Se le nostre aspettative sui vaccini si avvereranno, avremo la possibilità di viaggiare più liberamente nei prossimi mesi. Sicuramente molti dei nostri lettori sceglieranno la loro destinazione turistica preferita, ossia l’Italia.
Devo avvertire, con dispiacere, tutte le persone che sognano di sospirare sotto il balcone di Giulietta a Verona, che la maggior parte di loro rimarrà delusa. Prima vi spetterà camminare lungo un passaggio, riempito di scritte tipo “io c’ero” e di dichiarazioni d’amore su cartoncini colorati, che vi porterà fino ad un piccolo cortile pieno zeppo di turisti chiassosi che tentano di procurarsi un po’ di spazio. Poi bisogna conquistarsi la possibilità di sfiorare il seno della statua di bronzo di Giulietta, riscaldato da altri mille tocchi, per far sì che l’eroina di Shakespeare ci garantisca la fortuna in amore. Tutto qui, 10 minuti di puro caos, e non penserete nemmeno per un attimo al romanticismo di quella storia. Almeno così era fino a poco tempo fa, ora probabilmente si dovrà aspettare il proprio turno in lunghe code.
Per rilassarvi e sbarazzarvi da questa sensazione di delusione, avete a vostra disposizione l’intera Verona, bella e pittoresca. Potete salire sulla collina di Castel San Pietro e visitare questo monumento oppure farvi un aperitivo sulla terrazza dell’albergo Due Torri. Tuttavia, vorrei portarvi in un posto magico a soli 19 km di distanza dal famoso balcone, ossia a Villafranca di Verona, dove si trova un vero e proprio “sesamo di Alì Babà” pieno di tesori, cioè il Museo Nicolis. Qui, essendo fuori dai sentieri battuti, non sarete sopraffatti dai turisti, ma dalla ricchezza di reperti esposti in mostra.
La filosofi a del museo è strettamente legata al mestiere della famiglia Nicolis, ovvero al raccogliere tutto ciò che gli altri buttano via e prepararlo per il riutilizzo. Nel 1934 Francesco Nicolis fondò un’impresa che si occupava del riutilizzo della carta straccia e la sua attività fu continuata dal figlio Luciano. La passione di Luciano era proprio quella di riportare i dispositivi al loro antico splendore, poiché sono essi a testimoniare tangibilmente l’ingegno umano e la determinazione nello scoprire e migliorare soluzioni tecniche che ci supportano nella nostra vita quotidiana. Il suo sogno di poter condividere queste collezioni con altri è diventato realtà nel 2000 quando sono state aperte le porte del Museo Nicolis. In una superficie di 6000 metri quadrati, gestita sin dall’inizio dalla figlia di Luciano, Silvia Nicolis, abbiamo a portata di mano oltre 100 biciclette, il doppio di moto e scooter, una ricca collezione di oggetti militari e dispositivi legati all’aviazione (tra cui 3 aerei completi). Le sale successive del museo contengono strumenti musicali, oltre 500 macchine fotografiche e videocamere vintage, un centinaio di macchine da scrivere e altrettanti volanti F1.
Tra le oltre 200 automobili eccelle l’unico esemplare al mondo di Lancia Astura MM Sport del 1938, costruita per Luigi Villoresi. La vettura, nella sua lunga e interessante storia, ha avuto anche una parentesi criminale, poiché veniva utilizzata per il contrabbando di orologi di lusso dalla Svizzera all’Italia. La macchina, dopo essere stata sequestrata dalla polizia, per anni rimase dimenticata in deposito, fino al giorno in cui la ritrovò proprio Luciano Nicolis. Fra le altre perle troviamo anche una Maserati A6 1500 di Evita Peron, una Alfa Romeo 6C 1750 GTC del 1931 rivestita in autentica madreperla e l’unico esemplare al mondo di Ansaldo Pf-1VA del 1906. Non tutti gli oltre 20 modelli Lancia collezionati da Nicolis fanno parte dell’esposizione permanente. Sono riuscito a vedere, a parte la già menzionata Astura, il modello Lancia Beta 20HP Runabout (Spider) del 1911 con due pedali dell’acceleratore, uno classico nella pedaliera e l’altro a forma di leva situato sul volante. Inoltre, ho potuto ammirare la rivoluzionaria nelle sue innovazioni tecniche (tra cui la prima carrozzeria monoscocca applicata in serie) Lambda VIII del 1928, la rarissima Lancia Fulvia Sport 1600 Zagato e una dozzina di altri esemplari non meno interessanti. Purtroppo, nonostante faccia parte della collezione della famiglia Nicolis, non ho visto la nostra Fulvia. E dunque, per quale motivo, descrivendo questo modello, mi riferisco al meraviglioso Museo Nicolis? La parola chiave è fanalone, cioè un enorme fanale esterno per illuminare la strada, che serviva da indicatore luminoso prima ai veicoli trainati da cavalli e poi alle automobili. Il museo di Villafranca vanta una gigantesca vetrina piena di bellissime lampade in ottone lucido di questo tipo, e appena vedrete la parte anteriore della Fulvia HF, capirete perché l’hanno soprannominata proprio “Fanalone”.
