Nell’edizione di Gazzetta Italia dello scorso aprile abbiamo raccontato un caso apparentemente eccezionale. Si trattava di una situazione in cui malgrado l’effettuazione dell’investimento edile come da licenza edilizia, l’investitore è stato obbligato a demolire non solo la soprelevazione da lui secondo il progetto approvato ma anche la preesistente soffitta. In seguito ad una serie di errori degli impiegati statali, che emettevano decisioni non conformi alle domande dell’investitore straniero, e anche a causa del conflitto iniziato da un abitante del palazzo vicino (con cui prima il progetto di investimento era stato discusso) il permesso di costruzione è stato annullato. Tra le obiezioni principali, presentate da parte di uno dei comproprietari del palazzo vicino, c’erano: l’influsso negativo dell’investimento sulla funzionalità dei camini dell’edificio vicino e anche la mancanza della approvazione dell’investimento. Sembra quindi che soprattutto la prima accusa dovrebbe interessare le autorità locali. Comunque nel corso di nove anni, all’investitore è stato chiesto di presentare numerose perizie ma nessun impiegato statale ha verificato le accuse presentate dal vicino. Inoltre per tutto questo periodo non è stato convocato un perito e nessuno ha interrogato gli abitanti del palazzo vicino. I controlli richiesti dall’investitore non sono stati eseguiti perché il vicino in conflitto non ha aperto mai la porta agli impiegati statali ed essi hanno rinunciato ad ulteriori tentativi di indagare sulla causa. In effetti i funzionari pubblici hanno detto che l’elemento cruciale del caso è la mancanza del permesso dei vicini dell’investitore per i lavori. Secondo gli organi dello Stato l’edificio in questione deve essere al livello del palazzo vicino, perché solamente i palazzi con lo stesso numero dei piani garantiscono il funzionamento adeguato dei caminetti. Quando i palazzi sono alti uguali si elimina il rischio del rimbalzo del fumo sull’edificio più alto. Per i funzionari statali non conta il fatto che prima della realizzazione dell’investimento nel palazzo, il cui l’ultimo piano è stato comprato dall’investitore nel 2000 (e che esisteva già da alcune decine di anni), aveva un piano in più rispetto al palazzo vicino e aveva la stessa altezza che gli altri palazzi collocati nella stessa via. Non neppure il fatto che un altro edificio è più alto di un piano rispetto al palazzo in cui abita l’accusatore, e influisce nello stesso modo sulle canne fumarie. In fine non vale più il fatto che neanche il vicino che ha presentato le obiezioni non ha chiesto il “livellamento” dei palazzi (voleva solamente che fosse demolita la soparelevazione realizzata dall’investitore). Non sono state eseguite le indagini indipendenti che avrebbero confermato il rimbalzo del fumo a causa del palazzo vicino. Comunque, come risulta dalle trattative eseguite dai rappresentanti dell’investitore con gli enti locali, le autorità statali non vedono nulla di straordinario nel procedimento e nei loro risultati. Ne scriviamo di nuovo perché anche se sembra che si tratti di un caso isolato, è difficile valutare la frequenza con cui capitano le situazioni simili. Le decisioni, riguardanti i permessi di costruzione sia in Polonia sia in tutto il mondo, sono questioni chiave per le banche e per le varie istituzioni che concedono i cofinanziamenti agli investitori. Il caso della soprelevazione del palazzo in via ?w. Gertrudy 7 a Cracovia mostra che ogni investitore (diretto o finanziario) dovrebbe tener presente che effettuando un qualsiasi investimento, conformemente alle decisioni degli enti locali,si può perdere in qualsiasi momento non solo i mezzi per l’investimento ma anche lo stesso immobile e perfino cacciarsi in un processo costoso e lungo. Interessante è anche il fatto che, secondo le opinioni degli esperti, la demolizione di due piani del palazzo richiederà l’espulsione temporanea degli abitanti di tutti e due palazzi e l’uso di cariche esplosive. Secondo gli enti locali è l’unico metodo per prevenire il rischio del rimbalzo del fumo nelle canne fumarie del palazzo vicino. Con la buona volontà di tutti coinvolti nel caso e la voglia di risolvere la questione (se essa esiste veramente) è ovvio che grazie alla moderna tecnologia si può risolvere la questione in vari modi. Da essi il più facile è il montaggio di apparecchi speciali sui comignoli. Questo costerebbe alcune migliaia di euro che è ben poco in confronto ai costi legati alla demolizione (sostenuti non solo dall’investitore) senza contare il poter evitare una vicenda che è diventata una grottesca telenovela molto dolorosa per tutti coinvolti nella questione sia direttamente che indirettamente.