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CANNELLA-BIRBA

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Olio di corteccia di cannella ~ CANNELLA ~ Cinnamomum burmannii

Tutti conoscono la cannella. O almeno il suo sapore e aroma dolce-speziato, riscaldante e stimolante, che di solito ricorda i panini dolci (cinnabuns), il porridge invernale, le gomme da masticare americane speziate o i prodotti da forno natalizi. E quando si usa spesso una particolare pianta, vale la pena di conoscerne le proprietà e la storia, soprattutto se ha un effetto così potente come la cannella. Scoprite quindi quanto ne sapete davvero su questa leggendaria spezia…

Due cannelle sono meglio di una Anche se la cannella sembra un “additivo” innocente, dolce e riscaldante in cucina o nelle miscele di aromaterapia, deve essere usata con estrema attenzione. Non solo perché è uno dei cosiddetti oli essenziali “caldi”, ma anche per la potente azione dei suoi principi attivi.

Nonostante le circa 250 specie di cannella, solo alcune sono disponibili sul mercato e le più importanti da riconoscere sono in realtà due tipi: la cannella di Ceylon e la cannella di cassia. La prima è chiamata “vera” cannella, anche se non è migliore della seconda: è semplicemente più costosa e ha un aroma leggermente più dolce della cassia, il cui profi lo aromatico è leggermente più piccante. La cannella di Ceylon (Cinnamomum verum / C. zeylanicum) è originaria dello Sri Lanka, dove viene coltivata dalla popolazione da secoli. La cannella Cassia, invece, viene indicata con diverse specie, tra cui la Cinnamomum cassia, altrimenti nota come “cannella cinese”, sebbene sia originaria dell’Indonesia, dove cresce anche la Cinnamomum burmannii (altrimenti nota come cannella “korintje”, cannella indonesiana o di Sumatra). Entrambe le specie di cannella sono state utilizzate per secoli per curare i disturbi, anche se grazie a ricerche di laboratorio sappiamo che la cassia cinnamon contiene una quantità maggiore di principio attivo chiamato cumarina, che deve essere assunto con attenzione: una dose giornaliera sicura di cannella è di massimo 1 cucchiaino di spezia in polvere o 3-4 gocce di olio di cannella in un diffusore. Tra gli oli essenziali di cannella, ne esistono 3 tipi: la cannella di Ceylon dalla corteccia, la cannella di Sumatra dalla corteccia e la cannella cinese “cassia” dalle foglie.

Il potere nascosto nella corteccia

L’olio di cannella è conosciuto per le sue proprietà curative da millenni: viene menzionato con grande riverenza sia nella Bibbia che sulle pareti della tomba di Hatshepsut, negli scritti degli antichi greci e romani, nei libri di medicina cinese o ayurvedica e anche come rimedio medievale contro la peste (e come ingrediente della nota miscela di aromaterapia anti-peste “olio dei ladri”, di cui potrete leggere di più nell’Oil Shop come “olio degli alchimisti”), ma solo oggi – grazie alle ricerche di laboratorio – possiamo ufficialmente riconoscere che la cannella ha una serie di forti proprietà salutari che stimolano l’organismo, non solo nell’uomo, ma anche negli animali o in altre piante.

Per quanto riguarda gli oli essenziali di cannella, vale la pena di ricordare i due principi attivi che sono i principali responsabili del famoso odore caldo ed energizzante della cannella, ma anche delle proprietà antimicrobiche e di bilanciamento degli zuccheri nel sangue: La cinnamaldeide (una delle sostanze più forti presenti negli oli essenziali) e l’eugenolo (presente in grandi quantità anche negli oli di chiodi di garofano, noce moscata o basilico). Poiché queste sostanze sono altamente irritanti per la pelle e le mucose, gli oli di cannella devono essere utilizzati con grande attenzione, per questo motivo noi della Scuola dell’Olio e dell’Oil Shop sottolineiamo sempre che, quando si applica l’olio di cannella sulla pelle, esso deve essere diluito con l’olio di base in un rapporto minimo di 1:5.

Tra le più importanti proprietà benefi che dell’olio di corteccia di cannella ci sono:

  • antidiabetico (bilancia i livelli di zucchero e insulina nel sangue)
  • antimicrobico (antivirale, antibatterico, antimicotico, antiparassitario)
  • analgesico, antireumatico
  • antiossidante (anti-invecchiamento)
  • antinfi ammatorio
  • anticoagulanti
  • antitumorale
  • stimolare la circolazione, riscaldare
  • stimolante, energizzante
    A causa di queste proprietà dell’olio di cannella, si consiglia di utilizzarlo sotto controllo di uno specialista nel caso di disturbi quali:
  • diabete
  • aterosclerosi, malattie cardiovascolari
  • malattie infettive
  • bassa immunità
  • ipertensione
  • stanchezza mentale
  • intossicazione alimentare, indigestione
  • coaguli di sangue, stasi linfatica, gonfi ore, cattiva circolazione
  • sanguigna, estremità fredde
  • raffreddore, infl uenza, infezioni delle vie respiratorie superiori e inferiori
  • herpes, infi ammazioni della pelle, verruche, verruche, forforaCome utilizzare l’olio di cannella?L’olio di cannella può essere applicato sulla pelle dopo essere stato diluito con un olio di base in un rapporto di almeno 1:5, può poi essere utilizzato per massaggi riscaldanti, bagni, impacchi e inalazioni.L’olio di cannella è consigliato per le infezioni delle vie respiratorie sotto forma di inalazione e diffusione con diffusori a ultrasuoni, specialmente in combinazione con altri oli essenziali, come l’olio di eucalipto, l’olio di chiodi di garofano, l’olio di arancia o l’olio di lavanda (questi ultimi due specialmente per l’aromaterapia dei bambini).Tutti gli oli essenziali naturali si diffondono al meglio utilizzando un diffusore professionale per aromaterapia fatto di speciali plastiche PP e ABS, che non reagiscono chimicamente con gli oli essenziali. In questo modo si garantisce che la composizione fitochimica degli oli non venga modificata, al contrario della reazione degli oli al loro riscaldamento in caminetti o candele, quando diventano tossici. Acquistando gli oli essenziali e i diffusori presso l’Oil Shop, avrete la garanzia di prodotti per l’aromaterapia della massima qualità e che funzionano davvero.Su www.OlejkowySklep.pl potete acquistare il vero olio di corteccia di cannella biologico con proprietà terapeutiche e pagarlo il 10% in meno con il codice GAZZETTA.

