La mia Roma segreta

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Si dice che per visitare Roma non basti una vita. E non si può non essere d’accordo se si pensa che la Città Eterna di oggi è il risultato di almeno 30 secoli di storia. Un succedersi ininterrotto di fondazioni, rifacimenti, parziali distruzioni e riadattamenti, ristrutturazioni, modificazioni e riconversioni, in un continuo mescolarsi e sovrapporsi di uno strato sull’altro durato 3000 anni!  E tutto questo in barba a ogni idea di piano regolatore. Anzi, forse proprio grazie a questa assenza di regole (ma non diciamolo a voce alta!) che presiedessero al suo sviluppo urbanistico per la maggior parte della sua storia, la Roma di oggi deve molto del fascino che emana a ogni angolo, di quell’atmosfera irripetibile, di quel senso di abbacinante sorpresa che s’impossessa del visitatore colmandolo di una stupefazione che molti hanno giurato essere equiparabile alla cosiddetta “sindrome di Stendhal”.

Per tutto questo ritengo sia impossibile consigliare come e cosa visitare della città anche a chi metta piede nell’Urbe per la prima volta, figuriamoci voler pretendere di suggerire un percorso a chi Roma la conosca già, più o meno bene. Troppi i filoni tematici che si dipanano, intrecciandosi e compenetrandosi, troppe le epoche e gli stili che si susseguono, troppe le anime che convivono una accanto all’altra, per poter sperare di riuscire a sintetizzarla efficacemente in una manciata di monumenti. Certo, volendo si può. I giapponesi, che visitano dieci capitali europee in dieci giorni, pare riescano a fare il tour di Roma in mezza giornata.

Io stesso, quando nel 2004 curai per il Touring Club Italiano una guida tascabile di Roma, nelle due pagine introduttive al capitolo delle visite, per precise esigenze editoriali, dovetti esibirmi nel difficile esercizio sadomasochistico di segnalare al turista frettoloso i 10 monumenti più importanti, quelli cosiddetti “da non perdere”. Scelsi allora (in ordine alfabetico): Castel S. Angelo, Campidoglio, Colosseo, Foro Romano, Pantheon, Piazza Navona, Fontana di Trevi, Trinità dei Monti, Vaticano e Villa Borghese.

[cml_media_alt id='113327']OLYMPUS DIGITAL CAMERA[/cml_media_alt]Spero di non doverlo fare mai più: mi sanguina ancora il cuore solo a pensarci. E non perché questi non siano i 10 monumenti ‘oggettivamente’ più importanti di Roma, fossi costretto, probabilmente ripeterei la stessa scelta, mettendo solo, al posto di Villa Borghese, l’Auditorium Parco della Musica. Non dovendo rispettare gli angusti confini di una gabbia editoriale, ma potendo dare liberamente dritte a chi visiti Roma (non importa se per la prima o l’ennesima volta; tanto ai 10 monumenti da non perdere elencati sopra prima o poi ci si va a sbattere comunque, non c’è bisogno neanche di consigliarli!) consiglierei un percorso ‘sfizioso’, del tutto eterodosso, solo in apparenza marginale, ma che invece a mio parere consegnano al visitatore curioso buone chiavi per comprendere più a fondo la città. Scommettiamo?

Case romane del Celio: sotto la basilica dei Ss. Giovanni e Paolo, una ventina di ambienti restituiscono antichi spazi abitati a lungo e affrescati con pitture databili fra il III secolo d.C. e l’età medievale. Entrando, si prova quasi la stessa stupefatta emozione dei personaggi del film di Federico Fellini “Roma” quando accedono ai saloni romani affrescati scoperti dalla talpa meccanica che scava il tunnel per la metropolitana. Ricordate? Usciti dalle case romane, risalite il suggestivo Clivio di Scauro  per esplorare il Celio. Su questo lato ancora verdissimo come era nell’800, con vigneti e frutteti oggi in parte inglobati nel parco di Villa Celimontana, e costellato di chiese che conservano preziose testimonianze paleocristiane e bizantine: S. Maria in Dominica, S. Stefano Rotondo e, poco lontano dal Colosseo, la chiesa di S. Clemente, che racconta le stratificazioni storiche che hanno interessato la città (una chiesa duecentesca con facciata barocca sorta su una basilica paleocristiana a sua volta eretta su costruzioni romane)…

