L’Emilia-Romagna è uno scrigno non solo di bellezze e luoghi interessanti da visitare, ma anche di misteri. Il solo capoluogo, Bologna, ne ha da scoprire ben sette. I turisti, infatti, vanno alla ricerca dei segreti della città che vengono promossi sia su internet che sulle guide locali. Tuttavia, quando si visita questa zona vale la pena cercare anche altre attrazioni, magari meno conosciute. Un’autentica chicca da scoprire è il Museo dei Tarocchi nella frazione di Riola, un’esposizione ideata da Morena Poltronieri ed Ernesto Fazioli che in quasi trent’anni di attività hanno accumulato un’impressionante collezione di opere d’arte, manufatti e mazzi di carte provenienti da tutto il mondo. Conviene davvero vedere tutto ciò con i propri occhi, soprattutto perché i tarocchi hanno origine italiana. A Riola, quindi, li andiamo a trovare, per così dire, a casa e l’atmosfera unica del Museo insieme all’ospitalità dei proprietari non fanno che intensificare questa sensazione.
Come è nata l’idea di creare il Museo dei Tarocchi in un luogo lontano dalle grandi città?
Ernesto Fazioli: L’incontro con Morena risale al 1992, in seguito al quale abbiamo creato un’associazione culturale con l’intento di approfondire lo studio sui tarocchi. Dopo vari anni di collaborazione abbiamo sentito l’esigenza di dare vita a un vero centro che potesse riunire gli studi sulle tematiche di nostro interesse. La ricerca di un luogo adatto a ospitare le nostre attività ci ha portato a trovare questo casale del 1600 che ha immediatamente incontrato il nostro apprezzamento.
Come è nata in voi la passione per i tarocchi?
Per quanto mi riguarda, l’incontro con i tarocchi è avvenuto casualmente quando avevo 10 o 11 anni. Un mazzo di tarocchi era il gadget di una bottiglia di liquore acquistata dai miei genitori. Avere tra le mani quelle carte instillò in me una grande curiosità che, poi, non mi ha più abbandonato. In seguito divenne motivo di studio e approfondimento.
La storia di Morena invece?
Anche per lei è stato un incontro antico. Attraverso un mazzo di tarocchi che casualmente ha avuto tra le mani, ha cominciato a leggere le carte come se le conoscesse da sempre. Probabilmente si trattava di un canale che era già ricettivo in questo senso.
Quindi leggete le carte?
Certo. Tutti e due.
Avete più la passione per la storia dei tarocchi o per la divinazione?
Sono due aspetti imprescindibili dello studio dei tarocchi. Dedicarsi ai tarocchi significa approfondire l’epoca storica in cui sono nati, densa di significati che comprendono alchimia, ermetismo, ecc., e di conseguenza il mondo del simbolismo; questo porta con sé anche la ricerca di una chiave per la loro interpretazione.
Allora, secondo lei, è possibile conciliare il mondo esoterico con quello scientifico?
Quella che oggi è magia una volta era scienza. Sono due cose che si possono conciliare e sostenere. Analizzando la vita dei grandi scienziati, non è difficile imbattersi in personaggi come Newton che comprendeva nei suoi studi anche l’alchimia, oppure scoprire che l’astrologia era una materia studiata all’interno della Facoltà di Medicina nelle università.
Tornando al Museo quali sono state le prime opere raccolte?
Le prime opere sono giunte dalla Nuova Zelanda, consegnateci da Fern Mercier del centro studi Tarot Aotearoa, divenuta poi la corrispondente del Museo per l’Oceania.
E come avete pubblicizzato quell’evento?
Prima del Museo abbiamo creato un sito web. Morena si è occupata delle relazioni pubbliche, divulgando la notizia dell’imminente apertura del Museo. Molti artisti, soprattutto da paesi esteri, hanno accolto con favore l’iniziativa. Tra questi, dobbiamo annoverare l’incontro con Arnell Ando, che è diventata nostra collaboratrice, oltreché amica e corrispondente per gli Stati Uniti. Arnell ha anche organizzato dei tour in Italia nei luoghi legati ai tarocchi. Questi incontri hanno riunito persone provenienti da tutto il mondo.
Com’è stata la risposta del pubblico?
