Gatti di Roma

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Roma. La città che più amo. Il mio posto sulla terra. Come di milioni di altre persone al mondo, probabilmente… Piena di monumenti di tutte le possibili epoche, riempita del rumore dei motorini, caratteristico per tutta l’Italia, con l’aria umida dal vicino Tevere e del Mar Mediterraneo, densa di smog e calore. Quando ci sono arrivata una delle tante volte nel 2010, per la prima volta mi sono resa conto che infatti, non è il posto con il profumo migliore al mondo. C’e un sacco di confusione, ogni giorno la città viene calpestata da milioni di abitanti e turisti, c’e molto caos, controllato solo apparentemente, e poi c’è il Tevere, ho subito trovato moltissime scuse. Il profumo poco piacevole di Roma (a cui mi sono presto abituata) non ha nessuna importanza se confrontato con le ricchezze culturali e storiche sconfinate, con cui ogni visitatore può arricchirsi quanto vuole. Una settimana qui non è sufficiente affatto per vedere tutte le “cartoline” della citta, anche quelle trite e ritrite. Per fortuna, io ne ho avute due. Era agosto, 50 gradi al sole. Sono andata al Lido di Ostia solo tre volte, ero cosi determinata a conoscere la mia amata Roma al meglio possibile. Sì, è vero. Anche questa volta riscoprivo soprattutto le maggiori perle turistiche (è un peccato non passare dalla Fontana di Trevi, anche alla centesima visita nella Città Eterna). I miei successi turistici includono la prima visita ai Musei Vaticani (siamo stati molto fortunati, la fila usciva a soli 20 metri dal edificio! incredibile) e all’Isola Tiberina, dove non ero passata mai prima.

Vagando proprio in quest’area, all’improvviso mi sono trovata nel quartiere ebraico. Stavo per cominciare i miei studi nella facoltà di orientalistica, perciò tale tema mi interessava. Ma servirebbe un’articolo separato. Allora, usciamo del quartiere ebraico, oltrepassando qualcosa tipo club Hare Krishna. Continuiamo verso il Largo di Torre Argentina, arrivando ad una solita vista italiana, ovvero scavi archeologici in mezzo della città. Di tutte le epoche l’antichità mi interessa di meno, mancava poco che non prendessi neanche la macchina fotografica in mano. Improvvisamente, però, sul bordo della ringhiera e apparso un gattino! Chi mi conosce sa che la cosa mi fa impazzire, e sono corsa ad accarezzarlo e a contemplare la sua bellezza… :3 Si nota subito che una delle summenzionate “cartoline” romane sono anche i cosiddetti gatti di Roma, che posano sullo sfondo di vari monumenti. Probabilmente non ci sono altre creature che dopo il loro arrivo non hanno mai, neanche per un momento, abbandonato Roma, che da sempre e per sempre rimangono una parte del paesaggio, l’hanno scelto come casa. E come i romani secoli fa hanno istituito la città di Colonia nell’attuale Germania d’Ovest, cosi i gatti si hanno creato qualcosa a cui la gente si riferisce come “colonia felina”. I gatti sono venuti in Italia dall’Egitto, dove erano divinizzati anche oggi su questo territorio, nella cultura musulmana il gatto è concepito come una creatura molto pura. Il profeta Maometto in uno dei hadíth (aneddoti sulla vita del profeta islamico) dice che con l’acqua della ciotola di cui ha bevuto un gatto si può con calma fare l’abluzione prima della preghiera. E quando la sua propria gatta, Mu?izza si è addormentata sul manicotto dell’abito di preghiera l’ha tagliato, per non disturbare il sonno della gatta. Anche nell’Impero Romano il culto del gatto santo era molto forte, nei cosiddetti serapea si adorava la dea Bastet. Anche oggi all’angolo di Palazzo Grazioli in Via della Gatta si può vedere una piccola statua dedicata al gatto. All’inizio del Novecento per qualche tempo i gatti di Roma erano alimentati con i fondi del Comune! Meritavano una razione di trippa ogni giorno. Però presto a causa della scarsità di risorse e riduzioni di bilancio la situazione è cambiata e si è creato anche un proverbio: “non c’è trippa per gatti” (simile al polacco “nie dla psa kie?basa”).

Attualmente dei gatti di Roma si prendono cura le gattare locali, che li alimentano regolarmente con fondi propri. La residenza dei gatti più nota è proprio la Colonia Felina di Torre Argentina. I suoi “abitanti” sono veramente viziati, guardateli! Non sono teneri? E da secoli che non ho avuto dei modelli cosi fotogenici! I gatti sono presto diventati i favoriti dei turisti e locali, è veramente duro resistere alla tentazione di dargli da mangiare, nonostante il foglio con il divieto. Tutti i gatti in questo rifugio sotto le stelle sono stati sterilizzati, e nella arcata sotterranea si trova un piccolo negozio con souvenir, il cui reddito è dedicato ad altre sterilizzazioni e al cibo per gatti. Anche li i gatti più piccoli aspettano la loro sterilizzazione oppure adozione, reagendo in modo vivace ai visitatori. Una vista straziante. Tante bocche da sfamare! Mi rispondo che ormai sono curati bene… Almeno ho fatto ciò che potevo: ho comprato una borsa con il logo del rifugio e un calendario con le foto dei gatti di Roma. Vi consiglio di fare lo stesso. Alla vostra prossima visita a Roma: Torre Argentina è un must! Nel frattempo potete almeno visitare il sito web www.gattidiroma.com e tenere un occhio sulla situazione.