La prima Fulvia Coupé fu presentata a Torino nel 1965, diversamente dalla sagoma piuttosto grezza della Fulvia Berlina, Piero Castagnero creando la coupé si ispirò ai motoscafi Riva, il che si tradusse in un meraviglioso effetto di filigrana leggerezza. All’inizio degli anni ’60 la direzione della Lancia non era interessata allo sport, tuttavia alcuni appassionati, guidati da Cesare Fiorio, modificavano le vetture Lancia di serie per i rally. Fu così che nacque la Squadra Corse HF, un team di rally che chiamava le sue automobili HF [High Fidelity], per sottolineare che servivano al loro scopo con grande fedeltà. Il termine fu adottato dagli appena emersi lettori di musica stereo HiFi di alta qualità. Subito dopo le prime vittorie gli amministratori della Lancia, comprendendo le potenzialità di marketing di queste operazioni, decisero di finanziare il progetto sportivo Fiorio. La Squadra Corse HF, forse un po’ gelosa della Ferrari e della Lamborghini, o forse per aumentare il prestigio, si mise a cercarsi un logo, un animale che avrebbe rispecchiato al meglio le capacità delle loro auto. Fu così che il figlio del fondatore del marchio, Gianni Lancia, propose un elefante e la sua idea fu accolta con grandi sorrisi. Certo, l’elefante è grande, ma sicuramente non è né veloce né agile. Tuttavia, la spiegazione di Gianni fu convincente: “Quando l’elefante inizia a correre, non lo ferma più nessuno”. Di tutte le Fulvia Coupé prodotte, cioè di circa 140.000 esemplari, quelle con il timbro HF erano meno del 5%.
Negli ultimi 30 anni del Novecento la Lancia era un gigante delle corse e le sue automobili dalla Fulvia alla Stratos, dalla Lancia 037 alla Delta Integrale, vinsero tutti i rally più importanti. A questi successi contribuì in modo determinante “il Drago” Sandro Munari, uno dei piloti di rally di maggior successo nel mondo. Proprio al volante della Lancia Fulvia 1.6 HF vinse il prestigioso Rally di Monte Carlo nel 1972 (fu il primo italiano a conquistare questa corsa) e negli anni 1975-77, al volante della Lancia Stratos, ripeté questo successo altre tre volte. Quando nel 1977 la FIA iniziò a segnare punti ai singoli piloti, oltre alla classifica dei costruttori, fu Sandro Munari a diventare il primo campione del mondo rally. Visto che non è una rivista automobilistica, mi permetto di saltare i dettagli tecnici di questa fantastica macchina. Tuttavia, grazie a essi, la vettura riuscì a competere con le migliori auto di quei tempi vincendo spesso. Dal 1966 al 1974 l’auto vinse più di 50 rally e oggi è un “must have” per ogni collezione che si rispetti. Nella parte successiva della storia dei collezionisti, cercherò di portarvi in alcuni garage e hangar interessanti, però adesso diamo un’occhiata alla mia vetrina. Nel 2018 la rivista automobilistica britannica “Octane” ha conferito al Museo Nicolis il titolo del “Miglior Museo dell’Anno”, allora anche io dopo lunghi sforzi sono riuscito a ottenere il modello presentato oggi. Il team di AUTOart l’ha realizzata perfettamente. Il dimensionamento accurato, i bellissimi dettagli, il dipinto storico che fa riferimento alla vittoria di Munari nella 41esima edizione del Rally di Monte Carlo, mi hanno spinto a posizionare questa piccola opera d’arte su una piattaforma rotante in modo che possa essere ammirata da tutti i lati… compreso il telaio.
Ogni volta quando vedo i suoi fanaloni, ho l’impressione che sia un faro indicante la direzione per tutta la mia collezione. C’è anche un rammarico che i vertici della Lancia non abbiano un simile “faro” e che oggi lascino questo vittorioso marchio affondare lentamente.
Anni di produzione: 1966-73 [solo versioni HF]
Esemplari prodotti: 6265 esemplari [come sopra]
Motore: V-4 11°
Cilindrata: 1584 cm3
Potenza/RPM: 114 KM / 6000
Velocità massima: 200 km/h
Accelerazione 0-100 km/h (s): 8,5
Numero di cambi: 5
Peso proprio: 900 kg
Lunghezza: 3935 mm
Larghezza: 1570 mm
Altezza: 1330 mm
Distanza interasse: 2330 mm
foto: Piotr Bieniek
traduzione it: Sylwia Gąska