I tarocchi sono un argomento di nicchia, ma i visitatori restano incantati per la varietà di argomenti che possono lambire: storia, arte e cultura. Inoltre ci viene spesso comunicato che in questo luogo si percepisce la passione con la quale portiamo avanti questo progetto.
Qual è per lei l’oggetto più prezioso del Museo?
Sicuramente le opere più particolari come i Tarocchi da Pranzo e da Colazione [tarocchi a forma di biscotto – N.d.R], le tisane ispirate agli Arcani, e i mazzi che abbiamo restaurato: i Tarocchi Francesi e i Tarocchi Fine dalla Torre (XVII secolo). Questi ultimi contengono l’anima del nostro lavoro e hanno richiesto una lunga elaborazione. Per il mazzo Fine dalla Torre è occorso un anno e mezzo di lavoro. L’opera di “restauro” ha comportato l’esigenza di ridare vita ai colori sbiaditi delle carte nel rispetto degli originali e l’inserimento delle carte mancanti per creare un mazzo completo. Il nome Fine dalla Torre deriva dalla stamperia che realizzò per la prima volta il mazzo di carte.
Quali sono gli eventi più importanti a cui avete partecipato?
Come Museo in passato abbiamo avuto delle esperienze davvero importanti. Una di queste è stata organizzata presso la prestigiosa Biblioteca Universitaria di Bologna (BUB), dove è stato esposto il foglio più antico al mondo che descrive la divinazione: è datato alla prima metà del ‘700 e riporta 35 significati del tarocchino bolognese. Abbiamo spesso collaborato con il comune di Bologna, e ora anche con quello di Vergato.
E adesso che progetti avete?
Siamo stati fermi molto tempo a causa della pandemia. Però ora abbiamo ripreso le nostre attività, riaperto il Museo (su prenotazione) e stiamo promuovendo i nostri due ultimi testi: i Segreti dell’Appennino e Bologna e i Tarocchi – Un patrimonio italiano del Rinascimento – Storia Arte Simbologia Letteratura curato dal prof. Andrea Vitali. Dall’ultima pubblicazione, attraverso la presentazione di fonti documentali reperite con severi criteri storico-filologici, risulta evidente che l’invenzione dei tarocchi è avvenuta nella città felsinea. Il libro ha visto la partecipazione di storici ritenuti a livello accademico tra i maggiori esperti internazionali sull’argomento. Presto vedrà la luce la versione in lingua inglese.
Prima dell’intervista ha menzionato la vostra casa editrice…
Si, Mutus Liber. Prima di dedicarci a testi sui tarocchi, sull’astrologia o comunque relativi ad argomenti connessi all’ermetismo e al simbolismo, il nostro obiettivo era creare guide di viaggio da un punto di vista magico. Abbiamo iniziato con Bologna e poi siamo passati a Ferrara, Modena, Parigi, Londra, Santiago de Compostela, Praga, Budapest, ecc.
Varsavia no?
Non ancora.
Come invitare i polacchi a Riola?
Innanzitutto penso che il Museo possa interessare gli appassionati di tarocchi perché prevede un percorso tra opere d’arte che, partendo dal passato, arrivano a raccontare la contemporaneità. Si possono ammirare le opere in originale che artisti di tutto il mondo hanno voluto donare al Museo ed entrare così in un mondo senza confini, dove l’unico denominatore comune è la passione per i simboli arcani contenuti nei tarocchi. Poi nella zona circostante il Museo è possibile trovare dei luoghi unici poco conosciuti, oltre che una natura ancora intatta. Tutto ciò permette un soggiorno dove è possibile scoprire tante meraviglie naturali, artistiche o storiche. Riola si trova a metà strada tra Bologna e Pistoia. La dimora storica dove si trova il Museo sorgeva su un tracciato viario che era una deviazione dal cammino del pellegrinaggio verso Santiago de Compostela. Ed era la locanda
che ospitava i viandanti.
Non lo trova un po’ un destino visto che arrivano ancora tante persone a visitarlo?
Sì. Credo che questa casa ci abbia cercato e chiamato. Infatti, l’acquisto è stato denso di peripezie, ma alla fine siamo riusciti nell’impresa.
Małgosia e Marcello gestiscono quotidianamente un profilo Instagram dedicato ai tarocchi, @radiant_traveling_tarot