[cml_media_alt id='113328']roma (12)[/cml_media_alt]Chiesa dei Ss. Quattro Coronati: sempre sul Celio, dietro un aspetto esteriore di arcigna fortezza si cela uno scrigno colmo di tesori, fra cui una splendida pavimentazione medievale, un ciclo di affreschi duecenteschi che raccontano la leggenda di Costantino e un chiostro fra i più belli di Roma. Un angolo rimasto intatto come in un acquerello di Ettore Roesler Franz, con il Colosseo che, oggi come allora, fa capolino giù in fondo alla discesa.

Cripta Balbi: in via delle Botteghe Oscure 31 uno straordinario allestimento museale, sezione del Museo Nazionale Romano, illustra con grande efficacia il mutare dello spazio urbano sullo stesso sito nel corso di 15 secoli, dall’epoca di Augusto al Cinquecento.

Aventino: un’autentica oasi di pace fra i chiostri e i giardini delle chiese di S. Sabina, S. Alessio e S. Anselmo. Bella la veduta che si apre sulle anse del Tevere dal giardino degli aranci dietro la chiesa di S. Sabina, da dove una strada incastonata fra alti muri di orti scende ripida verso il fiume in direzione del Foro Boario e dell’Isola Tiberina.

Testaccio: in questo quartiere, sfondo dei film di Ferzan Ozpetek, si può respirare ancora l’anima popolare romana, ormai perduta a Trastevere e Campo de’ Fiori invasi e snaturati dai turisti. Sempre qui, intorno al celebre Mattatoio, attivo fino a pochi anni fa, si è sviluppata, e continua a essere servita nelle sue trattorie, la cucina romana più autentica, che come è noto fa uso di frattaglie e tagli di carne poco nobili (pajata, coda alla vaccinara).

Piazza Mattei: nel cuore dell’ex ghetto ebraico, nei cui ristoranti si possono ancora degustare i superbi “carciofi alla giudìa”, si apre una quieta piazzetta segreta con un paio di bei locali dove trascorrere le dolci sere estive romane sorseggiando vino dei Castelli cullati dallo scrosciare della deliziosa fontana delle Tartarughe.

Giardini di Villa Aldobrandini: in fondo a via Nazionale, svoltate a sinistra in via Mazzarino, salite le scalette che si aprono nell’alto muraglione e vi ritroverete in un sorprendente giardino pensile che domina la chiesa dei Ss. Domenico e Sisto, la Torre delle Milizie e i Mercati Traianei, con una vista che si arriva fino all’Altare della Patria.

San Luigi dei Francesi: non lontano da Piazza Navona, dietro forme poco appariscenti si celano tre fra le più belle tele di un grande protagonista del barocco romano: Caravaggio.

Quattro Fontane: nei pressi del Quadrivio delle Quattro Fontane si trovano alcune chiese che più di tutte riassumono l’essenza del barocco romano maturo. In via XX Settembre, la chiesa di S. Maria della Vittoria, ospita una delle opere-simbolo di questo stile: il gruppo scultoreo di “S. Teresa trafitta dall’amore di Dio” di Gian Lorenzo Bernini. E, poco più giù, in via del Quirinale, uno accanto all’altro, i gioielli dei due più grandi architetti rivali di questa straordinaria stagione artistica romana: S. Carlo alle Quattro Fontane di Francesco Borromini, e S. Andrea al Quirinale di Bernini. Entrambe di piccole dimensioni, costrinsero gli architetti a dare il meglio di sé per sfruttare l’esiguo spazio con artifici illusionistici e sapienti giochi di volumi concavi e convessi.

Gianicolo: vale la pena inerpicarsi sul colle alle spalle di Trastevere per abbracciare con uno sguardo il più vasto e maestoso panorama di Roma, immortalato da miliardi di foto e decine di film: tutta la Città Eterna ai vostri piedi come in un plastico.