Il tango è un ballo molto impegnativo che non riesce bene se non c’è totale intesa e coinvolgimento tra i ballerini. Ogni sguardo dovrebbe rendere evidente la tensione tra i partner, ogni gesto sottolineare quanto siano indissolubilmente legati tra loro. Sincronia, precisione, emozioni esplosive e dettagli che seducono i sensi sono la sua quintessenza. Questo ballo nacque nel XIX secolo tra gli emigrati europei in Argentina e Buenos Aires che continua ad essere la capitale del tango. Nella stessa provincia, nella città di Balcarce, il 21 giugno 1911, in una famiglia di emigrati italiani abruzzesi nacque Juan Manuel Fangio, ”El Maestro”, leggenda della F1.
A 13 anni cominciò a lavorare come assistente meccanico, acquisendo conoscenze pratiche sulla costruzione delle automobili e sulle loro potenzialità. A 25 anni cominciò l’avventura dei rally, ma fu solo nel 1940 e 1941 che vinse il campionato continentale, ottenendo successi anche nei rally maratona come il Gran Premio del Norte, in cui in 15 giorni i piloti percorrevano la distanza di circa 10 mila km.
Achille Varzi, leggenda del motociclismo ed eccellente pilota, godendo di grande popolarità in Argentina e constatando come guidavano i piloti locali, decise di fondare la Scuderia Automobilistica Achille Varzi. Su suo invito gli argentini iniziarono a correre anche in Europa ma sfortunatamente Varzi morì nel 1948 nel circuito di Berna. Fangio tornò in Europa nel 1949, quando vinse il suo primo GP [San Remo] e chiuse l’intero ciclo di gare al secondo posto guadagnandosi il rispetto dei suoi avversari e un invito a gareggiare con l’Alfa Romeo. Nel 1951 la FIA organizzò per la prima volta delle gare di Formula 1, stabilendo le regole della competizione e fissando il numero di Gran Premi in una sola stagione, inizialmente furono su sei circuiti europei e su uno statunitense, ciò giustificava il nome dell’evento come Campionato Mondiale Piloti. La prima edizione fu dominata dalla squadra Alfa Romeo con i tre “Signori F” nel ruolo di piloti, nell’ordine di podio finale furono G. Farina, J.M. Fangio e L. Fagioli. L’anno successivo, sempre con l’Alfa Romeo, Fangio vinse il suo primo titolo mondiale. Nel 1952 Fangio si trasferì alla Maserati, ma subì un grave incidente sul circuito di Monza che lo escluse dalle successive competizioni. Tornò già l’anno successivo e, malgrado i problemi con il vecchio modello di Maserati 6C, ottenne la seconda posizione dietro ad Alberto Ascari e alla sua fenomenale Ferrari 500F2.
Nella stagione del 1954 firmò un contratto con la Mercedes, tuttavia a causa di un ritardo organizzativo i tedeschi permisero a Fangio di correre i primi due GP con la Maserati. Vinse entrambi in grande stile poiché in quell’occasione guidò per la prima volta la 250F, una macchina da corsa italiana piena di temperamento, persino sensuale, la partner di tango ideale per l’esigente argentino.
Questa Maserati doveva il suo meraviglioso aspetto a Medardo Fantuzzi, tuttavia i pezzi più importanti erano il motore e le altre parti meccaniche. I lavori sul motore furono iniziati da Gioacchino Colombo, che fu poi sostituito da Vittorio Bellentani e Giulio Alfieri. Le sospensioni, il cambio e il sistema frenante furono sviluppati da Valerio Colotti. Ciò che può risultare strano ad un normale automobilista per il quale il tachimetro è molto importante, è il fatto che nelle auto da corsa era superfluo. L’indice più importante durante una gara è dato dal contagiri e Juan Manuel Fangio era un maestro nel controllarlo.
Tornando alla stagione 1954 Fangio conclude il resto della stagione al primo posto al volante della Mercedes. Essendo esperto nelle sinergie tra i vari elementi di guida, riuscì a sfruttarli nel modo più efficiente possibile. I meccanici che gestivano la sua vettura spesso affermavano con stupore che se la gara fosse durata uno o due giri di più la macchina non avrebbe retto. Fangio, che spesso interferiva con il loro lavoro, fu felice di lavorare con i tedeschi, i quali assegnarono ad ogni pilota della loro scuderia tre meccanici a loro esclusivamente dedicati. Il campione comprese e rispettò sempre il lavoro delle persone che si occupavano della messa a punto dell’auto, ne apprezzava la determinazione e la dedizione, la fatica nel lavorare sotto la pressione del tempo. Grazie alla grande organizzazione della squadra e al sensazionale modello 196 l’ennesima vittoria avvenne come un dato di fatto. Purtroppo nello stesso 1955 ci fu una tragedia a Le Mans GazzettaItalia nr.79], dopo la quale la Mercedes si ritirò dalle gare.
Non potendo gareggiare con la Mercedes, El Maestro nel 1956 decise di correre con la Ferrari.
