Il convegno dei “Giusti polacchi” a Torino

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Zuzanna Benesz

In occasione della Giornata Internazionale delle Vittime dell’Olocausto il 31 gennaio al Museo Diffuso della Resistenza, della Deportazione, della Guerra, dei Diritti e della Libertà a Torino si è svolto il convegno “I Giusti polacchi e il recupero della memoria” e la proiezione del film di Agnieszka Holland “In Darkness” (la nomination per il premio Oscar al miglior film straniero). “Chi salva una vita salva il mondo intero”, dice la frase del Talmud. I giusti hanno rischiato per opporsi al male. In questo senso, hanno salvato la nostra umanità. Leopold Socha, il protagonista principale del film “In Darkness” è uno di quei giusti che hanno salvato la vita a degli ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale.

Tuttavia, come mostra il film, la relazione tra coloro che aiutano gli ebrei e gli ebrei stessi non è mai univoca. All’inizio la motivazione di Socha è legata solo al denaro. Si imbatte in un gruppo di ebrei, i quali scavano un fosso per farsi strada verso le fogne per poter scappare dal ghetto al momento della retata e della liquidazione del ghetto stesso, e propone loro un generoso ricompenso. In realtà Socha si rende conto subito che potrebbe  guadagnare di più se li tradisse e avrebbe potuto farlo fin dall’inizio. Come dice Socha al suo aiutante Szczepek: “Possiamo sempre tradirli! Prima bisogna capire quanto hanno. Allora? Sei d’accordo?” Comunque, la motivazione egoista di Socha cambia. Lo stesso riguarda la relazione con gli ebrei nascosti. Il film mostra la drammaticità della trasformazione del protagonista, Socha cresce nella sua umanità gradatamente. Alla fine aiuta gli ebrei nascondendoli nelle fogne anche se non hanno più soldi.

Il valore di questo film è sicuramente quello di mostrare l’ambiguità del rapporto tra i soccorritori e i salvati. Le storie di aiuto offerto dai polacchi agli ebrei sono spesso descritte nei colori bianco e nero, mentre qui il rapporto tra Socha e gli ebrei non è così univoco e chiaro. D’altra parte il film mostra che gli stessi ebrei erano spesso disposti a pagare, il pagamento era di solito l’unico modo per garantirsi la capacità di influenzare in qualche maniera il proprio destino, quindi li proteggeva.

“In Darkness” introduce il tema delle fogne, le quali creano uno spazio sostanzialmente simbolico nella memoria polacca. Le fogne sono diventate un simbolo dell’eroismo dei membri dell’Esercito Partigiano (AK) e dell’Insurrezione di Varsavia del 1944. Questo simbolo veniva presentato in vari film del dopoguerra dalla Scuola di Cinema Polacco, a partire dal film “Fogne” di Andrzej Wajda. In Wajda i due partigiani dell’Insurrezione di Varsavia giungono allo sbocco delle fogne. La partigiana I?ewska dice al suo compagno Janczar: “Non aprire gli occhi, c’è troppa luce! Vedo dall’altro lato del fiume, il sole”. È una scena simbolica: dall’altro lato del fiume ci sono i soldati dell’Armata Rossa i quali non hanno intenzione di aiutare i polacchi nella loro lotta contro i tedeschi. In questo film la storia e lo spazio sotterraneo vengono presentati proprio in termini eroici.

Agnieszka Holland invece trasfoma questo simbolo: una prospettiva esclusivamente polacca si trasforma in una prospettiva ebraico-polacca. Il tema delle fogne in questo film include simbolicamente gli ebrei nella storiografia e nella memoria polacca. Ricordiamoci che l’azione si svolge a Leopoli che all’epoca era una città polacca.

Torniamo a Torino. Prima della proiezione del film si è svolto il convegno “I Giusti polacchi e il recupero della memoria”. Sono intervenuti: Olek Micer, attore polacco che ha interpretato il personaggio di Szlomo Landsberg nel film “In the Darkness”, che ha introdotto il dibattito parlando delle sue esperienze e delle sue emozioni vissute durante le riprese del film; la Dott. ssa Zuzanna Benesz, del Museo della Storia degli Ebrei Polacchi di Varsavia (Muzeum Historii ?ydów Polskich), che ha descritto la situazione in cui si trovavano gli ebrei e le persone che li aiutavano, e ha presentato il progetto del Museo “I Giusti Polacchi – il Recupero della Memoria” e la pagina web “I Giusti Polacchi” quale esempio della commemorazione dei Giusti in Polonia.

Il Professore Marco Brunazzi dell’Istituto Salvemini ha descritto le condizioni storiche e sociologiche della vita sotto l’occupazione nazista in Polonia. Invece la Dott.ssa Liliana Picciotto della Fondazione CDEC (Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea) ha presentato la situazione, dal punto di vista storico e sociologico, dei Giusti in Italia durante la guerra. Alla fine il Dott. Gabriele Nissim, Presidente dell’organizzazione Gariwo – La foresta dei Giusti, ha presentato tre persone che meritano di essere ricordate come Giusti: Marek Edelman, comandante dell’Insurrezione del Ghetto di Varsavia, Mosze Bejski, figlio dell’Olocausto e Presidente della Commissione dei Giusti dell’Istituto Yad Vashem di Gerusalemme, e Jan B?o?ski, autore dell’articolo “I poveri polacchi guardano al Ghetto”, comparso nel 1987 sul “Tygodnik Powszechny”, in cui affronta il problema delle complicità polacche nell’eccidio degli ebrei.

L’istinto naturale di ognuno di noi è di ritirare la mano, quando è vicina alla fiamma. Coloro che hanno osato aiutare gli ebrei, rischiando la loro vita e quella dei propri cari, erano in grado di tenere la mano sulla fiamma e di non ritirarla. L’evento ci ha ricordato di tutti loro.

Il convegno e la proiezione del film sono stati organizzati dal Consolato Generale della Repubblica di Polonia a Milano in collaborazione con il Consolato Onorario della Repubblica di Polonia a Torino, le Autorità della Città di Torino, il Museo Diffuso della Resistenza, della Deportazione, della Guerra, dei Diritti e della Libertà e la Comunità Ebraica di Torino.