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Home Blog Page 309

Polagra dwadzieścia lat później

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Był rok 1994 kiedy po raz pierwszy przybyłem do Poznania, żeby odwiedzić najważniejsze targi w Polsce. Targi związane z branżą rolno-spożywczą – sławna Polagra.

Pracowałem wówczas dla polskiej filii Publitalia, zwanej Publipolska. W ciągu jednego dnia intensywnej prezentacji udało mi się wykonać pracę, do której przygotowywałem się ponad miesiąc, spotkałem wyczekiwanych „decision makers”, tych z branży, którzy decydowali o budżetach reklamowych. Pamiętam jeszcze jedną rzecz, bardzo trudną w tych okolicznościach: musiałem spuszczać wzrok, żeby nie patrzeć na hostessy, prawdziwe piękności, ubrane kolorowo i przykuwające uwagę zwiedzających. Tak więc, być może jest to jedyna z moich cech, która się nie zmienia z czasem (ciągnie wilka do lasu).

Ale świat i sposób robienia interesów zmienił się radykalnie. Internet odegrał w tym znaczącą rolę, lecz w tym konkretnym przypadku nie najważniejszą. Targi, oprócz kosztów logistycznych (loty, hotele, wyżywienie, hostessy), mają wysokie wydatki związane z aranżacją stoisk. Głównym celem targów jest zwykle stworzenie sieci klientów, dystrybutorów lub tzw. nabywców, którzy kupują, sprzedają i reklamują produkt, w tym przypadku w Polsce. Naturalne jest zatem, że większa część z obecnych wówczas firm, połączyła się w sieć i nie musi ponosić dodatkowych kosztów.

Celem piszącego dla Gazetta Italia jest pokazanie, jakie przedsiębiorstwa włoskie są obecne na rynku polskim i w jakim stopniu wystawcy są zadowoleni z zebranych przydatnych kontaktów biznesowych, żeby wytyczyć jakiś trend. Co zaskakujące, począwszy od najbardziej widocznego stoiska, to jest bresaola Pini, poziom zadowolenia jest wysoki i oczekiwania biznesowe napawają optymizmem.

Dla dalszego pogłębienia tematu przeprowadziłem wywiad z Davidem Gai, właścicielem ITALIME Macchine elettriche, i Federico Sarnico, dyrektorem handlowym Italsime e Tecom na Europę Wschodnią. Spotkani pomiędzy stoiskami Polagry biznesmeni tak komentują: „zauważamy, że z roku na rok liczba wystawców maleje znacząco. Jeżeli chodzi o sektor maszynowy, ze względu na zbliżające się targi Drinktec w Monachium, należało się tego spodziewać. Nadmierna ilość targów zmusza producentów do dokonywania wyborów: nie można się wszędzie pokazać, trzeba się liczyć z kosztami. Natomiast w branży winiarsko-gastronomicznej zauważamy wielkie firmy z tego sektora, lecz niewielu jest producentów lokalnych”. Wyraźnie widać nowy trend w imporcie i eksporcie: oferta została poszerzona o niszowe produkty dla nowych grup bogatych Polaków. A więc zaczęły pojawiać się cenne sery z Valtelliny, czekolada gorzka z Modica i inne przysmaki, które w 1994 roku nie trafiłyby na półki niewielu wówczas supermarketów w Polsce. Wychodzę z targów po czasie o połowę krótszym niż miało to miejsce dwadzieścia lat temu i dochodzę do wniosku, że moja kondycja fizyczna nie poprawiła się ani trochę od tamtego czasu!

Podsumowując, zebrane wrażenia ze stoisk włoskich są pozytywne. Z tego punktu widzenia Gazzetta Italia jest dumna z niesionej przez siebie misji: zachwalać wspaniałości włoskie; a jest ich wiele…

Wierzcie mi. Do następnego razu, jeśli Bóg pozwoli.

 

Il mondo variopinto che appare agli occhi di una bambina italo-polacca

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Joanna Janusz

 Dedicato a tutti bimbi che vivono a contatto con due realtà culturalmente diverse con l’augurio che possano viverla sempre serenamente.

“…oggi mi fai “barszcz” e domani mi piacerebbe mangiare “pierogi” come da babcia in Polonia. Poi, un altro giorno ancora vorrei “zupka pomidorowa” ma fatta come nel paese dove “Bolek i Lolek e “Reksio”, i cartoni animati polacchi più famosi , che non hanno la voce ma comunicano attraverso i gesti. E i “gofry”, appena si nominano ci lasciano senza parole dal loro gusto indimenticabile e quel sprofondare della boccuccia piccola nella panna montata, la panna che non si trova da nessuna parte del mondo.”

“Ricordati, quando siamo in Polonia, voglio girare in pullman non con la macchina”, un altro ricordo della seconda patria della bimba. Le piacciono di più i pullman polacchi che quelli italiani. Avranno qualcosa di familiare agli occhi della bambina oppure sono le facce delle persone che sorridono con tenerezza di fronte agli occhi scuretti e vispi di una bambina un po’ sbarazzina e piena di vitalità seduta sull’autobus che percorre le strade polacche. Un carattere estroverso, tanto mediterraneo, compresa la sua comicità alla Goldoni ( scrittore, 1707 – 1793) con i suoi personaggi che sanno inserirsi spontaneamente nell’ambiente e dove tra l’altro con naturalezza sanno sviluppare dialoghi. Un carattere però arricchito con delle caratteristiche slave. Da una parte la vivacità del carattere della bimba dall’altra Il senso dell’umorismo innato e genuino che a tanti fa sorridere fino alle lacrime e le fa conquistare i cuori delle sue amiche polacche che rimangono colpite e le stanno morbosamente vicine. Come del resto lei stessa si autodefinisce fin da piccola riferendosi al suo nome proprio: “il significato del mio nome è la esaltazione della gioia attraverso le lacrime”.

Bellissimi questi bambini cresciuti a contatto con due mondi culturalmente diversi. Vorrei che questi bimbi sapessero apprezzare sempre il dono che ricevono, ed al quale hanno pieno diritto ad ereditarlo dal genitore straniero, e potessero condividere con altri compagni la loro vita piena di emozioni. I nostri piccini conservano dei momenti magici vissuti nella Polonia che pur lontana resta un’altra patria ambita e viva durante i mesi durante i quali l’altro paese rimane lontano ma vicino al loro cuore.

Nonostante si torni in Italia il ricordo vivo della cucina polacca non si scorda e come la lingua, i pensieri e tutti gli eventi associati alla Polonia che pur distanti nel tempo rimangono sempre vivi nell’animo della piccola bimba. E come le lasagne oppure la pasta che ovunque ci si trovi resta sempre uno tra i cibi preferiti dal palato non solo degli italiani ma credo di tante persone nel mondo. Ormai la bambina porta dentro di sé due mondi, quella ricchezza inseparabile dei bimbi nati da genitori misti o dei bimbi che vivono all’estero. Un mondo molto più ricco di eventi con una percezione della realtà del tutto straordinaria e diversa che ogni volta mi sorprende e mi lascia a bocca aperta. Una crescita dove non ci sono differenze tra due nazioni ma una unione ed armonia perfetta di due realtà. Invidiabile il suo adattamento quando attraversa il confine con la Polonia e quando ritorna in Italia senza nessuna contraddizione a meno che quella delle automobili che corrono secondo le osservazioni della bimba più veloci in Polonia che in Italia e dei compiti che in Italia si devono fare per forza anche durante le vacanze estive. “Ahimè”.

