Zieliński apre i conti, Szczęsny chiude la porta e poi Lewandowski la gara. Mercoledì con l’Argentina la terza e decisiva partita
Tre punti davvero esaltanti per i biancorossi contro la formazione Saudita che all’esordio, con grande sorpresa ma merito, aveva scottato l’Argentina (non la carne ovviamente bensì Messi & Co.). C’erano tutte le insidie possibili in questo match per i polacchi, reduci dall’agrodolce pareggio col Messico: nonostante il rigore sbagliato, come ho già scritto e intendo rimarchiare a fuoco ora, quel punto è stato un vero affare, vista la pericolosità avversaria mostrata. Soprattutto se poi in questa seconda giornata, nella sfida tutta del continente americana, hanno prevalso come da pronostico collettivo (stavolta azzeccato) e con lo stesso risultato di due reti a zero quelli più a Sud. E con due facili calcoli è lampante come il destino sia ora tutto nelle mani della Polonia, padrona del proprio fato dall’alto dei suoi 4 punti, con anche la possibilità di un mezzo passo falso se dall’altra parte … No. Io sogno in grande e voglio quel primo posto (anche se c’è addirittura il rischio di non …. No.).
La partita con l’Arabia Saudita. Che dire. Qualche aggiustamento nello scacchiere di Michniewicz, ma sempre la metà più uno di pedine italiche, stavolta con Milik in luogo di Zalewski (non tatticamente ma su un puro piano “patriottico”). Spoiler nella linea temporale di questo articolo, dentro anche Piątek proprio per Arek a secondo tempo inoltrato, con otto belpaesani dunque ad aver assaggiato, o divorato, il campo (ancora out per ovvie ragioni, ovvissime con altro spoiler, il secondo portiere Skorupski e il centrocampista della Viola, purtroppo lì ottimamente abituato alla panca, Żurkowski). A sbloccare la gara a ridosso dell’intervallo, non per la legge dei grandi numeri ma per la legge dei fenomeni, è ovviamente un nostrano, Pietrino Zieliński, con una bordata micidiale di controbalzo che sarebbe potuta finire in qualche distesa sabbiosa retrostante se mal impattata… ma parliamo di un giocatore sopraffino. È un grande gol, su assist del capitano.
Si può star tranquilli e chiudere il primo tempo comodamente? Sì e no. No perché arriva un rigorino per l’Arabia Saudita, sì perché in porta c’è un muro di nome Wojcech Szczęsny: bella la parata del guardiano juventino sul tiro dagli undici metri per carità (e utile!), ma quella sulla ribattuta non ha un senso. Mostruoso. Meno male che stavolta sul tabellino/mio stomaco nella foto dell’articolo il segno del penalty sbagliato accompagna un avversario e non Lewa che, salto temporale non lontano dal novantesimo, si iscrive alla storia con il gol del 2-0, il suo primo sigillo in un Mondiale, mandando così in estasi il popolo biało-czerwony. Molto bene la difesa avversaria nella circostanza, rivedibile a dire poco, anche se si sconsiglia caldamente un’eccessiva dose di replay di quel liscio. Vedere e rivedere invece le lacrime dopo la rete di Lewandowski, che si è tolto un macigno metaforico dal groppone, travolto poi invece subito dopo da un macigno fisico di compagni, pronti ad abbracciarlo, convinti tutti insieme ora più che mai di non porsi davvero limite in questo sogno. Dai ragazzi!