. La regia è di Emanuele Cerman”.

Sukces pizzy w Polsce

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Julia Szawlowska

Jeszcze dwadzieścia lat temu przeciętny Polak nie słyszał o pizzy ani o innych włoskich przysmakach. Kiedy w połowie lat 90. zaczęły powstawać pierwsze pizzerie, to chyba nikt nie przypuszczał, jak wielki sukces osiągną. Włoskie restauracje z prostą, ale za to przepyszną kuchnią, idealnie wstrzeliły się w lukę w polskiej gastronomii. Wcześniej do wyboru były albo drogie i nieosiągalne dla przeciętnych ludzi restauracje, albo proste bary mleczne. Pizzerie zapewniły smaczne i zdrowe jedzenie na dobrym poziomie i w przystępnej cenie.

O ile sukces kuchni włoskiej w dużych miastach nie dziwi aż tak bardzo, to należy odnotować fakt, że nawet w małych miasteczkach na prowincji, jeśli funkcjonuje jakaś restauracja, prawie zawsze jest to restauracja włoska. Polacy, zazwyczaj niechętni do poznawania nowych smaków, wykorzystują włoskie pomysły nawet w swoich domach. Spaghetti, pizza czy lasagna często zastępują tradycyjny obiad.

Oczywiście w Polsce są również restauracje promujące kuchnię z całego świata, od Indii po Meksyk, ale to właśnie Włosi wybijają się na pierwszy plan. Można więc zapytać – dlaczego pizza i makarony w tak dużym stopniu zawładnęły sercami Polaków? Odpowiedź jest bardzo prosta: „Jest szybko, pysznie, zdrowo i na każdą kieszeń”.

Il sentiero dei Nidi d’Aquila: tra storia, natura e folklore

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Alessandro Matera

Il cosiddetto “sentiero dei Nidi d’Aquila” è un percorso lungo circa 164 Km che parte dalla città di Czestochowa, situata a 200 km a sud-ovest di Varsavia, e giunge fino alla città di Cracovia nella Polonia meridionale, coinvolgendo le regioni della Slesia e della Malopolska.

Percorribile in mountain bike o anche a piedi il sentiero conduce alla scoperta di una zona considerata la culla della cultura polacca: un’area in cui hanno trovato ospitalità i primi insediamenti umani della regione, un panorama mozzafiato costellato da antichi manieri, boschi impenetrabili, grotte dalla curiosa conformazione e rovine medievali; storia, natura e folklore si fondono a meraviglia lungo il pittoresco paesaggio che si dischiude alla vista dei visitatori.

I numerosi castelli, o le affascinanti rovine che rimangono di essi, si affacciano sul territorio circostante dall’alto delle colline su cui sorgono, proprio dalla loro posizione dominante fu coniato il nome polacco “Orle Gniazda”, tradotto in italiano con “Nidi d’Aquila”.

La storia di queste roccaforti inizia poco dopo l’anno mille, quando, per difendere i propri traffici commerciali dai pericoli esterni, i Piasti, dinastia di re e duchi che hanno governato il Regno di Polonia dai primordi quasi mitici fino al 1370, ordinarono la costruzione di diverse strutture in legno che fungevano da mura di difesa.

L’ultimo re di questa dinastia fu Casimiro III detto “il Grande”, l’unico re di Polonia a cui è stato attribuito tale appellativo e sui cui grandi meriti gli storici concordano decisamente. In effetti egli trascinò fuori la Polonia da una fase estremamente complicata: il sistema economico era in rovina, il Paese si era fortemente spopolato ed era stremato da un lungo periodo di guerre. Sotto la sua guida la situazione era migliorata del tutto, l’estensione del regno era quasi raddoppiata, iniziava un periodo di crescita prosperosa, cresceva la ricchezza e si intravedevano prospettive molto incoraggianti per il futuro.

All’intraprendenza di questo grande re si deve, in parte, la sostituzione delle mura di legno con le possenti fortificazioni in pietra insieme alla costruzione di imponenti castelli dei quali rimangono le maestose testimonianze visibili lungo il sentiero dei nidi d’aquila, a volte sotto forma di affascinanti rovine che rievocano alla mente gli echi di un epoca lontana e misteriosa, a volte nella loro interezza sopravvissuti al trascorrere dei secoli, oppure sapientemente ricostruiti e riportati al loro antico splendore.

Di tali meraviglie si può godere lungo il percorso sin dal suo punto di partenza: la città di  Czestochowa, famosa destinazione turistica, meta di pellegrinaggio da parte di numerosi fedeli che si recano ogni anno al Monastero di Jasna Gora, per prostrarsi in preghiera dinanzi al celebre dipinto della “Madonna Nera” conservato al suo interno.

Da Czestochowa in avanti i visitatori rimangono colpiti dalla forma particolare e inusuale  dell’allora inespugnabile Castello di Checiny a Kielce, o dalla sorprendente grotta naturale profonda quasi cento metri e dalle rovine di un castello medievale, luoghi di grande fascino entrambi custoditi nell’incantevole Riserva di Ostreznik.

Per maestosità e grandezza si distinguono invece le vestigia del castello di Ogrodzieniec, che con la sua enorme mole domina l’altopiano dello Jura. Qui, ogni anno, i turisti possono assistere a pittoresche rappresentazioni di tornei cavallereschi, grazie alle quali rivive l’atmosfera medievale che permeava questi luoghi nel periodo del loro massimo splendore.

Non meno affascinante è il castello di Pieskowa Skala, oggi completamente ristrutturato, situato su una collina nel bel mezzo del Parco Nazionale di Ojcow, anche se la visita più appagante è proprio quella finale, nella città di Cracovia: principale centro culturale, artistico e universitario della Polonia, ricca di monumenti, musei ed edifici storici. Delle sue origini una leggenda narra che fosse stata fondata dal mitologico sovrano Krakus, che l’avrebbe costruita sopra una caverna occupata da un drago. Cracovia è l’ultima sosta, ma non in ordine di importanza, di un percorso immerso nella natura, tra maestosi castelli e rovine che rievocano antiche storie e costumi appartenenti a molti secoli fa; un viaggio nel passato alla scoperta di luoghi misteriosi, alcuni ancora in uso, altri abbandonati, ma che ancora oggi, a distanza di centinaia di anni, destano un profondo stupore.

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