“Innovazione, coraggio, personalità, queste sono e dovranno essere anche in futuro le caratteristiche delle macchine italiane. Un popolo ricco di idee se vuole vincere non deve essere conservatore.”
Włodimierz Zientarski, caporedattore della rivista Auto Moto Sport, non ha dubbi: “nella vita vince chi cambia e spesso gli italiani si sono distinti per essere dei precursori anche se forse oggi il gruppo storico automobilistico italiano sembra mostrare più attenzione alla globalizzazione finanziaria che allo sviluppo di nuove soluzioni.”
Zientarski, vincitore nel 1985 del premio giornalistico Wiktor, è un’autentica autorità del settore. Conduttore di programmi incentrati sulle auto sia in tv, Jarmark, Auto Moto Fanklub, 4×4, Auto Świat TV, Pasjonaci, che in radio, dove affianca la figlia Joanna nel programma Odjechani in Antyradio, Zientarski dal 2007 conduce la trasmissione dedicata alla F1 su TV Polsat.
“Il legame dei polacchi con le auto italiane ha radici lontane che risalgono a prima della Seconda Guerra Mondiale. È la Fiat il maggiore simbolo dei motori italiani ma i polacchi conoscono bene e amano anche gli altri storici marchi come Lancia e Alfa Romeo. Negli ultimi anni il gruppo Fiat ha perso qualche posizione sul mercato polacco. Una situazione dovuta un po’ alla crisi mondiale e un po’ ai cambiamenti interni al gruppo. Intendo dire che una volta l’offerta dei marchi italiani era chiara e ben riconoscibile agli occhi dei polacchi, quando si comprava una Fiat, una Lancia o un’Alfa Romeo si sapeva di cosa si trattava. La fusione con Chrysler ha portato un po’ di sconcerto. Poi Marchionne ha deciso di non produrre alcuni modelli come l’Alfa Romeo 159, che secondo me era uno dei migliori del marchio. Ad esempio rispetto alle macchine tedesche di quel segmento l’Alfa 159 si distingueva per bellezza e individualità. Certo dal punto di vista del mercato globale la fusione di Fiat con Chrysler è una cosa normale e giusta. Ma la domanda da porsi è se questa globalizzazione di marchi storici, profondamente radicati ad un territorio e ad una cultura, sarà gradita dal pubblico. Gli italiani che amano con il cuore e con l’occhio apprezzeranno la diluizione dell’italian style con una spruzzata d’american style?”
Cosa significa macchina italiana per un polacco?
Diversa dalle altre. I polacchi sanno riconoscere subito una Fiat o una Alfa Romeo. I disegnatori italiani sono molto coraggiosi nella progettazione delle carrozzerie, e questo piace. Un ottimo esempio è la Fiat Multipla che ho testato personalmente. Quando l’ho vista per la prima volta non mi è piaciuta per niente ma poi ho rapidamente cambiato parere appena ho iniziato ad usarla. La carrozzeria della Multipla è stata disegnata con coraggio, e l’auto gode anche di ottime caratteristiche tecniche (buon motore affidabile) ed ora questo modello è molto ricercato. In Polonia purtroppo ci sono ancora sciocchi stereotipi come il non comprare macchine con la “F” ovvero Fiat, Ford e macchine francesi. È una grande stupidaggine! Basta dare una occhiata a qualsiasi ranking d’affidabilità delle auto per capire che le macchine con la ‘F’ sono spesso migliori delle altre.
La Sua opinione sull’automotive italiano?
Ritengo che l’Italia per le auto sia come Parigi per l’abbigliamento. L’Italia indica il trend, la direzione nell’arte di progettare le macchine ed è fondamentale che difenda questo ruolo importantissimo! Nell’ideazione di un auto italiana scorgo la storia artistica del Bel Paese, nelle linee della scocca e negli interni possiamo ritrovare le tracce dell’inquieto e brutale Caravaggio, il genio di Leonardo da Vinci e la bellezza del Rinascimento. Se penso alla Lancia Thesis, alla sua carrozzeria fatta di eleganti linee curve e agli interni raffinati, esclusivi e ricchi, mi viene in mente la maestosità e il lusso della famiglia Borgia. Una macchina che ha avuto qualche problema nell’elettronica ma che esteticamente è divina.
Qual è l’auto simbolo dell’italian style?
Non ce n’è una ma tante, tra queste cito la 600 multipla, la Fiat Coupè disegnata da Chris Bangle, allora al Centro Stile Fiat, e da Pininfarina, e poi naturalmente la Cinquecento.
Italia terra di design automobilistico, meglio Pininfarina o Giugiaro?
Direi invece I.DE.A. (Institute of Development in Automotive Engineering), che realizza splendidi progetti e che, come mi racconta Justyn Norek, è un’azienda che dà molta libertà creativa ai suoi ingegneri. Tra Pininfarina e Giugiaro la scelta è difficilissima, hanno alle spalle tantissime fantastiche carrozzerie.
La macchina del futuro?
Nel mercato vince chi per primo immagina la macchina del domani che secondo me non potrà che essere ibrida, con il valore aggiunto dell’essere ecologica ed affidabile ovvero di avere bisogno del minimo di manutenzione possibile. Con dolore ho sentito Marchionne dichiarare, durante una conferenza a Ginevra, che per il momento il gruppo Fiat non si concentrerà sullo sviluppo della tecnologia per i modelli di auto elettriche e ibride, gli altri grandi marchi mondiali stanno invece puntando molto sulle propulsioni sostenibili. In ogni caso dobbiamo prendere atto che siamo in una stagione di grande transizione. Le belle macchine del passato, anche quello recente, che abbiamo nel nostro immaginario non torneranno più, l’evoluzione porterà ad apprezzare ed usare mezzi totalmente diversi.
Tecnologia che forse ha fatto perdere anche un po’ d’anima alla Formula 1?
Sicuramente ai tempi di Lauda, Hunt e Regazzoni il fattore umano era molto più importante. Per quanto riguarda la Polonia l’interesse era maggiore quando correva Robert Kubica, oggi la F1 si può seguire sulla TV polacca solo grazie al presidente di Polsat Solorz-Żak che, nonostante la scarsa audience, continua ad acquistare i diritti televisivi della F1 perché è un appassionato di motori.