Inizia oggi (28 agosto) la 81^ Mostra Internazionale dell’Arte Cinematografica di Venezia con 58 paesi rappresentati e 85 film nella selezione ufficiale di cui 21 nel concorso principale. Quest’anno non ci sono film polacchi in nessuna delle sezioni ma nella giuria del concorso principale spicca il nome della regista Agnieszka Holland che l’anno scorso con il “Green Border” ha vinto il Leone d’Argento. Il programma della Mostra, come tutti gli anni, permetterà agli spettatori, da un canto, la possibilità di fuggire nel mondo della fantasia, di staccarsi dalla quotidianità piena di contraddizioni e crudeltà, dall’altro invece offrirà tanto spazio alla riflessione sui problemi della nostra contemporaneità. “Consapevole delle responsabilità che competono a un evento culturale di rilevanza mondiale, la Mostra opta per le ragioni del confronto, introduce punti di vista diversi, non si sottrae alle polemiche che ne potrebbero conseguire, certa che solo nella dialettica e nella discussione risieda il seme della possibile soluzione ai conflitti e alle contrapposizioni più irriducibili che segnano il nostro tempo”, afferma il Direttore Alberto Barbera.
Tra i film in concorso ben cinque italiani portati dai registi: Gianni Amelio, Luca Guadagnino, Maura Delpero, Fabio Grassadonia, Antonio Piazza e Giulia Louise Steigerwalt. Vedremo anche “Maria” di Pablo Larrain, “The room next door” di Pedro Almodovar, “Joker: folie a deux” di Todd Phillips e altri. Fuori concorso invece ben quattro serie d’autore di Alfonso Cuarón, Rodrigo Sorogoyen, Thomas Vinterberg e Joe Wright. Dopo lo sciopero di tutto il mondo artistico statunitense dell’anno scorso sul tappeto rosso quest’anno vedremo tantissime star di Hollywood tra cui: Angelina Jolie, Joaquin Phoenix, Lady Gaga, Brad Pitt, Nicole Kidman, Julianne Moore, Tilda Swinton, Cate Blanchett e molti altri.
Dal 3 fino a 5 settembre nell’albergo “Gołębiewski” a Karpacz si svolgerà il 33° Forum Economico, “È il momento dei nuovi leader: dare forma al futuro insieme” questo lo slogan della prossima edizione. Il Forum di Karpacz è organizzato dall’Istituto degli Studi Orientali che è una delle più grandi piattaforme d’incontro dell’Europa centrale e orientale, dove vengono sollevante non solo le questioni di sicurezza, le prospettive di sviluppo economico, le sfide contemporanee e il superamento delle crisi, ma si presentano anche soluzioni concrete e idee innovative. Tra i temi chiave che verranno discussi al XXXIII Forum economico ci saranno l’impatto della guerra in Ucraina sul piano della sicurezza globale, il Green Deal, lo sviluppo etico, l’intelligenza artificiale e le sfide economiche nelle crisi del terzo decennio del XXI secolo. Durante il forum sono previsti: 350 dibattiti e 6 sessioni plenarie, ci saranno anche eventi speciali, workshop, conferenze stampa, serate di gala e concerti. Il partner principale del Forum economico è l’Ufficio del Maresciallo del Voivodato della Bassa Slesia. In questi giorni Karpacz ospiterà circa 6000 persone, tra rappresentanti della politica, dell’economia e della cultura, provenienti dal tutto il mondo. Tra gli ospiti polacchi hanno finora assicurato la loro presenza: Krzysztof Gawkowski, vice primo ministro polacco e ministro degli Affari Digitali; Dariusz Klimczak, ministro delle Infrastrutture; Władysław Kosiniak-Kamysz, vice primo ministro e ministro della Difesa; Jerzy Lis, rettore dell’Università di Scienze e Tecnologie AGH di Cracovia; Krzysztof Bosak, vice maresciallo del Sejm. Tra i numerosi ospiti italia attesi segnaliamo: l’Ambasciatore d’Italia in Polonia Luca Franchetti Pardo, e poi Fabio Antonacchio, responsabile dell’Ufficio di Cooperazione Internazionale, Guardia di Finanza; Mauro Migliorini, presidente Cittaslow International; Patrizio Bianchi, rettore 2004-2010, ministro dell’Istruzione 2021-2022, Università degli Studi di Ferrara. Il giornale bilingue Gazzetta Italia è anche quest’anno media partner dell’evento.
Di seguito è riportato un elenco preliminare degli ospiti selezionati e confermati per il 33° Forum Economico:
“Doctor Who” è una serie di fantascienza britannica, prodotta dalla BBC dal 1963. È diventata una serie di culto che ha influenzato diverse generazioni di registi di film e programmi televisivi. Ha vinto numerosi premi ed è entrata nel Guinness dei primati come la serie di fantascienza più longeva del mondo, oltre ad aver trasmesso contemporaneamente un episodio nella maggior parte dei paesi. La serie narra le avventure di un alieno appartenente a una razza chiamata Signori del Tempo, conosciuto come il Dottore, che viaggia attraverso il tempo e lo spazio a bordo della sua nave TARDIS. Nonostante sia una produzione britannica, i personaggi visitano molti luoghi e sono testimoni di innumerevoli eventi storici sulla Terra e non solo… ma anche in Italia!
