Tex Willer, l’indomito ranger del Texas creato nel 1948 da Gianluigi Bonelli e Aurelio Galeppini, è uno dei personaggi più importanti e iconici della storia del fumetto italiano. Tra le centinaia di episodi pubblicati nel corso dei decenni, realizzate da innumerevoli scrittori e disegnatori, quello più cult rimane a tutt’oggi “La valle del terrore”, una storia di oltre 200 pagine scritta da Claudio Nizzi e disegnata da Roberto Raviola, meglio noto come Magnus.
Il grande fumettista italiano nacque a Bologna nel 1939. Dopo gli studi all’Accademia delle Belle Arti bolognese lavorò come illustratore e grafi co; proprio in quegli anni iniziò a usare lo pseudonimo “Magnus Pictor”, abbreviato poi in “Magnus”. Tra il 1964 e il 1975 collaborò con lo sceneggiatore Luciano Secchi, alias Max Bunker, realizzando con lui alcune delle più importanti serie a fumetti italiane: “Kriminal”, “Satanik” e “Alan Ford”. La seconda fase della carriera di Magnus iniziò a metà anni Settanta, quando decise di scrivere lui stesso le proprie storie. Nacquero così fumetti, spesso rivolti a un pubblico adulto, in cui Roberto Raviola esplorava i generi più disparati, come thriller, horror, erotismo, grottesco, fantasy e fantascienza. Mancava solo un genere, forse quello più radicato nella tradizione del fumetto popolare italiano: il western.
Nel 1989 l’editore Sergio Bonelli affidò all’artista la realizzazione di un episodio delle avventure di Tex, da pubblicare nella serie “Tex Albo Speciale”, nata l’anno prima: si tratta di volumi speciali, pubblicati a cadenza annuale, comunemente chiamati “Texoni” per via del grande formato e del numero di pagine più ampio rispetto alla serie mensile. Magnus, disegnatore da sempre estremamente preciso e certosino, vedeva il lavoro su “La valle del terrore” come una grande sfi da, dato lo status leggendario del personaggio di Tex. I tempi di realizzazione del volume, inizialmente fissati a tre anni, si allungarono sempre di più e il “Texone” di Magnus fi nì per diventare la sua ultima opera e il suo testamento artistico. Nel 1991 il disegnatore si ritirò nel comune appenninico di Castel del Rio, dove lavorò al suo ultimo fumetto per altri cinque anni, mentre le sue condizioni di salute peggioravano sempre di più. Magnus morì di cancro il 5 febbraio 1996, pochi giorni dopo aver completato le ultime pagine della storia.
Fin dalle prime pagine de “La valle del terrore” è evidente l’incredibile mole di lavoro del disegnatore (coadiuvato dal suo assistente e allievo, Giovanni Romanini). Lo scenario del West viene ricreato da Magnus nei minimi dettagli: i paesaggi e la natura (come affermava lo stesso artista, ogni foglia e ogni goccia di pioggia da lui disegnate sono frutto di un attento studio), così come gli edifi ci, le armi, i cavalli e gli stessi personaggi sono raffi gurati con una precisione e un realismo senza pari, spesso sulla base di fotografi e e disegni dell’epoca. Il tratto di Raviola rimane sempre arrotondato, pulito e ricchissimo di dettagli, con un sapiente contrasto tra bianco e nero. Benché non manchino piccoli spunti umoristici, vicini all’estetica di “Alan Ford” e di altre opere di Magnus, i toni della storia sono seri e particolarmente oscuri, talvolta sconfi nando quasi nell’horror.
La trama, ideata da Claudio Nizzi (tra i più importanti sceneggiatori di “Tex”), riguarda una serie di omicidi che avvengono in California, perpetrati da una setta di assassini noti come i Vendicatori. Nel fumetto compare un personaggio storico, l’imprenditore americano di origine svizzera John Sutter, e tutta la vicenda ruota intorno alle conseguenze della febbre dell’oro che colpì la California a metà Ottocento. Quando Tex Willer viene chiamato, insieme all’amico Kit Carson, a investigare sui delitti, ha inizio un’avventura che durerà 224 pagine. La storia stessa è coinvolgente e mantiene a tutt’oggi una notevole freschezza, con personaggi interessanti e ben tratteggiati (nonostante la presenza di alcuni stereotipi etnici che possono risultare lontani dalla sensibilità odierna).
“La valle del terrore”, uscita originariamente nel 1996 sul nono numero speciale di “Tex”, è stata ristampata molte volte negli anni. Vale la pena di menzionare una versione a colori del 2011 e un’edizione in formato gigante, uscita nel 2020, che permette di apprezzare fi no in fondo la ricchezza stilistica e il livello di dettaglio delle tavole realizzate dal maestro Magnus.