Architetto di professione, acquerellista e viaggiatore di passione, Janusz Roguski è l’autore di oltre 300 acquerelli che raccontano l’architettura italiana. Uno di questi lo possiamo apprezzare sulla copertina di questo numero di Gazzetta Italia.
“Nella vita privata era soprattutto molto simpatico, originale e sensibile. Era appassionato della vita, molto esigente con sé stesso e con la sua famiglia. Alle persone che aveva intorno trasmetteva la sua passione e dedizione verso l’arte”, così lo ricorda la figlia, Joanna, italianista e proprietaria della piccola casa editrice Pointa. Una casa editrice che è come un filo conduttore che unisce il passato con il presente perché fu il sogno nel cassetto mai realizzato del nonno Henryk Roguski, un libraio nella Varsavia prima della guerra. La concretizzazione di un sogno ha permesso di realizzarne un altro, quello di pubblicare il volume “La mia Italia” con gli acquerelli di suo padre Janusz Roguski, libro che ha regalato al padre in occasione del suo ottantesimo compleanno. Grazie a questa pubblicazione si possono apprezzare tanti dettagli dell’architettura italiana, dipinti con delicatezza e precisione meticolosa. Forse per qualcuno possono essere l’ispirazione per scoprire questi paesaggi colti dalla mano dell’architetto.
Roguski adorava viaggiare, con la moglie Nina hanno visitato mezzo mondo ma era l’Italia il luogo dove più amava tornare. Durante gli studi alla facoltà di architettura del Politecnico di Varsavia, non era possibile visitare i luoghi amati, li guardavano solo sulle pagine dei manuali. Ma appena aprirono i confini i Roguscy iniziarono subito le loro esplorazioni. Con la tenda e in condizioni modeste viaggiavano per ammirare la bellezza dell’architettura e della storia dell’arte. Tutti e due hanno sempre sottolineato che vedere dal vivo le opere che prima avevano ammirato solo attraverso le foto dei libri è stata un’emozione molto forte. Quando erano nei loro sessant’anni decisero di studiare l’italiano. Fecero le valigie e partirono per Roma dove per tre mesi studiarono la lingua all’Università per stranieri. Tutti i giorni percorrevano a piedi i cinque chilometri che dividevano la casa dall’Università per apprezzare appieno la bellezza della Città Eterna.
La passione per l’arte e l’architettura italiana pian piano stimolarono il desiderio di rappresentarle su un foglio di carta. Le prime lezioni di disegno Janusz Roguski le fece al Politecnico ma a dipingere gli acquerelli cominciò solo nel 2004, facendosi immediatamente assorbire da questo nuovo hobby. “Dipingeva di solito seduto su un muretto o su uno scalino oppure, dopo i primi schizzi, nel suo studio di casa. Durante il lavoro spariva in un’altra dimensione, probabilmente lì dove sentiva il profumo delle pietre calde e dei secoli della storia passata”, ricorda Joanna. Dipingendo prestava attenzione ai minimi dettagli, la possibilità di poter mostrare le perle dell’architettura italiana dal suo punto di vista lo rendeva semplicemente felice. Come dice l’autore stesso nella prefazione dell’album “La mia Italia”: “Le piccole città italiane incantano con la loro bellezza ed armonia ed io cerco di trasmettere queste emozioni nei miei acquerelli.”
Ha dipinto solo in Italia, nessun altro paese ha destato in lui il desiderio di una simile espressione artistica. In tutto ha creato oltre 300 opere, alcune a marzo del 2009 sono state presentate in mostra all’Istituto Italiano di Cultura a Varsavia. Per Roguski l’approvazione da parte degli ospiti è stata una forte emozione anche perché non aveva mai pensato di presentare al pubblico i suoi lavori.
La tragica ironia della sorte fece sì che la sua così amata Italia, che era diventata parte della sua vita, fu anche il motivo di una grande sofferenza. Nel 2013 durante il viaggio annuale a sciare nelle Dolomiti, Roguski ebbe un grave incidente che lo paralizzò completamente dal collo in giù. L’incidente gli impedì di dipingere e cambiò completamente la sua vita, che fino ad allora era piena di energie e passioni. Nonostante tutto, il suo amore per la cultura, l’arte e l’architettura dell’Italia non era mai cambiato e sempre con una grande gioia ritornava con lo sguardo alle miniature italiane immortalate con il suo pennello. Si è spento nel novembre del 2016.
Negli ultimi anni una volta, durante le lunghe chiacchierate tra padre e figlia, Roguski le disse di voler lasciare una traccia di sè ed essere ricordato. Grazie alla dedizione assoluta di Joanna, il suo sogno si sta avverando.