Usando le due lingue i bambini sono più veloci nel ragionamento e nell’elaborazione dei concetti. Osservano il mondo con attenzione maggiore e colgono al volo l’essenza di tutto ciò che li circonda. Penso che maturino precocemente ma con un’anima doppia dove il retaggio culturale li aiuta a capire meglio e più in fretta il mondo circostante. E proprio tra l’altro il dover conciliare due mondi li fa mature prima. La loro sensibilità fa risaltare ancora di più la loro personalità sullo sfondo di una società composta sempre di più da bimbi con identità mista. L’aspetto che affascina e sorprende è che usano le loro due lingue in maniera disinvolta con qualche errorino che scappa e che ci fa sorridere teneramente nell’usare la lingua che rimane un po’ “a rischio” perché usata meno. Tipo lo storpiamento linguistico del tutto lecito “questa cosa è dobrissima” ( trad.: dobra, ovvero “buono” ). Oppure come nel caso della congiunzione polacca che cambia da “dlaczego” nella domanda a “dlatego” nell’ affermativo, dove in italiano il problema linguistico non si pone dato che funziona sempre con il “perché”. Questa bimba con due mentalità fa crescere noi adulti e ci aiuta a riconoscerci nei ruoli sia dei genitori che delle persone che affrontano altrettanto la loro realtà di due mondi. Potrei citare la parole di W?adys?aw Be?za (poeta, 1847 – 1913 ) tratte dalla sua poesia “Kto ty jestes? Polak ma?y” ( trad.: Chi sei tu? Un polacco piccolo.) che a tutti bambini polacchi resta famigliare ma con qualche modifica come nel caso della nostra protagonista italo-polacca con due patrie : “Kto ty jestes?

Wloch i Polak maly” ( trad.: “Chi sei tu? Un bimbo sia italiano ma anche polacco).

Guercino. Trionfo del Barocco. Capolavori di Cento, Roma e dalle collezioni polacche

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Il Museo Nazionale di Varsavia dal 20 settembre 2013 al 2 febbraio 2014 presenta la mostra dei capolavori del Guercino, uno dei più grandi pittori italiani del Barocco. Tra le tele esposte ci sono le composizioni più celebre provenienti dalle collezioni italiane: Pinacoteca, chiese e palazzi di Cento, città natale del pittore ed anche dalle collezioni della famosa Galleria Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Barberini. Il pubblico avrà un’occasione unica per vedere uno dei più misteriosi capolavori nella storia della pittura moderna che raramente viene mostrato fuori Roma:  Et in Arcadia ego dalla collezione dei Barberini.  La mostra dei quadri monumentali è stata arricchita dagli studi di pittura, dagli schizzi e dai disegni. Questa mostra retrospettiva del Museo Nazionale di Varsavia è la prima in Europa esposizione dei lavori del pittore italiano così ricca fuori dalla sua patria. Boris Kudli?ka, celebre scenografo teatrale e designer, è autore di questa esposizione moderna.

Guercino, il cui vero nome era Giovanni Francesco Barbieri (1591–1666), fu una di quelle straordinarie persone che goderono di una gran fama già durante la loro vita. Acclamato dai suoi contemporanei, ma nello stesso tempo fedele alla sua libera natura artistica, trascorse la maggior parte della sua vita a Cento, un paesino nella regione Emilia situato tra Bologna e Ferrara. Il paesino, in cui fin oggi si trova la gran parte delle sue opere, veniva visitato dai re, cardinali e politici che apposta deviavano dalle strade principali verso lo studio del maestro. Nel 1629 Diego Velázquez si fermò a Cento proprio per conoscere il pittore. I quadri del Guercino sono ricchi di effetti cromatici raffinati. Sono caratterizzati dalla dinamica e da una grande carica drammatica. La mostra del Museo Nazionale di Varsavia permette di seguire lo sviluppo dello stile di questo pittore straordinario e nello stesso tempo offre uno sguardo più ampio sul fenomeno del Barocco nella versione pura: italiana.

Il Museo Nazionale di Varsavia mostra oltre 80 opere, tra cui 33 del Guercino, dai quadri innovativi e dinamici della gioventù a quelli maturi, quelli di rigoroso naturalismo, quelli che rispettano tendenze classiche. Tra le tele esposte si trovano le composizioni famose, ammirate già durante la sua vita, che ebbero un’enorme influenza sul formarsi del Barocco maturo in Europa. Oltre a Et in Arcadia ego (1618) dalla Galleria dei Barberini, un‘opera affascinante per la modernità del tema presentato e dipinta dall’artista solo ventisettenne, il pubblico vedrà un’opera monumentale Crocefissione con le sante Francesca Romana ed Elisabetta Ungherese (1630), il quadro dell’altare dalla cappella dei Potocki nella Cattedrale di Wawel. La mostra presenta anche i quadri provenienti dalle collezioni polacche: Museo Nazionale di Varsavia, Museo Nazionale di Poznan, Museo Nazionale di Danzica e Museo Diocesano di Breslavia. La presentazione di 50 studi di disegno, schizzi e disegni rispecchia una vasta gamma di interessi e la versatilità della bottega dell’artista insieme all’importanza per la storia dell’arte.

La scenografia della mostra creata da Boris Kudli?ka – in collaborazione con lo studio di design WWAA – che è autore di scenografie per le opere liriche come Madame Butterfly, Re Roger, Otello e Don Giovanni, si basa su una precisa intenzione scenografica e costituisce un’interpterazione modesta e moderna dei fenomeni più importanti dell’arte del Barocco: un’illusione della prospettiva, un’illusione dei colori, il contrasto tra luce e buio. Ai principi della scenografia appartiene anche l’accento sui valori indivduali delle opere del pittore.

La mostra è stata organizzata da Fausto Gozzi, direttore di Pinacoteca Civica di Cento, da Joanna Kilian, curatore delle collezioni della pittura italiana presso il Museo Nazionale di Varsavia e dal Museo Nazionale di Varsavia stesso in collaborazione con: St Art, Ambasciata d’Italia in Polonia ed Istituto Italiano di Cultura di Varsavia, sotto il patrocinio onorario del Presidente della Repubblica Polacca Bronislaw Komorowski e del Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano.

“Nel Seicento la personalità e le opere del Guercino guadagnarono una fama che potrebbe essere paragonata solo a quella dei maestri dell’epoca: Caravaggio, Velázquez e Rembrandt”, sottolinea Joanna Kilian, curatore della mostra per conto del Museo Nazionale di Varsavia. “Vorremmo invitare anche il pubblico polacco, grazie alla mostra al MNV, a far parte di sempre più ampio gruppo di ammiratori delle opere del maestro di Cento.

Curatori della mostra:

Fausto Gozzi, direttore della Pinacoteca Civica di Cento, storico e critico dell’arte, ricercatore di spicco delle opere del Guercino e del Barocco bolognese, autore di numerose pubblicazioni, co-autore di mostre internazionali tra cui la più grande fin’ora mostra monografica dedicata al Guercino a Bologna (1991); responsabile per la forma sostanziale della mostra.

Joanna Kilian, curatore delle collezioni della pittura italiana e da molti anni ricercatore presso il Museo Nazionale di Varsavia, autrice di numerose pubblicazioni, co-autrice di numerose mostre tra cui Transalpinum, Serenissima. ?wiat?o Wenecji [Transalpinum, Serenissima. Luce di Venezia], curatrice della mostra Caravaggio. Arcydzie?o z Pinakoteki Watyka?skiej [Caravaggio. Un capolavoro della Pinacoteca Vaticana]. Responsabile per la forma sostanziale della mostra, è curatrice per conto del Museo Nazionale di Varsavia.

