Joanna Janusz
Dedicato a tutti bimbi che vivono a contatto con due realtà culturalmente diverse con l’augurio che possano viverla sempre serenamente.
“…oggi mi fai “barszcz” e domani mi piacerebbe mangiare “pierogi” come da babcia in Polonia. Poi, un altro giorno ancora vorrei “zupka pomidorowa” ma fatta come nel paese dove “Bolek i Lolek e “Reksio”, i cartoni animati polacchi più famosi , che non hanno la voce ma comunicano attraverso i gesti. E i “gofry”, appena si nominano ci lasciano senza parole dal loro gusto indimenticabile e quel sprofondare della boccuccia piccola nella panna montata, la panna che non si trova da nessuna parte del mondo.”
“Ricordati, quando siamo in Polonia, voglio girare in pullman non con la macchina”, un altro ricordo della seconda patria della bimba. Le piacciono di più i pullman polacchi che quelli italiani. Avranno qualcosa di familiare agli occhi della bambina oppure sono le facce delle persone che sorridono con tenerezza di fronte agli occhi scuretti e vispi di una bambina un po’ sbarazzina e piena di vitalità seduta sull’autobus che percorre le strade polacche. Un carattere estroverso, tanto mediterraneo, compresa la sua comicità alla Goldoni ( scrittore, 1707 – 1793) con i suoi personaggi che sanno inserirsi spontaneamente nell’ambiente e dove tra l’altro con naturalezza sanno sviluppare dialoghi. Un carattere però arricchito con delle caratteristiche slave. Da una parte la vivacità del carattere della bimba dall’altra Il senso dell’umorismo innato e genuino che a tanti fa sorridere fino alle lacrime e le fa conquistare i cuori delle sue amiche polacche che rimangono colpite e le stanno morbosamente vicine. Come del resto lei stessa si autodefinisce fin da piccola riferendosi al suo nome proprio: “il significato del mio nome è la esaltazione della gioia attraverso le lacrime”.
Bellissimi questi bambini cresciuti a contatto con due mondi culturalmente diversi. Vorrei che questi bimbi sapessero apprezzare sempre il dono che ricevono, ed al quale hanno pieno diritto ad ereditarlo dal genitore straniero, e potessero condividere con altri compagni la loro vita piena di emozioni. I nostri piccini conservano dei momenti magici vissuti nella Polonia che pur lontana resta un’altra patria ambita e viva durante i mesi durante i quali l’altro paese rimane lontano ma vicino al loro cuore.
Nonostante si torni in Italia il ricordo vivo della cucina polacca non si scorda e come la lingua, i pensieri e tutti gli eventi associati alla Polonia che pur distanti nel tempo rimangono sempre vivi nell’animo della piccola bimba. E come le lasagne oppure la pasta che ovunque ci si trovi resta sempre uno tra i cibi preferiti dal palato non solo degli italiani ma credo di tante persone nel mondo. Ormai la bambina porta dentro di sé due mondi, quella ricchezza inseparabile dei bimbi nati da genitori misti o dei bimbi che vivono all’estero. Un mondo molto più ricco di eventi con una percezione della realtà del tutto straordinaria e diversa che ogni volta mi sorprende e mi lascia a bocca aperta. Una crescita dove non ci sono differenze tra due nazioni ma una unione ed armonia perfetta di due realtà. Invidiabile il suo adattamento quando attraversa il confine con la Polonia e quando ritorna in Italia senza nessuna contraddizione a meno che quella delle automobili che corrono secondo le osservazioni della bimba più veloci in Polonia che in Italia e dei compiti che in Italia si devono fare per forza anche durante le vacanze estive. “Ahimè”.
Usando le due lingue i bambini sono più veloci nel ragionamento e nell’elaborazione dei concetti. Osservano il mondo con attenzione maggiore e colgono al volo l’essenza di tutto ciò che li circonda. Penso che maturino precocemente ma con un’anima doppia dove il retaggio culturale li aiuta a capire meglio e più in fretta il mondo circostante. E proprio tra l’altro il dover conciliare due mondi li fa mature prima. La loro sensibilità fa risaltare ancora di più la loro personalità sullo sfondo di una società composta sempre di più da bimbi con identità mista. L’aspetto che affascina e sorprende è che usano le loro due lingue in maniera disinvolta con qualche errorino che scappa e che ci fa sorridere teneramente nell’usare la lingua che rimane un po’ “a rischio” perché usata meno. Tipo lo storpiamento linguistico del tutto lecito “questa cosa è dobrissima” ( trad.: dobra, ovvero “buono” ). Oppure come nel caso della congiunzione polacca che cambia da “dlaczego” nella domanda a “dlatego” nell’ affermativo, dove in italiano il problema linguistico non si pone dato che funziona sempre con il “perché”. Questa bimba con due mentalità fa crescere noi adulti e ci aiuta a riconoscerci nei ruoli sia dei genitori che delle persone che affrontano altrettanto la loro realtà di due mondi. Potrei citare la parole di W?adys?aw Be?za (poeta, 1847 – 1913 ) tratte dalla sua poesia “Kto ty jestes? Polak ma?y” ( trad.: Chi sei tu? Un polacco piccolo.) che a tutti bambini polacchi resta famigliare ma con qualche modifica come nel caso della nostra protagonista italo-polacca con due patrie : “Kto ty jestes?
Wloch i Polak maly” ( trad.: “Chi sei tu? Un bimbo sia italiano ma anche polacco).