Documentari italiani al 20° Millennium Docs Against Gravity

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Dal 12 al 21 maggio nei cinema di Varsavia, Breslavia, Gdynia, Poznań, Katowice, Łódź, Bydgoszcz e Lublino, e dal 24 maggio al 4 giugno online su mdag.pl si svolgerà la 20^ edizione del festival Millennium Docs Against Gravity. Il motto del festival sono le famose parole di Marian Turski “Non essere indifferente”, che sono diventate anche il motto delle celebrazioni dell’80° anniversario dello scoppio della rivolta del ghetto di Varsavia organizzate dal Museo POLIN.

Anche quest’anno, MDAG è attento ai problemi urgenti del ventunesimo secolo, tra i quali la crisi climatica e la relativa minaccia ai diritti umani. I film selezionati dimostrano che registe e registi cercano di non passare in modo indifferente accanto al prossimo e alla sua storia individuale. Inoltre, durante la 20^ edizione, il festival ricorda lo straordinario valore del cinema stesso, che ci insegna la sensibilità e l’attenzione verso il mondo. Tra i film in programma ci sono anche i documentari italiani:

Umberto Eco, la biblioteca del mondo di Davide Ferrario
La biblioteca di Umberto Eco è un mondo a parte, contiene oltre 30mila volumi di opere contemporanee e inoltre 1500 libri rari e antichi. Davide Ferrario ha avuto accesso a questa enorme collezione, grazie alla collaborazione con Eco prima della sua morte. Il regista scopre come l’eccezionale scrittore vedeva il mondo attraverso le storie che raccoglieva.

The girl in the fountain di Antongiulio Panizzi
Era il 1960 quando la bellissima attrice svedese Anita Ekberg, nell’iconica scena del film di Federico Fellini “La dolce vita”, è apparsa in un abito nero con i suoi lunghi capelli biondi nella famosa fontana. Dopo la prima del film, ha dichiarato di essere stata lei a rendere famoso il regista, e non il contrario, ma l’attrice non è il personaggio cinematografico che interpreta. Ekberg ha combattuto tutta la vita per liberarsi dalla sua leggenda. Il film racconta la storia dell’attrice attraverso la voce di Monica Bellucci, anche lei un’icona ma del cinema contemporaneo. Intrecciando immagini d’archivio di Ekberg con immagini contemporanee di Bellucci, il regista del film non solo presenta le grandi donne del cinema contemporaneo, ma si chiede anche cosa significhi esserne l’icona.

Bella Ciao di Giulia Giapponesi
Dalla seconda guerra mondiale, ovunque si sia combattuta la libertà e la giustizia, si cantava la canzone “Bella Ciao”. Si dice che siano stati i partigiani a cantarla per primi e Yves Montand è stato quello che l’ha resa famosa negli anni Sessanta del Novecento. Alcuni anni fa, “Bella Ciao” è diventata una canzone promozionale per la famosa serie Netflix “La casa di carta”. Tuttavia, l’origine della canzone non è chiara. Gli autori del film hanno raccolto materiali d’archivio inediti e il contributo di numerosi specialisti della famosa canzone, che di per sé potrebbero essere il soggetto del film.

In viaggio di Gianfranco Rosi
Il film ritrae Papa Francesco durante i suoi numerosi viaggi. Il candidato all’Oscar Rosi utilizza filmati d’archivio e materiale proprio girato nell’arco di 9 anni. Inizia con Jorge Mario Bergoglio eletto papa nel 2013. Il regista è riuscito ad avvicinarsi al papa e combinare i propri materiali con materiali d’archivio in modo interessante. Vediamo quali argomenti Papa Francesco solleva nelle sue conversazioni con i fedeli, i diplomatici e i media, e come lo scoppio della guerra in Ucraina cambi tutto, compresa la sua immagine.

Infinito – il mondo di Luigi Ghirri di Matteo Parisini
Luigi Ghirri, famoso fotografo italiano dell’Emilia Romagna, ha scritto saggi e diari per tutta la vita, meditando sul significato dell’immagine. La sua straordinaria sensibilità ha rivoluzionato la fotografia contemporanea. Andando contro le tendenze, ha sviluppato la sua tecnica, il suo stile e il suo punto di vista sul mondo davanti all’obiettivo. L’arte della fotografia da lui praticata si riflette anche negli scritti che ha lasciato che sono una testimonianza del suo approccio alla realtà, ai dilemmi esistenziali e alla straordinaria affermazione della vita. Il regista è riuscito a catturare il mistero che si cela dietro le singole opere dell’artista. Il film segue il lavoro di Ghirri a 30 anni dalla sua morte, combinando le fotografie in cicli, naturalmente legati ai luoghi e alla vita personale dell’artista. Tradurre nel linguaggio dell’arte e interpretare la realtà, i pensieri, la memoria e l’immaginazione: questo è il motto di uno dei più importanti fotografi italiani della storia.