Nel loro primo viaggio in Italia, il Primo Dottore (William Hartnell) ed i suoi compagni arrivano nell’antica Roma nell’episodio “The Romans” del 1965. Godono di una vacanza italiana per diverse settimane, che viene interrotta da mercanti di schiavi. Inoltre, il Dottore propone accidentalmente all’imperatore Nerone l’idea di bruciare Roma. Si parla anche dell’Impero Romano nell’episodio del 2005 “The End of the World”, quando in un lontano futuro il Nono Dottore (Christopher Eccleston) riferisce che il nuovo Impero romano ha conquistato l’intera Europa.
Forse a causa del rogo, la successiva avventura italiana del Dottore avviene solo nell’episodio del 1976 “The Masque of Mandragora”, quando il Quarto Dottore (Tom Baker) e la sua compagna Sarah Jane (Elisabeth Sladen) arrivano nell’Italia del XV secolo. I personaggi devono impedire a Mandragola di ingoiare la luna, ma sono ostacolati dagli intrighi di palazzo e dalle azioni di una setta minacciosa. Nonostante il tema italiano, l’episodio è stato girato in Galles.
Come tutti sanno, il Galles non è italiano, ma fortunatamente tutte le strade portano a Roma. L’episodio del 2008 “The Fires of Pompeii” è stato girato nel famosissimo studio cinematografico Cinecittà, situato nella periferia di Roma. Proprio a Roma vogliono arrivare il Decimo Dottore (David Tennant) e la sua compagna Donna (Catherine Tate). Purtroppo, a causa di alcuni calcoli errati, i due protagonisti finiscono a Pompei, un giorno prima dell’eruzione del Vesuvio. Devono risolvere il mistero del perché l’oracolo, le cui profezie diventano sempre realtà, non vede l’imminente eruzione del vulcano. Tuttavia, l’ostacolo maggiore è la corsa contro il tempo, dato che l’eruzione vesuviana non può essere evitata. “The Fires of Pompeii” è stata la prima puntata girata al di fuori del Regno Unito nella versione rinnovata della serie. Si è trattato di un’impresa di grande portata, con l’impiego di un numero enorme di comparse e di effetti speciali, ma le difficoltà sul set non hanno impedito la realizzazione di alcune scene di grande effetto. Lo stesso Vesuvio è stato filmato dalla troupe e successivamente utilizzato nell’episodio. La combinazione di riprese reali ed effetti speciali ha reso possibile creare le scene dell’eruzione.
L’ultimo episodio che riguarda l’Italia è “The Vampires of Venice” del 2010. L’Undicesimo Dottore (Matt Smith) porta due dei suoi compagni, Amy (Karen Gillan) e Rory (Arthur Darvill) a Venezia nel XVI secolo come parte del loro regalo di nozze. Purtroppo, la loro gita romantica viene interrotta dallo strano comportamento delle studentesse di una misteriosa scuola femminile, gestita da una direttrice che teme molto il sole veneziano. Sebbene l’ambientazione sia Venezia, l’episodio è stato girato in Croazia.
Che nessun viaggiatore nello spazio e nel tempo non debba fare a meno di un viaggio in Italia, lo sanno tutti. L’Italia rimane una destinazione turistica popolare, anche se il tipo di viaggi sembra insolito. La serie ha cambiato la forma, il regista e verrà trasmessa in tutto il mondo. Le nuove avventure del Quindicesimo Dottore (Ncuti Gatwa) sono disponibili dal 11 maggio su Disney+ in tutto il mondo.
Quand’è l’ultima volta che hai provato una vera sensazione di gioia? Potrebbe sembrare strano pensare che questa sensazione possa derivare da una semplice attività quotidiana come bere un tè. Però su questo Adalbert’s Tea offre una nuova prospettiva. Creata con il pensiero di portare emozione e felicità nella vita quotidiana, la nuova collezione d’infusi “Adalbert’s Tea Emozioni” sorprenderà con una rinfrescante e sottile nota della frutta matura composto con l’espressività del gusto del tè nero di Ceylon. Ma non è finita qui!
Un’esperienza unica la garantisce l’originale confezione con finestrino sotto il quale è nascosto un messaggio evocativo che incoraggia a scoprire i momenti speciali della vita, ispirando e stimolando emozioni positive. La Collezione Adalbert’s Tea è dedicata a chi desidera qualcosa di più di un semplice tè. È una filosofia, un approccio alla cultura del bere il tè. È un omaggio a quei momenti, rituali, in cui ci concentriamo su di noi. È un modo di ritrovare la calma, la felicità, di rilassarsi portando unicità e piacere nella vita di tutti i giorni.
Per rendere l’esperienza più piacevole, il brand offre la possibilità di partecipare al concorso a premi in cui si può vincere ogni settimana fino al 31.05.2024. Non perdere quest’occasione, sffrutta la possibilità di sentire in quale modo puoi rendere la vita piacevole con Adalbert’s Tea.
