Nel 2025 si celebra a Roma il venticinquesimo Giubileo universale ordinario della Chiesa cattolica, che vedrà affluire nell’Urbe milioni di pellegrini e visitatori. Il Giubileo è da sempre sentito come un’imprescindibile occasione religiosa per recarsi nella Città Santa. Anche gli aristocratici, compresi principi e teste coronate, sentivano l’obbligo e il desiderio di compiere questo pellegrinaggio.
Tra le nobili signore spinte da questo pio desiderio ricordiamo due ex regine di grande fama e rilevanza europea: Cristina di Svezia, convertitasi al cattolicesimo e trasferitasi a Roma dopo aver abdicato al trono di Svezia, che partecipò al Giubileo del 1675, e Maria Casimira Sobieska, giunta nella città per il Giubileo del 1700. Entrambe vissero da protagoniste illustri e famose le celebrazioni giubilari romane.
Sempre nel 2025 è prevista a Roma, nei Musei Capitolini, una mostra intitolata Una Regina in Campidoglio: Maria Casimira e le memorie romane della famiglia reale polacca dei Sobieski, dedicata appunto alla regina Maria Casimira de la Grange d’Arquien, regina vedova del gran re Jan III Sobieski, l’eroe della battaglia di Vienna del 12 settembre 1683 che fermò l’avanzata ottomana in Europa, e ai membri della sua famiglia che vissero a Roma. Tra questi vi fu anche la nipote Maria Clementina Sobieska, sposa nel 1719 del pretendente al trono di Inghilterra Giacomo III Stuart, la quale visse come ‘regina senza regno’ la sua breve vita a Roma e fu sepolta in Vaticano, nella Basilica di San Pietro, mentre il suo cuore è conservato, in un’urna monumentale, nella Basilica dei Santi XII Apostoli.
Il trono perduto
Maria Casimira, che veniva chiamata affettuosamente dal marito Marysieńka, partì dalla Polonia nel 1699 per recarsi a Roma, ufficialmente per prende parte al Giubileo, mentre in realtà si trattava di un vero e proprio esilio, causato dalle vicende politiche verificatesi all’indomani della morte di Jan III. L’elezione al trono di Polonia, infatti, non era ereditaria e quindi basata sulla discendenza della famiglia del re in carica, ma si trattava di una monarchia elettiva, dove il titolo reale era concesso dall’assemblea dei nobili polacchi a pretendenti anche di origine straniera. Sfumarono così le ambizioni di Maria Casimira di vedere il regno assegnato a uno dei suoi figli, e anzi fu “caldamente” invitata a lasciare il paese, che non rivide mai più da viva. Oggi la regina riposa nelle tombe reali del castello di Wawel a Cracovia, accanto all’amatissimo marito.
Il viaggio verso Roma
La regina vedova giunse a Roma dopo un lungo viaggio trionfale che dalla Polonia la condusse sino alla città papale, con al seguito una corte di più di 200 persone tra parenti, cortigiani, personale di vario tipo e un abbondante corredo di cavalli, carrozze e ricchissimi bagagli. Ogni città toccata dall’itinerario reale accolse la Regina con feste e onori di cui conosciamo anche i particolari. Infatti il tutto è accuratamente narrato nel diario di viaggio redatto dal padovano Antonio Bassani, canonico di Varmia al seguito della regina, e intitolato Viaggio a Roma della Sacra Reale Maestà di Maria Casimira Regina di Polonia vedova dell’invitissimo Giovanni III per il voto di visitare i luoghi santi et il supremo pastor della Chiesa, Innocenzo XII, dedicato al cardinale Carlo Barberini, protettore del regno di Polonia che lo fece stampare a sue spese nella stamperia di famiglia.
Il volume rappresenta un prezioso resoconto del viaggio a Roma di Maria Casimira e interessantissime sono le descrizioni delle accoglienze, dei banchetti, delle feste nelle città dove il corteo reale fece sosta (come Venezia e Bologna), della tappa alla Santa Casa della Madonna di Loreto, e in generale delle cerimonie e degli omaggi organizzati anche nei centri più piccoli per accogliere degnamente la regina celebre per essere la vedova di Jan III, difensore della cristianità e del Papato.
I Sobieski e Roma
La presenza della famiglia reale Sobieski, ricevuta con tutti gli onori dal Papa e dalla nobiltà romana, sollevò un grande interesse – misto a curiosità – in ogni strato sociale della Roma dei Papi, che guardò sempre con attenzione a questi illustri personaggi stranieri, soffermandosi volentieri su particolari che incuriosivano il popolo così come l’aristocrazia. Si pensi alle stravaganze del vecchio padre, il marchese divenuto cardinale Henry de la Grange d’Arquien (il cui monumento funebre si trova nella chiesa di San Luigi dei Francesi) e alle avventure galanti, in alcuni casi alquanto incresciose, dei figli Costantino (con una celebre cortigiana romana) e Alessandro (che ebbe un figlio da una dama veneziana).
