Il calcio italiano, pieno di passione, pieno di stranezze

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Ne parliamo con Piotr Dumanowski e Dominik Guziak – specialisti del calcio italiano e autori della pubblicazione “Nel paese delle divinità del calcio. I polacchi in Serie A” (Casa Editrice: Wydawnictwo Otwarte, 2020) – in un’intervista inedita per Gazzetta Italia.

Il vostro libro non è una semplice raccolta di interviste con i giocatori, non troveremo nei suoi contenuti una precisa divisione tra i club, gli ex-giocatori o i calciatori polacchi presenti adesso in Seria A. È un viaggio molto variegato e imprevedibile, composto da  aneddoti, conversazioni, citazioni, osservazioni… Tutto ciò si aggiunge ad un ritratto intrigante di uno dei campionati di calcio più vivaci del mondo.  Fin dall’inizio volevate strutturare così il vostro libro?

Piotr Dumanowski: Sì sapevamo fin dall’inizio che non volevamo soltanto una raccolta di interviste con i calciatori. Prima di iniziare a lavorare sul libro, abbiamo fatto diverse decine di viaggi in Italia, sia privati che di lavoro. Abbiamo voluto conoscere bene il paese, le persone e le specificità della Lega Italiana. Non siamo quindi partiti  da zero, avevamo una dozzina di aneddoti e avventure già impresse nelle nostre menti e sapevamo in quale direzione andare. Abbiamo puntato sul fatto di voler sollevare non solo argomenti puramente sportivi. L’Italia è un paese in cui il calcio tocca tutti gli aspetti di vita, quindi non volevamo limitarci puramente a ciò che accade sul campo o negli spogliatoi. Abbiamo cercato di differenziarlo nella sua forma e contenuti per distinguerci dagli altri libri sportivi.

DD: Da anni lavorate insieme come specialisti e commentatori presso il canale sportivo Eleven Sports. Manifestate Il vostro grande amore per la Serie A anche sul canale YT “Calcio Truck” discutendo a fondo delle singole partite. Ma perché  avete scelto proprio il calcio italiano? Cosa vi attrae? Avete la vostra  squadra preferita in serie A per la quale tifate fedelmente?

Dominik Guziak:  Prima di tutto, siamo cresciuti in un momento in cui i club italiani erano ancora i più forti al mondo. Abbiamo visto vincere la Champions sia il Milan che all’Inter, arrossendo per l’ emozione! Nel 2006, abbiamo potuto assistere a uno dei più grandi successi nella storia del calcio italiano, ovvero la vittoria azzurra del Mondiale di calcio. È stato difficile non innamorarsi di calciatori come Del Piero, Cannavaro, Totti, Buffon, Pirlo … In secondo luogo come giornalisti abbiamo avuto l’opportunità di commentare proprio questa lega calcistica prima sul canale Orange Sport e poi presso Eleven, quindi la nostra passione giovanile si è trasformata in qualcosa che in seguito potevamo unire anche alla nostra vita professionale.

DD: Secondo voi cosa rende davvero unica la Serie A rispetto ad altri campionati? La posizione del calcio italiano è ancora alta adesso? I calciatori sognano ancora di giocare nei club italiani?

PD: La storia. La storia di grandi squadre che un tempo erano le migliori al mondo, come l’Inter di Helenio Herrera, la Juventus di Giovanni Trapattoni, il Milan guidato da Arrigo Sacchi e di grandi calciatori che hanno giocato in Italia soprattutto negli anni ’80 e ’90. Attualmente  la Serie A non è più così forte. La maggior parte dei calciatori sogna di giocare nel Real, nel Barcellona o in Premier League, ma la Serie A  gode ancora di grande popolarità nel mondo ed è un campionato che suscita interesse globale. Nessuna lega ha così tanti club che sono riconoscibili in qualsiasi parte del mondo, proprio grazie alla loro ricca tradizione, anche se questi club ora non sono più così potenti e forti come 10, 20 o 30 anni fa.

DG: Generalmente molti calciatori che sognano di giocare nei club più importanti del mondo spesso scelgono proprio la Serie A su sollecitazione di colleghi più esperti. Il campionato italiano è tatticamente molto avanzato, gli allenatori italiani sono considerati i migliori al mondo, quindi per un giocatore l’Italia  può’ diventare un’importante scuola di calcio. A tal proposito possiamo citare ancora una volta le parole di Wojtek Szczęsny, che ha ammesso nel libro che il passaggio dall’Inghilterra all’Italia gli ha salvato la carriera. In Serie A si è sviluppato come portiere e ha iniziato a prestare attenzione agli elementi che aveva trascurato in passato.

DD: Come scrivete nel vostro libro: “Le partite in Italia non durano 90 minuti, ma un’intera settimana”. Cosa significa che  nessuno capisce il calcio  come gli italiani?

