Il vino è un altro miracolo che appartiene a quella conformazione geografica, posta al centro del continente Europeo e che si allunga nel mare fino ad adocchiare le coste del nord-Africa, che viene chiamata Italia e il cui solo nome rievoca bellezza, qualità, eccellenze.
Nel 2014 la produzione di vino in Italia si è assestata in 44,4 milioni di ettolitri (al secondo posto dopo la Francia con 46,2 milioni) con le regioni Veneto, Emilia Romagna, Puglia e Sicilia ai primi posti della produttività (queste regioni danno il 60% della produzione nazionale).
Al di là dei numeri, che possono incuriosire o dare una idea complessiva ma fredda delle cose, è interessante e utile sapere che le varietà di uva da vino in Italia sono ben 493, e oltre ai nomi conosciuti ve ne sono tantissimi a carattere gergale, di fantasia o che assumono nomi diversi in luoghi diversi pur appartenendo alla stessa uva, in un excursus geografico e lessicale incredibilmente vario e pittoresco.
Queste uve portano alla composizione di 73 D.o.c.g. (Vino a Denominazione di Origine Controllata e Garantita), 336 D.o.c. (Denominazioni di Origine Controllata) e 118 I.g.t. (Indicazione Geografica Tipica), che creano l’incredibile varietà di prodotti che l’Italia offre, esporta, e racconta in tutto il mondo attraverso i viticoltori, i Consorzi di tutela, i Sommelier, i giornalisti e i blog che ogni giorno (e ogni notte) rendono omaggio a questo dono della natura e del territorio italiano.
Tra le parole ormai di successo e più adeguate per esprimere ampi spazi emotivi oltre che reali vi è la parola “Territorio”. Quando un ospite, un viaggiatore o un turista si informa, acquista o assaggia un vino lo fa anche per riappropriarsi di un territorio che ha conosciuto, che vuole conoscere o che vuole ricordare. L’export dei vini italiani è motivato anche da queste dinamiche e a pensarci bene moltissimi vini italiani di successo hanno il nome del territorio da cui provengono (Chianti, Barolo, Brunello di Montalcino, Amarone della Valpolicella, Bardolino, Custoza, Lugana, Vermentino di Gallura e tantissimi altri); ciò significa che il legame col territorio, col suolo e con il lavoro delle persone che vi abitano è stretto e imprescindibile, portandoci a ricordare che dietro e dentro ogni bottiglia e ogni calice ci sono persone e fatica, risorse, tradizioni, linguaggi e l’ostinato amore per la propria terra da cui si riesce a produrre il meglio di cui è capace, una qualità che è alla portata di tutti coloro che sanno riconoscerla.