“Perché la vita con Adalbert’s Tea può essere più emozionante”
Tutto iniziò con la passione e l’amore per il tè che si trasformò in un’impresa. I fondatori della marca Adalbert’s Tea hanno la visione di creare gusti ed esperienze uniche per il consumatore polacco. Nella ricerca costante della perfezione e della migliore qualità i fondatori di Adalbert’s Tea sono andati a Sri Lanka, nel cuore della più nobile varietà di tè al mondo. Durante la loro esperienza hanno tenuto in considerazione non solo la qualità del gusto e dell’olfatto delle foglie li coltivate ma anche il modo di raccoglierle, il processo di essiccazione e dell’ulteriore elaborazione. Gli accuratamente selezionati blend del tè di Ceylon, raccolti a mano, diventano ora la base delle miscele speciali di Adalbert’s Tee connettendo efficacemente la tradizione e l’innovazione con grande rispetto per la natura e l’uomo. Grazie a questo ogni tazza di infuso fermentato diventa un’occasione per provare una sensazione di vera gioia sia per le papille gustative che per il cuore.
Ogni tazza del nostro tè è un momento di calore ed armonia, di concentrazione, una piccola riposante oasi lontana dal trambusto della vita quotidiana. Come lo sappiamo? Perché ogni foglia di tè che arriva nelle nostre confezioni ha la sua propria storia. Una storia scritta sotto il cielo del Sri Lanka. Il viaggio delle foglie che inizia nel luogo dove nascono e finisce a casa tua, filtrato attraverso l’acqua per riscaldare la tua tazza e il tuo cuore. Non c’è altro tè che trasmetta in modo così autentico e diretto il tesoro della terra da cui proviene. Quando aprirai la tua confezione, scoprirai il mondo che ci ispira e che ci motiva a creare queste speciali miscele del tè.
“L’amore in ogni goccia” è per noi molto di più di uno slogan. È la promessa che ogni sorso dell’infuso di Adalbert’s Tea diventerà per te una fuga dalla quotidianità, un contatto con la terra calda che l’ha prodotto, un piccolo ma significativo momento di felicità”, racconta Beata Fabia-Hołda, co-creatrice del marchio Adalbert’s Tea.
Nel vasto universo delle lingue, il polacco e l’italiano emergono come due affascinanti sistemi linguistici, ognuno con le proprie peculiarità e intricati labirinti di significato. Tuttavia, quando si tratta di traduzione, ci sono delle trappole insidiose che possono confondere anche i traduttori più esperti: i cosiddetti “false friends” o falsi amici.
In linguistica i falsi amici sono tutte quelle parole appartenenti a due lingue diverse che, nonostante possano sembrare simili o avere una radice comune, in realtà hanno significati completamente diversi. Questi ingannevoli termini possono creare confusione durante la traduzione e richiedono un’attenta considerazione per evitare fraintendimenti linguistici.
Uno degli esempi più evidenti è rappresentato dalle parole “tapeta” in polacco e “tappeto” in italiano. A prima vista queste parole sembrano avere somiglianze, ma i loro significati sono completamente divergenti. Tappeto in italiano indica un tessuto di un certo spessore e morbido, utilizzato per coprire il pavimento, mentre tapeta in polacco si riferisce alla carta da parati, impiegata per adornare le pareti interne degli edifici.
Nonostante le apparenze, queste due parole condividono una radice etimologica comune, derivando entrambe dal latino “tapétum” e, ancor prima, dal greco “tápes”, che a sua volta risale alla radice persiana “tap”, con il significato di “tessere”, riferito quindi al tessuto. Il tappeto è stato un elemento centrale nella vita di molte società per secoli, utilizzato per delimitare spazi sacri, proteggere dal freddo e dalla sporcizia, e rendere più accoglienti gli ambienti domestici.
Sebbene la derivazione etimologica sia la stessa, le due parole hanno acquisito significati differenti a causa del diverso utilizzo che le popolazioni ne hanno fatto. Nel contesto storico e geografico dell’Impero Romano, la presenza abbondante di pietra naturale in Italia ha permesso la costruzione di edifici solidi, come ad esempio il maestoso Anfiteatro Flavio, meglio conosciuto come Colosseo, che è composto nella sua maggior parte di travertino, una pietra molto comune nelle zone limitrofe della città di Roma.
Nell’antica Roma, dove le case in pietra garantivano un’adeguata protezione dalle intemperie, i tappeti venivano utilizzati a terra per conferire comfort durante i banchetti, consentendo agli ospiti di consumare il cibo stando seduti sul pavimento. Ci spiega bene Petronio nel suo celebre Satyricon all’interno del capitolo dedicato alla Cena di Trimalchione, che i generosi banchetti che il ricco offriva ai suoi invitati si svolgevano sul pavimento perché solo al proprietario e agli invitati più illustri veniva data la possibilità di mangiare stesi su un letto (di nome triclinio) e per tutti gli altri non c’era altra possibilità di mangiare stando seduti per terra. Vista poi l’abbondanza di vino che veniva offerto ai commensali, a questi, tramortiti dall’alcool, non rimaneva altra scelta che accoccolarsi sui tappeti e dormire.