Autore della scenografia della mostra:

Boris Kudli?ka, nel 1995 ha iniziato a collaborare con Teatr Wielki – Opera Nazionale di Varsavia come assistente di Andrzej Kreutz-Majewski. Dal 1996 crea le scenografie da solo principalmente per gli spettacoli lirici. Collabora con i maggiori registi europei. Era responsabile per l’impostazione visiva di numerose opere tra cui Madame Butterfly, Re Ruggero, Otello, Don Giovanni e inoltre per le grandi messe in scena all’estero (tra cui Berlino, Mosca, San Pietroburgo, Washington, Los Angeles, Tel Aviv, Bratislava e Valencia). Performance da lui create sono state presentate durante diversi festival lirici a Edimburgo, Hong Kong e Tokyo. Ha progettato insieme a Andrzej Kreutz-Majewski il padiglione polacco all’Expo 2000 di Hannover e la parte interna del padiglione polacco all’Expo 2010 di Shanghai (in collaborazione con studio di architettura WWAA). Le esposizioni hanno un posto importante nella sua attività. Ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti.

Został wybrany nowy Zarząd Włoskiej Izby Handlowo-Przemysłowej w Polsce

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W dniu wczorajszym, 3 października 2013 r., odbyło się Nadzwyczajne Walne Zgromadzenie Członków Włoskiej Izby Handlowo-Przemysłowej w Polsce. Ważne spotkanie miało miejsce w historycznej siedzibie przy ul. Kredytowej 8 w Warszawie na prośbę ponad połowy firm członkowskich Włoskiej Izby, a wśród nich największych włoskich inwestorów w Polsce, w tym Brembo, PZL Agusta Westland, Pirelli, Ferrero, Generali, Indesit, Civis, Manuli i Cooper Automotive Industries.

Na dzień dzisiejszy Włoska Izb zrzesza 77 członków i na Walnym Zgromadzeniu były obecne 43 firmy. Walne Zgromadzenie było potrzebne w świetle serii wydarzeń, które miały miejsce po ostatnim Walnym Zgromadzeniu w dn. 26 czerwca; wydarzeń, które wymagały nieuniknionego wypowiedzenia się Członków.

Podczas Walnego Zgromadzenia niektórzy członkowie podkreślili brak przestrzegania niektórych formalności podczas wybierania Zarządu wybranego w dn. 26 czerwca, które mogą przeszkodzić w pełnym uznaniu przez Assocamerestero. Dyskusja na Walnym Zgromadzeniu w konsekwencji doprowadziła do odwołania mandatu aktualnego Zarządu, prawie jednogłośną decyzją obecnych tam firm członkowskich.

Piero Cannas, Presidente Camera di Commercio Italiana in Polonia
Piero Cannas, Presidente Camera di Commercio Italiana in Polonia

Potem został wybrany nowy Zarząd, który będzie funkcjonował do 2015 r., w skład którego wchodzą: Enrico Bologna, Antoni Brański, Piero Cannas, Elisabetta Caprino, Antonio Carvelli, Donato Di Gilio, Andrea Fabbri, Joanna Lesiewska, Enrico Mariotti, Cristiano Pinzauti, Ermanno Truppa i Alessandro Vanzi.

Nowy Zarząd zebrał się tego samego wieczoru i dokonał wyboru Prezesa i Wice Prezesów z następującym wynikiem:

Prezes: Piero Cannas;

Wice Prezesi: Enrico Bologna, Elisabetta Caprino, Antonio Carvelli, Donato Di Gilio, Cristiano Pinzauti;

Członkowie: Antoni Brański, Andrea Fabbri, Joanna Lesiewska, Enrico Mariotti, Ermanno Truppa, Alessandro Vanzi

“Chcę podziękować wszystkim, a w szczególność Donato Di Gilio ponieważ dzięki jego pracy nasze zrzeszenie przezwyciężyło przeszkody” powiedział Piero Cannes po wyborach na stanowisko prezesa Włoskiej Izby Handlowo-Przemysłowej. Potem dodał „Zwołam walne zgromadzenie najszybciej jak będzie to możliwe aby przedstawić program, którego głównymi założeniami będą pełna przejrzystość i bezwarunkowe przestrzegnie Kodeksu Etyki podyktowanego przez Assocamerestero”.

Legittimità: un confronto storico Craxi-Berlusconi

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Legittimità: un confronto storico Craxi-Berlusconi

Legittimo significa “secondo la legge”. Quando parliamo di legittimità costituzionale dobbiamo attenerci al dettato della legge in vigore. La legge in vigore, si dice, è uguale per tutti. Qualche volta chi sta al potere tenta di legittimarne qualche interpretazione, ovviamente a favore della sua visione politica. Ma la Costituzione non è propriamente in mano al potere politico perchè il potere politico, cioè il governo dello Stato, è solamente uno dei poteri preposti alla sua imparziale gestione. Gli altri poteri irrinunciabili della Costituzione sono: la magistratura e le forze armate. La magistratura è preposta a giudicare secondo la legge ed ad applicare le sanzioni ai trasgressori. Le forze armate sono preposte alla vigilanza ed alla esecuzione delle sanzioni. Quando Craxi fu trascinato in Tribunale dai magistrati di Mani Pulite con l’accusa di essere a capo di un partito che aveva usato la corruzione e la concussione per ottenere tangenti sugli appalti relativi alle opere pubbliche, inventò una personale interpretazione della legge sul finanziamento dei partiti. In poche parole, davanti al parlamento riunito, disse che i finanziamenti previsti per legge non erano sufficienti alle esigenze e quindi, tutti i partiti, tutti d’accordo, avevano aderito, già da tanto tempo, a questa nuova forma di “autofinanziamento”.

E questa nuova forma, dal momento che era stata accettata, come jus operativo, dallo stesso parlamento, non avrebbe dovuto essere indagata dalla magistratura, ma semmai solo formalizzata in un apposito decreto legislativo in modo che, sia pure con le dovute correzioni, potesse diventare legge e collegata ad un decreto, diventare una sanatoria generale per tutti coloro che i PM indicavano, secondo lui ingiustamente, come presunti colpevoli. Ma quella interpretazione non conteneva legittimità retroattiva rispetto alla legge vigente. Non poteva essere accettata dai magistrati. Craxi, sapendo che una parte della magistratura italiana di allora era legata alla sinistra, cioè ai comunisti, tentò perfino una forma di ricatto, denunciando che anche quella parte percepiva tangenti e però non veniva da loro toccata.

E a dire il vero aveva anche ragione perchè solo dopo un certo colpevole ritardo i magistrati rivelarono il caso Greganti (il cassiere del partito comunista che teneva 6 conti in Svizzera).

Non si può però concludere che Craxi fu un perseguitato dalla magistratura a titolo personale.

La sua forzatura, relativa alla legittimità costituzionale di quanto aveva fatto, non fu accettata da nessuno. Molti collaboratori suoi e dei capi-partito coinvolti avevano confessato la corruzione.

Tutti i partiti furono travolti.

Personaggi illustri, già protagonisti a livello nazionale come Raul Gardini, Gabriele Cagliari,

Sergio Castellani, si suicidarono. Craxi finì i suoi giorni ad Hammamet come un criminale latitante.

Uno degli uomini emergenti in Italia, al momento di maggior splendore della stella politica di Craxi, e a lui più affezionati, era Silvio Berlusconi.

Come Craxi anche Berlusconi ha avuto problemi con la magistratura, è stato accusato, mentre era al governo, di aver ottenuto dal parlamento, per salvarsi da alcuni processi, leggi ad personam.