Di questi eventi, come di altri ancora, si ha riscontro anche in brevi scritti satirici e politici anonimi noti con il nome di “Pasquinate”, attaccati segretamente su una statua romana detta Pasquino, la più celebre delle “statue parlanti” di Roma e ancor oggi situata nella piazza omonima. Ai piedi e al collo della statua erano appesi cartelli con versi sarcastici che deridevano personaggi pubblici, in alcuni casi anche il Papa, esprimevano i malumori del popolo romano verso il potere e sbeffeggiavano personalità famose.
Il Diario di Roma
La fonte principale sulla vita di Maria Casimira è il Diario di Roma dell’ecclesiastico, erudito, scrittore e antiquario romano Francesco Valesio (1670-1724), il quale trascrisse nel suo Diario di Roma ogni fatto da lui considerato degno di nota accaduto a Roma, conservatosi a partire dall’agosto del 1700 fino al marzo 1742 ma con una lunga lacuna dal 1711 al 1724.
Questa testimonianza rappresenta una fonte eccezionale per la storia di Roma nella prima metà del XVIII secolo per la ricchezza e accuratezza delle annotazioni sulla cronaca politica, religiosa e sociale della città. Valesio riporta anche ogni vicenda che vide protagonista la famiglia Sobieski e la loro corte, così come pure, più tardi, i fatti riguardanti Maria Clementina Sobieska Stuart e il suo sfortunato matrimonio con Giacomo III Stuart.
L’Accademia dell’Arcadia
Maria Casimira, una volta giunta a Roma (nella notte tra il 23 e il 24 marzo del 1699) e aver soggiornato a Palazzo Odescalchi in piazza Santi Apostoli, affittò Palazzetto Zuccari, oggi sede della Biblioteca Hertziana in via Gregoriana. Qui allestì la propria piccola corte, con tanto di convento per alcune suore francesi, le Benedettine della Adorazione Perpetua del Santissimo Sacramento, che vi risiedettero per un breve periodo. La regina vedova polacca allestì anche un piccolo “teatrino domestico”, che divenne un importante centro culturale dedicato alla musica e alla lirica, molto rinomato e frequentato dall’aristocrazia romana.
Va infatti ricordato il ruolo svolto da questa corte polacca nella vita culturale della città, tanto che Maria Casimira fu la prima donna a divenire membro dell’Accademia dell’Arcadia, insignita di questo onore il 26 settembre 1699, pochi mesi dopo il suo arrivo nell’Urbe, prendendo il nome poetico di Amirisca Telea.
Anche il figlio, il principe Alessandro Benedetto, appartenne all’Accademia col nome arcadico di Armonte Calidio, e si occupò con passione dell’attività artistica svolta nel “teatrino” di casa Sobieski, dove furono rappresentate opere liriche, cantate e musiche composte dai maggiori talenti musicali attivi a Roma.
Maria Casimira di Polonia e Cristina di Svezia
L’attività di mecenatismo di Maria Casimira fu ispirata da quella di un’altra regina straniera che visse a Roma, Cristina di Svezia, personaggio eccezionale nell’Europa della sua epoca, la quale ebbe una corrispondenza con il re Jan III in occasione della vittoria di Vienna del 1683 e che ambì anche – ma senza successo – al trono di Polonia.
Le due ex sovrane che elessero Roma quale dimora del dorato esilio furono ricevute in forma ufficiale in Campidoglio dai Magistrati Capitolini, i quali vollero commemorare la loro visita con due splendide epigrafi monumentali sovrastate dal loro ritratto ed esposte nei Musei Capitolini, ancor oggi visibili, una a fianco all’altra.
Oppressa da ristrettezze economiche e da problemi di salute, il 29 maggio 1714 Maria Casimira si trasferì nella natia Francia, nel castello Blois, dove due anni dopo morì all’età di 75 anni.
Numerose sono le testimonianze romane della famiglia reale Sobieski, sia monumentali che documentarie.
Oltre ai monumenti già ricordati, si aggiungono le due placchette metalliche dedicate alla battaglia di Vienna visibili nella Basilica di Santa Maria degli Angeli e inserite nella “Meridiana Clementina”, alcuni dipinti conservati nella Chiesa di san Stanislao dei Polacchi, ai Musei Vaticani il grande dipinto di Jan Mateiko dedicato alla battaglia di Vienna con Jan Sobieski vincitore, il monumento funerario di Alessandro Sobieski nella Chiesa dei Cappuccini in Via Veneto, i grandi medaglioni dipinti su tela realizzati per celebrare la messa funebre nella Chiesa di San Stanislao dei Polacchi (oggi nei depositi di Palazzo Barberini a Roma ma oggetto di un accordo di restauro tra Polonia e Italia) e numerose lettere, stampe e documenti conservati nei maggiori archivi della città e del Vaticano.