 

IABM IZERA EDITION | IL PRINCIPALE EVENTO DEL SETTORE AUTOMOBILISTICO ORGANIZZATO DALLA CAMERA DI COMMERCIO E INDUSTRIA ITALIANA IN POLONIA

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I più importanti rappresentanti ed esperti del mercato automobilistico hanno discusso lo sviluppo del settore a Jaworzno (Katowice) durante il 6° International Automotive Business Meeting.

IABM è uno dei più importanti eventi B2B del settore automobilistico, durante il quale esperti di spicco, professionisti dell'Europa centrale e orientale ed ospiti internazionali hanno condiviso le migliori pratiche del settore, scambiato esperienze e costruito relazioni per due giorni.

L’edizione di quest’anno si è concentrata su quattro temi principali: Polish Electromobility Valley – promuovere la cooperazione e costruire competenze; Polish Hydrogen Economy – immaginare il futuro della mobilità basata sull’idrogeno; Autonomous Vehicles; e Digital Technologies.

Il principale partner strategico dello IABM di quest’anno è stato ElectroMobility Poland, produttore della prima auto elettrica polacca, la Izera. Un obiettivo strategico fondamentale per la produzione di Izera è la creazione di catene di fornitura corte, locali, ben collegate ed efficienti. Per raggiungere questo obiettivo, è essenziale lavorare con fornitori con capacità di ricerca e sviluppo avanzate per supportare il processo di sviluppo dei componenti.

Maggiori informazioni sono disponibili al link: https://iabmevent.com/blog/

Il successo della visionarietà giocosa e funzionale

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Archizoom, Superonda, Centro Studi Poltronova

Il design è sempre stato, in ogni epoca, simbolo di un fermento creativo, un segno che evidenzia il cambiamento sia sociale, sia storico, che traccia implicitamente la cartina di uno sviluppo industriale, artigianale e architettonico.

Alla fine degli anni Sessanta ed inizi degli anni Settanta, mentre cominciano le prime

Collection 1972-2022 Zanotta / fot. Simone Barberis

manifestazioni studentesche in piazza, personaggi politici e icone del cambiamento vengono assassinati e comincia a farsi sentire la crisi petrolifera dovuta alla situazione politica mediorientale che comporta un aumento del costo delle materie prime e quindi di riflesso la standardizzazione della produzione industriale. In Italia il design diventa il mezzo con cui i famosi progettisti ed architetti, sfruttando questo momento, ripensano gli oggetti e l’arredo dell’abitare, utilizzando materiali meno costosi e puntando ad enfatizzare le forme e il colore.

L’onda del cambiamento, della svolta, della messa in discussione di oggetti belli ed armoniosi per far spazio a sedute, divani, tavoli che risveglino un istinto creativo, viene enfatizzata da nomi come Gaetano Pesce, Enzo Mari, Ettore Sottsass, Joe Colombo, ma soprattutto sulla scena italiana si fanno strada gruppi di giovani progettisti che ideano mostre e presentano prototipi di oggetti che esprimono una multidisciplinarietà progettuale, e un modo più libero e creativo di pensare all’abitare.

Tavolo180 Zanotta / fot. Simone Barberis

Firenze, culla del Rinascimento, viene ricordata come la città che ha visto fondare due gruppi come Superstudio (Adolfo Natalini, Cristiano Toraldo di Francia, Roberto Magris, Gian Piero Frassinelli, Alessandro Magris e Alessandro Poli) e Archizoom (Andrea Branzi, Paolo Deganello, Massimo Morozzi, Dario i Lucia Bartolini e Gilberto Corretti), che diventano famosi per l’ideazione di oggetti colorati e dalle forme che invitano l’utente a nuovi modi d’uso degli stessi.

Superstudio idea un progetto che non solo guarda alla forma ed allo stile, ma rivoluziona il

Scrittoio Zanotta / fot. Simone Barberis

modo di pensare le finiture superficiali. Vi ricordate i laminati utilizzati fino agli anni sessanta per rivestire il mobilio degli ambienti pubblici come bar, caffetterie? Questi diventano belli ed innovativi con la serie dei prodotti Quaderna. Il laminato non è più una finitura colore legno oppure monocolore ma viene disegnato con figure geometriche ben definite, diventando un materiale plastico bianco stampato a quadretti (tre centimetri di lato). Il reticolo quadrettato, non è un semplice decoro, ma si estende su tutta la superficie degli oggetti attraverso i tre assi cartesiani, rivestendo completamente ed enfatizzando i volumi essenziali e semplici di tavoli, sedie, panche, armadi. Quaderna rappresenta il punto d’incontro tra la filosofia di Superstudio e quella di Zanotta, azienda che come altre in quegli anni capisce il momento di svolta, le potenzialità di un design che sente la contaminazione dell’arte, dell’artigianato, della grafica, della fotografia, della pittura, del cinema. Famosa è la foto dei dipendenti Zanotta che indossano le giacche bianche a quadretti realizzate appositamente per una fiera a Parigi, alla presentazione della serie Quaderna, sottolineando la visionarietà degli industriali italiani nell’investire sulla produzione di oggetti innovativi e sperimentali, grazie ai quali diventeranno protagonisti del design internazionale.

Archizoom, Superonda, Centro Studi Poltronova

Sempre negli stessi anni un’altra azienda come Poltronova, capisce che bisogna puntare su nuovi progetti che rappresentino il cambiamento dei costumi dell’abitare, investendo sul talento di un collettivo di giovani progettisti, sempre fondato nel capoluogo toscano: Archizoom.

Anche in questo caso il binomio è vincente perché si sfruttano le potenzialità dei materiali come le schiume poliuretaniche, si toglie la struttura portante dei divani, e si utilizza come rivestimento un tessuto lucido simile alla pelle per enfatizzare le forme dell’oggetto ideato come Superonda.