Al contrario, nelle regioni del nord Europa, dove la pietra era meno disponibile, si utilizzavano prevalentemente materiali meno isolanti come il legno nella costruzione delle case e capanne e i tessuti “tapétum” venivano utilizzati a scopo protettivo dalle avversità climatiche, dunque come rivestimento protettivo delle pareti. Inoltre dobbiamo considerare anche che i tappeti, specialmente quelli pregiati provenienti da regioni come la Persia, venivano appesi alle pareti come decorazioni nelle dimore delle classi nobiliari, e dunque ben esposti in quanto considerati simboli di ricchezza e status.
Tutte le lingue sono intrinsecamente collegate e in italiano esistono parole di ritorno come “tappezzeria” e “tappezzare”. Il termine tappezzeria deriva dal francese “tapisser” e dal latino “tapes” e indica attualmente qualsiasi tessuto o rivestimento impiegato nell’arredamento interno degli edifici o delle automobili, mentre nel linguaggio colloquiale italiano “fare tappezzeria”, che in polacco si potrebbe tradurre con il detto “podpierać ściany”, ha il significato di stare in disparte in un contesto sociale, un chiaro riferimento alla tappezzeria che riveste le pareti interne delle case.
Un’altra delle intriganti vicende linguistiche che attraversa il confine tra polacco e italiano riguarda le parole “dywan” e “divano”. Questi due termini, pur apparentemente simili, conducono a mondi concettuali differenti, offrendo uno spunto interessante per esplorare la storia e l’evoluzione del loro significato nel tempo. La parola diwan in polacco ha il significato di tappeto nella lingua italiana. Questa bizzarra e apparentemente illogica connessione ha in realtà una spiegazione ben precisa.
Entrambe le parole trovano le loro radici nel turco “diwan”, dove il punto d’origine da indicare è probabilmente il persiano “debir”, con il significato di “scrittore” e più in generale “quaderno”. Nel turco antico questo termine veniva originariamente utilizzato per indicare i registri amministrativi dove gli scribi lavoravano seduti su comodi cuscini. Nel corso del tempo, questo termine si estese per indicare l’ambiente in cui questi registri erano conservati e, in senso traslato, l’insieme dei cuscini su cui gli scribi sedevano. Tale pratica era già consolidata durante l’epoca califfale e persistette nell’Impero Ottomano, dove il Diwan indicava anche il Consiglio dei ministri riunito accanto al sultano per trascrivere le sue decisioni. Durante tali incontri, solo il califfo aveva il privilegio di sedere su un trono, mentre gli altri membri del consiglio erano relegati a sedere a terra su tappeti e cuscini, simboleggiando la loro sottomissione al sovrano. Successivamente il tappeto imbottito “diwan” fu applicato sulle panche per permettere una maggiore comodità alle persone anziane e in questa dualità influenzò la sua presenza nelle case ottomane, dove divenne un elemento comune dell’arredamento domestico. Nel corso dei secoli, l’idea del “divano” si trasformò in un mobile autonomo, particolarmente diffuso nelle dimore signorili a partire dal XVII secolo, assumendo la forma di una poltrona. Tuttavia, in alcune culture, come in quella polacca, il concetto rimase legato all’uso come semplice oggetto per il pavimento.
La distinzione tra le parole “divano” e “sofà” rappresenta un altro interessante sviluppo linguistico. Attualmente, non esiste una differenza sostanziale tra i due elementi, ma piuttosto una variazione di terminologia tra diverse lingue. Mentre in italiano prevale il termine “divano”, nelle lingue anglosassoni come l’inglese e il tedesco o le lingue slave, si preferisce utilizzare “sofà”. Quest’ultimo termine di lingua araba e precisamente all’arabo-persiano “sofah” o “suffah” indicava una tipica panchina imbottita con cuscini posta davanti alle case a scopo di ristoro.
A chiusura del cerchio linguistico analizziamo l’etimologia del termine polacco “kanapa”, equivalente di “divano” in italiano. La parola kanapa ha un’etimologia collegata al moderno francese “canapé” che indica un tipo di divano a due braccioli e schienale basso, spesso utilizzato già nel XVIII secolo. A sua volta questo termine è collegato all’antico francese “conope”, che si riferiva dapprima alla zanzariera e successivamente a una sedia a baldacchino con attorno una tela protettiva dagli insetti.
La radice comune è latina da “conopeum” che aveva lo stesso significato di zanzariera. Tuttavia, il significato della parola si è evoluto nel tempo e la parola canapé ha acquisito il significato di un piccolo pane o toast su cui venivano serviti vari condimenti, spesso consumati come spuntino o antipasto. Questo legame tra i due significati può essere ricondotto alla forma a sandwich dei canapé che, ricordano la struttura del mobile, crea una connessione insolita tra il mobile e il concetto di cibo.