Berlusconi poi è stato condannato in via definitiva per evasione fiscale.

Ai sensi di una legge che è in vigore da tanti anni lui sarà dichiarato interdetto dai pubblici uffici per un tempo minimo di un anno e questo significa che se si andasse alle elezioni entro breve tempo lui sarebbe incandidabile.

L’altro suo problema è rappresentato dalla legge Severino, che è stata votata anche dal suo partito circa un anno fa. La legge Severino prevede che un deputato o senatore condannato in via definitiva in seguito ad una sentenza penale, decada automaticamente dall’incarico.  Dichiarandosi capo partito, eletto da dieci milioni di cittadini che gli hanno affidato un mandato di rappresentanza, in pratica Berlusconi tenta di dimostrare che la legge Severino non può essere retroattiva nel senso che lui ha commesso i reati che gli sono stati attribuiti prima che la legge fosse votata. Da questo punto di vista può anche avere ragione.

In ogni caso la decisione spetta al parlamento ed infatti una speciale Giunta Parlamentare sta studiando il caso e sicuramente ciò richiederà parecchio tempo!

La decadenza da senatore riguarda più che altro dunque il primo aspetto del problema di Berlusconi, l’interdizione dai pubblici uffici. Perchè se dichiarato interdetto dai pubblici uffici, nel caso si dovesse andare alle elezioni prima che sia scaduto il tempo di uno o due anni, quale sarà la sua interdizione, Berlusconi non potrebbe candidarsi.

In conclusione, a mio parere, anche se Berlusconi continua a dire che senza di lui il governo cadrà e sarà una catastrofe voluta dal PD, in realtà il governo, come d’altra parte auspica il Presidente Napolitano, e come continua a dire Letta, arriverà a fine legislatura e solo dopo che sarà scaduta l’interdizione a Berlusconi dai pubblici uffici, solo dopo si tornerà a votare. Per il bene dell’Italia Berlusconi deve stare in parlamento. La domanda ancora una volta è: legittima la legge in vigore o legittima l’interpretazione che ne fa Silvio Berlusconi?

Se si riconduce il ragionamento alla storia italiana del doguerra, bisogna concludere che troppe leggi malfatte da chi ha governato l’Italia e troppe interpretazioni di legge da parte di una magistratura spesso fuorviata da prese di posizione di natura evidentemente ideologica e quindi incoerenti rispetto al proprio compito istituzionale, hanno convinto gli italiani che i politici trovano sempre una soluzione macchiavellica e non certo salomonica.

Basti pensare ad una celebre battuta riferita ad Andreotti che “la legge non è fatta per essere applicata, è fatta per essere interpretata”…appunto!

Si potrebbe anche aggiungere che di tutti i politici coinvolti in 60 anni di scandali in Italia proprio e solo Berlusconi deve finire in galera? Per questa emergenza di una prima condanna? Berlusconi non andrà in galera con questa condanna, ma potrebbe andare con una seconda condanna che potrebbe arrivare tra breve avendo egli altri processi in corso.

Servono con urgenza due rimedi finalmente da tutti ritenuti irrinunciabili per salvare l’Italia:

a) togliere dalla testa dei politici il malvezzo di sentirsi “intoccabili” ;

b) togliere dalla testa di alcuni Pubblici Ministeri il malvezzo di farsi pubblicità personale attraverso rivelazioni di indagini e intercettazioni prima che per un indagato sia stato deciso l’avvio di un procedimento. Molti casi su cui si erano accanite stampa e TV sono poi finiti in una bolla di sapone.!!

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Polacchi in Italia: Danuta Wojtaszczyk e Anna Malczewska

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NASZ ŚWIAT è un bisettimanale in lingua polacca pubblicato in tutta Italia, sponsorizzato dalla casa editrice Stranieri in Italia. Le tematiche di cui si occupa sono piuttosto ampie, tuttavia si concentra principalmente sulla complessa situazione sociale e legale dei polacchi emigrati all’estero. Le redattrici polacche, Danuta Wojtaszczyk e Anna Malczewska, due donne giovani ed energiche, forniscono consulenza legale ai polacchi, li avvicinano alle nuove leggi italiane riguardanti diversi settori, ai problemi del bilinguismo nei bambini figli di emigrati e raccontano storie di vita vissuta di gente comune. Le redattrici, nonostante l’immensa quantità di lavoro hanno trovato per me qualche minuto del loro tempo, nella loro redazione di Roma, e dopo aver bevuto simbolicamente un espresso, per abbattere ogni formalismo, abbiamo iniziato l’intervista.

Da quanto tempo esiste Nasz ?wiat e qual’è la sua storia?

Danuta: Il primo numero del bisettimanale dedicato ai polacchi in Italia “Nasz ?wiat” è uscito a gennaio del 2004, qualche mese prima dell’entrata del nostro paese nell’Unione Europea. È stato il tredicesimo titolo della casa editrice Stranieri in Italia specializzato in stampa bilingue.

Anna: Io e Danuta abbiamo iniziato la redazione del giornale a gennaio del 2006 e quello che volevamo fare era creare un periodico che potesse offrire un punto di incontro per i polacchi in Italia, sia residenti che lavoratori stagionali. Abbiamo deciso fin dall’inizio che il giornale dovesse essere scritto per e con il contributo dei lettori. Quest’idea è stata accolta positivamente dai lettori, che condividono volentieri le loro esperienze e ci informano degli eventi organizzati dai polacchi all’interno delle regioni italiane in cui vivono. Ad ottobre del 2006 “Nasz ?wiat” da mensile è diventato bisettimanale. Per venire incontro alle attuali esigenze dei polacchi che, per vari motivi, hanno deciso di stabilirsi in Italia, nel 2009 abbiamo lanciato il portale www.naszswiat.net che offre ogni giorno centinaia di articoli di consulenza legale, notizie sulla vita della società polacca in Italia, informazioni aggiornate su importanti eventi che hanno luogo sia in Italia che in Polonia.

Vi siete conosciute dopo essere emigrate, o quando eravate ancora in Polonia?

D: Ci siamo conosciute a Roma nel 2001, ma da quando ci siamo incontrate molte persone hanno avuto l’impressione che fossimo amiche fin dai banchi di scuola.

A: Fin dal mio arrivo in Italia ho sempre desiderato avere contatti con i miei connazionali, sono entrata a far parte della Stowarzyszenie Kulturalne Comunità Polacca, fondata da Teresa D?browa, una polacca che ha fatto molto per i polacchi ai tempi in cui eravamo “extracomunitari”. All’interno della Comunità Polacca insegnavo la lingua italiana in un corso per principianti. Un giorno è arrivata Danuta, voleva occuparsi di un’altro corso ed era interessata al mio metodo d’insegnamento. Ed è così che tutto ha avuto inizio…

Da dove venite, e perchè proprio Roma?

A: Sono nata a Varsavia, mentre Danuta è di Danzica. Perchè Roma? È stato un caso, mi ero semplicemente innamorata di un uomo che abitava a Roma.

Di che cosa i polacchi si lamentano più frequentemente?

I nostri connazionali che vivono in Italia si lamentano soprattutto dello sfruttamento da parte dei datori di lavoro e della burocrazia italiana. Purtroppo la vita da emigrato non è facile ed è per questo motivo che mettiamo grande impegno nel fornire ai nostri lettori risposte esaurienti e consigli legali. Un grosso problema è rappresentato dalla mancanza di conoscenza della lingua italiana da parte dei polacchi. Accade spesso che le persone che si rivolgono a noi in cerca di aiuto non abbiano nemmeno capito di preciso cosa hanno firmato o a che condizioni abbiano acconsentito.

