Il viaggio al centro di “Bieguni” di Olga Tokarczuk

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Verso la metà del romanzo “Bieguni”, Olga Tokarczuk chiede al suo lettore di avere pietà nei confronti di chi ha l’inglese come propria lingua madre: “Non possono fare affidamento su nulla nei momenti di dubbio. Come devono sentirsi persi in un mondo in cui tutte le istruzioni, i testi delle canzoni più stupide immaginabili, gli orribili pamphlet e brochure – persino i pulsanti dell’ascensore! – sono nella loro lingua privata, accessibile a tutti e a tutto!”. E’ una provocazione tipica per Tokarczuk, che è stata recentemente insignita del Man International Booker Prize per il suo romanzo “Bieguni”. La pubblicazione in lingua originale risale ormai al 2007 e c’è voluto un decennio prima che il libro venisse pubblicato in lingua inglese, nella traduzione dell’americana Jennifer Croft (una traduzione in italiano, edita da Bompiani, sarà pubblicata nel prossimo futuro).

Bieguni nasce in un periodo in cui viaggiavo molto” spiega l’autrice. Lo si può definire un mosaico postmoderno di tutte le cose in movimento, dagli oggetti di igiene personale che si portano in viaggio al sangue in circolo nel corpo umano. Confini nazionali, emotivi, temporali vengono oltrepassati. Il narratore semiautobiografico stesso è un vagabondo, ha un’intima familiarità con i ritmi del viaggio, il tedio aeroportuale, le conversazioni passeggere. I suoi pensieri collegano il mistero di un uomo la cui moglie e il cui figlio scompaiono durante una vacanza, il resoconto di come gli amici di Chopin riportarono il suo cuore in Polonia e la leggenda popolare di Philippo Verheyen, un anatomista fiammingo di cui si narra che dissezionò la sua stessa gamba dopo l’amputazione.

La linea di confine tra fatto e finzione è intenzionalmente offuscata. “In Europa centrale non usiamo una narrazione lineare classica perché non abbiamo una storia di quel tipo. La nostra percezione è differente. La Polonia è stata una potente nazione che è scomparsa dalle cartine geografiche dell’Europa per più di 100 anni con le spartizioni, e poi occupata dai nazisti e dai russi… Spariamo e ricompariamo, e non ci fidiamo di ciò in cui ci viene detto di credere”.