In Italiano questo termine nel tempo si è mutuato in “conopeo” che indica il panno a maglie larghe che nelle chiese copre il tabernacolo in cui sono custodite le ostie consacrate e in “canapé” che, seppur in disuso, mantiene il doppio significato di divano e tartina. Quest’ultima dualità di significato resiste anche nel francese e nel polacco tra le parole “kanapa” e “kanapka” .
Questa affascinante evoluzione linguistica mostra come le parole possano assumere significati diversi nel corso della storia e riflettere le tradizioni e le pratiche culturali delle società in cui sono utilizzate.
Per terminare questa riflessione etimologica ci addentriamo nell’inglese “couch” che deve per l’appunto il nome al suo inventore Jay Wellington Couch. Nel 1895 Couch ebbe l’idea di allargare il divano nel modo in cui lo conosciamo quest’oggi, cioè con una seduta più lunga su cui potersi anche sdraiare e riposare.
In conclusione, la storia etimologica di queste parole riflette le complesse interazioni culturali e linguistiche che caratterizzano il panorama delle due lingue. Queste parole, seppur simili, rivelano sfumature e storie uniche, offrendo uno sguardo affascinante sulla ricchezza e la diversità di concetti molto diversi, ma con una storia comune che affonda le radici nella tradizione e nell’uso culturale di queste parole nel corso dei secoli.
Gazzetta Italia 106 è un’esplosione di colori, gusti, panorami, che si apre con la strepitosa foto dell’eruzione notturna del vulcano Stromboli di Sebastiano Cannavò. Oltre alla splendida isola andremo a Palermo, con le foto in bianconero di Kuba Świderek, a Sandomierz, una città all’italiana, e scopriremo la Val d’Orcia di cui ci parla Wojciech Hildebrandt, architetto, fondatore della Scuola di Architettura e Arte della Wielkopolska. Presenteremo poi “Io capitano”, il film di Matteo Garrone in uscita in queste settimane in Polonia, e daremo uno sguardo alle ultime proposte musicali italiane, senza dimenticare la cucina, con ricette e un interessante approfondimento sul cioccolato e una intervista ad Alessandro e Cristina, esperti di caffè, titolari di un noto bar di Bologna. Un numero ricchissimo in cui ci sarà anche la foto-relazione del Torneo di Calcetto Italiani in Polonia e interessanti recensioni di libri: “La fuga di Anna” di Mattia Corrente, la traduzione in polacco de “Le città del mondo” di Vittorini, “La straniera” di Claudia Durastanti e la traduzione in italiano di “Grovigli” di Tomasz Snarski. Come sempre i motivi per correre ad Empik a prendere Gazzetta sono tanti ma questa volta ce n’è uno in più: il delicato, sentito, ricordo di Jerzy Sthur scritto da Jacek Pałasinski. Buona lettura!
Ho chiamato il mio progetto Poesja per unire la parola italiana “poesia” con il suo equivalente polacco “poezja”. Il pronome polacco “ja” significa “io” e, secondo me, l’io è la base di qualsiasi progetto letterario.
Sono una giovane scrittrice e traduttrice polacca che vuole incoraggiare altri giovani a scrivere e a condividere i loro testi. Ho cominciato a pubblicare le mie poesie in Polonia dieci anni fa e ricordo bene quanto sia stato difficile fare i primi passi. Conosco molte persone che scrivono sia in italiano che in polacco. Per questo motivo ho creato una piccola raccolta di testi e l’ho resa bilingue.
Poesja è una fusione letteraria e linguistica di qualcosa che non può essere facilmente definito. è una raccolta di testi che supera i limiti linguistici. Si tratta di un progetto che unisce i giovani scrittori e scrittrici in uno spazio sperimentale dedicato agli incontri letterari internazionali. Sono sicura che Poesja ci permetterà di toccare gli strati più sottili del linguaggio poetico.
Karolina Romano, traduzione: Lena Dominiczak Un’opera d’arte
Ti ho scritto una poesia,
in realtà più di una,
forse troppe,
forse non avrei dovuto,
forse bastava limitarsi a un sorriso.
Eppure, ogni goccia d’inchiostro
che silenziosa si posava sul mio foglio
mi parlava di te,
e mi sembrava inevitabile disegnarti con le parole
fino ad ottenere un quadro completo
di tutto quello che sei.
E non ci si chiede mai
se l’opera vera e propria sia
frutto dell’artista o dell’ispirazione
che travolgente lo spinge a creare.
E in realtà, nemmeno importa
se a persistere nel tempo
è il connubio di due anime
che unite hanno creato Arte.