Avete intenzione di restare per sempre a Roma, oppure sognate di tornare in Polonia, o forse di partire per un’altra nazione?

A: Io ho sempre pensato di ritornare in patria, ma so che se decidessi di farlo, avrei nostalgia dell’Italia appena qualche settimana dopo il trasferimento. Nonostante i molti aspetti negativi, l’Italia è bellissima, il clima è meraviglioso, e il cibo… Non credo che potrei trasferirmi in un’altra nazione. Ricominciare tutto da capo è una vera sfida. Sarebbe già difficile ritornare in patria, figuriamoci in un altro paese.

D: Io e mio marito ci facciamo sempre più spesso questa domanda da quando è nato nostro figlio, Ja?, che adesso ha tre anni e mezzo. Ci dispiace che veda così raramente i nonni che vivono in Polonia, che non possiamo essere presenti in molte occasioni familiari come battesimi, compleanni, o ai matrimoni dei nostri parenti. La famiglia, comprese lontane zie, zii e cugini, è sempre stata molto importante per noi. Le vacanze più belle durante la mia infanzia erano quelle passate a casa di mia nonna, in una piccola cittadina nella zona del Pojezierze Dobrzy?skie. Nei fine settimana estivi durante i picnic in famiglia in riva al lago a volte c’erano decine di persone. Era proprio divertente! Ci dispiace che il nostro Ja? non possa frequentare regolarmente i suoi cugini e le sue cugine, a maggior ragione dato che è figlio unico.

Purtroppo anche tornando in Polonia non cambierebbe molto, dato che la maggior parte dei giovani della nostra famiglia è emigrata per lavorare all’estero. Il lato positivo sarebbe certamente quello di essere più vicini ai nostri genitori, anche se il problema sarebbe che per la maggior parte della nostra vita adulta abbiamo lavorato in Italia, e che ormai abbiamo quasi quarant’anni. Un altro motivo per cui il ritorno in Polonia è rimandato ad un tempo imprecisato è il fatto che io “figlia del mare” non sarei molto felice di abitare dalle parti di mio marito (sotto Breslavia), mentre lui, al contrario, ad abitare sulla costa si sentirebbe “come un pesce fuor d’acqua”.

Cosa ne pensate della questione del bilinguismo dei bambini figli di emigrati?

D: penso che il bilinguismo dei nostri figli sia il vantaggio più grande dell’emigrazione. Si tratta di un tesoro lasciato in dono ai nostri bambini polacchi cresciuti all’estero. Senza parlare del fatto che il bilinguismo gli aprirà molte porte nel mercato del lavoro quando saranno adulti. Crescere un bambino bilingue richiede uno sforzo in più, soprattutto nel caso di matrimoni misti, in cui soltanto un genitore conosce la lingua polacca. Succede spesso che in casa “per comodità” si parli soltanto in italiano.

Lavorate insieme a molti redattori stranieri, che valore date alle vostre relazioni internazionali?

D: La nostra casa editrice è una vera e propria torre di babele (sorride). Abbiamo alcune decine di dipendenti fissi e praticamente ognuno di noi proviene da un paese diverso. Organizzare un pranzo o una cena insieme è sempre una sfida per il proprietario del ristorante che deve comporre il menu in maniera tale da rispettare tutti i vincoli imposti dalle diverse credenze religiose.

Abbiamo tutti un’età compresa tra i 33 e i 40 anni e abbiamo un’istruzione molto simile. Anche le nostre carriere hanno seguito direzioni analoghe, indipendentemente dall’angolo del mondo in cui siamo nati. Siamo tutti arrivati in Italia quando avevamo poco più di vent’anni, molto spesso per amore di una persona che abitava in Italia (non sempre un italiano), oppure per proseguire gli studi. Più tardi abbiamo trovato un lavoro, l’amore, abbiamo avuto dei figli… Lavoriamo insieme da tanti anni e perciò siamo un gruppo molto compatto. La somiglianza delle nostre biografie ci ha sempre unito, e mai diviso.

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Urbino

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Spesso passiamo le nostre vacanze sulla riviera adriatica. Un pò più a nord, un pò più a sud, ma malvolentieri ci spingiamo lontano dalla costa.

Venezia? Oh si, lì bisogna andare, lì si deve andare, è una tappa obbligata, così parlando con gli amici possiamo vantarci di quanto abbiamo pagato per un caffé al Caffé Florian o al Caffé Quadri in Piazza San Marco, e di chi abbiamo incontrato all’Harry’s Bar, di come nonostante gli avvertimenti nostro marito sia passato in mezzo a due colonne, e di quanti di noi sono stati imbrogliati da un gondoliere veneziano.

Di certo tutti andiamo a San Marino (anche se ultimamente ho letto che il numero di turisti polacchi è calato drasticamente), perchè bisogna comprare liquori, vini e cosmetici a basso prezzo.

Dove altro andiamo? Cos’altro visitare sulla costa adriatica?

Forse Ravenna, ma pochi sanno che ai tempi di Ottaviano Augusto era il porto marittimo più importante della regione. E nessuno ricorda che per 200 anni è stata la capitale dell’Impero Bizantino in Italia.

E così finiscono le visite durante le due settimane di ferie.

Vi incoraggerò ad essere turisti più attivi. Vi mostrerò quante cose si possono vedere durante una vacanza di due settimane sull’Adriatico, senza stare ad arrostirsi sulla spiaggia.

Bologna, Padova, Urbino, Modena, Maranello e il Museo della Ferrari, San Leo, Bertinoro, Verona, il Lago di Garda, Cesenatico, Trento (capitale mondiale della pallavolo) e naturalmente l’Italia in Miniatura, paradiso per i bambini di tutte le età e anche per i genitori. Magari non in un solo soggiorno, magari pianificando bene il percorso, ma visitare queste città sarà divertente e vi lascerà dei ricordi indimenticabili.

A 60-70 Km di distanza a sud-ovest di Rimini, e delle altre cittadine turistiche nei dintorni, si trova Urbino, la città intera è sotto particolare cura dell’UNESCO ed è inserita nella lista dei patrimoni dell’umanità. Questa città che ha dato i natali a Raffaello Sanzio e a Valentino Rossi.

Arrivando in città (da Pesaro, insieme alla quale Urbino è capitale di provincia nelle Marche), o in occasione di una gita a San Leo (da San Leo a Urbino ci sono 57 km di viaggio attraverso strade di campagna tortuose e pittoresche dove si possono osservare i “veri” paesaggi italiani lontani dalle autostrade, un paradiso per i fotografi), è possibile percepire l’importanza e la forza di questa città, osservando l’imponente Palazzo Ducale.

 

Informazioni utili:

1. Ci sono due parcheggi per le automobili (superiore e inferiore). Il parcheggio inferiore, che si trova in prossimità del Palazzo Ducale è molto spazioso e pratico, lì troverete sempre un posto.

2. Entrambi i parcheggi sono a pagamento, qualche euro per 3-5 ore. Se volete essere sicuri comprate un biglietto al massimo di 6 ore. Vi basteranno per visitare Urbino, bere il caffè in una caffetteria e pranzare.

3. La polizia controllerà le ore che avete pagato al parcheggio! Potreste restare spiacevolmente sorpresi di trovare una multa appena qualche minuto dopo la fine del vostro biglietto. Non pensate neanche di buttarlo e non pagare! Vi troveranno nel giro di sei mesi e il costo da 30 euro salirà a 400. È per questo che al commissariato accanto al parcheggio inferiore c’era una gran fila. Sono convinto che dopo qualche ora passata ad Urbino, aspettare almeno un’ora in fila davanti al commissariato sarà una cosa che ricorderete a  lungo, e di questa bellissima città non resterà un bel ricordo.