L’autoritario Enzo Ferrari non apprezzava che i suoi piloti volessero avere l’ultima parola sulla messa a punto delle sue Rosse, perciò gli inizi furono diffi cili. Tuttavia la posta in gioco era così alta da convincere il Commendatore ad assecondare Fangio che lo ricompensò con il terzo titolo mondiale per la Ferrari, l’ennesimo personale. Le tensioni tra due personalità così forti spinsero il quattro volte campione mondiale a tornare alla Maserati. Là lo aspettava la 250F che da tre anni era offerta dall’azienda principalmente ai privati appassionati di corse, destando un grande interesse. Grazie a questa macchina nel 1958 Maria Teresa de Filippis fu la prima donna a gareggiare in Formula 1. Quello stesso anno la nostra favolosa coppia lascia la „pista da ballo” della Formula 1, Fangio vince di nuovo il GP di Argentina, ma dopo una falsa partenza nel GP di Francia, conclude la sua carriera e torna in patria per recuperare il tempo perso lontano dalla famiglia. Nel frattempo la 250F si rivelò l’ultima auto da F1 prodotta dalla Maserati che, nuovamente bersagliata da problemi finanziari, rinunciò una volta per tutte alla sua scuderia automobilistica.
Ancora oggi i più grandi colossi del motorsport considerano Fangio il miglior pilota di F1 di tutti i tempi malgrado già due piloti possano vantare la conquista di sette titoli mondiali, senza sminuire i loro successi dobbiamo ricordare che sono serviti 46 anni [che per lo sviluppo tecnologico di questo sport signifi cano un’eternità] a M. Schumacher per vincere il suo sesto titolo e battere il record di El Mestro. Il secondo di questi piloti, L. Hamilton, il più giovane vincitore di un campionato nella storia, ma con la realta di questo sport d’oggi di sicuro non diventera’ anche un champione piu’ anziano. Questo riconoscimento resta per sempre a J.M. Fangio, poiché vinse un titolo a 46 anni compiuti, in un periodo in cui tale successo doveva essere pagato con un enorme sforzo del pilota e per il quale il supporto della squadra era pressoché simbolico rispetto a quello che vediamo oggi. Allo stesso modo è improbabile che in futuro qualcuno possa vincere il Campionato con quattro diverse scuderie, ciò è stato realizzato da Fangio con Alfa Romeo, Mercedes, Ferrari e Maserati, occasione in cui batté anche un altro record: 24 vittorie su 52 gare di F1, ossia il 46,15% (Hamilton 35,71%, Schumacher 29,55%).
Ho lasciato alla fine la stagione 1957, quando Fangio e la 250F portarono la loro danza alla perfezione, su ogni tracciato hanno incantato i loro fan come se volteggiassero su una pista da ballo, cambiando fluidamente le figure, dalla sacada passando per barrida, calesita, caricia fino all’espejo e alla corte finale al traguardo. Su sette gare [esclusi gli USA in cui gareggiavano solo gli americani] ne vinsero quattro e in due ottennero il secondo posto. La corsa del 4 agosto 1957 del Gran Premio di Germania sul circuito di Nürburgring, sul quale Fangio aveva già trionfato due volte [1954 e 1956] divenne leggendaria. Quella volta i primi tre giri furono comandati dalle Ferrari di Collins e Hawthorn, ma poi El Maestro prese il comando e poco a poco aumentò il distacco. La situazione cambiò radicalmente quando Fangio si fermò per sostituire le gomme con un apparente vantaggio sicuro di 22 secondi. Sfortunatamente un errore nel cambio allungò l’intera operazione da 20 secondi a oltre un minuto. Nel corso dei giri successivi l’argentino corse come un pazzo per recuperare lo svantaggio rispetto alla Ferrari di testa, battè per 10 volte il record della pista in modo da tagliare finalmente il traguardo con 3 secondi di vantaggio su Hawthorn. Dopo la gara che portò J. M. Fangio al quinto titolo di campione del mondo, disse: ”Non avevo mai guidato così velocemente e non credo che lo ripeterò mai in futuro”, aggiungiamo, parafrasando l’opinione di molte persone, che quello fu il tango più bello della storia della Formula 1.
Juan Manuel Fangio 1911-1995 / Maserati 250F 1954-1958
Il modello costruito senza compromessi in termini di qualità dall’azienda CMC con 1387 elementi perfettamente calibrati è un capolavoro. L’incredibile attenzione ai minimi dettagli così come la quantità e la varietà dei materiali utilizzati, come il sedile in pelle e il volante in legno, mi danno l’impressione che dopo aver versato 0.034 litri di carburante nel suo serbatoio [in scala 1:1 conteneva fino a 200 litri], il motore prenda subito vita. La versione con il numero di serie 32 [J. M. Fangio vincitore del Gran Premio di Monaco 1957] è limitata a 2000 esemplari e il Nederlandse Algemene Miniatuur Auto Club [NAMAC] gli ha conferito il titolo di Miglior Modello 2005.
Anni di produzione: 1954-1958
Esemplari prodotti: 13 esemplari
Motore: 6 cilindri lineari
Cilindrata: 2494 cm3
Potenza/RPM: 240-270 KM / 7200-8200
Velocità massima: 290 km/h
Numero di cambi: 4
Peso proprio: 670-630 kg
Lunghezza: 4050 mm
Larghezza: 1980 mm
Altezza: 950 mm
Distanza interasse: 2280-2225 mm
foto: Piotr Bieniek
trafuzione it: Marcello Iattici