Wiktoria Gawlik, traduzione: Lena Dominiczak l’assurdità
nell’inquietudine trovo la pace
guarda com’è bella questa assurdità
che non esiste nella tua presenza
e tu rendi tutto così normale
sai riempire il mio vuoto
oppure il deserto della mia anima
ma a volte sparisci pure tu
ed io
rimango vuota senza di te
Lena Dominiczak passeggera
passo la notte in bianco,
ma passo dopo passo,
camminando verso
Mariusz S. Kusion, traduzione: Krzysztof Jeleń Una notte di luglio
tra di noi c’è Italodisco che risuona. è successo così
affondati nella poltrona finché un sole migliore non riscaldi
le nostre parole di frasi complete. capirai
questi punti interrogativi così improvvisamente
come lo voglio io quando il nome ritrova il corpo
biondo. l’acquerello rivive davanti ai miei occhi
nei tuoi un verde velenoso divora le ultime occasioni
per la seconda incaranzione dell’amicizia
Patrycja Krakowińska, traduzione: Lena Dominiczak Sala
alghe rosse
si muovono al vento a tempera
i capelli nascondono dalla folla
il grembo della vergognosa
mi sono persa qualche volta
tra le mani di marmo
groppe di cavalli teste
di Oloferne che cadono
gli zefiri soffiano sui fiori
i turisti inalano l’Arno
lo vedo sugli schermi dei telefoni
fotocamere digitali
proprio come a casa
non sento il rumore di una frattura
al collo lungo di una spalla slogata
mi alzo in punta di piedi e non capisco
quando la gente del posto mi parla troppo velocemente
nelle vicinanze qualcuno ha fatto esplodere
un’auto, qualcun altro ha scritto una poesia al riguardo
colpita al cuore, strappata, non uccisa
gli affreschi della stanza di Niobe staccati dal muro
Wiktoria Skrzypczak, traduzione della poesia di Jan Brzechwa „Kaczka Dziwaczka” Paperella Bizzarella
Vicino al ruscello Fella
Viveva una bizzarella,
Ma anziché starci vicino,
Gironzolava un pochino.
Si recò dal parrucchiere:
“Avrebbe un chilo di mele?”
Più tardi andò dal dottore:
“Dei Cornetti, per favore”.
E poi corse dall’architetto:
“Del pollo, me ne dia un etto”.
E le papere a beccarsi:
“Magari un’oca la calci!”
Faceva tante uova sode,
E anche ai capelli le code.
E con lo stuzzicadenti
Ornava abiti aderenti.
Poi comprò del papavero
Per farne un altro papero.
Mangiando vecchie codette
Diceva: “sono trenette”.
E quando un soldo mangiò
Si trasformò tutta in bordeaux.
E disse un papero scaltro
“Si impapererà senz’altro!”
Alla fine fu comprata:
“Ne faccio una paperata”
Il cuoco la fece cotta.
Aggiunse anche la ricotta,
Ma servendola si stupì
Perché la papera sparì!
Restò solo papavero.
Mi sembrò strana, davvero.
Il mercato della moda vale attualmente più di 6.000 miliardi di zloty. La cifra comprende numerose industrie, aziende e prodotti, non sorprende quindi che il suo impatto ambientale sia enorme.
“Nel 2024, l’industria della moda dovrà affrontare sfide ambientali significative: consumo eccessivo di acqua e inquinamento, emissioni di carbonio e produzione esorbitante di rifiuti”, afferma Mathilda Niclazon, esperta della rivista di moda sostenibile Circulaire. “Anche le pratiche di lavoro non etiche e l’uso di sostanze chimiche tossiche nei processi di produzione sono problemi urgenti”.
Capire come determinati marchi stiano rispondendo a sfide specifiche non è così facile, perché non tutte le aziende vogliono condividere queste informazioni. Il Fashion Transparency Index creato da Fashion Revolution, un’organizzazione che si batte per un cambiamento pro-ambiente e pro-sociale nella moda, cerca di misurare la trasparenza delle informazioni fornite dal 2016.
Dall’oscurità alla luce
I risultati dell’Indice 2023 non ispirano ottimismo: dei maggiori 250 marchi di abbigliamento al mondo ben l’88% non fornisce ancora i dati sulla produzione annuale, mentre addirittura il 99% non comunica quanti lavoratori vengono pagati abbastanza per vivere decentemente.
C’è comunque speranza di fare progressi sul tema della trasparenza, visto che ogni anno sempre più marchi forniscono informazioni corrette. I marchi italiani sono in testa alla classifica: il miglior punteggio (83%) nell’Indice 2023 appartiene a OVS, seguito da Gucci (80%) al secondo posto e da United Colors of Benetton (73%) al quinto.
Funghi, banane o uva?
I marchi italiani si adattano rapidamente alle nuove esigenze: anche nel caso di settori competitivi, come l’abbigliamento invernale, nascono innovazioni. Un marchio dal nome evocativo, Save The Duck, punta a eliminare i prodotti di origine animale dai suoi prodotti. Al posto delle piume utilizza un materiale chiamato Plumtech®, creato da poliestere riciclato, che ha già salvato circa 29 milioni di anatre.
Tuttavia questo è solo l’inizio. Il mercato tessile è stato sconvolto nel 2021 da una borsa di Hermès realizzata in Sylvania, un materiale sintetico prodotto dai funghi, ora questo tipo di soluzione viene proposta da molti marchi. Per esempio Inuikii, un marchio che unisce la precisione italiana al rispetto groenlandese per la natura, utilizza nei suoi modelli materiali ricavati da piante commestibili: dalla banana Bananatex al Vegea®, ricavato dalle vinacce dei vigneti italiani.