DG: Il fatto che gli italiani capiscano il calcio meglio di tutti si vede benissimo durante una partita vista insieme a loro. Ad esempio in Polonia i tifosi seduti in tribuna di solito reagiscono solo in due modi: o con la rabbia dopo un’azione fallita e manifestando gioia dopo un goal. In Italia non devi guardare il campo per sapere cosa sta succedendo. Quando la palla si avvicina alla porta, l’intera tribuna inizia ad alzarsi lentamente. Le persone gridano immediatamente a chi è necessario passare la palla, quale dovrebbe essere la prossimo mossa. Questo non è un caso. I canali sportivi italiani forniscono agli spettatori durante lo studio post-partita un’analisi approfondita del gioco da parte di giocatori e allenatori di spicco. Del calcio non si parla mai in maniera semplificata e nessuno si chiede se gli spettatori in studio siano capaci di capire pienamente di cosa stiano  parlando Arrigo Sacchi o Andrea Pirlo. Infine ogni tifoso italiano è allo stesso tempo un allenatore  e ha un’opinione su molti argomenti calcistici.

PD: Anche questo è perfettamente illustrato dal vocabolario del calcio italiano. In Polonia è molto povero rispetto a quello che incontriamo in Italia. In Italia il centrocampista centrale, in base alle sue caratteristiche e ai compiti che ha in campo, può essere definito in vari modi: regista, mediano, mezzala, trequartista. In Polonia di solito non abbiamo nomi per queste posizioni, conosciute in Italia da tutti, anche dal  tifoso meno esperto.

DD: Questo è senza dubbio un momento fantastico per i polacchi in Serie A. Cosa ha contribuito a questo boom di popolarità e trasferimenti?

PD: Abbiamo posto questa domanda a ciascuno dei nostri interlocutori e la risposta è sempre stata la stessa: laboriosità, diligenza. Siamo una nazione a cui viene insegnato a lavorare sodo. I nostri giocatori sono percepiti in Italia come coloro che si allenano, affrontano coscienziosamente i compiti tattici e, cosa molto importante, non causano problemi fuori dal campo. Non ha senso nascondere che anche le questioni finanziarie svolgono un ruolo significativo. Il rapporto qualità-prezzo è molto conveniente. Un giocatore di calcio polacco affidabile può essere preso per 3-4 milioni di euro. Le squadre italiane  cercano i nostri giocatori perché così non rischiano molto.

DD: Uno dei protagnosti del vostro libro è ovviamente Wojciech Szczęsny, ex portiere della Roma, oggi uno dei giocatori principali della Juventus. C’è molta leggerezza e senso dell’umorismo nelle sue dichiarazioni, e soprattutto un sano distacco dall’etichetta di “star del calcio”, che però viene attribuita spesso ai calciatori in Italia …

DG: Per Wojtek Szczęsny il calcio è veramente molto importante, ma allo stesso tempo non ha il pallone al posto della testa, non ne è ossessionato, con lui si può parlare di tutto. Quando eravamo con lui a Torino, dopo aver registrato 3 ore di materiale per il nostro libro, abbiamo trascorso altre 3 ore insieme e abbiamo chiacchierato di argomenti completamente estranei al calcio. È una persona incredibilmente brillante e dobbiamo ammettere che le sue riflessioni sul calcio, che potete leggere nel libro, hanno anche chiarito molte questioni delle quali non eravamo consapevoli. Il portiere della Juventus ha molte intuizioni giuste e se in futuro volesse diventare un esperto ad esempio in televisione, diventerebbe probabilmente uno dei migliori nel settore. La presenza di Wojtek nelle pagine di un qualsiasi libro o in un programma televisivo trasforma una normale esibizione in uno spettacolo con battute intelligenti e prese in giro.

DD: Bartosz Salamon sembra essere un personaggio altrettanto interessante. Quando guardo le interviste con lui su YT, non posso fare a meno di ammirare come parla in italiano! Gli stessi tifosi sottolineano nei commenti che Salamon parla meglio di tanti italiani!

PD: Abbiamo scherzato noi stessi dicendo che Bartek parla l’italiano meglio di molti giocatori italiani. Ad esempio, Francesco Totti, è  stato colto più volte sul fatto che non usa correttamente il congiuntivo. Salamon è  di certo lontano dallo stereotipo del calciatore. La lettura è la sua passione. Deve aver letto dozzine di libri italiani. Usa spesso nello spogliatoio parole che i suoi colleghi italiani non conoscono e lo guardano come se fosse un alieno. Vive in Italia da oltre 10 anni, ecco perché è stato il migliore e il più maturo nel raccontarci lo stile di vita italiano, i rituali, le abitudini e i vizi italiani. Mostra anche i lati più oscuri del vivere in Italia, che noi, come molti dei nostri spettatori, conosciamo soltanto dal punto di vista del turista, guardiamo il Belpaese attraverso una sorta di lente rosa. La conversazione con Bartek ci ha permesso di descrivere la vita quotidiana italiana in un modo molto veritiero.