Archizoom, Superonda, Centro Studi Poltronova / fot. Pietro Savorelli

Viene disegnato e realizzato un semplice blocco di poliuretano tagliato e sagomato a formare due parti; il segno che le divide è a forma di “S”. Le geometrie che nascono sono appunto due onde, due curve che possono avere più possibilità di disposizione: si possono sovrapporre per formare un divano morbido scultoreo curvo, possono essere due elementi distinti come delle moderne chaise-longue oppure semplicemente una seduta quasi a formare un letto singolo.

Quello che caratterizza questo oggetto di arredo che sradica il vincolo del semplice divano, come solo elemento di seduta, sono i colori che enfatizzano le sinuosità delle curve grazie al rivestimento lucido di colore rosso, bianco e nero.

Superonda, con il suo aspetto giocoso, sradica attraverso le sue diverse conformazioni la disposizione tradizionale dei salotti degli ambienti privati, pubblici e di accoglienza, invita ad un modo diverso di socializzare.

Dopo oltre cinquant’anni è incredibile come ancora oggi questi oggetti abbiano influenzato progettisti, architetti, designer nell’ideazione di interni di negozi, nella realizzazione di allestimenti di mostre, perchè sono espressione di un momento storico dove avvenivano cambiamenti sociali molto velocemente, di un’elegante rivoluzione di un design anticonformista. Oggetti iconici perché risvegliano nell’utente la fantasia e liberano dai vincoli di una sola modalità d’uso invogliando a creare gli ambienti che viviamo.

Polonia, Partecipazione dell’ambasciatore Franchetti Pardo al 160° anniversario della morte dell’eroe risorgimentale Francesco Nullo caduto nella battaglia di Krzykawka

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L’Ambasciatore d’Italia a Varsavia Luca Franchetti Pardo ha oggi partecipato, in diverse località polacche, alle commemorazioni del 160° anniversario della battaglia di Krzykawka nella quale nel 1863 perse la vita l’eroe risorgimentale bergamasco Francesco Nullo. Questi, a capo della Legione Garibaldina, era venuto a combattere per l’indipendenza della Polonia contro la Russia zarista. A Boleslaw, alla presenza di autorità civili, militari e religiose si è svolta una celebrazione in onore della figura di Nullo, considerato in Polonia come un eroe nazionale e simbolo dell’amicizia tra Italia e Polonia. Il Presidente polacco Andrzej Duda ha voluto partecipare alla commemorazione con un proprio messaggio personale. Nel suo intervento, l’Ambasciatore Franchetti Pardo, con riferimento alla figura di Nullo, ha sottolineato l’influenza che ancora oggi rivestono, nei rapporti bilaterali, le vicende storiche che hanno più volte visto italiani e polacchi combattere fianco a fianco per l’indipendenza e la libertà dei due Paesi. Significativamente, ha ricordato l’Ambasciatore, tra i fondatori dell’Associazione di amicizia tra Italia e Polonia si conta il professore e colonnello Wojciech Narębski, che combatté a Montecassino nel II Corpo d’Armata sotto il comando del gen. Wladyslaw Anders.

Accompagnato dal Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Cracovia Matteo Ogliari e dall’Addetto militare Stefano Cavaliere, l’Ambasciatore ha deposto corone di fiori ai monumenti dedicati a Nullo nelle cittadine di Olkusz e Boleslaw.

Analoghe cerimonie sono previste anche Varsavia nei prossimi giorni.

Lamborghini Sesto Elemento – impronta di carbonio

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Il nome “Sesto Elemento” si riferisce al sesto elemento della tavola di Mendeleev, il carbonio. Ne abbiamo sentito parlare tanto del carbone l’anno scorso, o meglio della sua scarsità, il che è strano perché fino a non molto tempo fa eravamo considerati una potenza mondiale nella sua estrazione.

Il carbonio come elemento è costituito dal 60% (lignite) al 97% (antracite) della materia prima generalmente nota come carbone. Sebbene in Cina già nel II secolo a.C. il carbone veniva utilizzato per il riscaldamento, in Europa solo la rivoluzione industriale del Settecento ne fece un uso massiccio, i cui effetti li stiamo vivendo proprio ora. Sebbene lo consideriamo un male, è innegabile quanto velocemente abbia sviluppato la nostra civiltà. Ricordiamo anche i suoi aspetti positivi, perché viene utilizzato nella produzione di medicinali, cosmetici e, ironia della sorte, perché utilizzato nei filtri dell’aria e dell’acqua, protegge la nostra salute. I suoi cugini stretti sono la grafite, il grafene e il diamante, soprattutto quest’ultimo difficilmente verrà da qualcuno disprezzato. Il carbonio come elemento è il quarto elemento più comune nell’universo dopo l’ossigeno, l’idrogeno e l’elio; almeno nell’universo che conosciamo oggi. Senza di esso non potrebbe vivere nessun essere vivente. Dopo l’ossigeno [65%], è il secondo elemento [18,5%] della nostra struttura corporea. Il nome polacco “carbonio”, così come d’altronde molti altri elementi, tra cui magnesio, azoto, idrogeno, ecc., fu proposto dal chimico Filip Nerius Walter, nato a Cracovia nel 1810. Grazie a lui, per la prima volta è stato distillato il cherosene dal petrolio greggio, da cui poi è stato semplice arrivare ai combustibili utilizzati oggi. Dal carbonio viene fatta anche la fibra di carbonio, un singolo filo del quale è decine di volte più sottile di un capello umano. Il suo inventore Joseph Swan già nel 1860 ne trovò un’applicazione pratica nella produzione di lampadine. Perché originariamente i compositi, cioè una combinazione di materiali diversi uniti in uno, [per esempio il compensato già conosciuto nell’antichità], a base di fibra di carbonio, erano terribilmente costosi. Ancora all’inizio del 21° secolo costavano quasi 35 volte di più dell’acciaio, venivano usati molto raramente.

