Il vino, un miracolo che continua

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Il vino, da oltre seimila anni, accompagna l’Umanità ed è indissolubilmente legato alla nascita della civiltà e ne è da sempre testimone dei progressi sociali, storici e filosofico-religiosi.

Eppure il vino viene prodotto ancora oggi come millenni fa, certo con nuove impostazioni tecniche e con migliori interventi sulle piante oltre che con una maggiore attenzione all’ambiente, ma sostanzialmente i processi chimici e fisici che portano il frutto della vite ad essere coltivato, spremuto, fermentato, decantato e imbottigliato per riposare in vari tipi di recipienti sono gli stessi da sempre.

Sui pendii del Caucaso, tra le attuali Georgia e Armenia, sono stati trovati i primi reperti della vite coltivata, nelle vicinanze del monte Ararat. In seguito la vite si diffuse verso il Mediterraneo orientale, Israele, Egitto e Grecia oltre che viaggiare nelle navi fenicie fino alla Spagna e in tutte le coste del Mediterraneo. La grande considerazione che il vino ebbe da sempre è indiscutibile, basti pensare che nella Bibbia la parola “vino” è citata 327 volte, la parola “vigna” 228 volte, 17 volte “torchio e 13 volte “tralcio”.

Le colonie greche furono decisive per l’espansione della vite e la produzione di vino esportando le tecniche di coltivazione nell’Italia meridionale (la cosiddetta Magna Grecia) dove gli Etruschi già coltivavano la vite più a nord, tra le attuali Lazio e Toscana. L’espansione dei Romani fu decisiva per la diffusione del vino in tutto il mondo allora conosciuto poiché gli uomini e le popolazioni, spostandosi, portano con sé ciò che serve, ciò che sanno fare e quello che può dare conforto in una esistenza certo non sempre facile a quei tempi.

In seguito il vino ebbe alterne fortune, legate alle carestie e alle pestilenze, alle piccole glaciazioni e alle guerre che percorsero tutto l’alto e il basso Medioevo, arrivando a competere con le nuove bevande e distillati comparsi dopo la scoperta delle Americhe. Nonostante tutto però il frutto della vite non ha perso la sua natura quasi “miracolosa” di dono della natura all’Uomo perché nel prodotto finito, dentro al calice, è presente e si può ritrovare la storia di un territorio (le radici della vite possono sprofondare per molti metri) e donare ai nostri sensi la “fotografia” di un luogo e di un paesaggio unici perché uniche sono le condizioni del suolo e del sottosuolo, climatiche e stagionali che vengono esaltate dal vitigno e dalla sapiente opera umana.

Con queste premesse è naturale pensare all’Italia come a un Paese enormemente ricco di varietà e di stimoli sia per la sua conformazione geografica che comprende molti tipi di clima che per la sua Storia di Civiltà variegata e frenetica, dolorosa a tratti ma ineguagliabile anche nelle vicende del vino. Per tutti questi motivi quella del vino è un’esperienza totalizzante, che coinvolge tutti i nostri sensi fisici ma anche la memoria, la nostalgia, la curiosità, l’incontro tra le persone e il rispetto del nostro mondo. Credo fermamente che il vino possa a pieno titolo definirsi uno “strumento di Pace”.