Dialogo con la tradizione
Oltre ai materiali, stanno cambiando anche le aspettative. Uno studio ampiamente citato di Tata Consultancy dimostra che i giovani consumatori guardano con attenzione alla sostenibilità: ben l’84% degli intervistati della Generazione Z ha dichiarato di essere pronta a spendere di più se un prodotto è stato creato con attenzione all’ambiente o di provenienza etica. Cosa significa questo per i marchi italiani, dove l’elemento chiave è spesso la tradizione sartoriale secolare? I brand del Belpaese stanno entrando in dialogo con il proprio patrimonio, come dimostra MaxMara. Fondato nel 1951 a Reggio Emilia, il marchio comprende oggi nove linee specializzate e genera profitti per oltre 8 milioni di zloty all’anno. Nel 2020 hanno proposto l’iniziativa Cameluxe in cui i tessuti scartati dalla produzione, soprattutto quelli color caramello, tonalità spesso protagonista dei capi del marchio, vengono utilizzati come materiale isolante nelle nuove collezioni.
L’olfatto è un senso molto soggettivo che, per mezzo degli odori, fissa la cosiddetta memoria emotiva, questo significa che, oltre a codificare i ricordi, aiuta a ricordare eventi importanti e migliora le funzioni cognitive del cervello. La percezione di un odore dipende dalle connotazioni individuali ad esso associate, dalla predisposizione genetica, dall’ora del giorno, dallo stato psicofisico in un determinato momento e dalle nostre “capacità olfattive”. È quindi consigliabile lasciarsi guidare dal proprio gusto, poiché gli oli essenziali di alta qualità hanno spesso molte proprietà in comune.
Anche sulle pagine di Gazzetta Italia ho più volte ricordato che gli oli essenziali puri e naturali hanno un effetto salutare sul nostro umore, sulla concentrazione, sulla memoria o sulla vitalità. Oggi vedremo da vicino alcune essenze di piante aromatiche che da secoli fungono da “miglioratori dell’umore” e da “rilassante” per l’uomo e gli animali. In epoca moderna sono state fatte diverse analisi per confermare le loro proprietà benefiche.
OLIO ESSENZIALE DI LAVANDA
Fragranza: floreale, dolce-erbaceo
Sono i fiori della lavanda alpina che si vedono sui manifesti dei paesaggi della Provenza francese. Il loro colore viola va di pari passo con la particolarità e la potenza della fragranza. Gli effetti calmanti dell’olio essenziale di lavanda sono noti da secoli. È un prodotto essenziale se vivete una vita di corsa e con tensioni costanti, e se troppi impegni vi fanno sentire frustrati, ansiosi e persino depressi. L’aromaterapia con olio di lavanda naturale calma, rilassa, combatte il senso di impotenza e distende i muscoli. Un bagno serale con un vero olio di lavanda vi aiuterà a ritrovare l’equilibrio necessario, facilitando il sonno profondo e ristoratore. La lavanda è conosciuta come la “regina degli oli essenziali” per le sue innumerevoli proprietà. È utile per rilassarsi, ma anche per lavorare o per lenire irritazioni e guarire ustioni. È un ottimo supporto per gli spasmi muscolari, il mal di stomaco e il raffreddore. Per saperne di più, consultate la sezione “oli di lavanda” di OlejkowySklep.pl
OLIO ESSENZIALE DI NEROLI
Fragranza: floreale, agrodolce
Forse conoscete il profumo del neroli dalle passeggiate primaverili a Roma, Madrid o Lisbona. È molto utilizzato nell’industria profumiera ed è un ingrediente di vera e propria acqua di Colonia. Il suo nome deriva dalla principessa italiana Anna Maria Orsini di Bracciano, principessa di Nerola del XVII secolo, che amava questa fragranza più di ogni altro profumo. L’olio essenziale di Neroli Oilo proviene dalla Tunisia ed è il risultato di una delicata distillazione a vapore di fiori freschi di arancio amaro, che garantisce una fragranza eccezionalmente profonda e satura e una purezza certificata. Il Neroli è l’olio essenziale più frequentemente falsificato, subito dopo gli oli di rosa, e qualsiasi offerta di vendita per una decina di zloty significa che è sintetico, diluito o sostituito con sostanze più economiche. La concentrazione dell’aroma di neroli in una goccia ne consente l’uso in quantità minime, per cui 5 ml di olio durano molto a lungo. L’olio essenziale di neroli ha un effetto antidepressivo, antisettico e decongestionante, ma ha anche proprietà afrodisiache e leggermente calmanti. Il beneficio più importante del neroli, tuttavia, è quello di alleviare lo stress. Sembra essere particolarmente utile per l’ansia e può essere utilizzato in situazioni che causano una maggiore tensione mentale, anche se viene utilizzato principalmente per trattare l’ansia più grave e prolungata. È utile per gestire lo shock e l’isteria. Ottimo per l’insonnia, soprattutto se l’incapacità di dormire deriva dall’ansia. Funziona meglio se aggiungete qualche goccia al bagno serale prima di andare a letto. Per saperne di più, cercate “oli di neroli” sul sito OlejkowySklep.pl
OLIO ESSENZIALE DI ROSA
Fragranza: floreale, dolce e aspra
L’olio di rosa damascena vero, puro e biologico, creato dai petali dei fiori della Valle delle Rose in Bulgaria, fa capire perché questi fiori sono diventati simbolo di amore eterno. L’essenza di rosa così pura aiuta a costruire legami basati su sentimenti forti e profondi. È un afrodisiaco naturale. Allo stesso tempo, bilancia l’economia degli ormoni dell’amore: aumenta il desiderio quando è frenato, lo riduce quando è in eccesso. Sin dal IX secolo, l’essenza di rosa damascena è nota come cosmetico di lusso ideale per la cura del corpo, della pelle e dei capelli. Le proprietà versatili ed estetiche dell’olio essenziale bio sono utilizzate ancora oggi. L’olio di rosa rilassa profondamente, attiva il chakra del cuore, combatte l’ansia e gli incubi, aiuta a ripristinare l’equilibrio e l’armonia, inebria e riempie il cuore di calore e rafforza il legame tra madre e figlio. Come sottoprodotto del processo di produzione, si ottiene la cosiddetta acqua di rose o idrolato di rose, un cosmetico profondamente rilassante per la cura quotidiana di pelle e capelli che idrata, rigenera e ringiovanisce. Scoprite altre proprietà dell’olio di rosa sul blog di Olejkowy Sklep.