Oggi, grazie allo sviluppo della tecnologia per ottenerlo, il prezzo non supera dieci volte il prezzo dell’acciaio, e questo consente già un uso più ampio di questo composito estremamente leggero e resistente, tra l’altro nelle costruzioni aeronautiche e automobilistiche.

Il veicolo progettato da Filippo Perini era basato sul modello Gallardo Superleggera, del peso di 1340 kg. Lamborghini ACRC (Advanced Composites Research Center) in collaborazione con Boeing ha utilizzato la tecnologia CFRP, un composito rinforzato con fibra di carbonio combinato con vari tipi di polimeri, nella costruzione del telaio, della carrozzeria, degli interni e della meccanica. Tali soluzioni sono più leggere del 30% rispetto all’alluminio, il che ha permesso di ridurre il peso totale della nuova vettura a 999 kg. La lotta per ogni chilogrammo è particolarmente visibile negli interni spartani, dove al guidatore spettano sedili avvolgenti sottilissimi e un traliccio futuristico, anch’esso in carbonio, al posto di un tipico cruscotto. Quanto del peso dell’auto è stato risparmiato grazie ad esso? Probabilmente non più di 3 o 5 kg. Cosa possa voler dire questo? Poche hypercar sono in grado di raggiungere i 100 km/h in 2,5 secondi come la Sesto, certo che ci riescono le Bugatti Veyron e Chiron, ma hanno bisogno di un motore da 8 litri e ben 1001 o 1500 CV. In termini di prezzo, Chiron e Sesto costavano all’incirca lo stesso, meno di 11 milioni di zloty, ma in prospettiva 20 auto con il marchio Lamborghini si riveleranno sicuramente un investimento migliore di ciascuna delle 500 Chiron o quasi 1000 Veyron. Un’eccezione potrebbe essere la versione Veyron L’Or Blanc, decorata con molti elementi di porcellana bianca come la neve, della manifattura reale di Berlino.

Se siete a Dubai di sicuro riuscirete a vedere una di queste Bugatti nel vialetto di un albergo a 5 o 7 stelle. Il Sesto Elemento sarà difficile da scorgere in quanto non è omologato per le strade pubbliche. Per vedere questa macchina occorrerà una determinazione pari a quella del protagonista del film “I sogni segreti di Walter Mitty”, e la pazienza del fotografo [Sean Penn] mostrata lì, a caccia di una foto della pantera delle nevi nelle Himalaya. Ma guardando attraverso il prisma di questo film, la cui quintessenza è l’affermazione del fotografo che lascia l’obiettivo nel momento decisivo, “la bellezza non chiede attenzioni”. Beh, non è meglio, invece di cercare lo scatto migliore, lasciarsi trasportare da un momento simile e viverlo appieno?

Questo modello di Lamborghini è stato un banco di prova, in cui i costruttori di Sant’Agata hanno dimostrato alla concorrenza che né la potenza, né la velocità di punta, sono fattori determinanti per le macchine supersportive. Le stesse, se non migliori, prestazioni di riduzione del consumo di carburante sono state ottenute utilizzando materiali ultramoderni e leggeri. Quando hanno aggiunto una molto aerodinamica, pesante solo 190 kg, carrozzeria e trazione integrale, hanno creato un’ottima macchina da guidare. Un’auto completa che non richiede alcuna messa a punto aggiuntiva da parte dei suoi proprietari, e qualsiasi tuning qui sarebbe una profanazione. Il corpo della carozzeria opaco, nero, predatore, è spezzato solo da pochi elementi rosso fuoco. Minimalismo perfetto

Gallardo nel 2013 è stato anche il seme per il primo prototipo monoposto dell’azienda, futuristicamente estremo, “Egoista”.

Basta guardare il modello per apprezzare quanto impegno AUTOart ha messo nella produzione di una replica fedele di un’auto reale. È da togliere il fiato la struttura “in carbonio” della carrozzeria e i dettagli meravigliosamente realizzati del motore e degli interni. È senza dubbio uno dei modelli meglio riusciti di questa rinomata ditta e dovrebbe trovarsi in ogni collezione rispettabile.

Anni di produzione: 2010-12
Esemplari prodotti: 20 esemplari
Motore: V 10
Cilindrata:5204 cm3
Potenza/RPM: 570 KM / 8000
Velocità massima: 350 km/h
Accelerazione 0-100 km/h (s): 2,5
Numero di cambi: 6
Peso:999 kg
Lunghezza: 4580 mm
Larghezza: 2045 mm
Altezza: 1135 mm
Interasse: 2560 mm

Trent’anni fa
20.02.1993 mori
a Perugia il fondatore
dell’azienda Ferruccio
Lamborghini.

Tłumaczenie it: Aleksandra Gryz
Foto: YrczaQ

Ravioli dolce di Carnevale

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Ingredienti:

Per l’impasto (per 50 ravioli):

Burro 50 g
1 uovo
1 pizzico di sale
La scorza di 1 limone biologico
60 gr di zucchero semolato
100 ml di latte intero
300 g di farina 00
Olio di semi di girasole per la frittura

Per il ripieno:

Marmellata (gusto
a piacere, meglio albicocca
o arancia)
1 albume
Zucchero a velo per guarnizione

Procedimento:

Se lavorate l’impasto a mano, fatelo in una grande ciotola. Se invece utilizzate una planetaria, dotatela di frusta a foglia e inserite la farina, il burro a temperatura ambiente e lo zucchero, l’uovo intero, il sale, gli aromi e il latte e impastate il tutto fino ad ottenere un composto elastico e liscio. Mettetelo a riposare per circa 30 minuti in una ciotola coperto con pellicola alimentare.