4. Dal parcheggio inferiore al Palazzo Ducale c’è un ascensore (si trova all’angolo del parcheggio) si paga circa 50 centesimi. Ci risparmia almeno un’ora se vogliamo andare dal parcheggio inferiore a quello superiore.

Non so dove sia il centro di Urbino, ma tutta la città si può visitare nel giro di qualche ora fermandosi qua e là in qualche caffetteria.

Per me il centro della città è Piazza della Repubblica, una piccola piazza chiassosa piena di caffetterie e probabilmente il luogo di incontro preferito per giovani studenti. Siamo arrivati lì l’ultimo giorno dell’anno accademico, da qui il chiasso e l’allegria, soprattutto di coloro che si erano appena laureati. Ma le ragazze con la corona d’alloro sulla testa, simbolo della laurea appena ricevuta, costituivano una ulteriore attrattiva della città.

Esiste una tipica passeggiata turistica che parte da Piazza della Repubblica e si arrampica su verso Via Raffaello Sanzio. Qui al numero 57 è nato il grande pittore del Rinascimento, il rivale di Leonardo Da Vinci, Raffaello Sanzio. Oggi c’è un museo. Questa strada termina col monumento di Raffaello e con i busti dei più importanti professori dell’università di Urbino. Da lì si può ammirare un bellissimo panorama sull’Appennino Umbro-Marchigiano, ai cui piedi è situata la città.

Da una strada di fronte Piazza della Repubblica arriviamo dietro il Palazzo Ducale, dove si trova la Galleria Nazionale della Regione Marche, con la sua collezione che comprende opere di Botticelli, Donato Bramante, Piero della Francesca. Entriamo nella grande piazza dove si trova la Cattedrale di San Francesco.

Passeggiando lungo le stradine strette e tortuose di Urbino, vale la pena di alzare la testa e osservare. Il coronamento di questa visita dovrebbe essere un ricco pasto. Consiglio il ristorante Dolce Vita in Piazza della Repubblica, o 50 metri più avanti in Via Raffaello Sanzio a destra il ristorante Il Girarrosto (buonissimo e fresco cibo italiano, che dev’essere consacrato dal mascarpone come dessert).

Non sono sceso di proposito nei dettagli. È tutto sulle guide. Volevo soltanto incoraggiarvi a visitare questa città.

Siete tutti invitati ad Urbino, la città di Raffaello Sanzio.

Per finire suggerisco un breve video (purtroppo girato con un telefono cellulare): http://www.youtube.com/watch?v=uZGHYQ1ojn8

 

Internazionalizzazione: la Cabina di Regia moltiplica le iniziative

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Il piano complessivo di attività prevede un aumento da 40 a 60 dei Paesi coinvolti in interventi promozionali. Il numero di settori presidiati salirà da 50 a 90 e quello delle iniziative da 300 a 800 .
Un appuntamento importante per decidere le strategie dell’Italia di fronte alla sfida dei mercati: in luglio il Ministero degli Affari Esteri ha ospitato la terza riunione della Cabina di Regia per l’Internazionalizzazione, in cui sono stati definiti gli obbiettivi e le modalità per favorire una maggiore e più qualificata presenza globale dell’Italia.
Alla riunione, co-presieduta dai Ministri degli Affari Esteri Emma Bonino e dello Sviluppo Economico Flavio Zanonato, erano presenti i vertici di tutte le istituzioni pubbliche e private del Sistema Paese coinvolte in questo impegno: il Ministro dell’Economia e delle Finanze Saccomanni, il Ministro per i Beni e le Attività Culturali Bray, titolare della delega al turismo, il Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali De Girolamo, il Presidente della Regione Marche Spacca, delegato dal Presidente della Conferenza delle Regioni Errani, il Presidente di Unioncamere Dardanello, il Presidente di Confindustria Squinzi, il Presidente di Rete Imprese Italia Malavasi, il co-Presidente dell’Alleanza delle Cooperative Italiane, Maurizio Gardini, il Membro del Comitato Esecutivo dell’ABI con delega all’Internazionalizzazione, Guido Rosa, nonché il Vice Ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda e il Presidente dell’Agenzia ICE Riccardo Monti.
Tutti i Membri della Cabina di Regia hanno osservato come il volano dell’export rappresenta una leva fondamentale per elevare il ritmo di sviluppo dell’economia nazionale. I risultati, anche nel 2012, sono stati positivi, ma occorre fare di più e raggiungere entro il 2015 un traguardo di 545 miliardi di euro.
Per espandere la presenza nei mercati emergenti e favorire una maggiore diversificazione settoriale è stata anche rilevata la necessità di un incremento delle disponibilità per realizzare le attività previste dal nuovo piano annuale dell’Agenzia ICE.
Nel suo intervento, il Ministro degli Esteri Bonino ha sottolineato i cinque punti prioritari per non retrocedere nei mercati tradizionali e non perdere opportunità in quelli emergenti.
  1. Sostenere quella parte di Made in Italy meno immediatamente riconoscibile come tale, e quindi allargare la partecipazione a quelle imprese di qualità ancora sconosciute fuori dai confini nazionali.
  2. Promuovere anche l’internazionalizzazione dell’artigianato, del commercio, del mondo cooperativo e dell’agricoltura.
  3. Aiutare non solo le grandi realtà italiane o i grandi brand, ma porre attenzione sulle PMI, a partire dalle tante piccole e meno note punte di eccellenza, attraverso il rafforzamento all’estero di reti e filiere produttive collegate.
  4. Intensificare le azioni verso le imprese innovative e le imprese al femminile, per far crescere la nostra economia all’estero e la nostra società in Italia.
  5. Internazionalizzare non solo le nostre aziende ma tutto il “sistema Paese”.
Il Ministro Bonino ha infine sottolineato il ruolo che la nostra diplomazia deve avere non solo all’estero, ma anche in Italia, per informare e creare consapevolezza sulle opportunità di crescita.
Le linee guida indicate dalla Cabina per il 2014 prevedono un forte rilancio delle missioni all’estero, tanto istituzionali che imprenditoriali. L’obiettivo è raggiungere 60 Paesi attraverso circa 800 iniziative che consentiranno di aumentare il numero di settori presidiati.
Si tratta di un aumento veramente significativo a cui si aggiungerà l’effetto moltiplicatore derivante dall’integrazione con programmi di altri soggetti coinvolti nella Cabina, in particolare con i programmi delle Regioni. E’ anche prevista una definizione sempre più precisa degli obiettivi delle missioni che si articoleranno su tre formati principali:
  • Missioni Government to Government: visite ed incontri politici cui si affianca laddove possibile la presenza di associazioni di settore o rappresentanze di imprese allo scopo di preparare le Missioni di Sistema oppure favorire la risoluzione di problematiche di politica commerciale, investimenti o altro. Norvegia, Turchia, Giappone sono alcuni dei Paesi che verranno a breve toccati da queste iniziative.
  • Missioni di Sistema: con rappresentanza politica ad alto livello, presenza multisettoriale e del sistema bancario. Emirati Arabi Uniti, Messico e Colombia, Angola e Mozambico sono i Paesi nei quali si stanno pianificando queste iniziative per i prossimi mesi.
  • Missioni Settoriali di follow up: in Paesi in cui precedenti missioni o altre iniziative hanno individuato settori e opportunità specifiche da sviluppare: Stati Uniti, Canada, Azerbaigian, Algeria,Indonesia, Singapore e Malesia,Cina, Brasile, Vietnam, Asia Centrale, Ghana, India, Cile, Qatar, Arabia Saudita, Thailandia.
L’approccio condiviso prevede una focalizzazione sempre più precisa su progetti integrati di filiera e sui consorzi e le reti per promuovere l’aggregazione delle imprese.
Sono stati anche individuati alcuni settori particolarmente innovativi su cui concentrare un impegno particolare: meccatronica, biotecnologie, aerospazio, energia per l’ambiente.
Previsto anche uno stretto coordinamento con altri programmi che coinvolgono presenza e immagine all’estero dell’Italia con particolare riguardo al Programma Export Sud, promosso dall’Agenzia ICE, alla gestione dei fondi a sostegno del made in Italy, alle azioni di promozione di Expo 2015che dovrà essere una grande vetrina per il rilancio dell’intera economia italiana.
Un ulteriore strumento che si intende sviluppare sono i roadshow sul territorio nazionale finalizzati alla presentazione di nuovi mercati e opportunità. L’obiettivo è di incrementare il numero delle aziende stabilmente esportatrici e quelle che hanno il potenziale per esportare.
Questi progetti, organizzati insieme alle strutture di internazionalizzazione del territorio o sulla propensione del territorio (Camere di Commercio, Associazioni imprenditoriali) prevedono tappe in località distribuite su tutta l’Italia, scelte fra l’altro sulla base del deficit all’export, coinvolgendo tutti gli enti partecipanti alla Cabina.
Un’attenzione particolare è stata dedicata anche alle prospettive che si aprono sul mercato statunitense in concomitanza con l’avvio dei negoziati per un accordo di libero scambio e partnership economica con la UE (TTIP: Transatlantic Trade and Investment Partnership).
I risultati attesi in termini di abbattimento tariffario e non tariffario avranno infatti un impatto positivo su diversi settori della nostra industria e dei servizi. Saranno quindi avviati nuovi progetti volti a consolidare la rete distributiva del made in Italy sul mercato USA, abbinati a campagne pubblicitarie.
Sotto il profilo finanziario un importante supporto all’azione di internazionalizzazione dovrebbe risultare dalla Convenzione Export Banca conclusa tra Associazione Bancaria Italiana, Cassa Depositi e Prestiti e Simest e dal Fondo Rotativo per il finanziamento alle imprese miste nei Paesi in via di Sviluppo e per il sostegno alle imprese italiane partecipanti a gare internazionali.
Infine la Cabina di Regia ha anche esaminato il piano d’azioni per il Turismo che prevede un rafforzamento della collaborazione tra Ministero degli Esteri ed ENIT (Ente Nazionale Italiano del Turismo) e la graduale integrazione fra uffici ENIT, rappresentanze diplomatiche e consolari, uffici dell’Agenzia ICE. La prossima riunione della Cabina di Regia si terrà entro febbraio 2014 e nel frattempo il Segretariato, curato dall’Agenzia ICE, in stretto raccordo con Ministero degli Affari Esteri e Ministero dello Sviluppo Economico, provvederà ad aggiornare i partecipanti sui seguiti operativi e sull’andamento della attività.
Fonte : NewsLetter Settembre 2013 – Ministero degli Affari Esteri