DD: Durante la lavorazione sul libro è capitata una delle trasferte più spettacolari degli ultimi anni: Krzysztof Piątek è passato dal Genova al Milan. In Italia il sacro si mescola al profano e la scelta del polacco è stata descritta dal Corriere della Sera in categorie papali! Il pistolero era ovunque e tutta la Polonia seguiva con il fiato sospeso l’euforia del giornalista sportivo Tiziano Crudeli, ripetendo dopo di lui ogni settimana “Pio pio pio”! L’avventura in Serie A non è durata  a lungo per Piątek, ma a suo modo è stata indimenticabile …

PD: Neanche gli italiani si ricordano una storia così spettacolare come quella di Piątek. Quando eravamo nella redazione de La Gazzetta dello Sport, i giornalisti locali non riuscivano a ricordare qualcosa di simile. Un ragazzo apparso  dal nulla, che lotta per il titolo di capocannoniere, segna in quasi tutte le partite e sorpassa pure Cristiano Ronaldo in questa classifica a fine  stagione. I giornalisti italiani si lamentavano del fatto di non avere più idee per i prossimi articoli su Piątek, ma i tifosi erano curiosi,  volevano leggere. Nessun polacco ha mai dominato così tanto i titoli dei giornali italiani. Sono stati solo “cinque minuti” e oggi a nessuno in Italia manca Krzysiek Ma nessuno mai prima ha avuto dei “cinque minuti” così intensi.

DD: Nel vostro libro scrivete anche degli stadi italiani, che in molti casi non sono il massimo dell’avanguardia Il San Paolo a Napoli è stato maliziosamente paragonato una volta ad… un cesso. Come appare questo aspetto nei vostri occhi? Avete il vostro stadio preferito in Italia? E quale stadio può vantarsi della platea migliore durante il campionato?

DG: Non incantiamoci, tranne alcune eccezioni, gli stadi italiani non differiscono molto dal Colosseo romano nell’ambito della struttura tecnica. La Juventus, l’Udinese e il Frosinone hanno costruito strutture moderne negli ultimi anni, ma la lista finisce qui. Molte volte durante la nostra trasmissione, cerchiamo di riderci sopra, scherzare un po’, perché cosa puoi dire durante una partita messa in dubbio da un temporale che allaga l’impianto e crea un  lago nel bel mezzo del campo? Ma agli stadi italiani non possiamo negare una cosa: hanno un’anima. Quando sentiamo che tra qualche anno il leggendario San Siro verrà demolito per far spazio a una nuova costruzione siamo dispiaciuti. Non c’è altro stadio in cui  il tifo di quasi 80 mila fan sia così impressionante D’altra parte siamo consapevoli che sotto questo aspetto la Serie A è molto indietro rispetto alle altre leghe e qualcosa deve cambiare. Altrimenti questi stadi crolleranno.

DD: Delfini in piscina, maiali in casa, feste fino all’alba, vita da sballo… Qual è l’aneddoto più divertente che avete sentito sui calciatori che giocano in Serie A, che riflette perfettamente il carattere specifico, a volte grottesco, di questa lega?

PD: È difficile scegliere il migliore. Ci sono molte storie che conosciamo, ma non è corretto condividerle in pubblico. Inoltre, non vogliamo fare troppi spoiler a coloro che vorranno leggere il nostro libro. Possiamo solo garantire che i giocatori sanno davvero divertirsi, soprattutto in Italia. Ciò che ci ha scioccato è stato quello che ci ha detto Bartosz Salamon. Solo pochi anni fa sulla stampa italiana c’era una rubrica che descriveva “gli episodi notturni” dei calciatori italiani nei club di Milano. Un inviato  della redazione aspettava fuori della discoteca e relazionava sui calciatori avvistati su chi tornava in  in hotel, quando, in quali condizioni e in quale compagnia. A quanto pare i tifosi italiani adorano questo tipo di lettura, e poi anche per gli stessi giocatori è stato un gran bel divertimento parlarne negli spogliatoi. Ciò illustra perfettamente lo status dei giocatori di calcio in Italia.

DD: Attualmente siete una delle coppie di commentatori più famosa in Polonia. Quando è nata la vostra collaborazione e come si sviluppa il vostro dialogo quando commentate gli incontri dal vivo?

PD: Ad essere sincero è stato frutto di una coincidenza, ovvero quando il nostro capo Patryk Mirosławski ha deciso che gli sarebbe piaciuto avere delle coppie permanenti. Entrambi commentavamo le partite di Serie A già in Orange Sport, quindi naturalmente ci hanno messi insieme. Poi c’è stata l’idea di un podcast dedicato alla Serie A e di scrivere un libro insieme.

DG: Inoltre, dopo aver commentato congiuntamente centinaia di partite, è più facile creare una interazione narrativa. Intuitivamente sappiamo già quando faremo delle pause, come reagiremo ai gol, non ci interrompiamo a vicenda. Questo può essere paragonato a ciò che ha detto Wojtek Szczęsny nel nostro libro. Per lui è più facile giocare quando al centro della difesa bianconera c’è la coppia Bonucci-Chiellini, con cui ha maggior confidenza per averci giocato insieme più spesso, perché sa cosa aspettarsi da loro, come motivarli, come ognuno di loro reagisce in situazioni specifiche. Insomma il feeling tra di noi ci aiuta moltissimo.