Poi riprendete l’impasto e su un piano pulito e infarinato dividetelo in panetti da circa 150 gr ciascuno. Tirate la sfoglia con la macchinetta apposita oppure a mano, fino a ricavare una sfoglia molto, molto, sottile (1 mm o 1mm e mezzo). Datele una forma regolare, una striscia lunga e disponete a distanza di circa 2 cm l’uno dall’altro un cucchiaino di confettura. Spennellate i bordi della sfoglia con l’albume leggermente sbattuto e richiudetela su stessa. Aiutandovi con le mani, premete bene la pasta attorno ai mucchietti di confettura per togliere l’aria e con un coltello o una rotella dentellata ricavate dei ravioli quadrati (potete anche farli rotondi utilizzando uno stampino da biscotti).
Disponeteli su un vassoio leggermente infarinato.

Intanto scaldate l’olio di semi in una pentola dai bordi abbastanza alti. Quando sarà molto caldo (fate la prova inserendo un piccolo lembo di pasta avanzata, se frigge subito, vuole dire che l’olio è ben caldo) inserite con delicatezza 2/3 ravioli alla volta, rigirandoli dopo un paio di minuti.

Quando saranno dorati da entrambe le parti, scolateli con la ramina e disponeteli su un vassoio rivestito di carta forno. Procedete fino ad esaurimento dei ravioli. Spolverateli con zucchero a velo e serviteli.

Buon Carnevale!

Storie dell’Abruzzo

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Il 12 aprile, dalla casa editrice Czarne, uscirà un nuovo libro di Piotr Kępiński “W cieniu Gran Sasso. Storie dall’Abruzzo”.

Per conoscere qualsiasi luogo, è meglio viverci, anche per un po’ di tempo, o almeno visitarlo spesso, per poter capire meglio le persone, immergersi nella vita di tutti i giorni e smettere di essere un estraneo. Da questa prospettiva Piotr Kępiński racconta l’Abruzzo e i suoi abitanti nel suo ultimo libro. L’autore entra a far parte dell’ambiente, portando i lettori in un viaggio geografico ed erudito. Il primo conduce a persone e luoghi, il secondo segue i percorsi della storia, della letteratura, del cinema e della cultura. Da questo reportage approfondito e perspicace emerge una storia straordinaria su questa regione italiana che è la meno visitata in assoluto. Perché certo non si sceglie l’Abruzzo per il primo viaggio in Italia. È possibile che lo salteremo anche nella seconda e terza visita. Quando finalmente ci stancheremo del trambusto delle destinazioni più affollate del Belpaese, forse, saremo pronti ad apprezzare il fascino unico della terra, il cui elemento più prezioso è la natura, anche se, come scopriremo nelle pagine del libro, non solo. Una regione eternamente segnata e compresa tra il massiccio montuoso dell’Appennino e la dolce costa adriatica. Abruzzo forte e gentile, così si descrivono gli abruzzesi. Gentile, perché ci avvolge con la bellezza del paesaggio, invita alla tranquillità e contemplazione “all’ombra del Gran Sasso”. Forte, perché, come ogni regione, ha anche il suo lato oscuro. Invece di leggere guide turistiche, preferisco decisamente seguire un percorso per niente scontato, tracciato da Kępiński, per conoscere l’anima dell’Abruzzo e dei suoi abitanti.

Piotr Kępiński è poeta, critico letterario, saggista. Ha lavorato come vice caporedattore di “Czas Kultury” e come capo del dipartimento cultura di “Dziennik” e “Newsweek”. Attualmente collabora con “Twórczość” e “Plus Minus”, l’edizione del sabato di “Rzeczpospolita”. Autore di numerosi libri di poesia e saggistica: una raccolta di saggi sulla cultura lituana contemporanea “Litewski Spleen”, un libro sull’Italia contemporanea “Szczury z via Veneto”, per il quale ha ricevuto il Premio Letterario Leopold Staff, e un volume di poesie “Nieoczy”. Dal 2007 al 2016 è stato giurato del premio letterario dell’Europa Centrale Angelus. Negli anni 2017- 2019 è stato membro della giuria del Premio di poesia Silesius di Breslavia. Vive a Roma e (a volte) a Collelongo in Abruzzo.

Appena Sfornati

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Tatum Rush “Villa Tatum”

L’inizio dell’anno è notoriamente tempo di carnevale, intensamente celebrato in Italia. La prima proposta per questo periodo danzante è l’album di debutto dell’artista che si nasconde sotto lo pseudonimo Tatum Rush. Rush è un ragazzo giovane e talentuoso di origini italo-svizzere-americane. È nato a San Diego in California, poi si è trasferito a Ginevra, dove ha ricevuto il diploma dell’arte performativa. È un cosmopolita dell’arte. Si occupa di scrittura di testi, di produzione di canzoni, di video musicali e persino di opere. “Villa Tatum” è un album dall’estetica e dal suono raffinati che garantisce un viaggio metafisico fuori dalla conoscenza umana della musica. Dodici tracce – una delle quali è stata realizzata in collaborazione con Frah Quintale e le altre in collaborazione con gli artisti Jacopo Planet e Lulu – che esplorano diverse immagini e suoni, utilizzando sonorità pop fresche e contemporanee, a volte r’n’b colorato, disco, trap o techno. Se qualcuno chiede com’è la musica del presente, ecco è proprio come la musica di Tatum Rush. Si mescolano gli stili, i generi, i decenni e persino le influenze dalle italiane alle francesi, alle americane fino a quelle latine. Non c’è bisogno di incasellare e definire, si deve ballare con Villa Tatum finché dura la festa!

