Ludwik Zamenhof (1859-1917) nacque in una multietnica e multilinguistica Białystok. Di origini ebree, Zamenhof aveva amici che parlavano yiddish, polacco, russo, ucraino, bielorusso, lituano e tedesco. Questo retroterra sociale e culturale ebbe un impatto sulla sua formazione: a 14 anni parlava già fluentemente molte di queste lingue. La sua sete di conoscenza gli venne però anche dalla famiglia e non solo dalla comunità in cui nacque. Il nonno fu docente di lingue straniere e il padre insegnò a Ludwik francese, geografia e tedesco. Il crogiolo linguistico che era Białystok all’epoca convise il giovane Ludwik che alla radice di molti conflitti tra gli uomini ci fossero proprio barriere di ordine linguistico. Quando aveva soltanto 10 anni scrisse e pubblicò un dramma teatrale intitolato La Torre di Babele o Tragedia in cinque atti, che partiva proprio da tali premesse. Fu allora che iniziò a sognare la creazione di un linguaggio universale che potesse abbattere queste barriere.
Il sogno cominciò a prendere forma concreta alcuni anni più tardi, quando con la famiglia si trasferì a Varsavia, dove frequentò le scuole superiori. Zamenhof pensava a un sistema linguistico basato su pochi solidi principi e con una grammatica semplice, senza eccezioni e con radici lessicali tratte da lingue romanze che riteneva fosero garanzia del successo del suo progetto. Il padre di Ludwik non fu d’aiuto al figlio, essendo convinto che le sue fossero iniziative velleitarie e un’assoluta perdita di tempo. Per questo motivo il giovane venne spedito a Mosca a studiare medicina. Dalla capitale dell’impero russo, che nel frattempo veniva attraversata da un’ondata di antisemitismo, si trasferì poi a Vienna. Tornato a casa al termine degli studi e divenuto oftalmologo, Ludwik si vide regalare dal padre un manuale di volapük, una lingua artificiale creata in quegli anni da un prete tedesco. Suo padre non si era ricreduto; semplicemente sperava che il figlio rimettesse la testa a posto una volta saputo che qualcun altro lo aveva anticipato nei suoi propositi. La strategia però non funzionò. Nel 1887, dopo diversi anni trascorsi a lavorare in un ospedale di Varsavia, Zamenhof si licenziò e grazie alla generosità del suocero riuscì a pubblicare un manuale di un nuovo linguaggio. Usò lo pseudonimo di Dr Esperanto (Dr Speranzoso).
La semplicità e utilità di questa nuova lingua artefatta fece sì che nel 1905 gli fosse attribuita la Legione d’Onore. Tra i primi libri tradotti in esperanto ci sono classici della letteratura polacca e russa come il Pan Tadeusz di Adam Mickiewicz e La Tormenta di Puškin. Oggi ci sono circa 30mila libri pubblicati in esperanto.
La visionarietà di Zamenhof non si fermò all’ambito linguistico. Egli tentò anche di creare un’unica religione universale, convinto che questo avrebbe posto fine alle persecuzioni e alle divergenze religiose. Questi suoi propositi non furono però molto supportati. Nel 1913 fu candidato al premio Nobel ma non lo ricevetta mai e morì soltanto quattro anni più tardi. Ancora oggi l’esperanto è la lingua inventata più popolare. Circa un milione di persone la parlano. Ovviamente non ha il ruolo di lingua franca oggi saldamente nelle mani dell’inglese ma ci sono molti appassionati che si riuniscono ancora in congressi annuali. Nel 2009, anno del 150° anniversario della nascita di Zamenhof, il congresso si svolse nella città natale di Białystok.