Il frutto proibito

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Emiliano Caradonna

 Inutile divagare. Appena si legge “il frutto proibito” si pensa subito alla lucida mela che addentò Eva e che segnò la cacciata di tutti noi dal Paradiso. La cosa del tutto bizzarra riguardo ciò è che nella Bibbia il frutto della mela non viene nominato. Mai.

Alcimo Ecdicio Avito, Arcivescovo di Vienne dal 494 al 523 acquisisce una notorietà letteraria grazie ad un poema intitolato De spirirualis historiae gestis che tratta di temi biblici cominciando dal peccato originale per arrivare alla traversata del Mar Rosso. Egli reinterpretò, spiegandoli, i fatti biblici e volle colmare alcune lacune. Tra cui quella del frutto dell’albero della conoscenza, del bene e del male; infatti il frutto non viene menzionato fino a che l’arcivescovo, istruito dai suoi superiori e da un’intuizione geniale scrisse per la prima volta “Una mela, tra quelle sull’albero fatale, avvolta da odore soave, si propose con sospiro insinuante e si offrì a Eva”.

La Chiesa in quel periodo si trovava a combattere contro i barbari eretici e bevitori assidui di sidro (le vigne oltralpe faticavano ad attecchire) e fu così spuntò sull’albero del peccato una succulenta Royal Gala o per essere campanilisti diremo una bella e rossa Annurca (detta anche la Regina delle Mele, tipica dell’Italia meridionale). Così, con un frutto ben piazzato i barbari vennero visti come esseri demoniaci e le mele iniziarono ad avere la reputazione di frutto della perdizione.

Addirittura Plinio nel suo Naturalis Historia descrive degli esseri mostruosi che si nutrono solo dell’odore delle mele e che chiama Trispithami, ma non fu l’unico perché anche l’alchimista Vincent de Baeuvais nel suo Speculum Naturale affermava che un frutto che acquista di consistenza anziché perderla con la maturazione non può essere altro che opera del demonio.

Sembrerebbe a questo punto che fosse stata ordita una vera e propria congiura contro quel ciò che assunto una volta al giorno toglie il medico di torno (all’epoca ciò ancora non si sapeva), ma la diffamazione di cui fu oggetto questo frutto nel cristianesimo non servì a farne diminuire il consumo, ma soltanto a mettere in guardia i nuovi convertiti dai pericoli delle dottrine eretiche. Il mito cristiano addirittura stabiliva che i consumatori di mele stavano – in questa vita – spianando la loro strada per la discesa verso gli inferi.

Stewart Lee Allen, in un arguto e pungente libro intitolato In the devil’s garden del 2002 parla di un incontro con un monaco sul monte Athos che fu in grado di spiegare sapientemente come mai, oltre al collegamento con i barbari mangiatori di mele, fu scelto proprio questo frutto a fare da capro espiatorio.

Il monaco che lo ospitava tagliò due fettine sottili di mela porgendone uno al suo ospite e gli fece notare come il rosso della mela ricordasse le labbra di una donna e come il bianco al suo interno ricordasse i denti di essa. Poi tagliò la mela a metà e mostrò i semi facendo notare che vista così una mela poteva rievocare vagamente l’organo sessuale femminile. Ma non fu tutto qui, perché come prova finale egli tagliò una nuova mela trasversalmente e mostrò la stella a cinque punte che si veniva a formare: davanti agli occhi di Allen si materializzava un pentacolo, marchio di Satana. Cosa si poteva aggiungere ancora dopo che la mela aveva dimostrato che alla vista era il più peccaminoso tra i frutti? Mancava il gusto. Quel sapore dolce, delizioso, zuccherino che accarezza le nostre papille appena la nostra lingua tocca la polpa si trasforma presto in acido, pungente, asprigno in netto contrasto con le sensazioni provate all’inizio così come il diavolo che inizialmente ci lusinga dolcemente e poi ci induce all’amaro peccato.

Ad aggiungere benzina al fuoco l’analogia della mela con una donna. Fu infatti Eva a corrompere Adamo e non viceversa. Insomma, la comunione mela + donna, secondo la chiesa cristiana non poteva portare in altro posto che non fosse l’inferno.