Filippi Bubbico “Honolulu arrivo”

Filippo Bubbico ci invita a ballare al ritmo della musica funk. Tre anni dopo il debutto, il musicista torna con l’album “Honolulu arrivo”. Il disco è musicalmente molto diverso, porta l’ascoltatore nell’atmosfera di una calda giornata su un’isola esotica. Ci sono nove tracce, che compongono un lungo gioco composto da profondità musicali della fine dei decenni, le radici funk-elettroniche sono mescolate con pop e alternative. Non è però solo un gioco, sotto il piano dei suoni c’è una storia sul viaggio interiore, che spesso evitiamo per arrivare
all’obiettivo perfetto, il mondo che ci contiene e nel quale ci sentiamo bene. Honolulu, al quale arriviamo dal Bubbico, è un posto di molti esperimenti. È anche l’album che racconta della capacità di vedere i suoi fallimenti, che permette di atterrare in una Honolulu molto personale: tra l’introspezione e la volontà di cercare soluzioni nuove ed espressive. Filippo Bubbico è maturo e sicuro di quello che ci propone e in questo modo è vincente!

Bais “Diviso due”
Ed ecco infi ne l’album di Bais che è stato inizialmente, erroneamente, ignorato, pubblicato il 13 maggio dell’anno scorso da Sugar Music. “Divided Two” è una confessione intima, la cui voce è di Luca Zambelli, che si cela sotto lo pseudonimo di Bais. Nato nel 1993 è cresciuto a Bassano e ora abita a Milano. Oggi è diviso tra due mondi e lo confida nel suo ultimo album. Come dice lo stesso artista, mi sento come “diviso in 2”: la sua vita si svolge tra il fiume e la città. La dualità si manifesta non solo nel luogo in cui si trova, la musica è anche “condivisa” dall’artista con gli ascoltatori. Lui si sente come diviso tra se stesso e l’autorappresentazione e come gli altri lo percepiscono. Questo contrasto è un fi lo comune, che unisce tutte le tracce, in ogni canzone emerge spontaneità e leggerezza, con la quale Bais riesce a fotografare una sensazione o un rapporto delicato, fermandolo in musica. Una voce importante della giovane generazione, che sempre più spesso ha il problema di rispondere alla domanda “chi sono?”

Tłumaczenie it: Lidia Gardecka

Anno nuovo vita nuova

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Barbara Garavelli al Ristorante Giacomo Arengario sul Duomo, Milano

Quante volte ci siamo sentiti dire questa frase, quante volte ci siamo detti questa frase. Eh sì, perché l’inizio dell’anno è un po’ per la vita quello che il lunedì è per la dieta. Da nessuna parte c’è scritto che le diete si iniziano di lunedì, come da nessuna parte c’è scritto che i buoni propositi bisogna porseli a fine anno per il nuovo anno, eppure…

Che poi perché si parla sempre di “buoni propositi”? Esistono anche i “cattivi propositi”?

Facciamo che da ora in poi parliamo di obiettivi.

Ma fare questa famosa lista degli obiettivi per il nuovo anno è davvero una cosa utile?

Quasi 4000 anni fa i Babilonesi furono tra i primi al mondo a fare la famosa lista degli “Ex buoni propositi”, peccato che, dopo i nostri amici Babilonesi, una serie di numerosi ed importanti studi abbiano dimostrato che stilare la lista degli obiettivi può essere davvero molto “pericoloso”.

Uno dei più recenti studi, condotto dalla “Scranton University”, dimostra che l’81% delle persone abbandona la lista dei propri obiettivi entro il 16 gennaio, quindi ora le possibili soluzioni sono due: o la lista la facciamo dopo il 17 gennaio, sperando vada meglio, oppure ci poniamo degli obiettivi realistici in modo da avere qualche chance in più di finire tra quel 19% di persone che ce la fa.

Spesso gli obiettivi per il nuovo anno riguardano il corpo, ma prendersi cura di se stessi non deve riguardare solo il corpo. Prendersi cura di sé vuol dire fare qualcosa in più, qualcosa di diverso, piccoli cambiamenti.

Porsi dei grandi obiettivi, e non andare oltre al 16 gennaio, può solo farci sentire dei falliti, e sentirsi dei falliti non è di certo utile a nessuno.

Ecco perché, per non finire nell’81% di chi molla, bisogna porsi dei piccoli obiettivi e allenarsi tutti i giorni, come si fa quando si esercita il corpo.

Meglio porsi come obiettivo di andare in palestra 4 volte a settimana e poi non andarci, o decidere di fare 10 addominali al giorno, e farlo tutti i giorni?

Meglio porsi come obiettivo leggere un libro alla settimana e ritrovarsi con una pila di libri non letti sul comodino, o porsi come obiettivo leggere due pagine al giorno, leggerle tutti i giorni ed avere sul comodino un solo libro con un segnalibro che pian pianino si sposta in avanti?

A proposito di libri, qualche settimana fa ho ripreso in mano un quaderno dove mi segno i concetti che mi colpiscono di più dei vari libri che leggo, e ho ritrovato una lista molto bella di consigli che voglio condividere con voi: lasciamo andare ciò che non possiamo cambiare; riconosciamo che nulla nella vita può essere perfetto, compresi noi e gli altri; cerchiamo di mantenere l’autocontrollo anche nei momenti difficili e se abbiamo una reazione esagerata non condanniamoci, ma cerchiamo di capire perché abbiamo avuto quella reazione; non paragoniamoci agli altri cercando di raggiungere gli obiettivi raggiunti da loro, perché ognuno di noi ha una tempistica diversa e un percorso unico; e per finire, giusto per restare in tema, cerchiamo di migliorare la nostra vita in ogni ambito, ricordandoci di porci piccoli obiettivi, da raggiungere con piccoli cambiamenti.