OLIO ESSENZIALE DI GERANIO
Fragranza: floreale, dolce-balsamico
Se non siete economicamente pronti per un lussuoso olio di rosa, potete optare per l’olio di geranio, spesso chiamato “olio di rosa” per il suo aroma dolce e simile alla rosa. Tuttavia, i suoi effetti sulla sfera somatica e mentale sono leggermente diversi da quelli della rosa damascena. Gli oli di geranio sono estratti dai fiori e dalle foglie del geranio dal profumo esotico. La sua terra d’origine è il Sudafrica, dove presenta le migliori condizioni di crescita. L’aromaterapia con diffusori a ultrasuoni di oli essenziali naturalicalma i nervi, ripristina il buon umore, sostiene il sistema nervoso, ripristina le sensazioni di benessere e riaccende la speranza. Il geranio è noto per le sue proprietà depurative del fegato, dove vengono immagazzinati rabbia e dolore. È un rimedio naturale che aiuta a rimuovere le tracce del trauma emotivo dal corpo. Inoltre, questo olio ha molte proprietà rinforzanti e protettive per l’organismo: è usato per raffreddori, virus, disturbi ormonali e problemi della pelle. Per saperne di più sull’olio di geranio naturale, consultate il sito di Olejkowy Sklep.
OLIO ESSENZIALE DI ARANCIO
Fragranza: agrumato, dolce
L’olio naturale di arancia è più efficace se ottenuto dalla spremitura a freddo della buccia del frutto dell’arancia Citrus sinensis. L’olio essenziale di arancio ha effetti antidepressivi e depurativi. Le sue proprietà sono oggi apprezzate in tutto il mondo: rafforza le difese immunitarie, depura dalle tossine, riduce le rughe e aiuta a combattere la cellulite. Bastano poche gocce di olio d’arancia per godere dell’aroma caldo e dolce dell’arancia che ha profumo del sole. È uno degli oli essenziali più utilizzati. L’aromaterapia con l’essenza di arancio ripristina il buon umore e dà un po’ di energia. Allenta la tensione nervosa e dona equilibrio emotivo. Come tutti gli oli di agrumi, contiene soprattutto D-limonene, che ha effetti anti-invecchiamento, anti-depressivi e anti-cancro. Per saperne di più sulle proprietà dell’olio di buccia d’arancia, visitate il blog Olejkowy Sklep e Olejkowa Szkoła.
OLIO ESSENZIALE DI INCENSO
Fragranza: balsamico, resinoso, legnoso, caldo
Gli oli di incenso biologici sono tra le essenze più studiate e dagli effetti versatili. Le proprietà antivirali dei principi attivi dell’olio di incenso sono efficaci in caso di infezioni. Le essenze sono anche ottime per i problemi cutanei. Tuttavia, l’incenso antico è noto soprattutto per i suoi potenti effetti calmanti e di radicamento. Viene quindi utilizzato nei processi di preghiera e meditazione. L’olio di incenso, conosciuto anche come il “re degli oli essenziali”, si usa non solo nei momenti di debolezza e nelle infezioni virali o batteriche. Questo olio rafforza la funzione immunitaria dell’organismo. Per questo motivo si consiglia di utilizzare l’olio essenziale di incenso a partire dall’inizio dell’autunno per prepararsi alla stagione autunnale e invernale. L’olio essenziale di incenso ha un comprovato effetto antidepressivo.
Potete trovare molte informazioni su ogni olio essenziale sul sito di Olejkowy Sklep sia nell’applicazione gratuita OILO – Oli Essenziali, disponibile per telefoni Apple o Android.
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