Anche Walt Disney celebra la peccaminosità della mela dandola da mangiare all’innocente Biancaneve e anche questa volta è una donna (la strega cattiva) che decide di offrire questo frutto.

Se quindi una donna decidesse di offrirvi una apple-pie sapientemente cucinata –la ricetta la fornisco solo contattandomi privatamente- e voi come Adamo non foste così fermi sui vostri princìpi e decideste di accettare, allora  sareste sicuri di incappare in un peccato…di gola, ovviamente e da lì avrebbe inizio la vostra discesa verso gli inferi.

Ma il segreto, la cosa più bizzarra di questa antologia del frutto del peccato ho deciso di lasciarlo per l’epilogo. Ho voluto chiudere con una domanda che potrebbe rendere incerti tutti i vostri precedenti convincimenti.

Secondo i musulmani infatti il frutto del peccato sarebbe il fico. Ciò si può anche leggere nella Genesi (3,7). Infatti è proprio il fico ad essere l’unico albero menzionato nella descrizione del giardino dell’Eden. E di cosa si ricoprirono i nostri due sventurati avi una volta resisi conto di essere nudi? Proprio di foglie di fico. Forse perché erano sotto di esso a commettere il peccato?

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“Emozione tango” Mostra fotografica di Monika Pastuszak

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Lucia Morgantetti

Monika Pastuszak è una donna dalle mille idee e mille iniziative. Oltre al suo lavoro e al grande impegno di “mamma” per suo figlio Krys, coltiva i suoi hobby dando sempre il massimo di se stessa. Recita, balla ma soprattutto ama fissare le sue emozioni attraverso l’obiettivo della macchina fotografica per riuscire a trasmetterle agli altri. La sua nuova mostra che si aprirà il 26 ottobre prossimo questa volta sarà dedicata al Tango.

Il Tango fece la sua comparsa nei sobborghi di Buenos Aires intorno al 1880. Nulla si sa di come sia nato, persino l’etimologia è del tutto incerta, ne vi è un nome, una data, un episodio particolare che sia legato al suo esordio. Apparve all’improvviso come una sorta di linguaggio comune della gente di Buenos Aires, folle di immigrati italiani, spagnoli, tedeschi, russi, polacchi, ungheresi, famiglie numerose che abitavano fianco a fianco nei grandi conventillos, nei cui cortili le note e i passi univano le persone più di quel castigliano sgrammaticato che ciascuno si sforzava di parlare.

A generare il tango fu dunque il seme dell’esilio, la memorie di danze, ritmi e melodie, un miscuglio di culture che testimoniavano le vite passate. Questi emigranti che provenivano dall’Europa, ma anche da altri continenti, erano giunti in un vastissimo paese che aveva bisogno delle loro braccia per crescere, molti di loro si fermarono nella periferia di Buenos Aires, capitale in forte espansione, lì si incontrarono con la popolazione locale, anch’essa emarginata e lì dovette giocoforza realizzarsi una babelica convivenza. L’Argentina delle origini era stata sostituita con un altro paese ed era priva di un’identità definita e di un forte immaginario collettivo consolidato. Il tango diventa quindi mito fondativo di una identità nazionale che al tempo stesso le comprendeva e le racchiudeva tutte definendo una multi-identità.

La chiave di volta nella diffusione del tango a livello mondiale fu il suo sbarco a Parigi, capitale del glamour e specchio di una società pluralista, in parte allegra e spegiudicata. Ai primi del Novecento questo ballo sensuale importato dall’Argentina, comincia a sottrarre spazio in Europa al valzer e alla polka. Di fronte alle interdizioni richieste dalle autorità ecclesiastiche parigine perché considerato scandaloso, si narra che il Papa veneto Pio X desse disposizioni affinché una coppia di ballerini di tango gli fornisse un’idea precisa del nuovo ballo, per valutarne direttamente, di persona, gli aspetti scandalosi. Avvenuta l’esibizione riservata di danza, il sommo Pontefice avrebbe detto:

«Mi me pàr che sia più bèo el bàeo a ‘ea furlana; ma no vedo che gran pecài ghe sia in stò novo bàeo!»

(A me sembra che sia più bello il ballo della furlana; ma non vedo che grandi peccati vi siano in questo nuovo ballo!)

Dispose perciò la revoca della sanzione ecclesiastica prevista per chi lo avesse praticato. L’episodio ha ispirato anche una nota poesia (Tango e Furlana) di Trilussa.

Com’è nata Monika questa idea di raccontare un ballo attraverso delle foto?

“L’idea di scattare queste foto è nata l’anno scorso a Trapani mentre stavo trascorrendo le vacanze. Dal momento che sono appassionata di tango argentino ho pensato di organizzare insieme ad un amico tanguero una serata dedicata al vino e al tango. Vino e tango insieme due elementi “inebrianti”.

Volevo cercare di far capire a tutti coloro che non hanno ancora provato questo tipo di ballo quali emozioni riesce a suscitare questa musica e la passione che si sprigiona ballandola.

Passioni e emozioni davvero uniche e difficili da raccontare a parole. Il tango trasmette equilibrio e delicatezza nei rapporti d’amore e allo stesso tempo riesce a far esprimere anche una profonda sensualità che non ritroviamo in nessun altro tipo di ballo.”

Quando è nata la tua passione per il tango?

“Il mio amore per il tango è nato due anni fa. All’inizio è stato per me solo un ballo. Probabilmente non ero pronta e non riuscivo a comprendere tutto quello che il tango deve e riesce a trasmettere. Con il tempo, ascoltando e ballando la musica di Astor Piazzola durante le serate che si chiamano “le milonghe”, sono riuscita a comprendere il messaggio…Chiudendo gli occhi ho cominciato a sentirmi un tutt’uno con la musica. Attraverso il tango, i suoi movimenti e suoi i passi, l’intero corpo riesce a fondersi con la musica e con il partner e a trasportare i ballerini in un mondo magico dove le sensazioni, le emozioni, la passione stessa riescono ad esprimersi liberamente.

Il tango è un ballo argentino. Sei già stata in Sud America?

“ Non sono ancora andata in Argentina ma spero di riuscire ad andarci un giorno per vedere e soprattutto godere del ballo dei ballerini professionisti argentini. Quando quel giorno arriverà riuscirò a realizzare al meglio i miei due sogni, le mie passioni: il tango e la fotografia”

Che cosa vuoi trasmettere al pubblico attraverso questa tua nuova mostra?

“Il progetto “Emocje tanga”, emozioni del tango, è dedicato a tutti coloro che amano la musica e la danza. Le foto di tre meravigliose coppie di ballerini siciliani, raccontano un viaggio percorso dall’alba a mezzanotte. Così come nasce il giorno e pian piano si evolve fino a trovare la sua conclusione nella notte così nascono anche gli affetti e l’amore. Amore per il tango ma anche amore per se stessi e per gli altri.

Credo che il tango argentino sia un mondo misterioso dove tutti dovrebbero provare ad entrare almeno una volta. Un mondo che arriva diretto dal cuore e al cuore.

Spero che attraverso la mia mostra ogni spettatore possa trovare qualcosa per se stesso, qualcosa che possa illuminare e arricchire di passione e sentimento la sua giornata, la sua quotidianità. Come il sole della Sicilia, la musica e il ballo  hanno riscaldato e illuminato le mia”.

La mostra di Monika Pastuszak che si terrà presso la Scuola di Tango Argentino “Zlota milonga” ul. D?uga 44/50, ingresso dal parco Krasinski a Varsavia, si inaugurerà il 26 ottobre alle ore 18 e rimarrà aperta per un mese.

Zapraszamy!