Non sono una fan della musica classica, ma dal 1 gennaio, ogni giorno, ho deciso di chiedere ad “Alexa” (l’assistente vocale della domotica di casa) di mettere un po’ di musica classica, a caso, e ho scoperto che la musica classica mi dà una grande pace, mi fa stare bene.

Ho iniziato anche ad ascoltare più musica italiana, facendo attenzione al testo, come ho fatto a dicembre ad un concerto di Elisa, al quale ero stata invitata: che belle le parole di alcune delle sue canzoni, eppure le avevo sentite tante volte, ma non le avevo mai ascoltate.

Come tanti sono diventata dipendente dal cellulare e ce l’ho spesso in mano, quasi come se fosse un prolungamento del mio braccio. Se mi fossi posta come obiettivo di non usarlo più come prima (un obiettivo troppo vago), sarei arrivata al 16 gennaio usandolo esattamente come prima, e invece mi sono posta come obiettivo di lasciarlo in una stanza, diversa da quella in cui sono, per 1 ora al giorno. IL 16 gennaio è passato, per ora non ho mollato, e direi che sto sopravvivendo più che bene.

Pensate a quando eravate piccoli e non sapevate né andare in bici, né scrivere. Ora sapete andare in bici e sapete scrivere, quindi?

Quindi tutto si può fare, ma per imparare bisogna allenarsi, un passo alla volta, tutti i giorni.

Ovviamente si può imparare a fare qualsiasi cosa anche senza essere costanti, ma è molto probabile che ci metterete più tempo e che non imparerete una volta per tutte il processo che serve per fare quella cosa, perché magari il risultato lo raggiungerete un po’ per caso, con qualche piccolo colpo di fortuna, e non saprete rifare le stesse cose che vi hanno portato al “traguardo”.

Se imparate a fare sempre la stessa cosa, tutti i giorni, sarà più facile ripeterla.

Riassuntino semplice, semplice, di quello che ho scritto fino a questo momento?

Se ci poniamo degli obiettivi facili e se la fatica richiesta sarà quasi pari a zero, la possibilità di fallimento sarà proporzionale alla fatica, quindi quasi pari a zero.

“Ma quando ero piccola i miei genitori…”

“Io avrei voluto fare questo, ma poi è successo quell’altro e…”

Scuse, sono solo scuse: quello che è successo nel nostro passato è solo una scusa per giustificare i nostri fallimenti di oggi.

Dobbiamo (e ovviamente mi ci metto in mezzo anche io) smetterla di fare le vittime del nostro passato e diventare gli artefici del nostro futuro.

Dobbiamo smetterla di pensare a quello che non abbiamo avuto e a quello che non avremo mai.

Dobbiamo smetterla di sentirci in colpa per gli errori che abbiamo fatto, e pensare ai nostri errori come a ciò che non vogliamo più fare, per trasformarli in occasioni per migliorare.

Spesso mi chiedono come faccio a ritrovare il sorriso anche dopo momenti difficili, o addirittura durante momenti difficili.

Cerco sempre di pensare alle belle cose che ho fatto, ai traguardi che sono riuscita a raggiungere e a tutto quello che potrò ancora fare, per me e per le persone che amo.

Ho la fortuna di riuscire ancora ad emozionarmi davanti alle “piccole” cose, davanti ad un tramonto, ad un’alba, guardando il video di una bimba che, durante un saggio, vede i genitori tra il pubblico.

Cerco di non dimenticarmi mai che noi qui siamo solo di passaggio, e cerco di non perdermi un attimo di questo viaggio, non dando per scontato nulla e non pensando mai: “ormai sono così e non posso cambiare”.

Mettiamoci sempre in discussione, cerchiamo sempre di fare un passo in più in avanti e, quando necessario, un passo indietro.

Nulla è per sempre, e tutto può cambiare, basta darsi dei piccoli obiettivi ed essere costanti.

Nel 2022 mi sono fatta fare il tatuaggio che vedete nella foto, e lo ho fatto sul polso destro, in un punto che vedo tutti i giorni, per ricordarmi di fare tutti i giorni un piccolo cambiamento, fosse anche solo il fare una strada diversa per andare in palestra, o ascoltare una nuova canzone.

Volete sapere alcuni degli obiettivi che mi sono posta io per
il 2023? Imparare a stare in silenzio almeno 10 minuti al giorno; mettere il mio cellulare in una stanza diversa da quella in cui sono io per 1 ora al giorno; fare 15 minuti di meditazione al giorno e 1 ora di yoga alla settimana.

E come in tutti i “titoli di coda” che si rispettano, a questo punto ci tengo a ringraziare Claudia Santaloja e Andrea Sales che negli ultimi mesi mi sono stati di grandissimo aiuto.

Chi sono Claudia ed Andrea? Sono due psicologi.

Ebbene sì, anche se non sono pazza ho deciso di chiedere aiuto a due psicologi perché, a differenza di quello che pensano in molti, specialmente in Italia, dallo psicologo non si va solo se si è pazzi, ma anche per sistemare delle piccole cose in momenti particolari della nostra vita, e la dimostrazione è il bonus psicologo stanziato durante il Covid.

Non sentitevi in colpa a chiedere aiuto, mai!

Se parlate italiano vi suggerisco di seguire su Instagram Andrea Sales e le sue utilissime dirette, se non parlate l’italiano ora avete un buon motivo in più per impararlo.

Che sia un anno pieno di piccoli cambiamenti e di grandi soddisfazioni

Ci si “rivede” sul prossimo numero.