Galli colorati, tradizionali motivi popolari ritagliati a mano in carta, mischiati con il Palazzo della Cultura, Barbie e hipster. I ritagli folk modernistici di Kasia Kmita conquistano le gallerie europee e l’artista è entrata nel finale del prestigioso concorso internazionale Arte Laguna a Venezia.
La tua versione del ritaglio folk polacco ha riscosso moltissimo successo in Italia.
Sì vero, le mie opere piacciono all’estero, sono accolte molto bene. Sono stata davvero contenta di poter partecipare al Premio Arte Laguna a Venezia è stato un riconoscimento enorme. Il ritaglio è un elemento tratto dalla tradizione polacca e il suo collegamento con i motivi della cultura pop li rende comprensibili anche al di fuori della Polonia. Non so esattamente come la vedono gli italiani, se sanno che il ritaglio è una nostra forma d’arte polacca, di ?owicz. Per me è una miscela di tradizione e modernità, di cultura polacca con quella dell’Europa Occidentale, a cui ormai apparteniamo tutti e da cui siamo sempre meno diversi.
Il ritaglio è prettamente polacco, un po’ folk e un po’ moderno.
Siamo nell’Unione Europea con molti altri paesi e certamente tutti vogliono distinguersi dagli altri e mantenere la loro unicità e tradizione, soprattutto ora. Quando iniziavo a fare le prime opere basate sul ritaglio nel 2004, i polacchi dovevano ancora farsi conoscere all’Ovest e un po’ si vergognavano di questo stile folk. Ma io sentivo che entrando in Europa non dobbiamo avere imbarazzo nel mostrare quello che costituisce la nostra originalità. Questo tipo di arte veniva realizzato nelle campagne polacche, con cura dei dettagli ed era visualmente bellissimo. Non è un’arte da nascondere ma al contrario c’è da andarne fieri. L’imbarazzo a mostrare in nostro folklore pian piano sparisce. Basta menzionare il padiglione polacco all’EXPO a Pechino, che è stato fondato proprio sulla tecnica del ritaglio. Questi motivi appaiono perfino sui bicchieri ad Empik. Sono entrati nella cultura pop.
Anche le tue opere trattano di cultura pop. Nella serie “Must Have It” tocchi la questione dei cambiamenti estetici avvenuti in Polonia dopo il 1989. Tu come li vedi?
Sono nata nel 1972 e quindi mi ricordo molto bene il comunismo, soprattutto il grigio e il semplicismo che ci circondava. E i nostri sogni, sia dei bambini che degli adulti, di una vita normale, senza frontiere, con accesso agli stili di vita contemporanei. Mi ricordo la mia collezione di lattine di bibite dolci portate dall’Ovest, o di sacchetti di plastica. Cercavo gli indirizzi di persone che potevano mandarmi gli adesivi dalle bottiglie di Coca Cola: erano simboli dell’Ovest, che sembrava un mondo distante, migliore. Questi oggetti erano i sostituti dell’Ovest. La Polonia è cambiata moltissimo, è totalmente diversa da quella che mi ricordo dall’infanzia. Non ci sono più frontiere che una volta erano molto chiare. C’è stata una svolta enorme, anche visuale, e io ho la possibilità di raccontarla tramite le immagini.
Come colleghi la forma tradizionale d’arte popolare con l’estetica contemporanea?
L’arte popolare, come appunto il ritaglio, danno secondo me la migliore possibilità di esprimere i cambiamenti che ha subito la Polonia. Nel passato quando pensavamo alla Polonia vedevamo galli, campi e fiori. Oggi pensiamo ai giovani vestiti, alle città coperte da graffiti. Al posto dei galli abbiamo i simboli contemporanei: pubblicità e loghi. Le mie opere illustrano il mondo che cambia, da grigio in colorato.
Le tue opere sono piene di gioia, guardandole ci sentiamo bene. È intenzionale?
È la gioia del cambiamento. Perchè tutto è cambiato: la gente, le vie, le abitazioni, la consapevolezza, anche quella estetica.
La tecnica del ritaglio l’hai imparata in campagna? Hai studiato l’arte popolare?
Cerco di trasformare il ritaglio tradizionale in una forma più moderna. Da bambina amavo la Cepelia [negozio con articoli di artigianato polacco – N.d.T.]: mi incantavano i colori, l’unicità di ogni oggetto e il fatto che era fatto a mano. Apprezzo il lavoro artigianale che accompagna sempre l’arte popolare. Il ritaglio l’ho imparato da sola, non imito quelli di ?owicz, ne prendo solo l’ispirazione. Non mi affeziono troppo alla tecnica, penso all’effetto generale che voglio ottenere e vado oltre i limiti dell’artigianato: voglio creare una qualità nuova. Tutto viene fatto a mano, proprio come un dipinto. Sullo sfondo nero sovrappongo i motivi ritagliati di carta colorata, che disegno da sola e ritaglio con le forbici. Così come si mischiano le vernici, io scelgo i pezzi di carta: per me sono macchie di colore, come sui dipinti. Anche la carta la preparo da sola, ricoprendola di vernice acrilica. Mi sono laureata in pittura e le tecniche che uso derivano dagli studi.
Alla mostra finale del Premio Arte Laguna hai presentato l’opera “Uomini”. Di cosa parla?
È un personaggio maschile moltiplicato che costituisce un gruppo. È la nuova generazione dei polacchi che mi piace molto perchè non ha nessun background negativo. Sono aperti, conoscono le lingue, vivono come i loro coetanei dell’Ovest, senza disagi e senza complessi. Il mondo gli offre delle possibilità infinite e loro le sfruttano in pieno. Possono prendere l’aereo per andare in Italia, mangiare una pizza e tornare lo stesso giorno.
Sei invidiosa?
No, sono contenta di poter osservare il fenomeno e sfruttare tutte queste opportunità anche personalmente. Mi piace il fatto che mi ricordo come era prima, grazie a questo posso apprezzare ciò che ho oggi. Sono consapevole dei cambiamenti, cambiamenti positivi, e non voglio tornare al passato.
Ultimamente hai passato un po’ di tempo a Venezia. C’e qualcosa in Italia che ti piace particolarmente?
Mi ci sento a mio agio. Qui si trovano le radici dell’Europa, i primi semi della cultura, della lingua, dell’arte. Il mondo italiano è pieno di bellezza: arte, moda, architettura. È un mondo che forma le menti particolarmente sensibili nel senso estetico. In Italia c’è una grande sensibilità: non a caso è un paese di moda e macchine belle. A Venezia si fa fatica a trovare qualcosa di brutto, anche le parti un po’ rovinate hanno il loro fascino. Tutto è estetico: la gente, gli edifici, il cibo.
Venezia è bellissima e affascinante. Mi piace soprattutto di notte, senza i turisti, quando la gente dorme e si può sentire la città autentica. Anche Firenze è meravigliosa. Andare a Roma è un mio sogno: non ci sono ancora mai stata. Amo il cinema italiano e l’idea della Dolce vita: il godersi la vita. Ho l’impressione che gli italiani da generazioni traggono la loro forza dalla bellezza che li circonda, è una cosa radicata nel profondo del loro subconscio. E proprio per questo che la cultura è cosi importante: migliora la qualità di vita e cambia l’approccio all’esistenza dell’uomo.