traduzione it: Marta Koral
“Il 30 luglio 1918 alle ore 3:30 del mattino, Maria Skłodowska-Curie scese dal treno alla stazione di Pisa”. Così ebbe inizio lo straordinario viaggio di tre settimane della vincitrice di due premi Nobel durante il quale insieme ad alcuni scienziati italiani percorse più di 3.000 km, studiando le radiazioni naturali delle acque termali, delle fumarole e delle rocce.
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Nel 2023 si sono celebrati due importanti anniversari legati a Marie Skłodowska-Curie, due volte premio Nobel per la fisica e la chimica: 120 anni dalla consegna del primo Premio Nobel e 125 anni dalla scoperta del polonio (84Po) e del radio (88Ra). Tali ricorrenze sono state segnate da un’eccellente collaborazione tra l’Accademia Polacca delle Scienze di Roma, l’Istituto di Chimica Organica del PAN e l’Università di Pisa. Insieme, abbiamo ritenuto opportuno far conoscere ad un pubblico più vasto i dettagli della visita di Maria Skłodowska-Curie in Italia. Infatti, l’illustre Premio Nobel nel 1918 vi trascorse tre settimane, ma sono poche le fonti che ne parlano. In effetti, la Premio Nobel trascorse in questo Paese tre settimane nel 1918, ma sono poche le fonti che fanno riferimento a questo viaggio. Si è scritto molto sulle sue due spedizioni negli Stati Uniti, in Brasile o in Spagna, si è parlato di visite nei Paesi Bassi e a Bruxelles, mentre il suo viaggio in Italia è rimasto sempre un tema inesplorato. Fu a causa della guerra in corso che la spedizione del Premio Nobel si svolse senza particolare risonanza.
Come nasce quindi l’idea della visita di Maria Skłodowska in Italia? Verso la fine della Prima guerra mondiale, la Francia comincia a esaurire il radio e la sua “emanazione” (ovvero il radon, un elemento radioattivo che si forma spontaneamente dal decadimento del radio), che veniva utilizzato, tra l’altro, negli ospedali da campo. Madame Curie decise pertanto di recarsi presso le sorgenti termali italiane, ricche di quel prezioso elemento radioattivo, da dove sarebbe stato relativamente facile e veloce trasportarlo in Francia. Tra l’altro, le sostanze radioattive naturali erano già all’epoca oggetto di ricerca in Italia, la difficoltà, tuttavia, stava nel loro isolamento per l’utilizzo pratico. È il motivo per cui i massimi scienziati italiani, guidati dal professor Vito Volterra, invitano più volte Madame Curie nel Bel Paese, nella speranza di poter ricevere conferma delle scoperte fatte fino ad allora, di potersi confrontare, di trovare nuove fonti di questi elementi e di individuare i modi per estrarli. La visita si svolse nel 1918 quando Skłodowska-Curie arrivò a Pisa su invito di Raffaello Nasini, professore di chimica all’Università di Pisa. Il primo passo fu quello di controllare l’apparecchiatura fornita dall’ateneo per la missione di ricerca. Dopo aver verificato la sua idoneità alle misurazioni previste, la scienziata, accompagnata dal giovane assistente di Nasini, Carlo Porlezza, partì per un lungo viaggio attraverso il Bel Paese.
Trascorse i primi giorni in intensa attività di ricerca in Toscana. Visitò prima i Bagni di San Giuliano, a pochi chilometri da Pisa, per testare sul campo le apparecchiature disponibili. I test riuscirono alla perfezione e confermarono la notevole radioattività di quelle acque sorgive. Da qui, insieme a Porlezza, Skłodowska partì per la vera missione scientifica alla ricerca di altre possibili fonti di sostanze radioattive. Il 1° agosto giunse a Bagni di Montecatini, le cui acque erano celebri per le loro proprietà benefiche “sul fegato e sulle budella”. Con Nasini e Porlezza misurò la radioattività delle acque termali del Tettuccio. In Toscana visitò anche Larderello, località nota per il suo particolare paesaggio caratterizzato dalla presenza di colonne di vapori bianchi dei soffioni boraciferi. È interessante notare che questi fenomeni naturali, già conosciuti all’epoca di Dante Alighieri, ispirarono il poeta nel descrivere i paesaggi… infernali!
Quindi la spedizione si diresse verso il sud dello Stivale. Da Napoli gli scienziati raggiunsero Ischia per effettuare le misurazioni della radioattività in diversi punti dell’isola, noti da centinaia di anni per le loro proprietà terapeutiche. A Lacco Ameno, il 7 agosto Skłodowska analizzò le acque delle Terme Regina Isabella. L’isola si rivelò un luogo particolarmente ricco in emanazioni radioattive del radio, non solo delle acque, ma anche del terreno e persino dell’aria. Oggi qui si trova uno dei principali centri di cura e soggiorno a livello internazionale. La seguente meta della missione scientifica fu l’isola di Capri, dove furono prelevati altri campioni. Al ritorno verso il Nord, la Premio Nobel si fermò brevemente a Roma, dove strinse alcuni contatti professionali.
La tappa successiva della visita furono gli impianti militari di raggi X vicino a Padova, dove poche settimane prima si erano svolti dei combattimenti. La scienziata li confrontò con le strutture francesi mostrandosi soddisfatta dell’organizzazione di quelle italiane. In Veneto nell’area dei Colli Euganei invece l’equipe scientifica visitò le magnifiche sorgenti termali di Abano, Battaglia e Montegrotto verificando le misurazioni della radioattività delle loro acque, già effettuate in precedenza. Dopo una breve gita in motoscafo da Fusina a Venezia, Skłodowska si recò a Lurisia, dove non solo esaminò la fortissima “emanazione” di radon, ma raccolse anche campioni di autunite, che poi portò con sé in Francia per valutarne la quantità di radio presente. Una vera sorpresa attendeva gli scienziati nella grotta delle cave di Lurisia. Esaminando le rocce con apparecchiature dell’Università di Pisa, gli strumenti addirittura “bollirono”. Nella grotta, che oggi porta il nome dell’illustre scienziata, Madame Curie pronunciò la famosa frase: “Beaucoup de radium!”
Il viaggio si concluse il 18 agosto a Sanremo con una riunione e una prima sintesi della missione scientifica. Il giorno dopo, gli scienziati italiani accompagnarono la Premio Nobel alla stazione di Ventimiglia, da dove prese il treno per ritornare in Francia. Skłodowska-Curie mandò poi al professor Volterra il suo resoconto ufficiale del viaggio, insieme ai ringraziamenti per l’ospitalità italiana. Un anno dopo, inviò una lettera che oggi si trova al Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale dell’Università di Pisa, che accompagnava un campione di cloruro di radio, per la standardizzazione delle misure di radioattività nelle acque sorgive.
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Il filmato è disponibile in tre versioni linguistiche: polacco, italiano e inglese sul canale YT di PAN. Buona visione!